sabato 18 luglio 2015

IL MANGANELLO II - CAP. 30

Hellooo...
Non so nemmeno più che dirvi per farmi perdonare, quindi non ve lo chiedo neanche.
E' solo che questa in particolare è una storia a cui tengo tantissimo, ha attraversato con me momenti belli e brutti, e... c'è tutta la mia essenza qui, non importa cos'altro scriva e come, e quando finirà non so come starò. 
Ma è ora. 
Spero di poter postare tutto entro la fine d luglio, e poi si vedrà.
Nel cuore mi porto tutti i vostri commenti, tutti i vostri giudizi, tutto il vostro supporto e tutte le vostre preghiere disperate.
State ancora un po' con me, datemi l'ultimo brandello di fiducia e io mi impegnerò a non sprecarlo.
Un bacio grande a tutte!




Epov


Devo fare appello a tutte le forze che ho per non ritrascinarla qui dentro.
E chiudercela finchè morte non ci separi.
Ho ancora il suo sapore in bocca. Ho ancora la sua immagine negli occhi mentre viene trascinata via da Rose, chiedendo, anzi no, pretendendo con decisione il mio amore eterno. Oh, quanto la amo quando fa così, quando passa dall’essere un passerotto indifeso con quegli occhioni grandi e vulnerabili a quando diventa decisa e dispotica. Il mio amore eterno ce l’ha fin da quando l’ho vista battibeccare il suo disappunto con Rose alla villa di suo padre, mentre la guardavo di nascosto, facendomi dimenticare subito il motivo della mia intrusione. Non lo sapevo allora, ma lo so adesso: è lei. E’ sempre stata lei. Ho ancora tutta lei su di me, sul mio cazzo che non ne vuole sapere di mettersi giù perché non gli basta mai. Sono sotto il più potente degli incantesimi che tiene in scacco la mia mente e fa vibrare il mio corpo, senza soluzione di continuità. È una droga, una follia, un bisogno ancestrale, una completezza, il disastro e la perfezione.
L’ho presa come una bestia. E ho goduto come una bestia. Non ho nemmeno badato al suo piacere, guidato solo dall’istinto di possederla completamente, marchiarla, segnarla per tenere lontani tutti, soprattutto quel coglione di Newton.
“Cazzo.”
“Uh… Edward?...”
La voce di Jasper al ricevitore mi fa tornare alla realtà. E realizzo solo adesso che anche stavolta abbiamo avuto una audience. Con tutta la roba andata in onda avrebbero potuto farci un reality.
“Oh, merda… Jasper… non dirmelo… non anche stavolta…” Esalo appoggiandomi malamente a una delle pareti dello sgabuzzino.
Troppo tardi. E non credere che sia divertente, cazzone. A Milly però sei piaciuto, ti ha dato un otto.”
“Milly? Chi cazzo è Milly?”
“*CRRR*… Hey bello! Non sei stato affatto male, se il video è buono quanto l’audio, hai pronta una carriera alternativa. *POP*”
Ah, la ragazza nel ponte mobile, e sta ancora masticando la gomma. Ci mancava solo lei, ho più ascoltatori porno io di Rocco Siffredi.
“Grazie. Distruggi la registrazione però, eh? Se arriva alle orecchie di Eric, ne sentirò parlare fino alla pensione.”
“Sei matto? Gliela posso vendere per un bel centone questa! Anche due! Ho bisogno di soldi io, ho uno stipendio di merda, sai? Se vuoi però, la rivendo a te. Guarda ti faccio lo sconto, novantacinque ed è tua, ti posso anche far risaltare delle tracce.”
“Jasper, pagala.”
“Io? Che c’entro io? Comprala tu con le tracce risaltate, così passi da otto a nove e ti ci puoi divertire nelle notti in solitaria.”
“Jasper? Fottiti. Ditemi se sono andati via tutti e venitemi a prendere.”
“Okay. Ma io ti ho dato un quattro. Sappilo.”

