“IL CURIOSO CASO DEL SENATORE BLANDINO“
Non so nemmeno perché fumo. Non me lo ricordo più. Probabilmente ho iniziato per piacere a qualche deficiente alle superiori. Ormai dà fastidio a tutti, è fuori moda, non è salutare e francamente non serve a un cazzo. Ma ho la sigaretta in bocca mentre cerco di scrivere un pezzo che sfondi. Cerco sempre di scrivere un pezzo che sfondi. E prima o poi accadrà. Sempre che non muoia di tumore prima.
“SWAN!”
La voce del capo riesce a scuotere le pareti del piano open space ed essendo tale, tutti sentono tutto di tutti, quindi ora tutti sentono che il capo urla verso di me. Grandioso.
“CAPO!” Urlo anch’io. Ormai il capo lo sa. Sono così, prendere o lasciare. Ma non sono un’idiota, quindi mentre gli rispondo vado a passo spedito verso l’unico ufficio chiuso da vetrate. Il suo.
“Swan, siediti. E butta quella sigaretta.”
“Capo, stavo scrivendo il pezzo sul Senatore Blandino-“ Mi lagno, ma lui mi interrompe subito.
“Lascia perdere il Senatore Blandino. Abbiamo un incontro alla All Stars Corp. Ti voglio con me e dobbiamo andarci adesso.” Si affretta a scansare il mucchio di cartacce in disordine sulla scrivania mentre cerca di infilarsi la giacca. “Dove cazzo ho messo le chiavi della macchina?”
“Qui.” Le vedo davanti alla targa in ottone del suo nome, le faccio dondolare in scherno davanti a lui ma prima di dargliele devo capire. “La All Stars nel senso della società legata alla Lega Nazionale del Football?”
“Dammi qua. Quella, sì. Abbiamo un caso.”
Mh. Quando il capo dice ‘caso’ vuol dire che c’è del marcio da scoprire da qualche parte, ma io non mi occupo di sport.
“Perché non hai chiamato Mike o Kate? Io che c’entro?”
“Perché non mi serve di capire niente di regole e partite. Questo è un caso politico e mi serve una vera ficcanaso.” Sogghigna guardandomi apertamente.
“Politico?” Drizzo le antenne. “Cos’è? Corruzione? Finanziamenti pubblici illeciti? Scommesse clandestine? C’entra il Senatore Blandino?” Chiedo a razzo.
“Swan, tu vedi il Senatore Blandino ovunque. No, non c’entra. Ma è già tardi, ti spiegherò tutto strada facendo.”
***
“COSA?” Urlo davanti alla piccola commissione riunita in una ridicolmente enorme sala riunioni alla All Stars.
“Swan, Cristo Santo, calmati.” Digrigna il capo in vergogna, afferrandomi un braccio per calmarmi.
“Capo, mi hai mentito. Io non me li faccio i sexy-gate! Questo è pane per Tanya del gossip, non per me. E poi chi cavolo è Edward Cullen? Chi se ne frega di Edward Cullen?” Gesticolo confusa da tutta questa situazione inutile.
“Signorina Swan, la faccenda è molto semplice. Il suo direttore ha in mano delle foto compromettenti che noi non possiamo far trapelare in alcun modo, ma dato che la legge è dalla vostra parte, abbiamo acconsentito ad uno scambio di favori: voi non pubblicate nulla in cambio di un dossier esclusivo sul nostro golden boy e sull’imminente Super Bowl. Lei sa che il Super Bowl è la manifestazione sportiva più importante d’America, così come è l’evento più redditizio al mondo. C’è un’immagine da mantenere, è l’immagine dell’America sana e sportiva, sono certo che lei sa quali conseguenze si innescherebbero se lo scandalo venisse alla luce. E’ un vantaggio per voi come per noi. E il suo capo sa fare bene il suo lavoro…”
L’Amministratore Delegato parla con voce ferma, quasi minacciosa. E’ evidente che la cosa dia fastidio a lui quanto a me, ma la libertà di parola in questo paese assicura alla stampa un diritto che è spesso messo da parte per intrighi politici o enormi, immensi guadagni. E a me sembra che il caso sia proprio quest’ultimo. Non posso neanche esprimere adeguatamente il mio lievissimo fastidio, dato che vorrei mantenere il mio posto al Post. Fino al Pulitzer. Poi li mando tutti al diavolo.
“Chi è lei? O lui? Sa dell’accordo? Fa parte della famiglia di Blandino?” Chiedo di punto in bianco.
“Blandino?” L’A.D. mi guarda come se mi fossero spuntate due teste. “No…”
“Swan! Cristo Santo! Basta con Blandino! Levatelo dalla testa, ora ti devi concentrare solo su Cullen e vedi di farlo in maniera approfondita.” Sussurra il capo in maniera concitata al mio orecchio.
“Hey! Lo sai che quando mi occupo di un caso ci vado dentro anima e corpo! Ma questa me la paghi! E voglio una scrivania più grande e un’assistente personale! E il caso Blandino! Senza interruzioni sportive! Mai più!” Sussurro anch’io mentre la commissione sembra intenta a risolvere la questione. “E devo avere informazioni su questo golden boy. Magari trovo una connessione a Blandino...”
“Swan…”
“Che c’è?”
“Tu e Blandino mi porterete alla tomba prima del tempo…” Mi dice strofinando le mani sul viso arrossato.
“No, gli hot-dogs ti porteranno alla tomba prima del tempo-“ Non faccio in tempo a finire la frase che sento delle urla e un gran trambusto oltre la porta chiusa.
“Oh no, le voglio vedere queste prove! Non potete farmi un cazzo! E me lo strainculo il paparazzo! Dov’è?! Qui dentro?!”
Le porte si aprono con un gran fracasso e davanti ad un gruppetto di uomini in giacca e cravatta visibilmente affannati c’è… Mister Universo… più incazzato di Achille davanti alle porte di Troia.
“Porca Troia… c-chi è?” Chiedo avvicinandomi lievemente al capo, senza essere in grado di staccare gli occhi alla vista dell’ira funesta.
“Cullen.” Non lo vedo, ma posso percepire chiaramente il ghigno del capo.
“Oh… non so chi sia la tizia coinvolta, ma credo di capirla profondamente… Non è un tizio, vero? Dimmi che non è gay, perché allora è inutile fare la raccolta differenziata dell’immondizia dato che non esisterebbe spreco paragonabile… a questo…”
“Swan! Smettila di fare la svenevole e concentrati, cazzo!” Di nuovo il sussurro che poi tanto sussurro non è affatto.
“Cazzo…” Appunto.
“Io non faccio accordi! Non mi frega un cazzo di come ve la gestite! Io vi servo! E se osate solo avvicinarvi a Irina, vi spezzo le gambe!” Achille Cullen si accalora. Ed è un vero spettacolo. Devo proprio vedermelo sto Super Bowl, se vale la metà di quello che sto vedendo ora, sono disposta a pagare il biglietto con un anno di stipendio. Ma chi cazzo è Irina?
“Irina?” Sussurro, stavolta davvero, al capo. “Irina come la moglie del presidente della Federazione? Irina Milton? Golden boy deve avere istinti suicidi.”
“Proprio quella. E non si tratta di un incontro da una notte. Ci deve essere una storia dietro. E tu Swan, me la devi consegnare con tanto di fiocco. Cullen è un osso duro. E’ rinomato per il suo caratteraccio e non risponderebbe a nessuna domanda diretta. Solo tu puoi farlo. E lui non si accorgerà di niente finché il dossier non sarà pronto.”
“Capo, secondo me stamattina c’era della droga nelle tue ciambelle. Lo sappiamo tutti e due che io e le sottigliezze non siamo nemmeno parenti alla lontana. Lo esaspererò in cinque minuti.”
“Esattamente. Nessuno può esasperare un essere umano come fai tu. Sei una rompicoglioni senza eguali. Ti dirà tutto senza nemmeno accorgersene.”
“Beh, grazie tante.“
“Cullen, datti una calmata e non fare tante scene. Sapevi benissimo cosa stavi facendo e sei una star, sei sempre paparazzato. Siamo qui per coprire questo casino e per fare in modo che il Super Bowl vada liscio come l’olio. Scordati Irina, allenati e concentrati. Stiamo facendo in modo che nulla trapeli e arrivi alle orecchie di Milton. Il paparazzo è già stato sistemato.” L’A.D. è tutto modalità affari ON. Ma suppongo che più affare di questo non ce ne sia.
Un momento. “Che significa ‘il paparazzo è già stato sistemato’? Che fine ha fatto?” Chiedo senza preamboli.
“E’ in prigione. I nostri avvocati hanno sistemato le cose in modo che lui se ne stia lì fino a Super Bowl concluso. Ovviamente gli è stato confiscato tutto il… uhm… materiale.”
“E tu chi cazzo sei?” Achille mi scuote dal pensiero del paparazzo finito in galera con una falsa accusa. Inaudito. Mi squadra dalla testa ai piedi. Due volte.
“Questi sono Peter Woodward e Isabella-“
“Bernstein?” Sogghigna l’Achille non tanto più inferocito. Fa lo spiritoso e cazzo, è pure più bello di prima.
“Bravo. Vedo che ti intendi di giornalismo. Mi chiamo Swan e sono la giornalista incaricata per il dossier.” Gli tendo automaticamente la mano.
“Dossier.” Annuisce enunciando quella parola come se facesse schifo e si gira verso l’A.D. ignorando la mia mano tesa. “Vi siete bevuti il cervello? Io non parlerò con nessun giornalista, non della mia vita privata e soprattutto non con una principiante.”
“Principiante?! Senti bello, qui se c’è un principiante sei proprio tu. Hai una tresca con la moglie del boss e ti fai beccare! Tu che sei su tutti i giornali costantemente!” Ribatto senza pensare.
“Brava. Hai fatto i compitini a casa. Mi consci. Ora puoi andare.” Mi risponde con fare annoiato e senza guardarmi apertamente, ma non è per timidezza, questo qui di timido non ha proprio niente. E’ tutta strafottenza genuina e sta cercando di non darmi la minima importanza.
“No, non ti conosco, ma non occorre un genio per capire come funzionano le cose, golden boy. E io farò il dossier su di te, che ti piaccia o no. Quindi rilassati e comincia a parlare.”
“Accadrà solo nei tuoi sogni.” Mi guarda dritto negli occhi. E cazzo, vorrei avere una macchina fotografica piantata in fronte! E’ da cinemascope. Tutto fuoco, capelli di un colore bronzeo unico, occhi di smeraldo liquido, e una bocca fatta solo ed esclusivamente per la vagina. Le spalle e il resto me le tengo per dopo, altrimenti evaporo.
“E io scriverò anche se le cose me le devo sognare.” Ma credo che la censura farebbe la sua ricomparsa su suolo americano.
“Voglio il diritto di veto.” Credo non abbia sbattuto le palpebre nemmeno una volta da quando ha iniziato a fissarmi. Non posso certo biasimarlo perché non ho smesso nemmeno io. Solo che non capisco cosa abbia tanto da guardare.
“Concesso. Dobbiamo vedere il dossier prima della pubblicazione. Non starò qui a ripetere l’importanza di tutta questa faccenda. Woodward, io e lei abbiamo un accordo. Cullen, tu e la signorina Swan lavorerete per il dossier che ti dovrà far uscire come lavato a 90° e con tanto di ammorbidente. Lindo. Siamo intesi? Non voglio più problemi fino al Super Bowl o le concessioni pubblicitarie perse le detrarremo dal tuo ingaggio. Signori, è stato un piacere.” L’A.D. fa il suo discorsetto di chiusura e se ne va seguito dai suoi collaboratori silenti.
Mh.
C’è qualcosa che non quadra. “Non mi piace…” Mormoro.
“Idem.” Anche la voce di golden boy è da stupro. Mi volto e lo vedo perplesso esattamente come me.
“Signor Cullen, sono un suo grande ammiratore-“ Il capo. Come sia diventato tale me lo devo ancora spiegare.
“Taglia corto. Ti conosco. Leggo tutti i giornali, tutti i blog, tutti gli articoli. So esattamente chi sei e non mi piaci.” Il capo viene raggelato all’istante alle parole secche e dismissive di Cullen. Non aspre, non astiose, semplicemente fredde e calcolate. Oddio… questo qui è sprecato a rincorrere una palla, dovrebbe fare cinema. Porno sarebbe il top.
“Tutto tuo, Swan. Whatsappami appena ti sei sistemata.” Il capo esce alla svelta.
Siamo rimasti soli.
Cullen spollicia il cellulare e scrista.
Scristo sottovoce anch’io a guardare solo la lunghezza del pollice.
Swan. Articolo. No perditempo. Concentrazione.
“Bene!” Batto le mani rumorosamente per catturare la sua attenzione. “Quando si comincia? Dovrò vedere come vivi e come passi le giornate, tresche a parte, dovrai darmi un qualche tipo di programma, tra allenamenti e tutto il resto. Dove vivi? Io devo trovare una sistemazione in città perché vivo fuori e prederemmo troppo tempo-“
“Capiamoci subito Swan. Swan, giusto? Sai che significa Swan?”
“Che significa? Niente, cigno, è un animale.” Dove vuole andare a parare?
“Si, ma è anche l’acronimo di Syndrome Without A Name, o meglio insieme di sintomi di nessuna malattia in particolare. E’ quello che sei tu in questo momento per me.”
“Oh! Ah sì? Beh, questo sintomo ti starà appiccicato al CULLEN! Quindi vediamo di collaborare da bravi bambini così io avrò il mio articolo e tu il tuo premio per il gioco di palle più sopravvalutato della storia!”
“S.W.A.N. a me non importa una mazza di dove vivi e di cosa farai. Io continuerò a vivere come prima ignorandoti beatamente. Tu fa quello che vuoi.”
Merda. Achille non collabora. Sta cosa mi si ficcherà nel culo, già sento il dolore. Devo sfruttare il tempo che mi concede fino all’osso.