***

“Avremmo dovuto metterle un microchip.” Mugugna jasper.
“E dove? Nella vagina?! E poi lo sai che sarà comunque costantemente scannerizzata.”
Siamo al distretto, nella sala CED. Mi guardano tutti con evidente pena, persino Eric è dispiaciuto per me. Ma soprattutto è dispiaciuto di essersi perso lo spogliarello all’interno del ponte mobile, lo so perchè si sta ancora facendo raccontare i dettagli da Milly, via trasmettitore pagato con le tasse dello Stato.
“Aww… e vestito da prete com’era?” Mi guarda famelico, mentre con una mano regge il microfono e trattiene l’altra lontano dalle sue parti basse con evidente sforzo.
“Una favola. Io me lo sarei fatto, ma pare che il tuo amico sia preso totalmente dalla sposina. Dio che cosce che ha! E che culo! Hey, perché non mi dici mai che hai amici così?”
“Oh, carina! Non mi parlare del suo culo, altrimenti dovrei andare a cambiarmi i pantaloni. E non ho amici così! E’ solo Tony ad essere assolutamente, altamente e impressionabilmente scopabile.”
“Hey!”
Oh, fantastico, ora ci si mette anche Jasper.
“Oh, scusa Jazzy! Anche tu sei scopabilissimo, ma lo sai che io non ho occhi che per Tony.” Si difende Eric.
“La piantiamo?!” Urlo vicino al microfono in modo da far terminare questa pensosa conversazione.
“Stacco, baby. Non è aria. Bacio.” Eric termina la trasmissione. “Scusa Tony.” Si fa serio. “Volevo solo tirarti su il morale, ma stai tranquillo, per un po’ non le succederà niente.”
“Oh, certo. Non le succederà niente. Si è solo sposata con un industriale colluso con la mafia russa. Aspetteranno cinque ricchi minuti per farla fuori se si accorgono anche solo di una delle idee malsane di Bella!”
Non riesco a pensare chiaramente. L’idea di Bella in mano a quei criminali mi fa morire di paura. E l’idea che quella merda di Newton la possa anche solo sfiorare con un dito mi fa diventare pazzo. Non posso continuare così. Non posso. E non posso starmene con le mani in mano. Devo fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Qui non posso fare niente, non è controllata, non è rintracciabile, ed è sola. E io non posso fare niente. Per un po’ non le succederà niente sto cazzo… Per un po’?
“Che cazzo vuol dire che per un po’ non le succederà niente?” Do voce al mio allarme rivolgendomi ad Eric, ma è Jasper che mi risponde.
“Ho mandato una fiala a Isabella tramite Kate. E’ un composto che le farà venire qualche… qualche problemino intimo, in modo tale da, diciamo, posticipare la prima notte di nozze per un po’. Insomma le indurrà una specie di candida piuttosto fastidiosa e visibile in caso dovesse giustificare il problemino con qualcuno.”
Oh. Bene. Molto, molto bene.
“Ah. Passata l’arrabbiatura, vedo. Non ti vedevo sorridere così beatamente da… mai. Tu non sorridi mai beatamente, sei l’incazzatura fatta persona. Sorridi solo quando pensi a –“
Jasper mi sta dicendo qualcosa su qualcuno che sorride e si incazza, ma non lo sto ascoltando perché nella mia mente si fa largo la parte più irritante della sua spiegazione.
“Scusa, scusa, scusa? Cos’è sta storia che deve giustificare il problemino? A chi lo dovrebbe giustificare? Non esiste che si faccia vedere da nessuno! Non ! Nessuno deve avvicinarsi lì! Ammazzerò chiunque anche solo tenti di-”
“Edward, smettila di fare il marito geloso medievale! Cazzo, ti vuoi dare una regolata?! È un piano che funzionerà, almeno per un po’! Non ti basta questo per ora?!”
“No! No…”
Mi butto su una delle poltroncine del CED, sconfitto. No che non mi basta. Mi passo le mani in faccia perché non ci sto capendo più un cazzo e devo trovare il modo di sapere se lei sta bene. E l’unico modo è…
“Ecco, bravo. Tranquillizzati e aspettiamo notizie, ok? Tu vai a casa, fatti una doccia, mettiti un film, divertente per favore, e rilassati che-“
“Dove va?” Chiedo bruscamente.
“Chi?” Jasper mi risponde spaesato. Probabilmente l’ho interrotto, chissà cosa stava dicendo, ma non mi interessa ora, e lo guardo come se fosse stupido.
“Come chi? Isabella! Dove va? In viaggio di nozze, dico.”
“Edward.”
Mi guarda male. Malissimo. Mi conosce. Sa cosa penso prima ancora che mi venga in mente.
“Jasper. Dimmi dove va.” Gli ripeto lentamente e non sono mai stato più serio e deciso.
L’intera stanza, ora affollata di gente preoccupata o che si vuole anche solo fare i cazzi miei, si ferma ad osservare il lungo, teso silenzio tra me e Jasper. Potremmo sembrare due bambini che giocano a chi abbassa prima lo sguardo, e forse lo siamo davvero, ma la cosa è troppo importante per me. Non sarò io a cedere.
Lui, ovviamente lo sa.
“Mnauai…” Mugugna abbassando lo sguardo.
“Che… cosa… che cazzo hai detto, Jasper?! Che significa mannauai? Dove va? In Cina?”
Addrizza le spalle e mi guarda in cagnesco.
“Alle Hawaii! Va alle Hawaii. Perché, che vuoi fare, irrompere nella loro camera da letto in bermuda e camicia a fiori?” Mi risponde esasperato, alzando entrambe le braccia.
“Sarebbesexylostesso…” Sussurra Eric alle orecchie di una Carmen che dal sorrisino che vedo, si sta facendo un’idea sexy di me vestito alla Magnum P.I.
Li fulmino con lo sguardo anche se so che non sortirà alcun effetto. E comunque sono più sexy io di Magnun P.I.
“Sì. Cioè no. Cioè sì all’irruzione e no alle camicie fiorate.” Straparlo mentre dentro di me si forma una sola, unica, estrema idea.
“Io parto.” Finalizzo con solennità.
“COSA?!” I tre dell’Ave Maria mi rispondono in coro.
“Vado lì. Non posso stare qui. Non ci riesco. Qui non servo a un cazzo, mentre lì-“
“Ti farai ammazzare! E se scoprissero tutto, eh? Ci hai pensato? La metterai in pericolo, vi trucideranno e sarete finalmente uniti per sempre!” Risponde Jasper isterico.
“Stai calmo. Non mi avvicinerò, non la contatterò, non farò nulla che possa metterla minimamente in pericolo. Mi serve un computer. E un microfono direzionale. Eric, puoi procurarmene uno?”
“Ma certo. Dammi solo le specifiche sulla portata e il tipo di programma che vuoi per leggerne il segnale.”
“Che cazzo ne so? L’esperto sei tu. Dammi qualcosa che io possa installare facilmente e che sia di semplice utilizzo.”
“Cullen. Che diavolo pensi di fare?”
Ci voltiamo tutti alla voce cavernosa.
“Capo.” Diciamo in coro.
Merda.

***

“Cullen, non puoi andare.”
Ho seguito il capo nel suo ufficio e Jasper ha seguito me.
“Perché no? Sono in licenza e posso portare Jasper con me.” Approfitto della sua presenza facendo credere al Capo che io e Jasper siamo già d’accordo.
Jasper, però,  mi guarda come se mi fossero spuntate due teste.
“No. Tu sei in licenza e io non posso rinunciare a un altro uomo.”
“Bene. Andrò da solo allora.”
“Cullen… devi lasciar perdere.”
“Che? No. Capo, lo sa com’è la situazione, gliel’ho già spiegata, non posso lasciar perd-“
“Cullen! Puoi stare zitto cinque minuti? Sembri un fiammifero isterico!”
Tutti guardiamo nello stesso momento in direzione dei miei capelli, io alzando gli occhi dopo aver visto lo sguardo del capo. Mi ci passo una mano sopra per sistemarli, ma mi accorgo che sono più incasinati del solito.
“Capo,” Riprendo il discorso, anche perché ora non posso pensare ai miei capelli.  “Io devo andare. Non posso lasciarla lì. Quelli sono dei criminali,”
“Cullen,”
“È gente che non scherza quella,”
“Cullen,”
“Se sentono la puzza di marcio, sono capaci di-“
“Cullen! C’è di mezzo l’F.B.I.!”
“Cosa? Che vogliono i federali? Come sanno di questa cosa?”
“È un quarto d’ora che cerco di spiegartelo. Sono stato io. Li ho chiamati io.”
“Cosa? E perché?” Chiedo confuso e atterrito.
“Perché questo È un caso di competenza federale. Non ho potuto tacere una situazione come quella che abbiamo tra le mani. Ne va della sicurezza di tutti e del nostro lavoro. Se l’informazione gli fosse giunta da terzi, avrebbero subito compreso il nostro coinvolgimento e saremmo stati tutti buttati in mezzo alla strada, ma non solo, saremmo stati anche condannati per favoreggiamento, negligenza e omissione di informazioni ritenute rilevanti per le indagini federali con l’aggravante che siamo poliziotti!”
“Cristo.” Impreco a quello che proprio ora non ci voleva.
“Ecco bravo, invocalo perché ora ci serve anche il suo aiuto. E non devo ricordarti io che ci sono dei civili coinvolti e ne va della loro incolumità.”
“Civili… Ma è Isabella dannazione!”
“Lo so! Ma devi capire che è un caso più grosso di noi! E persino più grosso di loro! Hanno già chiamato l’NSA e se i federali scoprissero traffici illeciti con Asia, Europa o qualche governo oltreoceano del cazzo, allora il caso passerebbe direttamente nelle mani della CIA! Capisci che cazzo di casino è, Cullen?!”
Oddio… Bella è nel bel mezzo di una guerra internazionale… ed è sola… e senza difese.
“D’accordo.”
È guerra internazionale? Allora io mi metto in assetto da guerra.
“Cosa? Che vuol dire d’accordo?”
Il Capo mi guarda storto e Jasper credo stia vedendo spuntare la terza testa.
“Vuol dire che sono d’accordo. Dopotutto se c’è l’FBI, l’NSA e la CIA, Isabella sarà al sicuro, no?” Invento. Devo levarmi di mezzo tutti, Capo e Jasper compresi. Nessuno mi fermerà dall’andare da lei.
Mi guardano entrambi con evidente incredulità. So di essere un pessimo attore, ma in questo frangente devo fargli credere, almeno a parole, che mi comporterò con disciplina e buon senso.
Pft! Come se ne avessi mai avuti!  O come se non li avessi definitivamente buttati nel cesso dal momento in cui ho conosciuto Bella.
“Cullen,”
“Che c’è! Ho detto che sono d’accordo, no? È okay!” Ribadisco mentre mentalmente prendo nota di tutto ciò che mi serve.
“Sergente Cullen!” Tuona il Capo.
“Sissignore!” La mia risposta è spontanea, così come lo è quella del mio corpo balzato istantaneamente sull’attenti.
“Ecco, ricordati che sei un sergente e non fare cazzate. Devi fare l’uomo invisibile, intesi? Se alle mie orecchie arriva anche la più piccola notizia di te, ti faccio-“
“Perseguire dalla Disciplinare, ho capito, ho capito.” Cantileno annoiato quando capisco che il Capo non l’ha bevuta nemmeno per un secondo.
“No, ti faccio arrestare e ti butto fuori dal Dipartimento. E ti salverei il culo così, testa di rapa.” Cantilena anche lui, ma quel monito è il più serio che sia mai uscito dalla sua bocca.
Alzo le mani in segno di resa e sogghigno. “Ma io vado in vacanza! Sono in licenza, no? Beh… penso che me ne andrò alle Hawaii, dicono che siano spettacolari in questo periodo dell’anno.”
“Vaffanculo Cullen. Se non mi fossero già caduti i capelli, sarebbe successo comunque ora per colpa tua. E portati la pistola. E non la usare. Almeno non quando diventi geloso. Ossia sempre! Intesi?!”
Lo guardo con gratitudine. Non per il vaffanculo, ma perché sento che la sua preoccupazione è genuina.
“Capo, chi è il contatto dell’FBI?” Chiedo ansioso di avere tutte le informazioni possibili.
“Non lo so. So solo che si stanno occupando del caso già da tempo. Lo sai come sono fatti quelli, non ti dicono niente nemmeno sotto tortura e ci detestano, pensano che siamo degli incompetenti e si sentono sempre un gradino sopra di noi. Sti stronzi…”
Sia a me che a Jasper scompaiono le sopracciglia nei capelli all’insulto del Capo. Non è da lui. Non che sia uno stinco di santo, ma difficilmente il Capo si sbottona così. Però ha ragione, quelli dell’FBI sono dei palloni gonfiati. Stronzi, appunto.
“Probabilmente hanno qualche infiltrato, non lo so. Ma tu non tentare niente. Fai finta di non saperlo e non fidarti di nessuno, okay? Se non stiamo tutti più che attenti, ci scappa il morto.”
Mi guarda con evidente ansietà. Io sto peggio di lui al solo pensiero che il morto possa essere lei. Non riesco nemmeno a pensarci, è come se la mia mente andasse in black out non appena compare un qualsivoglia pensiero sul pericolo che sta correndo Bella.
Quindi non ci penso.
Devo agire.
Subito.
Esco in fretta dall’ufficio del Capo per andare nel mio e prendere tutto ciò che mi occorre. Stavolta non noto nemmeno tutte le persone nel corridoio le quali, come al solito, non si saranno perse nemmeno un bisbiglio.
“Edward.”
Mi volto verso lo sguardo preoccupato di Kate e solo ora noto le facce tese di tutti, compreso Black.
“Riporta  a casa la pelle, mi hai capito?” Sussurra in maniera decisa e senza toccarmi, si rinchiude nel suo ufficio.

***

Tramite Eric e Carmen sono riuscito a sapere quale volo avrebbero preso Bella e Newton.
Indosso una parrucca nera con i capelli lunghi e una vistosa barba finta dello stesso colore. I miei capelli sono fin troppo riconoscibili e ormai tutto il clan di Newton sa chi sono e come sono fatto. Mi hanno aiutato Alice e Jasper, lei ridendo e svalvolando su quanto sia romantico tutto questo e Jasper smadonnando sul superamento con lode, parole sue, del livello di guardia della mia testa di cazzo.
Riesco ad avvicinarmi alla sala d’attesa VIP proprio nel momento in cui fanno il loro ingresso. C’è tanta gente e riesco facilmente a passare inosservato mentre fingo di curiosare in un espositore di souvenir.
C’è anche Demetri.
Viaggio di nozze sto cazzo. Qui c’è qualcosa che puzza.
Il mio sguardo però si focalizza su di lei.
È bellissima.
È voltata di spalle, ha i capelli raccolti ed è vestita in maniera confortevole con una maglia leggera e dei jeans. Oh, saranno costati migliaia di dollari, questo è indubbio, ma ora mi sembra solo tanto vulnerabile. E solo ora capisco che lo è sempre stata.
Improvvisamente la vedo irrigidirsi. Rimane immobile per un momento, come se avesse percepito un pericolo. Si gira di scatto dalla mia parte. Non può vedermi, sono nascosto, ma io la vedo bene, sta cercando qualcosa o qualcuno con lo sguardo. Si gira anche dall’altra parte, ma subito si volta di nuovo verso di me, senza focalizzarmi.
Sta cercando me.
Sono certissimo di questo.
Mi ha sentito.