“Perché proprio Irina Milton? Sei bello, sei uno sportivo, hai tutto. Perché la donna più pericolosa per te? E’ una ripicca? Una vendetta? Un capriccio? C’è dell’altro sotto? Qualche intrigo politico? Conosci il Senatore Blandino?”
“Blandino? No… chi è Blandino? Che cazzo stai facendo? Detesto voi giornalisti, fate tanta di quella confusione che la verità non si viene mai a scoprire nemmeno quando è chiara e semplice.”
“Uhm. Lascia perdere la faccenda di Blandino. Parlami solo di questa chiara e semplice verità. E come mai conosci nomi di strane sindromi? Sei un dottore? Allora perché perdi tempo a giocare a palla?”
Con un deciso, lungo passo è a due centimetri da me. Un solo passo perché le sue gambe sono chilometriche e sebbene non possa vederle scommetterei i miei bonus annuali che sono perfette.
Devo inarcare il collo perché è più alto di me di parecchio, ma questa mossa non fa altro che attivare i miei recettori olfattivi che vengono attaccati senza scampo da un profumo d’aria aperta, muschio, pelle e qualcos’altro. E detti recettori devono essere collegati direttamente alle mie ovaie perché in genere non lo so, ma sono pronta a scommettere la gratifica natalizia che ora sono infestate da ovuli pronti alla fecondazione.
“Football. Ripeti con me, Syndrome. F.O.O.T.B.A.L.L. …”
Non so cosa stia dicendo ma quella bocca si muove così bene…
“O… O… Elllleeee…” Sento dei suoni deficienti e prego il Signore che non provengano da me.
Vengo interrotta bruscamente dalla mia personale lezione di spelling da una fragorosa risata.
“Oh Syndrome, sei uno spasso, ma i giornalisti mi stanno troppo sul cazzo, quindi… non posso dire sia stato un piacere. Addio.”
Elllleeeeee…. Che? “Come?! Cosa?! Aspetta! Dove vai?” Mi affretto a raccogliere la mia borsa per seguirlo.
“A casa. Segui l’esempio e fallo anche tu. Non occorre dirti dove mi alleno. E’ un’informazione pubblica, sono certo che con le tue capacità da ficcanaso professionista non avrai problemi a recuperarla.”
“Spiritoso! Dobbiamo fare un programma di incontri! Hey, sai dove posso alloggiare nel frattempo? Se mi dici dove abiti posso trovare qualcosa in zona.” Dico correndo su sti cazzo di tacchi, ma mi schianto bruscamente sulla sua perfetta, marmorea schiena immobile davanti all’ascensore. “Umpf! Diavolo se sei duro…”
Si volta lentamente verso di me. Si, si, in slow motion. E tutto quello che riesco a fare io è solo un inutile tentativo di regolare il respiro. Per la corsetta nel corridoio, ovvio.
Mi scruta un per un po’. Non capisco cosa gli passi per la mente, ma mi sento sotto esame.
“Sempre. Tu invece, Syndrome, hai corso per tre metri e hai il fiatone. Vergogna.” Mi prende per il culo, ma almeno sorride. Ha un sorrisetto storto, di quelli che sembrano studiati, ma qualcosa mi dice che il suo è perfettamente naturale.
*ding*
L’ascensore arriva e io mi ci devo catapultare dentro prima che lui riesca a farmi chiudere le porte in faccia.
“Non ho il fiatone per la corsetta!” Dico sistemandomi i capelli e la giacca al meglio.
“Ah no? E per cosa allora?” Mi guarda divertito. Con quel cazzo di sorrisetto da culo.
Cerco qualcosa nella borsa tanto per distrarmi. Ma al momento non so cosa cercare. Ah sì, il cellulare. Posso sempre giocare ad Angry Birds.
“Non mi rispondi? Allora le cose sono due. O è la corsetta o sono io. E tu hai detto che non è la corsetta.”
Gioco a sti cazzo di uccelletti. Non mi piace mentire, non lo faccio mai, non con le cose importanti per me. Quindi al posto di una menzogna scelgo sempre il silenzio.
“A corto di parole? Tsk, tsk. Come giornalista non sei un gran che.”
“Sono una giornalista con i controfiocchi, inseguitore di palle. Ora zitto che sto cercando di risolvere un mistero internazionale.” Si, ok, ora ho detto una bugia, ma le bugie bianche non mi creano problemi, quelle mi vengono a razzo. Siamo appoggiati alle pareti opposte dell’ascensore, lui non può sapere che sto giocando, dato che il mio cellulare è in mute.
“Syn, le pareti di questo ascensore sono d’acciaio, vedo perfettamente che stai giocando ad Angry Birds.” Sogghigna soddisfatto.
Merda.
“Beh… è una mossa da mistero internazionale quella che devo fare, quindi sta buono.” Mugugno.
Ma perdo. Perdo irrimediabilmente perché i miei occhi vanno sempre lì, all’Achille divertito.
L’ascensore arriva e io mi scaravento di fuori per tenere il passo di quelle lunghissime, abili gambe.
Si infila nel primo taxi disponibile e prima che mi chiuda la porta in faccia di nuovo, mi ci scaravento dentro anch’io. Stavolta però gli cado dritta dritta sulle ginocchia. Di pancia. Con i piedi per aria.
“Ooops! Non volevi andartene senza di me, vero?” Sorrido goffamente. Il sorriso è perche ce l’ho fatta a non farmi mollare e la goffaggine riguarda la posizione non proprio ortodossa.
“Syn! Ma che cazzo?...” Alza le mani come se gli fosse piombata addosso della carbonella accesa.
“Dove andiamo?” Chiede brusco il taxista.
“Syn, dagli sto cazzo di indirizzo e togliti da sopra il mio… le mie…”
“Io non conosco l’indirizzo di casa tua! Daglielo tu! E non è mica facile scendere da tutto st’armamentario di roba!” Che sono il suo bacino e le sue gambe. Mi sforzo un po’ ma ho la gonna troppo stretta e se faccio leva con le mani, il mio culo si piazzerà direttamente sulla sua faccia!
“Ok, ok! Sta… buona. 737 di Park Avenue, per favore."
Il taxista grugnisce in assenso. Ha! Gli converrebbe essere più gentile con uno che abita al 737 di Park Avenue. Devo scrivermelo st’indirizzo perché ho il vago sospetto che oggi lo vedrò solo di sfuggita.
“Che cazzo… Syn! Almeno stai ferma! Che stai facendo?”
“Sto prendendo appunti. E smettila di agitarti tanto! Non riesco a scrivere!”
“Sono io ad agitarmi?! Se non la pianti all’istante di muovere questo… culo… ah… Gesù Cristo!”
“Non è colpa mia. Se fossi stato un po’ più gentile, avrei potuto mettermi a sedere come un essere umano normale! Hai detto 737, vero?”
“Syn… fatti i cazzi tuoi e SMETTI.DI.MUOVERTI!”
*Sciaff!*
“Ahi!!! Ma… mi hai sculacciato?! Sei impazzito?!”
*Sciaff!*
“Oh!”
“Ti stai muovendo e finché non smetterai, non lo farò nemmeno io!”
“Almeno togli quel coso dalla tasca! Mi sta facendo un male cane!”
“E sapessi quanto male fa a me!”
*Sciaff!*
“Oh! Hey! Non mi stavo muovendo!”
Sghignazza. “No, ma io mi sto divertendo!”
*Sciaff!*
“Oh! E basta! Mi farai diventare il culo viola!”
“Cazzo…”
“Oh…”
Il resto del tragitto lo abbiamo passato in relativo silenzio. Io a scrivere… cosa mi hanno fatto venire in mente quegli schiaffi e quel coso nella tasca, e lui a respirare in maniera regolare. Un po’ rumorosa ma regolare.
Quando mi aiuta a scendere, di culo, dal taxi, è gentile e mi offre le sue mani. Forse è anche un po’ imbarazzato per quella strana situazione, io di sicuro sono viola. Anche in faccia.
“Bene. Addio Syn.” Dice freddamente senza guardarmi.
“Aspetta! Io devo stare con te…” Ma le parole mi muoiono in gola perché l’intensità del suo sguardo accigliato… è difficile… da… sostenere…
Scuote lievemente la testa e torna a fare Iceman. “Non diciamo cazzate. Senti Syn, ci incontriamo allo stadio domattina alle 8, ok? Io non ti creerò problemi e tu non lo farai con me, intesi?”
“Ma certo che no! Voglio dire, non per la storia dei problemi, io non creo problemi, beh, non di solito, quasi, credo, ma il punto è che non ho un albergo qui! E non posso di certo permettermi Park Avenue! Facciamo così, io vado a prendere il mio bagaglio e torno qui, ok? Tu intanto trovami un buco da qualche parte-“
Si passa le mani in faccia ripetutamente mentre cerca di controllare quello che vedo essere uno sghignazzamento isterico.
“Che c’è? Che ho detto?”
“Syn… non… ti prego… non puoi parlare di buchi, dopo avermi messo il culo in faccia e esserti strusciata per un quarto d’ora sul mio cazzo senza tregua… ti scongiuro…” Dice in resa abbassando le braccia pesantemente.
“Oh.” I pomodori maturi sono verdognoli a paragone con la mia faccia. Lo sento.
“Vai via…” Aggiunge disperato.
Non faccio in tempo a replicare che scompare dietro la porta a vetri controllata da due energumeni in livrea.
Ma io non mi arrendo. Il capo vuole il dossier e io voglio tornare al caso Blandino. Mi avesse anche dato un servizio sul meteo lo avrei fatto comunque. Ho un nome da mantenere, io. Ok, un nome da farmi prima di mantenerlo, ma devo farmelo in qualche modo. Il nome. E perché diavolo mi viene in mente Cullen, ora?! Ok, ok, Syn, Swan! Swan, vai a prendere sta cazzo di valigia e trovati un albergo, poi affronta Cullen, i suoi sintomi di malattie sconosciute o quello che è e tutto il resto del suo… splendore.
***
La verità, semplice e chiara, è che negli alberghi di categoria media e inferiore non ho trovato niente. Tutto dannatamente occupato per il Super Bowl. Sembra che l'intera popolazione mondiale sia venuta a New York nello stesso momento. Non posso permettermi alberghi di categoria superiore, il capo non mi rimborserebbe mai un centesimo e poi sono sicura che sono occupati anche quelli. Il Super Bowl non è un evento per poveracci, i biglietti costano un patrimonio e tanta gente arriva senza nemmeno tentare di comprarne uno, ma solo per godersi tutta la festa prima e dopo. Yeee.
Giungo davanti al 737 di Park Avenue. Il palazzo è un colosso. E’ antico. Anni ’40 credo. E’ ottimamente mantenuto e ha un aria solenne e solida. Però non somiglia a Cullen. Che strano…
Guardo gli attendenti di guardia al sontuoso ingresso, i quali mi squadrano senza però essere maleducati. Ok, devo provare.
“Sono attesa dal Signor Cullen.”
“Prego Madame.” Uno degli attendenti mi apre la porta con un lieve inchino, mentre un altro mi accoglie all'interno. “Madame desidera?”
“Cullen. Mi chiamo Isabella Swan, sono attesa.”
“Bene Madame, si accomodi. Faccio subito chiamare l’interno.”
Lo vedo allontanarsi e dare un comando svelto ad una signorina che più che una receptionist sembra una modella. Confabulano per un po’ guardandomi di sottecchi e poi l’uomo si riavvicina a me.
“Spiacente Madame. Il Signor Cullen non vuole essere disturbato.”
“Ma… ci deve essere un errore. Se mi fate parlare con lui sono sicura che-“ Oh, certo! Sicurissima!
“Prego Madame, si accomodi pure fuori. Winston le chiamerà un’auto per riaccompagnarla.”
Cazzo.
Mi avvio sconfitta all’uscita, ma non so proprio dove andare. Io abito nel New Jersey e non posso fare avanti e indietro mattina e sera, perderei troppi momenti preziosi e con l’auto sarebbero due ore. Ammesso ne possedessi una. Con il treno sono tre ore, questo lo so bene, ma non è fattibile, non per questo.
Cammino per qualche metro verso nord e mi siedo incerimoniosamente sul marciapiede. Mi dolgono i piedi, devo togliermi queste scarpe maledette. Oh si…
“Madame. La prego. Deve andarsene di qui o sarò costretto a farla rimuovere dalla forza pubblica.” L’attendente mi guarda preoccupato.
“Senti Winston, sono stanca morta. Mi serve Cullen e subito. Se non posso andare da lui tanto vale che mi portino in galera, almeno lì riuscirò a passare la notte senza trovare il tutto esaurito per sto dannatissimo Super Bowl.” Gli parlo in confidenza, sono troppo a pezzi per fare la signora, adesso.
“Madame… Aspetti un attimo, d’accordo? Torno subito.”
“Non temere. Sono rimasti disponibili solo i marciapiedi a New York. Non vado da nessuna parte.”
Winston arrossisce lievemente e cammina a passo spedito verso l’interno della reggia.
Oh cazzo… ho detto che sono liberi solo i marciapiedi… come una prostituta! E oggi ho detto a Cullen di trovarmi un buco! Un posto al Late Night Show mi dovrebbero trovare, invece!
“Madame. Il Signor Cullen l’attende nel suo appartamento.”
“Grazie a Dio! Grazie Winston! Oh, non volevo fare riferimento a nessun marciapiede, prima! Credimi, è che sono esausta e non so nemmeno quello che dico. Ma grazie!” Mi rialzo e gli do un sonoro bacio sulla guancia. Poi schizzo via verso l’ingresso. Ma dopo ci ripenso e corro di nuovo da un Winston sempre più rosso in viso. “Oh! Winston! Sono una giornalista accreditata, eh? Non una prostituta, è che Cullen è un soggetto difficile e abbiamo un accordo-“
“Ho capito, ho capito Madame. Stia tranquilla, non ho pensato che fosse nulla… di quello che ha detto lei.” Sorride bonariamente.
“Oh! Ok! Buonanotte Winston! E grazie ancora!”
***
Suono il campanello di Casa Cullen. Attico Cullen, per inciso. E figuriamoci.
Mi apre subito.
“Syn. Mi sono sbagliato, tu non sei un insieme di sintomi di una malattia indefinita, sei la peste bubbonica. Che... che diavolo ci fai con le scarpe in mano?”
“Mi facevano male. Sono sicurissima che i tacchi siano il frutto di un intrigo politico per rallentare le donne nella corsa al Parlamento. Mi fai entrare?” Gli sorrido a trentadue denti.
“Non credo di avere scelta ormai, vieni dentro.”
“Peeermessooo…”
“Spiritosa. Stanotte puoi stare qui, ma domani ti levi dalle palle, ok? E dormi sul divano.”
“Ha ha. Che simpatico. Hai un attico che copre un intero piano…” Mi addentro nell’appartamento e scopro che i piani sono almeno due. “… e passa, e non hai una stanza per gli ospiti?”
“No. Non ce l’ho. Non ci sono stanze disponibili qui. C’è il salotto con il divano, la cucina e il bagno. E basta. Tutto il resto non c’è. Non per te. ‘Notte.”
“Notte? Sono le otto e mezza di sera. Non ceni? Perché vai a letto così presto?”
“Ho già cenato e vado a letto presto perché alle 5 vado a correre e alle 8 ho gli allenamenti. Quindi a quest’ora sono stanco.” Mi dice lentamente come per spiegare un concetto a una bambina.
“E quando trovi il tempo per tutto il resto? Hobbies, vita sociale, Irina Mil-“
“Swan. Non ci provare nemmeno, sennò ti ritrovi sul marciapiede in tre secondi.” Si infervora. O-oh. La Milton è un tasto delicatino. Dovrò stare più attenta.
“Ok, ok.” Alzo le mani in segno di resa.
“Lì ci sono le lenzuola. Nel primo corridoio alla tua sinistra c’è un bagno, gli asciugamani sono negli scaffali, e a destra trovi la cucina.”
“Tu dove dormi?”
“Per te, in Cina. Oh, non ti affannare a gironzolare perché ho chiuso tutte le porte a chiave. Dormi ora, Syn. Domani mattina ti devi alzare presto e levare le tende. ‘Notte.”
“Notte… Cullen?”
“Che c’è?” Si volta con fatica. E’ distrutto, si vede. Mi guarda a malapena.
“Davvero vai sempre a letto a quest’ora? Voglio dire, non fai mai nulla di sera? Abiti a Manhattan, nella città che non dorme mai, e tu vai a letto con le galline?” Vorrei essere ironica, invece sono genuinamente curiosa, quindi parlo con delicatezza anche se non sembra.
“Devo cercare di dormire molto, sette… otto ore se posso, ma… no, non vado sempre a letto così presto… mi piace andare al cinema…” Mi risponde sotto tono e lievemente accigliato.
“Oh! Anche a me! Ti va di andarci domani sera? Paghi tu!” Sorrido. Al cinema non vado mai, non capisco niente di film, le fiction non fanno per me a meno che non si tratti di intrighi politici, ma se trovo un contatto con lui posso sfruttarlo a mio vantaggio. Bugia bianca, niente danno.
“Tu non ti arrendi mai, vero? Va a dormire, Syn. C’è… c’è qualcosa da mangiare in cucina, se vuoi… oh, e Syn? Mi dispiace di averti… sculacciata oggi.” Sorride debolmente.
Mh.
“Davvero?”
“Mmmh… no.” Mi guarda da sotto le ciglia cercando di trattenere un sorriso.
Oh. Wow.
“Oh. Ok. ‘Notte Cullen.”
“’Notte.” Mormora voltandosi.
“Cullen?”
“Si?” Mi guarda di nuovo. E stavolta ha gli occhi bene aperti.
“Nemmeno a me.”
Emette un sospiro secco e vedo le sue labbra chiudersi in una linea dura e le narici dilatarsi per un momento. Le sue mani si stringono ritmicamente in pugni, è un movimento quasi impercettibile, ma tutto il suo corpo è così chiaro e semplice da leggere…
Cerca di dire qualcosa ma poi lascia perdere e sparisce nel corridoio di destra. Molto interessante.
***
Mangio in fretta degli avanzi ben incartati e poi procedo ad aprire il divano letto. Che scopro non esserlo affatto. Quindi cerco di mettere le lenzuola al meglio sui cuscini e mi sistemo per la notte in canottiera e slip.
Non riesco a dormire però. Non alle quasi nove di sera!
Prendo di fretta il mio portatile e mi aggancio facilmente alla rete wireless. Devo cercare il maggior numero di info possibili per cercare di risolvere il mistero Cullen.
La prima cosa che faccio è passare in rassegna tutte le foto di Cullen e la Milton che il capo mi ha spedito per e-mail in linea protetta.
Oh… le foto non sono di gran qualità, ma si vede tutto quello che si deve vedere. Gli incontri sono molto hot… Cullen sembra molto preso dalla signora… l’espressione del suo viso lo fa sembrare più che coinvolto, direi. E ha le labbra più gonfie.
Chiudo tutto. E’ tardi. Devo dormire. E in questo momento sono infastidita a morte.
Mi giro e mi rigiro nel divano letto che deve essere costato uno zilione di dollari e che è scomodo come quello di mia nonna preso in saldo. Devo fumare. Magari poi mi viene sonno. E mi passa sto fastidio.
Mi infilo al volo la giacca del tailleur che avevo oggi e vado alla ricerca di un balcone o qualcosa del genere, non sono molto pratica di attici in Park Avenue. Gironzolo un po’ ma le porte sono tutte chiuse davvero, cazzo di Cullen! E qui ci sono solo finestroni da terra al soffitto ma nemmeno uno straccio di balcone. Mi avventuro al piano superiore e wow! C’è una piscina al coperto e una vista da mozzare il fiato. Oh! Una terrazza! Finalmente! Mi avvicino e cerco di aprire la porta a vetri, ma la stronza resiste, così cerco qualcosa che mi aiuti. Mi guardo intorno e vedo un mobile con delle posate poste in maniera ordinata su un ripiano. In una piscina? Ricchi. Più hanno i soldi e più sono strani. Afferro una forchetta e vado a sfidare la serratura malefica.
Non faccio in tempo nemmeno a fare leva che un rumore infernale mi rende quasi sorda.
Cazzo, è scattato l’allarme! Stavolta Cullen mi ucciderà davvero e Winston mi butterà in strada!
Istintivamente cerco un posto per nascondermi, ma questa è una piscina! Se mi accuccio sotto ad una sdraio sono quasi certa che mi vedranno!
“Che cazzo?! Swan!”
Vedo correre Cullen per la scalinata facendo i gradini due a due, vestito solo in boxer, con un aria da pazzo.
Mi ucciderà! Mi ucciderà! E io non ho nemmeno scoperto ancora un cazzo sul Senatore Blandino!
“Swan! Swan! Stai bene?! Hai visto qualcuno?! Sei ferita?!” Mi guarda da capo a piedi franticamente, mi tocca ripetutamente spalle, braccia e viso.
“Cosa? No…” E’ preoccupato per me? Oh…
“Oh! Grazie a Dio!”
E accade l’impensabile.
Mi abbraccia.
Mi stringe completamente a se.
Le sue mani mi accarezzano la schiena, stringendo e afferrando ad ogni passaggio. Il suo viso affonda tra i miei capelli, lo sento respirare profondamente vicino al mio orecchio e mormorare parole incomprensibili, riesco solo a cogliere spaventato, piccola e… dito al culo, ma sono talmente sorpresa da quei gesti che percepisco essere del tutto naturali per lui, veri, sinceri, che dapprima non riesco a reagire, il mio cervello lotta tra il bisogno di capire e le sensazioni tumultuose che mi stanno bombardando. Non ultima, la consapevolezza di essere tra le braccia di un sogno erotico ambulante.
Improvvisamente, non so bene come, mi ricordo di avere ancora la forchetta in mano, dietro la schiena. Dove la nascondo? Dove la nascondo?! Siamo lontani da qualsiasi superficie d’appoggio e non posso farla cadere in terra, farebbe troppo rumore! Le mutande! Sì, la infilo nelle mutande. Lì è al sicuro. Credo.
Cerco di muovermi il meno possibile, ma riesco a portare a compimento l’ardua missione.
Cullen però si accorge dei miei movimenti che evidentemente non sono stati proprio impercettibili.
“Syn? Oh, cazzo… scusami. E’ che io… credevo che tu fossi in pericolo e quando non ti ho visto di sotto io… cazzo, non volevo farti sentire a disagio.” Dice allontanandosi bruscamente da me e sollevando le mani in aria come se il toccarmi fosse proibito.
“Come? Oh, no! Ma che dici, anzi grazie per l’interessamento. Effettivamente mi sono spaventata molto, sai, l’allarme e… tutto il resto…” Bugia bianca, niente danno. Forse.
Lui mi guarda incuriosito, curva la testa un po’ di lato e i suoi occhi sembrano focalizzarsi come per capire segnali incomprensibili, mi guarda la giacca in modo strano, poi scuote lievemente la testa e abbassa lo sguardo. “Ok, ok. Devo avvertire la polizia del tentativo di effrazione, dovranno fare degli accertamenti, rilevare impronte-“
“Cosa?! Oh, no, no, non credo che ce ne sia bisogno. Non è successo nulla, no? Allarme magnifico! Ha funzionato! Vieni, è meglio che andiamo a dormire ora, quelle sette, otto ore ti servono. Devi essere sveglio e pimpante per gli allenamenti. Hai un Super Bowl da vincere. Yuppy!” Lo afferro per la mano e lo trascino verso la scala mente ancora sto blaterando non so bene cosa.
“Ma che cazz… Swan. Fermati. Che diavolo è questo?” Mi strattona per fermarmi e mi tocca dietro la schiena. Merda. La forchetta! Non l’ho infilata tutta nelle mutande, non potevo! Mica potevo ferirmi! Solo che la mia giacca arriva poco più in basso del punto vita e suppongo che la vista da dietro sia stata alquanto rivelatoria.
“Eh…" Che gli dico? Che gli dico? Non esiste nessuna bugia sufficientemente bianca per spiegare una forchetta in uno slip!
Me la sfila via delicatamente. Per essere un rude giocatore di football, ha un tocco sensibilissimo. Ma ora sono troppo nei guai per pensare a dita e tocchi.
“Una forchetta. Che volevi fare con una forchetta… qui?” La sua espressione è un misto tra sorpresa e affiorante, ruggente incazzatura.
“Volevo… Uff! Volevo fumare, ok? Di sotto non c’è nessun balcone, gli architetti a volte sono dei veri geni! E così sono venuta quassù, ma la finestra non si apriva, e così ho cercato qualcosa che la forzasse, e così-“
“E così, genio, hai pensato che una forchetta… cazzo Swan. Non so se ho più voglia di ucciderti o di… Mmmh!!! Devo andare ad avvertire che è tutto a posto, ma tu-” Dice agitando la forchetta. Oddio, vuole uccidermi davvero!
“Senti Cullen, capisco che tu ora sia un tantino agitato, ma guarda che io prima devo finire le mie ricerche sul Senatore Bland- Hey!!! Che fai?! Mettimi giù!!!”
Mi ha afferrato come un sacco di patate buttandomi su una spalla, e non voglio nemmeno pensare alla capacità di questa spalla in questo momento, precipitandosi giù dalle scale e infilando una serie di imprecazioni irripetibili miste alle parole follia, ragazzetta e… dito al culo. Non riesco nemmeno a respirare bene in questa posizione, ma vedo bene un paio di chiappe durissime che si muovono in maniera alternata. Se continuo a guardarle cadrò sotto ipnosi.
“Ompf!” Mi lancia senza sforzo sul divano, sul quale rimbalzo come una palla.
“Swan! Stai.Qui. E’ chiaro?! Se ti muovi un’altra volta, giuro che non rispondo di me! E mi sto sforzando di essere gentile!” Dice agitando la forchetta nella mia direzione, ma quando se ne accorge la butta subito in terra.
“Ha! Gentile!” Esclamo rialzandomi dal divano sfruttando uno dei rimbalzi. “Mi hai afferrato come un oggetto inanimato e poi mi hai buttato senza tante storie sul divano! Che ho scoperto che mi fa rimbalzare solo adesso, mentre se mi ci sdraio sopra sembra un matton-mmmh!”
Si avventa su di me e mi ritrovo sdraiata sul divano con lui che preme su tutto il mio corpo, con una mano sulla mia bocca e l’altra a tenermi bloccati entrambi i polsi sopra la mia testa. I suoi occhi sembrano incendiarsi e le sue narici si allargano a ritmo del suo respiro concitato. E’ totalmente rigido sopra di me. E quando dico totalmente, intendo ogni-singolo-muscolo. Sono completamente inerme sotto di lui, non riuscirei a muovermi nemmeno se potessi e non riesco assolutamente a non guardare quei laghi di lava verde che sono i suoi occhi. Non provo a parlare, non provo a liberarmi e non provo nemmeno a capire cosa cavolo mi sta succedendo. Sembra solo essere tutto eccessivo, insostenibile, insopportabile.
“Sei insopportabile...” La sua voce rasposa rompe quel lungo silenzio fatto solo di respiri.
Lentamente muove la mano per liberare la mia bocca, che anche volendo non avrebbe potuto pronunciare parola.
Guarda il suo gesto. Le sue dita accarezzano le mie labbra ora libere. Una carezza delicatissima, finita troppo presto. La sua bocca è vicinissima, il suo alito caldo, profumato ancora di menta, si mescola con il mio, che fortunatamente non puzza di fumo.
“Volevo solo una sigaretta…” Sussurro. Niente, non riuscirò mai a stare zitta. L’incantesimo è rotto e lui mi sorride debolmente mentre si rialza in maniera armoniosa dal mio corpo. Corpo che sente immediatamente la mancanza del suo. “… Ma non ho fumato alla fine!” Quindi possiamo baciarci se ti va!