***

n.d.a.

FBI - Federal Bureau of Investigations -  ente investigativo di polizia federale, principale braccio operativo del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti d'America -  (interviene quando il crimine esula dalla competenza di uno degli stati appartenenti all'unione.)

NSA - National Security Agency - si occupa della sicurezza nazionale. ha la funzione di monitorare tutto il territorio nazionale statunitense per tutelarne l'integrità da attacchi di qualunque tipo.

CIA - Central Intelligence Agency - è l'agenzia di spionaggio per l'estero degli Stati Uniti d'America, responsabile dell'ottenimento e dell'analisi delle informazioni sui governi stranieri, sulle società, sugli individui e sulla segnalazione di tali informazioni ai vari rami del governo degli Stati Uniti.
(definizioni da Wikipedia)

Credit edit to @Socalmom2four

mercoledì 18 marzo 2015

IL MANGANELLO II - CAP. 29

Prefazione:

Ciao! Sono in dirittura d'arrivo con l'intera storia, per questo mi sono decisa a ricominciare a pubblicare i capitoli, cosa che farò a breve distanza tra l'uno e l'altro, mentre nel frattempo cerco di darle un finale, con tanto di futuretake. 
Devo ringraziarvi davvero, non mi avete mollata mai dandomi una fiducia cieca che mi ha spinto a continuare e mi ha messa in seria soggezione. 
Spero di non deludervi e se lo faccio, non ditemelo :D
Vi lascio a Copward e Viziatella.
Grazia ancora <3