“E ci mancherebbe pure.” Dice in maniera stanca mentre raccoglie un lembo del lenzuolo caduto a terra. “Non fumare, Syn.” Si avvicina a me e con il dorso della mano mi accarezza una guancia. “Il fumo rovina la pelle, e tu hai una pelle stupenda.”
Apro la bocca per parlare, per dirgli almeno “Oh.” anche se non è un gran commento, ma magari servirebbe a fargli capire che ‘Si!!! Cullen il dio degli stadi mi ha detto che ho una pelle stupenda!!!’ E anche ‘E’ tua! Puoi baciarla quando vuoi!’ Ma lui non mi lascia parlare.
“Dormi ora. E non azzardarti ad allontanarti dal perimetro del divano. Buonanotte. Speriamo.” E se ne va. Nudo, ok, in boxer, scalzo e bello da morire.
***
“Syn…”
“Mmmhh…”
“Syn…”
“Oooohhh... duro… tutto duro…”
“SYN!”
Apro un occhio a quell’urlo. Li aprirei tutti e due, ma mi sono addormentata da soli cinque cazzo di minuti e non ce la faccio proprio.
Cullen è accanto a me che ancora cerca di scuotermi per un braccio. E’ vestito da jogging e ha una tazza in mano.
“Mmmmve vai? E’ notte fonda, rimettiti a dormiremmh...” Dico cercando di girarmi dall’altra parte e richiudendo l’occhio.
“Non è notte fonda. Sono le 5. Alzati. Io devo andare a correre e tu devi cercarti un albergo.”
“Mmmmnon mi serve un albergo, ho trovato un divano scomodissimo sul quale è evidente che non riesca nemmeno a dormire cinque minuti di fila, ma che vuoi fare, ormai mi ci sono affezionata…” Mugugno, cercando di recuperare il sogno di Cullen-tutto-duro che bacia la mia pelle stupenda.
“Swan. Non ho tempo di incazzarmi stamattina. Prendi la tua roba e vattene. Non puoi stare qui. E poi stasera ho compagnia.”
“Chi?!” Balzo in posizione seduta.
“Ah…”
Mi guarda il busto. Quindi lo guardo anch’io. E scopro… un bel niente, dato che è coperto dalla canottiera. Ok, è lievemente trasparente, ma è tutto coperto.
“Cullen!” Gli schiocco un paio di volte le dita in direzione della faccia. “Guarda qui. E dimmi chi aspetti stasera.”
Si volta immediatamente e mi parla dandomi la schiena. Ma che gentile.
“Nessuno che ti riguardi. I patti erano chiari. Stamattina togli le tende. Non ho tempo di starti dietro. Ah… cazzo…”
Mmmh. Cullen ha appena fatto un involontario commento a doppio senso. Beh, almeno non sono l’unica. Però mi prendo la libertà di sghignazzare un po’.
“E davanti?...” Chiedo dolcemente per prenderlo per il culo, ma non posso negare di essere speranzosa.
“Swan! Oh, Gesù Cristo…” Si lagna. “Senti, io vado a correre. Tu fai come se fossi a casa tua. Per un quarto d’ora. Poi fai come se l’appartamento fosse percorso da una forte scarica elettrica e schizza via prima che sia troppo tardi, ok?”
“Eee… no. Facciamo invece che vengo con te a correre. Magari ti sciogli un po’ e mi racconti qualcosa di interessante, eh? Aspetta che cerco la mia tuta… oh, eccola. Voltati. Oh, che stupida, lo sei già. Che c’è per colazione? Quello che hai in mano è caffè? Si può avere anche del latte?”
***
Chiedetemi quanto mi sono pentita da 1 a 10 di venire a correre con sto treno a energia alternativa!
L’unica cosa positiva è la vista. No, non di Central Park alle 5 di mattina, credo che avrei vissuto benissimo senza sapere com’è sto parco a quest’ora infame. E’ la vista di Cullen che corre davanti a me come se fosse la cosa più naturale del mondo, tutto muscoli sudati e guizzanti, gambe lunghe e toniche, spalle disegnate da un architetto – non quello del suo palazzo senza finestre decenti - e un culo che parla…
Oh, merda. Se continuo a guardarlo mi bagnerò! Lo so! E’ come far vedere un banchetto ad un morto di fame! E io sono una morta di Cullen, è evidente!
“Forza Syn! Muovi quelle zampette scarne!” Sorride a trentadue denti e senza nemmeno un accenno di fiatone, corre all’indietro solo per vedermi mentre cerco di non cadere morta a nemmeno metà percorso, che sarà almeno di quindici milioni di chilometri!
“Zampette… ah… ah… tua sorella… ah… ah… rallenta invece… ah… ah… altrimenti ti verrà… ah… ah… un infarto… ah…ah… io… sto cercando… ah… ah… di mantenere un ritmo… ah… ah… salutare…”
Non esiste che io mi fermi o che mi arrenda in alcun modo… ah… ah… sebbene abbia il fiatone persino nel pensiero! Posso farcela. Anche se non ho corso un solo giorno in tutta la mia vita e ora so il perché! E comunque ce la stavo facendo perché attirata da quel culo. E’ un magnete.
Una bambina mi supera saltellando. Stronzetta.
“Ti fai superare perfino dai mocciosi! Forza! Devi rafforzare le cosce! Andiamo!” Ride. Si sta divertendo il bastardo. Lo so che non sono proprio in forma, sono abbastanza magra, anche se ho quella cazzo di cellulite sul culo che non mi lascerà mai, è troppo affezionata. Fortunatamente sono coperta da capo a piedi e lui è davanti a me, quindi non può vedere il mio culo che rimbalza di qua e di là senza la minima dignità.
Una ragazza vestita con una tutina aderente mi passa davanti trotterellando senza fatica. Ha pure la coda. E non le balla niente sul culo. Stronza.
Mi raddrizzo sulle spalle e cerco anch’io di darmi un tono, ma sento che se non mi fermo morirò tra tre secondi esatti.
Cullen guarda la ragazza-cavalla da capo a piedi, poi guarda di nuovo me e ghigna. Stronzo.
Fanculo! Ma chi me lo fa fare! Mi butto di schiena sul prato a quattro di bastoni e prego Dio di prendermi, ma solo dopo aver risolto il caso Blandino.
Cullen si siede, con la solita grazia che non saprò mai da dove gli venga, accanto a me. Con il suo marchio di fabbrica in bella mostra: il ghigno vaginale.
“Ah… Ah… che fai?... ah… ah… corrile dietro, no?... ah… ah… è evidente che quella… ah… ah… sarebbe la tua ragazza ideale… ah… ah… troia…” Dico sottovoce l’ultima parola. Forse.
Non riesco a muovere un muscolo, ma con la coda dell’occhio vedo la schiena di Cullen scuotersi da una risata non troppo velata.
“Oh, Syn… non fare la gelosa adesso. Solo perché la tipa ha un culo scolpito, non vuol dire che sia perfetta.”
“Però… ah… ah… il culo gliel’hai guardato… ah… ah…” Ma quando mi passa sto cazzo di fiatone? A Natale?!
“Anche tu. Non capisco perché voi donne dobbiate sempre mettervi a paragone tra di voi. E’ stupido. Gli uomini non ci badano poi tanto.” E intanto mi squadra da capo a piedi.
“Ha!... ah… ah…” Questa è la scemenza più grossa che abbia mai sentito. “Vuoi dire che… ah… ah… se avessi davanti Angelina Jolie e… ah… ah… quella cantante con il culo enorme… ah… ah…”
“Nicki Minaj?” Risponde con un sopracciglio alzato.
“Lo vedi?! Come mai sai il suo nome?! E non dirmi che ascolti la sua musica, perchè ti crederei solo se ora mi passasse davanti Brad Pitt nudo!”
Non credo che abbia sentito una sola parola. Sembra ipnotizzato dal mio torace ancora preso da spasmi.
“Uhm, bene, ti è passato il fiatone. Dai, andiamo che ho sete.” Strizza gli occhi e allunga una mano verso di me.
“Mmmh!” E’ pazzo. Non ce la farò mai.
“Oh su, Syn! Forza! Se non ti muovi adesso, dopo sarà peggio. Dai, su, su.” Sbuffa guardando il parco. Ok, so di essere una lagna e non una gran vista in questo momento, però ora esagera.
“La fai facile tu. Ma io non riesco a muovere nemmeno il mignolo del piede.” Mi lagno.
“Ok, dai. Dammi tutt’e due le mani.” Tende le sue braccia verso di me. “Almeno riesci a fare quello?” Sorride. E’ contento. E’ contento di avermi distrutta e resa inservibile!
Gliele tendo, con fatica che sia chiaro, e con una mossa da… ma che ne so, io mi intendo di sport quanto sono sicura che Cullen si intenda di fiori da giardino, mi tira sulla sua schiena. Oh si! La schiena di Cullen è un parco giochi e io mi ci piazzo avvinghiandola con gambe e braccia.
“Tieniti forte.” E comincia a correre. Con me che gli rimbalzo sulla schiena! E con la mia vagina che… oh cazzo… gli bagnerò la maglietta! Lo so! Dio fulminami! Ma se devi proprio farlo, prima fulmina Blandino!
“Cu-llen, Cu-llen, oh, oh, non, so, se, oh, oooh, que-sta, è, u-na, oh, oh! Buo-na, i-de-a, oh, oh, oh! Ohh...”
Lui continua a correre ma le sue mani stringono le mie cosce un po’ più forte, ora. “Swan, tu mi farai morire…”
“Oh! Oh! Ooohhhh! N-no, non, cre-do, è, è, è, lo jo-ggi-ng, che, fa, mo-ri-re, ma, tu, ohooo, con-ti-nua, a, co-oooh-ooohhh-re-reeee!”
Arriviamo davanti casa sua, con mio grandissimo disappunto perché ero a tanto così da… ! Lui mi lascia scivolare lungo tutto il suo fianco. Io non vorrei slegare le mie gambe, ma se non lo faccio mi ritroverò con il sedere sul marciapiede. Le sgancio di malavoglia e cerco di controllare subdolamente se gli ho lasciato unastriscia rivelatoria sui vestiti. Come le lumache.
Non toglie il braccio dal mio fianco però. E io non tolgo le mani dal suo collo.
“Syn… hai ancora il fiatone…” Mormora guardandomi la bocca.
“E’ colpa tua…” Gli sussurro di riflesso guardando anch’io la sua perché è centomila volte più interessante della mia.
“Syn…” E’ chiara e semplice resa quella che leggo sul suo viso e non so se sia la mia bocca o la sua ad avvicinarsi, ma sti cazzi…
“Signor Cullen! Meno male che l’ho intravista, prima che potesse essere troppo tardi… C’è Il Signor Mc Carthy al telefono per lei, dice che è urgente, può rispondere qui dalla reception se vuole.”
La modella biondastra è tutta miao-miao mentre si rivolge al mio sogno erotico ormai in frantumi.
“Mmmcrstfncl, grazie Charlotte, ok, vengo dentro.” Risponde passandosi le mani ripetutamente sul viso. Quelle stesse mani che avrebbero potuto passare ripetutamente sui miei fianchi se questa bambola gonfiabile si fosse fatta un etto e mezzo di cavolo suoi!
Vengo dentro! Non senza di me! E non alla presenza della biondazza plasticata!
Rimango appiccicata al culo di Cullen. Non è che voglia ascoltare le sue telefonate private, ok, si, e infatti lo faccio, ma nel frattempo faccio la dea dei fulmini dagli occhi alla tizia.
***
“Finger! Era ora! Che ti ha preso? Arrivi in ritardo proprio adesso? Ho dovuto inventarmi che avevi una gomma sgonfia, ma giurerei che il coach abbia detto qualcosa come ‘speriamo che la prossima volta gli si sgonfi anche l’uccello’. Ma dove stavi? Con tutto sto casino che ti sta scoppiando intorno e il Super Bowl alle porte, non puoi permetterti il minimo sgarro.”
Percorriamo un lungo corridoio semibuio che credo porti agli spogliatoi. L’energumeno che sta parlando con Cullen sembra seriamente preoccupato.
“Emmett. Non adesso.” Cullen sgrana un po’ gli occhi puntandoli per un secondo nella mia direzione.
“Guarda che ti ho visto.” Sbuffo.
“Hey! Ciao dolcezza! Emmett Mc Carthy, offensive tackle e miglior amico di Finger!” Mi porge una mano enorme. Ha uno sguardo sveglio e un sorriso aperto e gioviale. Migliore amico, eh? Finger?!
“Swan, cronista al Post e miglior amica donna di Cullen per questa settimana. Perché lo chiami Finger?” Dico tutto d’un fiato, così magari la domanda fa meno effetto.
“Emmett. No.”
Merda, Cullen è immune alle mie sottigliezze. Lo avevo detto al Capo!
“Tutta la squadra lo chiama Finger. Perché ha le dita magiche. Le vedi queste mani?” Prende una mano di Cullen all’improvviso, provocando la reazione di stizza di Cullen che la ristrattona giù. E le vedo sì le mani di Cullen! Me le sogno pure se è per questo! Sono lunghe e forti, non troppo grosse, non sembrano affatto le mani di uno che afferra palle. Non le palle da football, almeno. “Riescono a prendere ogni pallone. E’ come se fossero attirati dalle sue mani. Non sbaglia mai.” Cullen nel frattempo si gratta le regioni del sud. Mpf! Lo sapevo, tutti i giocatori di tutti gli sport sono scaramantici. Chissà lui che rituali compie…
“Ok, ma non lo chiamate Magic Hands” Oh merda… se continuo su questa linea avrò presto un serio problema di appiccicaticcio. “Lo chiamate solo Finger.”
Non ho bisogno di tirar fuori niente da questo tizio gigantesco, lui sembra essere un fiume in piena nello spiegarmi le cose. Devo ricordarmelo.
“Beh, all’inizio lo chiamavamo proprio così, poi per abbreviare abbiamo tolto il magic e poi-“
“Emmett.” A Cullen sta seriamente montando qualcosa.
“Oh su! E’ divertente! Tanto lo sanno tutti, qui e al JFK!”
“Il JFK? L’aeroporto?” Chiedo confusa. Adesso non ci sto più capendo un bel niente.
“Ecco, vedi dolcezza, da Hands è passato a Finger, perché-“
“Fanculo! Mi vado a cambiare! Divertitevi!” Cullen prende un fugone tra le grasse risate del suo amico.
Ma io voglio sapere.
“Perché?”
“Perché una volta siamo atterrati al JFK e lui ha aspettato che uscissero tutti dall’aereo. Lui e un’assistente di volo. Dopodiché se l’è fatta nel finger di collegamento. E ha iniziato con un dito.”
“Oh… Oh!”
Che.cazzo.di.culo.che.hanno.alcune!
“Oh, ma non è tutto.” Aggiunge lui più che divertito.
“E che c’è d’altro?” Chiedo affannata dalle immagini di lui… e me… in un finger… con tutte le sue fingers!
“Questo.” Mi mostra il suo mignolo.
“Che significa?”
“Significa che noi lo sappiamo perché abbiamo sentito la tipa urlare ‘Oh, Mio Dio! Se questo è quello che sai fare solo con il mignolo, non voglio pensare al resto delle dita e al pene!’” Usa una vocina sottile per mimare quella femminile. “Eravamo senza fiato dalle risate e all’inizio abbiamo anche preso in considerazione di soprannominarlo ‘Pene’, chi cazzo dice pene nel 2014? E comunque non potevamo urlare per il campo ‘Passa la palla, Pene!’ ti pare? E così Finger fu!”
Oh. Hai capito Cullenfinger? Ha fatto venire una e con tanto di urla, solo con il mignolo.
Devo scavare a fondo in questa storia. E reperire testimonianze. Provare di prima mano, se non ne trovo. O anche se ne trovo. Ha! Provare di prima mano! Di primo dito sembra molto più calzante!
“Lui lo odia, vero?” Riprendiamo a camminare verso lo spogliatoio. Continuo a fare domande ad Emmett dato che lui sembra a proprio agio, io invece mi sento strana. E’ come se dissacrassi qualcosa di prezioso, di delicato. E non sono convinta di fare domande strettamente per il Dossier.
“Nah, non lo odia. Fa il duro Finger, a volte è un caprone, va avanti solo a scornate e finché non trova qualcosa da rompere non è contento, però sotto sotto è di burro. Ed è fiero di quel soprannome, anche se non lo ammetterà mai. Prendi Irina, per esempio-“
“Ahh… Emmett, senti, non… non parlare di Irina, ok? Non a me, non a lui e non ad altri. Sei il suo migliore amico, quindi ti dico che tutta questa faccenda puzza da morire e Cullen, beh, non ne so praticamente niente, ma credo che la cosa lo faccia un po’ soffrire, e… che c’è? Perché mi guardi così?”
“Awww Swan, sei di burro anche tu. Lavori al Post e non vuoi sapere niente di Edward Cullen?” Mi guarda come se mi ammirasse. In realtà non capisco nemmeno io perché gli ho detto quello che gli ho detto, ma l’ho detto e lo penso… merda, sono di burro davvero. E non posso essere di burro! Non se voglio incastrare Blandino!
“Ma certo che voglio sapere di Cullen! Però… boh… senti Emmett, fa come ti ho chiesto, ok? Non una parola su Irina e Cullen con nessuno, siamo intesi? Ti va di dirmi solo che tipo è? Irina intendo.”
Si guarda intorno come per cercare le parole. “Irina è… sposata al Presidente della squadra.”
“E questa è l’unica cosa che so, a parte il fatto che è alta e bionda.”
“E’ molto bella. Molto.” Continua. “Ha un forte ascendente sul marito. Lei è sempre presente. Ad ogni meeting, ad ogni partita, persino ad ogni allenamento.”
“Vuoi dire che ora è qui?! Nello stadio?!” Che stranezza.
“Si. E’ così che è iniziata la storia con Cullen. Lei è sempre qui, lui è sempre qui, ed ecco fatto. Cullen all’inizio faceva solo il cazzone. Gli piacciono le donne e Irina è una strafiga. Bellissima, sofisticata, più grande, di potere. E’ un sogno erotico ambulante, tutti si vorrebbero sbattere, oh, scusa, volevo dire-“
“Emmett, sono una giornalista e non sono poi così ingenua. Sei rimasto a sbattere, vai avanti.”
“Dicevo, tutti si vorrebbero, ehm, fare, Irina o quelle come lei. Solo che noi siamo dei professionisti e ci facciamo un culo a capanna per essere teste di serie, non andiamo a fottere, oh, scusa, volevo dire-“
Giro gli occhi al cielo, ed è sufficiente perché Emmett continui.
“Dicevo, ti assicuro che tutti noi siamo coscienti del nostro posto. Ma Cullen è stato attirato come una mosca sulla tela del ragno. All’inizio l’ho avvertito, ma non mi ha voluto ascoltare e ora si ritrova in questo casino.”
Già.
Mi sta grandemente sul culo questa Irina. Bellissima, sofisticata, più grande, di potere… rotta in culo.
Hey, un momento…
“Emmett, secondo te Cullen è un submissive?”
Emmett si volta di scatto dalla mia parte e come a rallentatore lo vedo esplodere nella risata più scoordinata e cacofonica a cui abbia mai assistito. Ha addirittura le lacrime agli occhi!
“Beh?! E’ una domanda del tutto normale!” Mi indigno. Ultimamente faccio ridere tutti. Hippy ya ye.
“Oh, dolcezza! Scu-scusami, ma no. Direi proprio di no!” E riprende a ridere mentre si allontana all’interno dello spogliatoio, lo sento solo dire più volte ‘sub’ accompagnato da una nuova ondata di risate.
“Hey.”
“Hey. Oh! Heeeeyyy!” Non posso far a meno di esclamare e forse ho anche fischiato, alla vista di Cullen in divisa. Ha una maglia azzurra e pantaloni bianchi, è imbottito di qualcosa in ogni dove, anche se non ne avrebbe affatto bisogno, ha una specie di asciugamano che gli pende dalla cintura e un casco in mano.
Ed è più bello che mai.
“Ora puoi raccogliere il mento da terra, Syn.” Ghigna. Ma che simpatico. Vorrei vedere lui al mio posto! Tutto sto ben di Dio, imbottito così bene!
“Ha-ha, è che non avevo mai visto un giocatore di football da vicino, mi stavo solo chiedendo… eeeee… perché hai il numero 10 stampato sulla maglia e anche perché sei così… imbottito…” Deglutisco ripetutamente, non ce la faccio proprio a togliermi dalla testa Cullen tutto vestito così… a letto. Su di me. O sotto. O dove gli pare nelle mie vicinanze.
Si avvicina a me un po’. Un po’ molto. “Ho il numero 10 perché sono il quarterback e sono tutto imbottito altrimenti ci facciamo tanto, tanto male…” Mormora vicino al mio orecchio.
Oh si… tanto, tanto male… io alle ovaie di sicuro.
“Oh… ah… e… quel telo che hai sul… uhm… coso… cos’è?” Gesticolo imbarazzata verso il suo coso.
“Coso. Syn, solo tu puoi chiamare un cazzo coso. Ti facevo più sveglia.” E riecco il sorriso storto, si, si, quello che fa cadere automaticamente le mutande e tutta quella storia là.
Si avvia a grandi passi verso il campo, lasciandomi indietro insieme alle mie domande sul coso.
“Cullen! Aspetta! Per che squadra hai detto che giochiamo?” Gli urlo cercando di raggiungerlo.
“Gesù Cristo…” E’ tutta la sua risposta.
***
Sono sugli spalti in tribuna a cercare di capire che diavolo stanno facendo sul campo. Le loro urla rimbombano nello stadio vuoto. C’è anche un sacco di attrezzatura, imbottita pure quella. Ho il laptop sulle ginocchia e cerco info su questo gioco. Scopro che il quarterback è il lanciatore ed è il leader della squadra che deve essere dotato, oltre che di grande carisma sui colleghi, di precisione e di potenza di lancio, mobilità di gambe e capacità di leggere la difesa avversaria per intuire le mosse dei rivali.
Carisma.
Precisione.
Potenza.
Mobilità di gambe.
Capacità di leggere le mosse dell’avversario.
Cullen è tutto questo. E mentre lo guardo abbaiare ordini e muoversi con una grazia fuori da questo mondo, capisco che lui è esattamente così e altro ancora. Fuori e dentro il campo.
Le sue agili braccia compiono tiri sensazionali, le sue gambe, leve perfette, si muovono con estrema coordinazione e precisione, la sua muscolatura definita ma non eccessiva gli permette quell’agilità che deve avere un uomo nel suo ruolo. Scatto, velocità, flessuosità, prontezza, ogni singolo muscolo e nervo pronto ad ogni situazione. Un felino a cui nessuna preda può scampare.
Non riesco a guardare che lui. E’ vero quello che ha detto Emmett. Il pallone va da lui come se possedesse un qualche tipo di volontà. Gli altri si muovono per proteggerlo costantemente, quasi mossi da un istinto e non da una regola del gioco.
Guardarlo è come se fosse un onore, una concessione divina, una grazia ricevuta. Con un monito: se lo guardi, dopo non vedrai più nulla. E tu accetti. Dici subito di sì, mille volte sì, perché sai, dentro di te sai bene, che non ti fregherà un cazzo di guardare più nient’altro. E diventi cieca.
Io diventerò cieca senz’altro, perché questa vista alimenterà le mie nottate di gioia in solitaria per molto, moltissimo tempo, ripetutamente finché non mi consumerò e quando morirò, alla scientifica non sapranno spiegarsi la mancanza di impronte digitali su entrambe le mie mani, perché da quello che sto guardando ora, so che mi serviranno tutt’e due.
E inizierei ora, qui, ma pare brutto.
Mentre gemo vergognosamente solo al pensiero, vedo Cullen che si gira nella mia direzione e quando mi individua riesco a vedere il suo sorriso anche dentro il casco.
Secondo me ha capito perfettamente cosa stavo pensando, anche se è impossibile ed è solo la mia fantasia, poi però lo vedo voltarsi verso un mega schermo.
Oh, merda! Stanno facendo i test per gli schermi e io sono lì dentro, inquadrata perfettamente a un miliardo di pollici! Io e la mia mano che stringe una delle mie cosce! Oh, merda, merdissima!
Sghignazzano tutti, e fischiano pure! Ma non hanno quell’affare, il paradenti?! Come fanno a fischiare?!
Favoloso. Ora la mia Cullen-libidine è visibile in formato gigante a tutti!
Cullen sembra subire le prese in giro dei compagni di squadra. Sorride. Lo sfottono e sorride. Sarà un buon segno?
Mentre si rimettono in posizione, lui si volta verso la tribuna frontale alla mia. C’è una specie di enorme cabina chiusa da vetrate, probabilmente sono i posti degli addetti stampa o delle personalità. Riesco ad intravedere qualcuno dentro, sembra una donna, ne vedo solo la silhouette. E’ alta e sembra ben vestita da quello che posso intuire, sta fumando e si muove in maniera nervosa… oh, cazzo… è Irina Milton.
* Hey, Carla Bernstein, sei online? *
Il suono della chat mi distrae dalla vista e dal pensiero di Irina. E’ Rose.
- Ciao simpaticona. Sei la seconda persona in due giorni che mi chiama così. -
* Chi ha osato?! Solo io ti posso chiamare così! Dimmi chi è che la faccio fuori e vendicherò il tuo nome! :D *
- Edward Cullen. -
* -_- Il caso Blandino ti ha dato al cervello. Lo sapevo che finiva così. *
- Non sto scherzando. Sono allo stadio di football. Sono qui perché devo fare un dossier su Cullen. In questo momento stanno facendo gli allenamenti. -
* COSA???!!! STAI SCHERZANDO??? DIMMI CHE SCHERZI! *
- Mai stata più seria, perché? -
* CULLEN DEVE DISPUTARE IL SUPER BOWL! IL SUPER BOWL, CAPISCI?? *
- Si, lo so. E non ho manco capito per che squadra gioca. -
* Ohsignorebenedettoaiutamitu… Bella, Cullen gioca per i Giants. Tu in questo momento sei al MetLife Stadium, il loro stadio personale… *
- Oh, ah si? Buono a sapersi, aspetta che me lo scrivo. -
* Oh Bella, ti amo con tutto il cuore, ma solo tu non conosci i Giants, Cullen e Mc Carthy. Il poster che ho in camera da letto? Mc Carthy. Te lo dissi un po’ di tempo fa. E’ il re dei miei orgasmi auto inflitti più violenti. *
- Oh! Ho conosciuto un Mc Carthy! E’ molto simpatico, è enorme e ha un bellissimo sorriso. E’ qui, ora. -
- Ciao simpaticona. Sei la seconda persona in due giorni che mi chiama così. -
* Chi ha osato?! Solo io ti posso chiamare così! Dimmi chi è che la faccio fuori e vendicherò il tuo nome! :D *
- Edward Cullen. -
* -_- Il caso Blandino ti ha dato al cervello. Lo sapevo che finiva così. *
- Non sto scherzando. Sono allo stadio di football. Sono qui perché devo fare un dossier su Cullen. In questo momento stanno facendo gli allenamenti. -
* COSA???!!! STAI SCHERZANDO??? DIMMI CHE SCHERZI! *
- Mai stata più seria, perché? -
* CULLEN DEVE DISPUTARE IL SUPER BOWL! IL SUPER BOWL, CAPISCI?? *
- Si, lo so. E non ho manco capito per che squadra gioca. -
* Ohsignorebenedettoaiutamitu… Bella, Cullen gioca per i Giants. Tu in questo momento sei al MetLife Stadium, il loro stadio personale… *
- Oh, ah si? Buono a sapersi, aspetta che me lo scrivo. -
* Oh Bella, ti amo con tutto il cuore, ma solo tu non conosci i Giants, Cullen e Mc Carthy. Il poster che ho in camera da letto? Mc Carthy. Te lo dissi un po’ di tempo fa. E’ il re dei miei orgasmi auto inflitti più violenti. *
- Oh! Ho conosciuto un Mc Carthy! E’ molto simpatico, è enorme e ha un bellissimo sorriso. E’ qui, ora. -
.