Bpov

“Zitta! Zitta amore mio, zitta…”
 “Mmmfffmm!!!”
“Amore, oh Dio, amore mio, sei qui con me ora, sono io, sono io, sshhhh, zitta amore, sono io, oh Dio, Bella…”
“Mmmfffdwd?!”
“Oh piccola, scusami, scusami, scusami, perdonami ti prego, non avrei mai voluto, non avrei voluto vederti così…”
“Mfdwd…”
“Oh amore, che sollievo tenerti così, tra le mie braccia…”
“Mm…ffd…wd….”
“So che hai pensato che me ne fossi andato, ma non è così, non potrà mai essere così, non potrei mai lasciarti andare…”
“Mmmlfsmmt? Mmmfftdfftd! Pft! Mmfftmtffffmm!!!”
“Mia principessa, mia piccola principessa, non mi sembra vero di stringerti così…”
“Mmfffvvvttm!”
“Quando ti ho vista all’altare a scambiare i voti con quel coglione...”
“Mmmgggfffttgg!”
“Pensavo di morire, pensavo che non avrei potuto più averti così…”
“Mft.”
“Dio Bella… perché ci siamo messi in questo casino…”
“Mmmmfftggnnt! Mgfffhttfn?
“Amo il profumo dei tuoi capelli…”
“Mm…”
“Non riesco a starti lontano, non sopporto l’idea di stare a meno di un cazzo di centimetro da te…”
“Nnn…”
“E non sopporto il fatto che tu ora sia di un altro…”
“Mmmmfffnnndtr! Mffdwd, mfftmm, mh?”
“Dimmi che non ci andrai a letto, dimmi che se si avvicina-“
“MMMFFFDWD! MMTTRTGFM! MMMFFFMPP!”
Stringe forte, mi preme una mano sulla bocca e l’altra si muove in maniera sconnessa, alla ricerca di tutto quello che può raggiungere, come se non toccasse abbastanza di me.  Il suo viso affonda tra i miei capelli mentre respira in maniera agitata, sussurrando parole disperate al limite della litanìa. La mia schiena è premuta sul suo torace ansante in un continuo abbraccio senza riposo.
E non mi lascia parlare!
Vorrei parlare, vorrei rispondergli, vorrei stringerlo e dirgli che lo amo, vorrei insultarlo per avermi piantata e non essersi fatto più vivo, facendomi morire d’angoscia e di disperazione.
Io non respiro se lui non c’è.
Non respiro.
E non sto respirando nemmeno adesso che c’è, ma lui non me lo fa fare!
“ARGH!” Urla.
L’ho morso. Un morsetto piccolo, piccolo. Piccolissimo. Giusto per farmi togliere la mano dalla bocca e permettermi di rispondergli a dovere.
Ora che sono libera dalla presa da boa constrictor, riesco a girarmi, anche se con difficoltà vista la capienza di questo bugigattolo. La porta non è completamente chiusa e uno spiraglio di luce mi permette di vedergli il volto.
E lo vedo.
E finalmente riesco a respirare. Anche perché, diciamolo, è più facile senza una mano sulla bocca.
“Edward! Oh Edward…”
Gli butto le braccia al collo. Gli butto tutta me, al collo.
“Amore, amore mio…” Mi stringe di nuovo, mi preme completamente a se. Respira su di me, respira me e mormora parole d’amore…
“Amore mio un cazzo. Adesso me lo dici?” Piagnucolo, ma non lo lascio, lo stringo anch’io con la stessa forza, perché ho paura. Paura che se ne vada, paura che non potrò rifarlo, paura che tutta questa faccenda sia troppo incasinata per poterla riuscire a gestire in qualche modo.
“Non potevo più starti lontano. Dovevo sapere, dovevo vedere.”
“Cosa? Il matrimonio?” Non so nemmeno quello che dico, non capisco più nulla e stare così vicino a lui mi rende stupida, mi ha sempre resa stupida. Lo spiraglio di luce illumina i suoi occhi, tormentati come non avevo mai visto. E i suoi occhi sono la mia condanna eterna.
“Te. Dovevo vedere te. Dovevo sapere se stavi bene e non ce la facevo a stare in disparte. Non ce la faccio. E tu sei stata così… brava, così coraggiosa…” La sua bocca si piega in un trattenuto sorriso d’orgoglio.
“Coraggiosa? Ma se non so nemmeno quello che sto facendo…” Mi lascio andare completamente tra le sue braccia appoggiando la fronte sulla sua spalla forte ed accogliente. Sto così bene qui… come diavolo faccio ora…
“Sì che sei coraggiosa, sei fantastica… e io sto impazzendo di rabbia a saperti sposata con quella merda. Non dovresti essere sposata a lui, dovresti esserlo con…” Farfuglia in maniera piccata.
Oh… Oh!
“Con chi? Che stai cercando di dirmi Edward?” Riesco a staccarmi dal boa constrictor imperator e a guardarlo negli occhi. Nessuno, nessuno mai al mondo ha avuto, ha, o avrà gli occhi di Edward Cullen. Potrebbe essere sordomuto e avere il potere di comunicare tutto con un solo sguardo. Un unico sguardo carico di tutta la gamma delle emozioni umane e… tanto, tantissimo sesso.
E lo fa.
Lo sguardo, non il sesso. O forse fa anche quello, anzi, lo fa di sicuro, ma ora sono troppo confusa.
Mi sta dicendo quanto soffre, quanto mi ama e quanto mi vuole. E anche quanto vorrebbe uccidere Mike Newton.
“Dimmi che non ci andrai a letto.”
“Cosa?” Oh no…
“Hai capito bene.” Mi afferra le braccia. “Dimmi che non scoperai con quel bastardo.”
“Edward. Preferirei bruciare in eterno all’inferno che scoparmi Mike Newton. Ma è mio marito, ora.” Sospira pesantemente digrignando i denti. “Temo che sia lievemente difficoltoso evitare la faccenda e non credere che la cosa mi faccia lontanamente piacere. Ma non so che diavolo inventarmi.”
Mi fissa a lungo senza mollare la presa sulle braccia, poi alza il mento e le sue mani si spostano… sul mio vestito?
Non smette mai di guardarmi negli occhi e quello che vedo ha una vaga somiglianza a quello che ho visto… in autostrada… oh mio Dio…
Afferra la mia gonna e la tira su con movimenti svelti e bruschi senza mai interrompere il contatto tra i nostri occhi. Non so come sono i miei, ma i suoi sono letali.
“Edward, Edward, cosa stai facendo?!” Cerco di riprendermi tentando di fermargli le mani.
“Non ti darai a lui.”
“Edward, ti prego…”
“Non me ne frega un cazzo, principessa. Tu non scoperai con lui.”
Le sue mani non smettono di muoversi mentre cerca di tirare su quest’inferno di gonne e sottogonne… ma…
“Edward? Sei vestito da… prete?”
“Sì. Ho dovuto inventarmi qualcosa per entrare qui indisturbato… ma quante cazzo di gonne hai? Cristo…”
Sono pazza. Sono pazza perché io amo quest’uomo. Quest’uomo geloso oltre l’impossibile che è vestito da prete e scrista su suolo consacrato. E’ agitato, è incazzato, è dominante, è frustrante, e io mi sto eccitando a morte. Come al solito. Oh, merda. Mi sono appena sposata. Sposata con un viscido invertebrato colluso con qualche tipo di mafia orientale, sono innamorata persa di un poliziotto che detesta Newton per quello che ha fatto a suo padre e che ora sta facendo a me, detesta Demetri per quello che potrebbe fare a me e che sospetto abbia già fatto a lui, e ora sono qui, a cinque minuti dall’aver pronunciato il fatidico e sto per farmi scopare brutalmente – lo so che sarà così, lo so bene - da colui che amo e che amerò sempre, invece di scopare con il mio legittimo marito. Oh Dio… al solo pensiero mi viene da vomitare. Che cazzo di casino.