.
.
- Rose? Rose, ci 6 ancora? -
- Rose? -
- Rose? Rose, ci 6 ancora? -
- Rose? -
Accidenti, dev’essere caduta la connessione. Mi sarebbe piaciuto avere delle informazioni in più. Rose guarda il football, per Mc Carthy soprattutto, e sicuramente mi saprebbe dire tante cose. Magari sa anche qualcosa della Milton. E magari sa se è in qualche modo collegata a Blandino.
Continuo le mie mezze ricerche. Mezze perché non riesco a concentrarmi con Cullen che si muove in quel modo… osceno! E quella voce… quegli ordini… come cazzo mi può essere venuto in mente che potesse essere un sub, non lo so. Quello di sub ha soltanto tutto il genere femminile vivente.
Sento vibrare il cellulare. Sono indecisa se rispondere o infilarmelo nelle mutande e continuare a guardare Cullen, ma invece guardo il display e mi accorgo che è Rose.
“Rose?”
“Dove sei?”
“Te l’ho detto, allo stadio Metqualcosa, perché?”
“Sono qui all’ingresso ma non mi fanno passare. Puoi dire qualcosa al tizio, prima che lo stenda?”
“Come sarebbe a dire che sei qui? Ci siamo lasciate cinque minuti fa, come fai a essere qui?”
“Ho fatto in fretta. E’ la velocità ‘Mc Carthy è nello stadio’. E’ come la velocità Warp di Star Trek.”
Rido di gusto. Solo lei è in grado di attraversare mezza New York in cinque minuti. Deve tenerci proprio a Emmett.
“Ok dai, passamelo.”
La sento grugnire qualcosa al tizio.
“Pronto?”
“Salve mi chiamo Isabella Swanderschtuck, sono l’assistente personale di Edward Cullen, mi trovo qui all’interno del Met… del Met. Faccia pure passare la dottoressa Halenkova, è attesa per la fisioterapia speciale. Grazie.”
“Si madame.”
Pft. Basta pasticciare con i cognomi in maniera confusa ed ecco aprirsi le porte. Funziona sempre.
“Eccomi! Allora? Dove vengo?”
“Non vicino a me. Non voglio sentirti mentre vieni pensando a Emmett.”
“Emmett! Oooohhh…”
Rido di nuovo. Non è da Rose impazzire così per un uomo, e francamente è un po’ ridicolo.
Ah sì? E tu Isabella Swan? Che vuoi masturbarti in tribuna guardando Cullen tutto sudato, invece sei il top della serietà, vero?
“Sono nella tribuna ovest. Sono sola qui, vedrai che mi individui subito.”
“Ok! Arrivo a razzo!”
***
Rose è seduta accanto a me e mi sta spiegando una serie di passaggi che incomprensibilmente… comprendo!
I miei occhi sono incollati a Cullen, i suoi a Mc Carthy.
Nel frattempo le racconto di come sono andate le cose finora.
“Isabella Swan. Sei gelosa.”
“Io? Macchè, è che la Milton non mi piace. E poi cosa viene a fare allo stadio durante gli allenamenti? Che significa? E perché ha molestato Cullen? Che vuole da lui?” Dico stizzita.
“Molestato? Oh, amore mio, io dubito che quello lì si faccia molestare. Guardalo, è l’emblema del comando. Quello lì non è nemmeno il Comandante, è il fottuto Ammiraglio della nave. Capisco perché te ne sia innamorata.”
“COSA?! Io non mi sono innamorata di Cullen.”
Si volta completamente verso di me, è riuscita a staccare gli occhi di dosso da Mc Carthy, il che la dice lunga. E si è pure tolta gli occhiali da sole.
“Oh, sì che lo sei.”
“Oh, no che non lo sono.”
“Sì, invece.”
“No, invece.”
“Sì. Sì.”
“No. No.”
“Isabella.”
“Rosalie.”
“Dimmi una cosa. Solo una. Senti le farfalle nello stomaco quando lo guardi?”
Non le rispondo. Non posso. Sarebbe bugia nera. Nerissima. Pece.
“Lo vedi? Sei innamorata.”
“Ma se non ti ho risposto!”
“Non hai detto niente e la conosco la storia delle bugie bianche. Dai, inventati una bugia bianca.” Ghigna malefica.
“Non sento le farfalle nello stomaco!” Fregata. Bugia bianca.
Ghigna di nuovo. Un bel sorrisetto storto come quello di Cullen. Solo che il suo è maligno. O almeno non lo trovo sexy come quello di Cullen.
“Vai avanti… dai che ce la fai…” Cantilena. Stronza. Lo sa che sfagiolerò tutto.
“E va bene! Non sento le farfalle nello stomaco, sento un cazzo di stormo di piccioni giganteschi, ok?!”
“Molto interessante… Syn.”
La voce non corrisponde minimamente a quella di Rose e lei in questo momento non sta parlando, anche perché è troppo occupata a tenere la bocca spalancata.
Mi volto di scatto ed eccolo lì. Quello dello stormo di uccelli più numeroso del film di Hitchcock. E in questo momento sono impazziti.
Cullen è tutto sudato, sorridente e con il casco in mano. I suoi capelli brillano sotto al sole e la sua pelle è rosea e lucida per lo sforzo. Mi chiedo se è così anche quando-
“Levati dai piedi Cullen. Buongiorno signorina. Mi chiamo Emmett Mc Carthy, offensive tackle e colonna portante di questa squadra di teste di caz-… di poveri ragazzi senza un perché. Non senza di me. Lietissimo di conoscerla Miss?...”
Emmett spintona malamente Cullen, il quale fa fatica a non cadere sotto la gomitata di quella montagna vivente, e si presenta a Rosalie come se io e il suo amico non fossimo nemmeno presenti.
“Ro-Rosalie Hale…” Rose si alza in piedi completamente ipnotizzata e instupidita da Emmett. Giuro su Blandino che non l’ho vista così da… mai! Poi tira un respiro e cerca di darsi un tono. “Fisioterapista e amica di Bella Bernstein qui.” Mi rivolge un cenno dismissivo. Ha! Bell’amica!
“Fisioterapista? Aaah! Sento un dolore terribile qui, lungo la schiena! Sento che non riuscirò a muovermi mai più!” Esclama Emmett improvvisamente, passandosi la mano sul torace. Rosalie alza un sopracciglio.
“Bella?”
Mi volto verso Cullen, che francamente è molto meglio da guardare di questi altri due che tra un minuto e venti secondi saranno appiccicati e senza vestiti in qualche corridoio di questo stadio, che mi guarda intensamente e si mordicchia il labbro inferiore.
Io non riesco a proferire parola. Non ci riesco, è inutile. Non riesco a guardarlo così, è troppo per me. Mi rimbomba in testa la mia conversazione con Rose di tutta quella storia dell’innamoramento. Mi sento male. Non so che fare, non so che dire, non so dove guardare, non riesco a pensare. Mi metto le mani tra i capelli, guardo lui, guardo verso la cabina e vedo la Milton rivolta nella nostra direzione. Guardo di nuovo lui che guarda me e nella mente continuo a ripetermi no, no, no, non va bene, non mi sono innamorata, non di Cullen, lui è Cullen! Asso del football, tombeur de femmes, ricco, intelligente, ammiraglio di navi, bello da morire e… no. Le cose non si incastrano, i conti non tornano e io… non ce la faccio.
“Devo andare.” Mormoro velocemente raccogliendo le mie cose.
“Hey… credevo dovessi rimanere sempre con me… Hey! Syn! Bella, dove stai andando?” Lo sento dire, ma io sono già dentro la struttura tubolare che collega il campo con l’interno dello stadio, un finger, molto appropriato a Cullen, ma io non sono una hostess nè niente di quello che possa interessare a uno come lui, quindi schizzo via.
Qui, però, stiamo parlando di Bella Swan-cellulite-sul-culo e di Edward Cullen, quarterback della squadra di football che sta per disputare il Superball e che probabilmente, da quello che ho potuto vedere, vincerà di parecchio. Combinazione, invece, altamente perdente per me.
“Swan!” Mi strattona contro la parete del finger. La mia fuga non è durata nemmeno due secondi.
Lo guardo negli occhi e so che non ce la farò mai.
“Bravo. Che c’è? Vecchie abitudini? Io non faccio l’hostess. Vedi se interessa a Irina Milton, è là dentro.” Gli dico duramente indicando verso il campo.
Mi lascia di colpo e mi guarda come se gli avessi dato uno schiaffo, ma è come se il dolore del colpo lo sentissi io. Poi la dinamica cambia e riesco a vedere ogni stadio della sua crescente furia.
Inizia dondolando il capo lentamente in assenso, le sue labbra sono strette in una linea dura, le sue narici si allargano e i suoi occhi sono gelidi. Crescente furia non va bene, incazzatura nera è più specifico, invece.
“Sei tu che mi volevi stare sempre appiccicata al culo. Tu che hai invaso e infestato ogni cazzo di minuto della mia giornata e della nottata anche. Sei a casa mia, sei nello stadio, sei nelle strade che percorro, sei nella gente che conosco, sei nei miei cazzi privati e l’hai fatto stritolando ogni cosa che incontravi sul tuo cammino. Sei… sei sul mio divano! In cucina! In bagno! In camera da letto!-“
“Cosa? Hey! Io non ho mai messo piede nel tuo bagno o nella tua camera da letto!”
“Si, invece! Sei lì! Sempre lì!-” Gesticola per aria come se fosse impazzito.
“Ci conosciamo solo da ieri, sempre mi pare una parola un po’ eccess-“ Ma mi interrompe, probabilmente non mi ha nemmeno sentito.
“Non occorre che tu sia lì fisicamente, è bastato averti su quella cazzo di maglietta! Perché cazzo non l’abbia fatta lavare non lo capirò mai! Tu Swan, mi stai mandando il cervello in corto circuito! Ho fatto una fatica bestiale oggi in campo per mantenere la concentrazione!-“
“A me non pareva proprio." Mugugno, ma tanto è inutile perché è un dannatissimo fiume in piena.
“Con le tue labbra… e… e quella fottutissima coscia! Quando parli capisco sempre la metà di quello che dici perché sono troppo occupato a guardarti la bocca e immaginare… AARGH!” Sbatte malamente il casco sul terreno e si avvia a grandi passi verso lo spogliatoio.
Io ho il fiatone.
Lui è incazzato mortalmente e io sono fradicia in mezzo alle cosce! Ha parlato come un treno, di cosce e di magliette ed è lui che dice che va in corto circuito! E non ho nemmeno preso appunti!
Vado a passo spedito verso lo spogliatoio, decisa a rimettere le cose in quadro.
Non lo vedo quando inizio a parlare ma sento lo scroscio d’acqua della doccia e vedo i pezzi della sua divisa buttati sul pavimento. Li raccolgo distrattamente e mi avvicino al cubo-doccia in marmo a cui manca completamente la porta. “SENTI CULLEN,” Urlo per farmi sentire. “QUI ABBIAMO PERSO LE TRACCE DEL NOSTRO OBIETTIVO.” Sbircio un po’, ma poco poco, pochissimo, giusto per vedere la perfetta chiappa di Cullen di profilo. “IO NON INTENDEVO FARTI ARRABBIARE E DI CERTO NON INTENDEVO FARTI PERDERE LA CONCENTRAZIONE IN CAMPO. NON HO CAPITO MOLTO BENE LA STORIA DELLA MAGLIETTA E LA MIA COSCIA E’ FINITA SUL MEGA SCHERMO PER ERRORE, SONO CERTA CHE NON ACCADRA’ ANCORA, VEDRAI. Spero. E’ CHE SONO UN PO’ CONFUSA AL MOMENTO.” Lo sento borbottare ma non capisco un accidente, quindi proseguo. “NON SEI L’UNICO CHE CORTOCIRCUITA QUI. IN OGNI CASO FACCIAMO QUELLO CHE DOBBIAMO FARE, OK? TU ALLENATI, FAI LE TUE COSE, SCRISTA CON ME E TUTTO IL RESTO E IO CONTINUERO’ A ROMPERTI I COGLIONI, OK? E GUARDA CHE SONO STATA SINCERA! TU SEI… SEI COME ADONE CON IL BONUS DI ESSERE UN CAMPIONE DI FOOTBALL E IO SONO SOLO-“
“AHHHH... SWAN! NON ANCHE QUI!”
Ops…
Due secondi dopo, Cullen appare davanti a me, frustratissimo, con una mano a reggersi un telo bianco davanti alle parti basse, tenendolo distante come se avesse un'ingombro. Oh... Oh!
Con due passi mi raggiunge, mi è talmente vicino che alcune gocce d’acqua mi cadono nella scollatura. Bene. Ora sono bagnata anche lì.
Con due passi mi raggiunge, mi è talmente vicino che alcune gocce d’acqua mi cadono nella scollatura. Bene. Ora sono bagnata anche lì.
Forse vuole dirmi qualcosa ma invece rimane a guardare quelle goccioline che percorrono il breve tratto dal mio sterno fino a sparire tra i seni. Almeno credo, perché io sono troppo occupata a guardargli la bocca semiaperta nel respiro intenso, ancora bagnata, rossa e perfetta.
“Syn…”
Lentamente porta la sua mano su di me per seguire quel percorso. Non va oltre il decente, ma tanto basta per farmi venire i brividi e marchiare quel tratto di pelle a vita.
Ha le sopracciglia contratte e il suo respiro è irregolare.
“Perché ogni volta che ti avvicini a me sembri soffrire tanto?” Sussurro.
Alza gli occhi ai miei. E’ vero, non mi sono sbagliata, il suo viso sembra quello di un uomo che sta resistendo a una tortura. Sono così fastidiosa?
Sì che sono fastidiosa, ma è così duro starmi vicino? Il mio istinto dice che c’è roba da scoprire, come per Blandino, ma la mia auto-preservazione invece mi sussurra urlando Sì! E ringrazia che non gli spuntino dei brufoli in faccia!
Sospira pesantemente e poi sorride. E’ un sorriso tenero, non è come quello diabolico che usa sapientemente, anche se non fa meno danni.
“Aspettami fuori. Andiamo a mangiare un boccone e dopo, cinema.”
***
“Ma che caffate, lui nnn è innamoafo ndi lei, quella nn ha nienfe mdi spfeciae, è solo che lei è mna fociopafica ed è m’unica fpeanza per lui mdi scopae, ndi fucchiarla a morfe e mdi non farfi fcoprire. Pfftt!”
Sgranocchio ancora bruscolini quando usciamo dal cinema, creano dipendenza sti cosi. E’ una bella serata e Cullen mi ha portato in un cinema a Staten Island dove danno vecchi film, siamo entrati a spettacolo iniziato così non ha rischiato di farsi assalire dai fans.
“Swan, questo è un cult. Piace a tutti. Tutti si sono innamorati di questa storia d’amore tra il vampiro anemico e la ragazza dal sangue irresistibile. Solo tu la puoi fare a pezzi in quattro e quattr’otto-“
“Mampiio anemico! Fcerfo che mui è anemico! Mon ha fangue! E fi è impelagafo con una ragaffetta fecca e pallida. Non funfioneà mai. Due ciuffciatine ed è finito il mdiverfimenfo. Mei è molliffia e mui è mdi marmo. A lei fembra che verrà la fubercofosi da mun momenfo all’alfro e lui è eferno. Fangue irrefiftibile il mio culo. Però lui è mun gran mfigo. Fi fomiglia un po’, folo che lui mgioca a bafeball. In ogni cafo, fe lui foffe un ragaffo normae fi farebbe sbaffuto meffa scuoa e mom avrebbe degnafo di uno fguardo la povea crifta capifafa in quel buco piovofo. Che fffiga, mmm, ffsiga, mmm, caffo, sfiga! Oh!” Deglutisco e butto via il resto dei bruscolini. “Che c’è?”
Cullen sembra stia passando il momento più divertente della sua vita. Ridacchia rivolto al cielo ed è spensierato come non l’ho mai visto prima. Anche se lo conosco solo da ieri. Ed è sempre più bello.
“Sei cinica, Syn. L’amore è l’amore, non guarda in faccia a nessuno, altrimenti chi è bello scoperebbe solo con chi è bello e chi è brutto con chi è brutto, ma non è così.”
“Sì che è così.”
“No, non lo è. Non dirmi che conosci solo coppie appaiate per aspetto, perché altrimenti dovrò ripensare al fatto che tu sia intelligente.”
“Hey, non ho capito se mi hai insultato o mi hai fatto un complimento, ma io sono intelligente! Invece dimmi una cosa, Cullen. Con quante ragazze ti sei appaiato che non fossero superfighe, eh? E non mi raccontare scemenze perché io per quelle ho un fiuto infallibile dato che ne racconto a bizzeffe.”
“Ah, quindi a me hai raccontato solo scemenze?”
“A-ah, deviazione. Non cambiare discorso, bello. Rispondimi invece, dai, dai, che mi voglio proprio divertire.”
“Mmh…”
“Beh?”
“Mmmhhh…”
“Visto? Te lo dico io. Zero. E lo sai il perché? Perché non funzionerebbe! Oh, non dico che non capiti, capita sì, ma soltanto perché quello bello tra i due copulanti ha avuto un momento di insicurezza. Subito dopo, quando cioè è passato il momento ‘ma si, facciamocela, una in più fa media e classifica’, la bruttina insipida è bella che dimenticata, o non presa in considerazione per qualcosa di più duraturo. L’amore eterno! Istinto! Ti amo perché sei meravigliosa dentro! Cazzate! Crederei di più a un ti amo perché hai un bel culo e ci voglio giocare tutta la vita. Quello per un uomo è vero amore. Non fa niente che lei non sia laureata ad Harvard, se ha un culo decente troverà uno con un culo altrettanto decente e detti culi vivranno per sempre felici e contenti. Una con il culo grosso troverà uno con il culo grosso o con la pancia o con due tette al posto dei pettor… Cullen? Dove sei?”
Mi volto e lo vedo immobile sul marciapiede, ha il viso abbassato ma mi guarda intensamente, molto intensamente, troppo… intensamente… con quel sorrisetto che non promette niente di buono. E il mio cuore accelera, fa sempre così quando… oh, cazzo, ormai fa così di fisso quando sono con lui.
Si avvicina lentamente e di riflesso io cammino all’indietro.
“E così…” Mormora con voce profonda.
“… Isabella…” Continua avanzando verso di me.
“… ti sei laureata ad Harvard…” E io faccio un altro passo indietro.
“Co-come lo sai?” Ha fatto ricerche anche lui su di me?
Alza per un attimo le sopracciglia come per sottolineare l’ovvio.
“… hai avuto esperienze con dei coglioni…” Prosegue nella mia direzione, io invece ho finito di indietreggiare perché sento un muro dietro di me.
“Coglioni è il fraintendimento del secolo.” Mormoro ripensando alle mie esperienze con gli uomini.
“… e credi di avere un culo non decente… parole tue…” Ghigna più apertamente e ormai mi è praticamente addosso. Dovrei sentirmi a disagio, invece mi sento elettrizzata, il cuore mi batte forte, la pelle è percorsa da brividi e le labbra si dischiudono come per respirarlo. E respirare Cullen è un’esperienza che ha del trascendente.
“… ho una notizia sensazionale per te, Syn, prendi appunti se credi…” Mormora piano ed è come se emettesse quella vibrazione che fanno i gatti quando li accarezzi. Ha detto qualcosa su una notizia… forse dovrei prendere davvero il taccuino nella borsa…
“… tu, Syn, hai davvero un culo indecente…” Mi sussurra all’orecchio. Si tiene a distanza, ma sono certissima che sia al massimo di un millimetro, perché riesco a sentire tutto il suo corpo sul mio, tutto il suo calore, ogni suo sinuoso movimento, sento le sue mani sfiorarmi… ma, hey!
“Oh! Ok, l’avevo già detto io, non occorreva rimarcarlo…” Rimango malissimo. Un conto è dirmelo da sola, tutta un’altra faccenda è se l’oggetto dei tuoi desideri te lo spiattella in faccia.
“… talmente indecente… che mi viene duro ogni volta che lo guardo…”
“C-cosa?”
“Il cazzo.” Mi risponde immediatamente e sento le sue labbra sfiorarmi l’orecchio. Se continua così non sarò più in grado di capire niente.
“N-no, volevo dire, parlavo della faccenda… che il mio culo… è indecente e a te viene… viene…”
Lo sento gemere lievemente. “Smettila di dirlo…”
“Cosa?... Culo?...” Che ho detto? Chi si ricorda? Ho la lingua di Cullen che mi passeggia beatamente tra l’orecchio e il collo, e la cosa non mi aiuta per niente.
“Culo… viene… se dici un’altra volta viene… io avrò un serio problema da risolvere…” Le sue mani smettono di sfiorarmi e prendono possesso dei miei fianchi. Il millimetro tra di noi è scomparso. E io sento il suo problema in tutte le sue dimensioni… e… cazzo…
“Viene…” Azzardo.
Lui spinge il bacino contro di me gemendo più forte e ora ce l'ho io un problema da risolvere. Con dei fazzoletti, subito.
“Syn… perché mi fai questo…” Continua a baciarmi e ad accarezzarmi, io non mi muovo, vorrei farlo, vorrei, lo giuro, vorrei girarmi e baciarlo, ma ho paura. Ho paura che se mi muovo, lui smetta. E’ come nei sogni, quando ne fai uno bellissimo e non vuoi svegliarti.
“Non… non sto facendo niente… non è colpa mia… ho p-provato, ma rimane sempre così…” Ma sta faccenda dell’immobilità durerà non più di cinque secondi, quindi ti conviene baciarmi, prima che mi svegli.
“Cosa?...” dice tra baci bagnati e mani che stringono. E i cinque secondi sono passati, quindi mi muovo senza più ritegno su di lui.
“Il mio culo… oh…”
“Cazzo, Syn…” Mi stringe il culo con entrambe le mani, lo strizza deliziosamente e mi avvicina a lui ripetutamente, con il ritmo che ha stabilito. La mia gamba vola su un suo fianco di sua spontanea volontà, non ho più senno, non ho più parole, non ho più volontà, sono travolta da questa sensazione di assoluta perfezione.
“… è perfetto…” Geme, ma sembra un lamento. “… rotondo… morbido…”
“Troppo morbido…” Il mio culo è il mio tallone d’Achille, e questo Achille mi sta uccidendo.
“Syn… ti detesto… ti metti sempre la gonna… sempre… e stasera… ti sei messa… i jeans… sei una stronza…” Si lagna, ma non smette un solo secondo di baciarmi, toccarmi e fottermi a secco. E la cucitura dei jeans piantata sulla mia vagina è piacevole, ma mai quanto se non ci fosse. Ha ragione. Sono una stronza.
“E’ che… dovevamo… uscire… oh… e… volevo che… il mio culo…”
“Piantala…”
“… sembrasse più sodo…”
“Fanculo.”
Mi bacia.
Le sue labbra sono morbide ma mi bacia con forza, a bocca aperta, si fa spazio con la lingua, non chiede, non esita, mi succhia e mi bacia gemendo, ansimando, e credo anche imprecando. O forse tutto questo sono io. Ma ha ragione lui. Fanculo.
“Cul… Cull… en…” Cerco di parlare.
“Sta zitta…” Riesce a dire e si riavventa sul suo pasto. I colpi che il suo bacino infligge alla mia vagina diventano più decisi, si muove con precisione roteando il bacino. Sta cercando il punto perfetto, esattamente come quando in campo lancia al ricevitore. E lo becca. Lo becca di brutto.
“Mi stai bagnando i jeans…” Dice deliziato tra i baci che continua a darmi.
“Oh… ho bagnato… qualsiasi cosa… da quando sei… entrato… da quella porta… sedie… mutande… la tua maglietta… c’ero quasi… sulla tua maglietta…”
“Lo so… te l’ho detto… l'ho fatto apposta... e tu… mi fai camminare… male… giocare male… quel cazzo di… sospensorio… fa male… quando ce l’hai costantemente… duro…”
“Quelle cazzo… di mutandine… sono fastidiose… quando… ce l'hai… costantemente… bagnata…”
“Syn… dimmi che stai per venire… perché io… io… apri gli occhi… apri gli occhi… guardami Syn… guardami…”
“Oh… no…” Ho aperto gli occhi e ho fatto male, perché il viso di Cullen che sta per orgasmare rende cretini a vita. “Oh… sì… sì… SI! Fatto… fatto… FATTOOOO!”
“Ges-ù… Cristo… Syn! Syn! Syn…” Cantilena non smettendo per un solo secondo di guardarmi. Forse sorride, o forse è solo una smorfia di piacere, ma verrei di nuovo solo per gustarmi questo momento.
Mi lascia delicatamente la gamba che solo ora mi accorgo di quanto abbia stretto nella sua mano. Ansimiamo in cerca di fiato e le nostre fronti sono appoggiate l’una all’altra.
“Convinta… ora?...” Sorride debolmente.
“Mmmmh…” Non vorrà mica parlare? Ma come fa? Io non ci riesco. Lo sapevo che sarei diventata cretina a guardarlo mentre viene. O forse sono diventata cretina perché ha fatto venire me? Ma che ne so!
“Guardati… non hai fiato… vieni…”
“Di nuo… vo?!...”
Ridacchia. “Intendevo dire a casa… domani andiamo a correre… ti voglio più in forma per quando ti fotterò davvero… da dietro.”
“Oh… Cullen… guarda che… io ho dei tempi… di recupero… nulli… con te… nei paraggi…”
***
Sì. Esperimento confermato. Infatti dopo sono letteralmente svenuta.
Mi sono svegliata in una camera da letto che non avevo mai visto prima, ma a guardarmi bene intorno e vedendo la maglietta che ieri Cullen ha indossato per fare jogging, su un comodino, presumo che sia proprio la sua camera da letto. Oh! Cazzo! Non riesco a muovere neanche un muscolo! Lo sapevo che tutto st’esercizio fisico mi avrebbe fatto male!
“Sei una pappamolla, Syn. E non sto parlando del tuo culo.”
Riesco a malapena a sollevare, ma di poco, il collo. Cullen è in piedi sulla porta con un vassoio in mano e mi sta parlando del mio culo guardandomi molto male.
“Caffè… antidolorifici… dieci o quindici possono andare…” Sollevo una mano agonizzante verso di lui che ora sorride.
“Oh, Syn, ti a-“ Si interrompe.
“Cosa?”
“Ti… ti ho portato la colazione.”
“Oh, grazie. Hey, sei andato a correre senza di me?” Faccio finta di lagnarmi, ma dentro di me ringrazio Dio profusamente.
“Già. Avrei potuto fare allenamento extra correndo nel parco e trascinando una barella con te sopra, ma ho preferito lasciarti dormire. Eri sssssposssaaata. Eh!”
Ma che faccia di culo! Certo che ero spossata! Tutto il giorno a guardarlo, lo jogging intorno all’intero Equatore, liquidi persi da qualsiasi parte e due orgasmi! Vorrei vedere lui!
Bella Swan. Lo stai guardando. E se guardi meglio, quello non è sudore, è rugiada. E’ fresco come un fiorellino di campo.