“Edward, non fare così, ti prego, siamo in una Chiesa e io mi sono appena sposata.” Cerco di farlo ragionare.
Si ferma istantaneamente, mi prende il viso con una mano, saldamente, senza farmi male, chiaramente intenzionato a catturare la mia attenzione, guardandomi intensamente, respirando piano, muovendo la bocca senza pronunciare alcunché in cerca delle parole adeguate, e io non riesco a far altro che ammirarlo e amarlo ogni secondo di più, per com’è, per com’è fatto, per come si comporta, perché fa male solo a guardarlo. E perché quello che sento dentro non ha classificazione tanto è intenso ed enorme.
“Bella…”
E’ come una magia, è come se questo momento fosse un punto di congiunzione cosmica, sento chiaramente l’intensità e l’importanza di ciò che sta per dirmi, è il nostro momento questo, un momento che rimarrà nei nostri cuori per l’eternità, come quelle frasi nei libri, quelle che ti fanno sciogliere il cuore, quelle parol-
“Non me ne frega un cazzo. Appena fuori da questo casino, ci convertiamo ad un’altra religione così questa farsa di matrimonio non avrà mai avuto alcun valore, chiaro?”
Ah. Ok. Beh, l’intensità cosmica c’era tutta. Il suo viso è davvero solenne.
Non riesco nemmeno a far apparire il mio disappunto sul viso quando lui mi fa girare su me stessa in una sola mossa, tanto che devo appoggiarmi al muro con entrambe le mani per non perdere l’equilibrio.
Mi solleva tutti gli strati del vestito fino a trovare il mio sedere coperto dal finissimo pizzo di Burano, importato appositamente per l’occasio-
“Cos’è sta roba? Ti sei messa in chicchere e piattini per quell’idiota?” Dice concitatamente, con il respiro spezzato, arrabbiato ed eccitato. Lo sento perfettamente. Riesco a percepire e capire ogni singolo alito di Edward ormai. E mi fa impazzire. Sono pazza, pazza, pazza. Non gli rispondo, è inutile rispondergli, ormai è preso dal suo compito, parla da solo, parla a se stesso, mugugna, brontola, ordina e io continuo a tenermi saldamente al muro, godendomi ogni gesto, ogni tocco, ogni dolcissimo maltrattamento compiuto dalle sue mani su questo corpo che ormai è suo, fin dal primo giorno, fin dal primo momento.
Però l’occasione è troppo ghiotta…
“Edward, non ti azzardare a strapp-“
*STRAAAAPPP*
Sorrido tra me e me. Quant’è focosamente prevedibile il mio uomo.
Il mio uomo.
Strizzo le palpebre per un istante. Il mio cervello sta facendo a pugni tra l’idea di essere sposata ad un uomo che ora è tecnicamente mio, ma a cui non solo non tengo minimamente, ma che detesto con tutte le mie forze, e l’idea vera di chi è davvero il mio uomo. E’ difficilissimo mantenere un equilibrio mentale sano, o anche solo un cazzo di equilibrio mentale decente in questa situazione incasinata.
“Oh, scusa, principessa. Ci tenevi? Beh, ci tengo di più io. Queste sono mie. A simbolo della tua prima notte di nozze. Con me.”
La sua voce mi solletica ancor più delle sue mani, mi eccita fino ad ogni cellula, mi scalda fino a farmi vibrare.
Edward è un microonde.
“Stai sorridendo? Non sorriderai più tra un minuto.” Digrigna.
Lo sento armeggiare con… l’abito talare, il che mi fa scappare una flebile risatina, che però risucchio letteralmente all’istante quando sento la sua mano farsi spazio non troppo delicatamente tra le labbra della mia passera.
Dovrei incazzarmi, dovrei reagire a questa brutalità, ma tutto ciò che penso è che ora voglio questo, ho bisogno di questo. Ho bisogno che lui mi reclami, ho bisogno di sentirmi legata indissolubilmente a lui, sua, solo sua. Ho bisogno di sentire che lui non ce la fa a starmi lontano, che impazzisce per me e che non resiste ai suoi istinti. Lo voglio così, cavernicolo, e se ci fosse più spazio in questo dannato stanzino, vorrei anche che mi trascinasse per i capelli con tanto di clava in mano. Ho bisogno di tutto questo per resistere quando sarò lontana, quando mi assaliranno i dubbi, quando non saprò cosa succede e come reagire.
I miei oscuri pensieri vengono annullati quando lo sento strattonarmi per i fianchi, posizionandomi più vicino a lui. Le mie mani scivolano più in basso sul muro.
“Reggiti.” Gorgoglia.
Non fiato quando mi appoggio saldamente al muro tendendo le braccia. Stuzzica la mia entrata con il suo cazzo che sento caldo e turgido, i suoi movimenti non sono amorevoli, sono rapidi mentre spande i miei umori lungo tutte le labbra fino ad arrivare al clitoride. Ho le gambe divaricate e sono in punta di piedi, pronta a quello che so già che succederà. Perché lui lo vuole così. Io lo voglio così. Abbiamo bisogno di questo e non c’è spazio per nient’altro adesso.
Lo sento respirare pesantemente, velocemente, in maniera discontinua, quasi come a voler controllare il rumore emesso dei suoi gemiti. Le sue dita stringono la mia carne fino al dolore. Un dolore che accetto e accolgo come un marchio.
Mi eccita a lungo, o forse no, ma sono troppo oltre per questo.
“Edward…” Ansimo in richiesta di pietà.
Non smette quei movimenti repentini che non fanno altro che aumentare la mia eccitazione, ma non sono abbastanza. Sono vergognosamente bagnata, lo sono sempre con lui, lo sono sempre stata solo con lui. Mi cola tutto, le mie cosce si bagnano e lui lo sente.
Porta una mano davanti a me, si bagna le dita con i miei umori solo per un attimo, e il successivo ho le sue dita in bocca.
“Leccalo via. Questo è quello che io ti faccio, principessa. Leccalo e ricordatelo.” Il suo tono freddo è tradito solo dal suo respiro incontrollato.
Faccio come dice, baciando le sue dita come se non potessi farlo mai più. Sento il mio sapore. Non mi piace, non senza il suo. In un attimo la mia mente viene pervasa dai ricordi… lui a casa mia… il muro… il tavolo… i miei cristalli Baccarat in frantumi… e quel primo bacio… intriso di noi…
Geme.
Non l’ho mai sentito così. I suoi gemiti sembrano quasi di dolore.
Mi strattona la testa all’indietro e la sua lingua prende il posto delle sue dita in un istante. Il suo bacio è violento e possessivo. Apre la bocca più che può per infilare tutta la lingua dentro di me. Mi invade facendomi sentire il suo possesso, mi lecca divorando tutto ciò che mi ha appena fatto assaggiare. Sono in una posizione impossibile per abbandonarmi o per godere appieno di questo momento, ma non lo vorrei diverso da così. E ne godo inverosimilmente.
Sento la sua mano dietro di me. E’ solo un momento. I suoi gesti sono veloci e sicuri quando guida se stesso verso la mia apertura. Mi impala in un colpo secco. Non è violento, non è brutale. E’ sicuro e determinato. Sa quello che fa. Sa come farlo. Sa esattamente cosa mi piace e come misurarsi.
Anche se qui le misure sono del tutto fuori scala.
“Edw-mmmh!”
Mi sbatte una mano sulla bocca mentre inizia a pomparmi con la cadenza che ha stabilito.
“Non fiatare, principessa.” Dice rimuovendo lentamente la mano che torna a prendere possesso del mio fianco.
Non fiatare! Come se fosse facile! Ho mezzo metro di cazzoward vestito da sacerdote che se spinge ancora un po’ mi arriva alla laringe, sono in uno stanzino ora decisamente afoso, in una chiesa… oddio… ci scomunicano tutti… io sto godendo come una maiala dentro un mausoleo sacro,  e… con mia sorella qui fuori! Se Dio non mi fulmina adesso, non ci sarà mai più un’occasione adatta come questa!
“OhDioperdonamitipregoaaahhh…” Prego tra le poderose spinte.
“Qui… Dio… non… c’è… princi… pessa… ha… troppo… da… fare… a… tenere… in… vita… quella… testa… di… cazzo… oh… cazzooo…”
Sento cadere qualcosa, forse ci sono degli oggetti qui dentro, non riesco a vedere, riesco solo a percepire che lo stanzino è minuscolo e c’è a malapena spazio per noi, o forse no dato che Edward grugnisce qualcosa mentre mi solleva una gamba afferrandomi sotto al ginocchio. Mi stringe forte quando me la tira su costringendomi a sollevarmi in posizione quasi eretta, spingendomi contro al muro.
Vuole un’angolazione migliore, vuole aprirmi a lui più che può, aumenta il ritmo delle sue sferzate godendo nel sentire il suo bacino sbattere rumorosamente contro le mie natiche che iniziano a fremere per la promessa di quello che so arriverà.
Si muove forsennatamente dietro di me, geme in maniera scomposta, quasi acuta nei suoi grugniti… non è da lui…
“Edward…”
Non voglio… non voglio… sta male… sta male…
Continua a colpirmi con furia, velocemente, perso nel suo delirio. Non bada nemmeno più a me, è come se volesse provare qualcosa, come se cercasse disperatamente di punirmi o di punire se stesso. Sono troppo concentrata su di lui, sulle sue mani che mi stringono fino al dolore, sul suo cazzo che colpisce ripetutamente quel punto che trova sempre come se avesse un bastone da rabdomante, ma odo troppo bene quei lamenti, quei gemiti e ringhi così sofferti da farmi capire che… sta piangendo.
“Vieni… vieni… vieni…” Cantilena a singhiozzo.
Ma io non ci riesco. Non voglio sentirlo così. Non riesco a concentrarmi sul mio piacere, sono troppo sintonizzata sul suo dolore. Devo solo accoglierlo… devo accoglierlo…
Esplode dentro di me. Si irrigidisce con un ultimo gemito forzato. Le mie mani lasciano il muro e corrono a coprire le sue braccia che mi hanno avvolta in un abbraccio ancor più disperato mentre cerca di riprendere fiato sulla mia schiena.
“Ti ho fatto male…” Mormora.
No, no, no. Sono io che ti ho fatto male.
Mi muovo per girarmi, causando la sua fuoriuscita del suo membro che sento ancora gonfio. Avevo ragione, quel bagliore di luce si piazza proprio sui suoi occhi lucidi e disperati.
Mi bacia.
Mi bacia dolcemente, lentamente, come non aveva mai fatto prima.
Mi ama.
“Ehm… Bella?...” La voce di Rose ci riporta alla realtà e scuote Edward molto più di me.
“Isabella,”
Oh merda…
Porta entrambe le mani sul mio viso e il suo sguardo si fa deciso.
“No. Ascoltami. Devi giurarmi che non tenterai mai niente, capito? Giurami che non cercherai di fare niente, che non appena ti accorgerai che sei… che c’è qualcosa che non va, te ne andrai. Giuramelo adesso.”
Lo guardo cercando di capire cosa vuole, cosa succederà, come riusciremo a tirarci fuori da questo pasticcio, ma non posso fare a meno di acconsentire a tutto ciò che vuole.
“Ok…” Dico con voce rotta perché ora da piangere sta venendo a me.
“Bella, Mike ti sta aspettando.”
Il ringhio di Edward è la giusta risposta a Rose, ma devo andare.
“Tu cosa farai?” Sussurro per sapere se lo avrò vicino, se non mi abbandonerà o se farà qualcosa che lo potrà mettere in pericolo.
Per un momento il suo sguardo volge a destra… mmmh… ricordo di aver letto una volta che chi guarda a destra prima di rispondere sta… mentendo.
“Niente. Tu pensa a stare fuori da guai e vedrai che andrà tutto bene, ok?”
Sta mentendo! Farà qualcosa ma io non so cosa!
“Edward, giurami che non farai niente di avventato. Giuramelo adesso.” Uso le sue stesse parole e gli pianto lo stesso sguardo determinato.
“Ok…” Mi guarda dolcemente ora, mentre i suoi pollici mi accarezzano le guance. “Sai, non è questo il tipo di giuramento che ci dovremmo scambiare in una chiesa.” Sorride un po’.
“Ah sì? E cosa vorresti giurarmi in una chiesa, sentiamo?” Cerco di essere leggera, ma non posso negare al mio cuore di battere più forte.
Non sorride più. “Amore eterno.”
Io… io… credo… di non aver capito bene…
“Ancora…” E’ l’unica parola che mi viene in mente. E’ quella parola che si sussurra nel sesso quando non se ne ha mai abbastanza.
Sorride sornione. “Ti amo.”
Sento il mio viso contrarsi nello stesso modo di quando ero piccola quando volevo trattenere il pianto. Non credo di essere un bello spettacolo ora, ma vorrei solo piangere perché sono felice e perché sono disperata che me ne sto andando e non so se e quando lo rivedrò.
Non riesco a dirgli che lo amo perché se apro la bocca mi metto a piangere, proprio come quando ero piccola anche in questo caso, con la bocca spalancata, il naso gocciolante e le lacrime che zampillano come fontanelle.
Ma lui mi abbraccia. E’ un abbraccio caldo e tenero. E non fa nulla per farmi passare questo desiderio di pianto dirotto.
“Vai. E ricordati. Ricordati che hai giurato. E ricordati…” Mi mostra le dita che gli ho leccato, mentre mi spinge fuori finchè non lo vedo più.
“Finalmente. Dai, sbrigati che altrimenti salta tutto.” Rose dice concitatamente mentre cerca di sistemarmi abito e capelli a velocità warp.
Invece le sfuggo di mano, riapro lo stanzino e mentre Edward sta cercando di riallacciarsi i pantaloni lo bacio sulle labbra. Un bacio a labbra chiuse e bagnate con giusto un accenno di lingua per ricordarmi del suo sapore.
“Ti amo anch’io Edward Cullen. E voglio l’amore eterno. Quindi vedi di tenerti in salvo, ok?” Dico mentre Rose mi ritrascina via malamente, lasciando un Edward sorpreso ma che ha decisamente lo sguardo da amore eterno che volevo.
***
Il ricevimento è pomposo e formale. Nessuno si è accorto del mio caldo, caldissimo incontro decisamente poco religioso. Sorrido del fatto che ho messo le corna a mio marito a nemmeno cinque minuti dal . Sorrido anche ripensando a come mi ha presa Edward… e a quello che mi ha detto…
“Qualcosa mi suggerisce che tu non stia sorridendo per aver coronato il tuo sogno d’amore con Mike. Oh, tanto per la cronaca, ho sentito tutto. Posso capire perché ti sia innamorata di lui... sbam-sbam-sbam! E olèèè!!!”
Rose è decisamente ubriaca, ma non posso darle torto.
“Cara, sei impaziente per la nostra prima notte? Oh, tesoro, ti farò vedere il paradiso, vedrai.”
Ugh. Ecco il vomito. Lo sento. Mike deve aver sentito l’ultima parte di ciò che ha detto Rose, e io ne devo approfittare.
“Oh sì, micetto. Anche se non mi sento troppo bene… devono essere stati i frutti di mare, sai, a volte reagisco molto male agli scampi, gamberetti e tutta quella roba là.
“Oh sì, lei reagisce malissimo a tutto ciò che è piccolo e sa di pesce puzzolente.” Farfuglia ebbra la mia sorellina, ma per fortuna Mike di piccolo ha anche il cervello e non si accorge di niente.
Io non sono ubriaca, ho bevuto solo un po’ per darmi coraggio, ma non posso perdere la lucidità, non se devo pensare a come rifiutare Mike stanotte. E domani notte. E tutte le altre notti della mia vita.
Ballo con tutti o quasi, converso amabilmente con chicchessia, ma quando mi siedo un momento finalmente sola in un angolo del salone, vengo avvicinata da… Kate? Oh, a quanto pare la mia giornata non aveva ancora avuto la ciliegina sulla torta.
“Ciao Bella.” Si siede vicino a me mentre si guarda intorno. “Congratulazioni?” Azzarda.
“Kate. Sei simpatica. Chi ti ha invitata?” Chiedo senza preamboli.
“Tua sorella. Jasper mi ha chiesto di consegnarti una cosa. Nessuno di loro poteva venire qui, avrebbero destato troppi sospetti.”
Abbandono il mio sdegno, che Edward mi ha detto troppe volte essere mal riposto e anche per questo ce l’ho tuttora, e la guardo incuriosita.
“Tieni.” Mi allunga velocemente una fialetta. “Jasper mi ha detto di prenderla circa un’ora prima del… della prima notte di nozze… insomma, dell’accoppiamento.”
Prendo la fialetta e la stringo nel pugno per nasconderla alla vista di chiunque. “Grazie, ma non ci sarà nessun accoppiamento.” E non voglio certo raccontare i cazzi miei a quella che sbava per Edward.
“Oh. Senti Bella, credo che ti sia fatta l’idea sbagliata…”
“No, no, io non credo. Ho visto abbastanza per sapere che lo vuoi, e non mi piaci. Edward ama me.” Ribatto come una bambina viziata.
“Lo so. Lo ha detto anche a me. E… ho sentito abbastanza per saperlo. Sì, è vero, sono innamorata di lui, e lo proteggerò sempre. Soffro quando lui soffre-“
“Oh, per piacere. Non me la menare con questi discorsi d’amore. Ho capito. Lo ami. E lui?”
“Ama te.”
Sorrido sardonicamente. Poi, però, vedo una reale ombra di tristezza nei suoi occhi e dentro di me sento nascere un sentimento di simpatia per questa ragazza, perché innamorarsi di Edward e non essere corrisposta dev’essere da suicidio. Ma questo sentimento dura solo un secondo. Sono troppo gelosa.
“Senti Kate, sono stanca e sto per affrontare una delle notti più difficoltose della mia vita. Non voglio discutere di Edward con te, sinceramente credo che sia fuori luogo perché, perdonami, non sono affari tuoi. Dimmi una cosa, Edward era diverso con te prima di incontrarmi?” Le chiedo genuinamente, voglio saperlo, non voglio farle del male gratuitamente. Forse.
“No.” Sussurra abbassando gli occhi.
Sospiro pesantemente perché ho davvero dell’empatia per lei ora. “Mi dispiace Kate. Davvero. Se è  amicizia quella che offri a Edward sono sicura che l’accetterà, e anch’io soffro se lui soffre e… tiro fuori le unghie se qualcuno si avvicina a lui. Non ce l’ho con te, ti capisco, ma non posso fare l’amica con te adesso, non quando mi sento minacciata.”
“Ma io non ti sto minacciando.” Dice, credo, con sincerità.
“No, no, non sei tu, sono io che reagisco così.” Le dico altrettanto sinceramente. “Il mio rapporto con Edward è stato alquanto burrascoso, lo è ancora e credo lo sarà per moltissimo tempo,” Mentre parlo mi vengono in mente immagini del nostro passato, del nostro futuro, di noi a litigare e a scopare selvaggiamente, a baciarci mentre portiamo i bambini a scuola… oh, cazzo… Tiro giù una sorsata di champagne per scuotermi da quei pensieri che ora non mi posso permettere di avere. “Che stavo dicendo? Ah sì, dicevo, che tutto per me è una minaccia e non sono mai sicura di quello che abbiamo, di quello che sta succedendo, non sono sicura di niente, è per questo che sono sempre sulla difensiva.” Fantastico, sto raccontando ad un’estranea, e potenziale minaccia, tutto quello che sento.
Mi prende la mano chiusa a pugno, avvicinandosi un po’. “Sii sicura. Edward è l’uomo più pulito del pianeta e mi ha detto che morirebbe per te. Capisci? Lo sai quante donne vorrebbero sentirsi dire questo? Da un uomo come quello?”
La guardo a lungo. Quello che leggo nei suoi occhi è pura in adulterata invidia. Così tanta che inizio ad invidiarmi un po’ anch’io.
“Tu moriresti per lui?” Mi chiede decisa.
“Sì.” Le rispondo immediatamente.
Sorride appena. “Siete fatti l’una per l’altro. Stesse risposte. Stesso sguardo. E io ci sono in mezzo senza speranza. Non ti preoccupare Bella, voglio troppo bene ad Edward per tentare di rovinare qualcosa che comunque a me non frutterebbe nulla.” Si alza. “Prendi la soluzione nella fiala. Un’ora prima, ricordatelo.”
“Cos’è?”
“Qualcosa che ti permetterà di tenere lontano Mike per almeno una settimana.” Mi strizza l’occhio e sparisce tra la folla di invitati.
***
“AAAARGGHH!”
“Micetta, tutto bene? Che posso fare?”
“Chiama la dottoressa Cole! Subito!”
Sono chiusa nel bagno della nostra suite alle Hawaii. Mike è voluto partire immediatamente dopo il ricevimento, dandomi l’opportunità di procrastinare ancora un po’ il dovuto intercorso sessuale, bleah, e siccome sull’aereo privato c’era altra gente, tipo Demetri che inizio a sospettare sarà presente per la deflorazione visto che non lascia mai il fianco del mio adorato maritino, Mike non ha tentato nulla, fino all’arrivo a Honolulu, sicchè ho ingollato la mia fida fialetta da brava bambina.
Ma ora ho la vagina letteralmente in fiamme!
Fanculo a Jasper e a Kate!
***