“E hai dormito male. Hai avuto incubi… parlavi nel sonno… ripetevi parole strane e nomi… un certo Blandino… e Iri…“
“Irina.” Mi incupisco. E anche lui.
***
Arriviamo allo stadio e io decido, mentre Cullen scrista in una lingua a me sconosciuta, di andare sul campo con lui. Oggi mi sono attrezzata. Ho due registratori, quaderni, penne, pc e telecamera. Ok, la telecamera mi serve solo per far finta di fare un video per il dossier e avere invece la scusa di registrare per sempre il culo di Cullen in azione.
“Ciao Ffffingerrrr…”
Una ragazza bruna giunonica in costume da cheerleader smorfioseggia con il mio… dossier e lui per tutta risposta si avvicina, la bacia sulle labbra e se ne va.
COSA???!!!
Rimango congelata sul posto mentre lo guardo allontanarsi. Fischiettando! E la tizia torna alla sua postazione sventolandosi con un pon-pon.
Oh no, no, no, no. No.
Mi avvicino facendo finta di nulla al gruppetto di ragazze altissime, fanculo, e noto subito i loro culi perfetti. Stronze.
“Saaaalve…” Approccio la bastarda. E sorrido pure. Non mi devono dare il Pulitzer, ma l’Oscar piuttosto.
“Hey.” Mi squadra. “Sei qui per il provino? Sei bassina, ma non sei male. Tieni.” Mi passa un costume appoggiato su una panchina. “Questo dovrebbe andare, è elasticizzato.” Stronza. “Cambiati, poi torna qui e fammi vedere cosa sai fare, ok?” Si gira e raggiunge le compagne.
Guardo l’affarino minuscolo che ho in mano, guardo lei, penso al bacio e decido.
Te lo faccio vedere io cosa so fare, stambecco.
Mi cambio in fretta e torno in campo. Passo radente gli spalti per non farmi notare troppo perché sto cazzo di costumino è più risicato di un bikini. Fortunatamente le tizie sono impegnate a provare dei passi, così io mi piazzo dietro a loro e cerco di copiarle.
“Oh, eccoti. Vieni qui davanti, sei più bassa di noi, se ti metti dietro non ti vedranno.”
Era proprio quello che volevo, volpe.
Mi fanno vedere i passi base e sorprendentemente riesco a rifarli, anche se non bene come loro e mi diverto pure.
“Hey Angela, Cullen sta guardando da un po' in questa direzione. Che gli prende?” Chiede una cavalla a quella di cui ora so il nome.
“Mmmmh. Sarà stato il bacio. Oggi sono stata super.” Miagola.
Sì, super stronza. Hey, un momento, come sarebbe a dire oggi?! Perché? Ce ne sono stati altri?!
“Uhm… è il tuo ragazzo?” Chiedo facendo la vaga. Credo.
“Chi? Cullen? No, macchè. Magari.”
Aspetto che vada avanti, ma invece sembra aver concluso lì. Eh no, concluso un cazzo!
“Allora perché lo hai baciato?”
“Non l’ho baciato io, mi bacia lui. Lo fa sempre quando ci siamo anche noi. Questo è un allenamento pre partita, è formale e lui dice che quando mi bacia vince sempre, lo ha fatto casualmente prima di una partita in cui sembravano spacciati, così sono diventata il suo portafortuna.”
Sempre!
No! Questa storia deve finire! O ammazzo lei, o faccio trasferire Cullen in Australia!
“Mh. Ci sei stata a letto?” Chiedo facendo finta di fare la compagna di segreti. “E com’è?”
“Pft, tutte ci siamo state a letto. Com’è? Da sucidio, perché dopo vuoi morire in piena consapevolezza che non troverai nessun altro così. Mai più. Ecco com’è. Una volta e basta. E’ la regola di Cullen, lo sappiamo tutte e alla fine decidiamo tutte di andarci lo stesso. Ma l’hai visto?” Me lo indica in ovvietà.
L’ho anche sentito se è per questo.
Però mi sto sentendo male. E io che mi preoccupavo di Irina Milton, mentre lui si è fatto TUTTE le cheerleaders di tutto il campionato, compreso quello universitario!
Maiale!
Porco!
Bastardo!
Come si è permesso di farmi venire a secco, due volte pure!!! E tutte quelle cazzate sul mio culo!!!
Isabella Swan, il caso del Senatore Blandino te lo puoi scordare perché sei troppo stupida per capire un cazzo!!!
Marcio furiosa verso i giocatori in pausa, arraffo il primo che trovo senza casco e gli pianto un bacio sonoro sulle labbra.
“Oh! Ecco. Ciao… Sono Bella, tu sei?” Mi sembra carino almeno presentarsi, in queste circostanze.
“Bella…” Bofonchia l’energumeno nero ancora in preda alla sorpresa. Eh, anch’io bacio da dio, caro Cullen.
“Sì… è il mio nome… volevo sapere il tuo, campione.” Ghigno.
“TYLER! AL TUO POSTO! ORA!” Urla Cullen. E’ imbufalito! Oh, oh, oh! Prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr!!! Così impari!
“CIAO TYLER, SPERO CHE MI PORTERAI FORTUNA!” Urlo per farmi sentire bene.
“Emmett, testa di cazzo, sta zitto e mettiti in posizione.” Sento mugugnare Cullen a Mc Carthy che se la sta ridendo a crepapelle.
Torno dalle mie nuove compagne e mi rimetto in posizione pronta a scuotere il mio culone ben bene. Ho l’adrenalina a mille, zampettare e fare la sgualdrina mi farà bene.
Non fa molto bene al gioco però, perché vedo parecchi giocatori voltarsi spesso e inciampare più volte. Il tutto per la collera e la frustrazione nera di Cullen.
***
Nel momento in cui tutto sembra in pausa, decido di farmi un giretto nel box dove ieri ho visto Irina. Il mio istinto supremo mi suggerisce di portare un mini registratore, non si sa mai. E comunque devo vedere se quest’affare funziona prima di usarlo per Blandino.
E’ aperto e riesco ad entrare non vista. Mi guardo intorno e noto sedie, monitor e apparecchiature varie. Piazzo il registratorino tra le apparecchiature per fare una prova e mi infilo l’auricolare.
“Isabella Swan.”
Mi volto di scatto e vedo una donna bellissima, sui quaranta, vestita in maniera raffinata e con tanto di sigaretta con bocchino.
“Irina Milton.” Rispondo immediatamente. “Come sa il mio nome?”
“Oh, cara,” Dice avvicinandosi a me ma tenendo gli occhi sulla vetrata che dà sul campo. “Io so tutto quello che riguarda Edward.”
Ha! Edward. Gne gne gne. Troia.
Si volta lievemente verso di me e mi squadra, anche se lo fa in maniera sottile. “Sei cosciente di essere un diversivo per lui, non è vero, cara?” Mormora.
Merda. Guardandola mi viene da dire ‘Sì!’perché la Milton è una donna dalla bellezza insostenibile. Proprio come Cullen.
“Sei cosciente di essere sposata, cara?”
Sogghigna debolmente. “Oh, certo che sì… ma spero ancora non per molto, in verità. Posso parlare sinceramente, vero? Edward è mio. Lo è sempre stato e lo sarà sempre. Non ci sono dubbi di sorta su questo e vorrei renderlo chiaro prima che tu faccia del male inutilmente a te stessa.”
Sento un dolore incredibile. Nulla paragonato a quando mi sono rotta la caviglia. Questo è un miliardo di volte più potente.
“Sei molto carina… capisco perché Edward sia tanto preso da te, ora. Ma lui ha gusti molto particolari… non credo tu sia lontanamente in grado di soddisfarli. Lo lascio sempre giocare. Fare le sue cose in giro. Ma poi torna sempre in ginocchio da me. Ogni. Volta.”
Respiro male. Mi sono innamorata come una deficiente dell’uomo di una donna bellissima, misteriosa, irraggiungibile e che soddisfa tutte le voglie di Edward. Mi viene da vomitare.
E mi viene anche di strapparle la pelle a unghiate.
E mi viene anche di strapparle la pelle a unghiate.
“Sei bellissima, posso capire Edward, ma tu dimentichi un dettaglio: Cullen è giovane, libero, vive per il football, non occorre una laurea o uno status sociale superiore per capirlo. Lo rovinerai. Lo trascinerai nel fango con te e sebbene io sia solo un passatempo per lui, farò ciò che posso per impedirtelo. Non mi incanti con il tuo abito firmato e le tue unghie finte, tu sei sporca, non ti interessa Cullen, altrimenti avresti mollato il tuo bel marito ricco e ora saresti alle Hawaii con lui a soddisfare tutte le sue voglie particolari. Scoprirò cosa c’è sotto e ti rovinerò.”
“Povera piccola sgualdrinella, ti sei messa in un gioco che nemmeno puoi comprendere-“
“Irina.” La voce imperiosa di Cullen prende entrambe di soprassalto.
“Tesoro. Stavo giusto facendo conoscenza con la tua nuova amica.”
“Swan. Vattene via.”
Cullen non molla nemmeno per un istante lo sguardo diretto di Irina ed è come se avessi ricevuto un pugno in piena faccia.
Non reagisco istantaneamente. Sento troppo male. E capisco troppo bene.
“Adesso!” Sobbalzo di nuovo al suo comando rivolto a me.
“Cullen…” Sussurro a malapena cercando di… non lo so, farlo ragionare, portarlo via con me, non lo so, perché mi sembra tutto così vano…
Lui sposta lentamente lo sguardo verso di me, lo addolcisce infinitesimamente, ma è solo un attimo.
“Syn, va via…”
Esco senza voltarmi indietro e quando sono fuori corro per le scale tra gli spalti cercando di raggiungere lo spogliatoio, ma mi ci ammazzerò su sti scalini perché le lacrime che mi invadono gli occhi e il viso non mi fanno vedere un cazzo.
“Hey, dolcezza! Hey…” Sento la voce di Emmett, ma non voglio parlare con lui, non voglio parlare con nessuno, spero solo che a Irina Milton prenda un colpo e muoia molto male.
Poi d’improvviso sento dei rumori.
E’ il mio auricolare.
Non ricordavo di averlo, né di aver lasciato il minirecorder nel box.
“Irina, che cazzo stai facendo?”
“Awww, calmati tesoro. Non è niente. Sciocchezze trascurabili, vero? Vieni qui.”
Passa un lungo momento di silenzio. Oh no…. le ha obbedito…
“No.” Oh, grazie a Dio!
“Non essere testardo Edward, sai bene che in gioco c’è il tuo futuro. Tu sei sprecato qui, sai che avresti un ingaggio notevolmente superiore a Seattle, basta solo che tu faccia questo Super Bowl a dovere e che faccia contento il Senatore-ccccccccccccccccccrrrrrrrrrrrrrccccckkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkk”
Merda! Merda, merda, merda!!! Ha detto Senatore?! Quale Senatore?! Che ingaggio?! Che storia è questa?!
Corro di nuovo verso il campo, non so nemmeno cosa cercare, ma mi serve qualcuno di cui fidarmi.
“EMMETT!!! EMMETT!!!”
Sbatto violentemente contro un muro parlante.
“Dolcezza, hey, hey, calmati piccola, che hai? Perché piangi?”
“Emmett! Oh Emmett, Irina, l’auricolare, Cullen, il Super Bowl, il Senatore-“
“Hey! Calmati! Non ho capito un caz- un tubo, è successo qualcosa a Rose?!”
“Rose?! No!! Che c’entra Rose?! E’ Cullen! E’ Edward… e Irina, ho sentito una conversazione, cioè, non l’ho fatto di proposito solo che il registratore era aperto e ho colto parte di una conversazione, ma non ho capito molto, solo che c’entra la finale e un Senatore.” Butto fuori tutto d’un fiato.
Emmett si rabbuia notevolmente. “Bella, Finger… Edward… devi lasciar stare Edward e Irina, se solo sapesse che hai sentito cose che non dovevi sentire, lui…”
“Cosa? Lui cosa? Emmett, è tardi. Ho sentito abbastanza per capire che c’è qualcosa che non va e tu devi aiutarmi, capito?! Quella è una strega travestita da stronza puttana bellissima e che fa cose che evidentemente a Cullen piacciono tanto, ma lo sta mettendo nei guai! E io non posso! Capisci? Non posso farlo finire nei guai! Tu devi dirmi che succede!” Lo strattono per la maglia avvicinandomi a lui implorandolo con tutte le forze che ho.
Lui si districa dalla mia presa. “Ok… ok, andiamo dentro.”
Raggiungiamo uno degli spogliatoi e lui chiude a chiave, ma non prima di essersi assicurato di non essere visto. Ho un po’ paura di questa situazione, se Emmett sta dalla parte sbagliata potrei trovarmi stritolata solamente se usasse la forza del suo pollice, ma sono troppo preoccupata per Cullen per farmi prendere dalla paura.
“Bella, Edward è nei casini.”
“Oh! Ma davvero?!” Dico alzando le braccia perché stiamo perdendo solo tempo, ho capito da un pezzo che è nei casini e l’ho capito prima ancora di conoscerlo di persona.
“Calmati e lasciami spiegare. Edward è coinvolto, diciamo sentimentalmente, con Irina e-“
“Facciamo che il sentimento non c’entra niente, ok?! Direi che è sesso, magari sesso favoloso, ma sesso.”
“No, ti sbagli.”
“Oh…” No…
Sospira pesantemente. “Quello che voglio dire è che lei lo ha proprio irretito. Edward non è uno stupido, non si sarebbe messo a fare il coglione con la moglie del superboss, non è la fic- ehm… le ragazze che gli mancano, ma lei se l’è lavorato per bene. Ha giocato la carta della moglie disperata, della prigioniera nella torre d’avorio, bisognosa di affetto, attenzioni, amore o quelle cazzate lì. Non credere che la prima volta che si sono visti lei gli abbia messo la mano sul pacco e abbiano scopato. Oh, no. Se l’è tirata per le lunghe tessendo una trappola alla quale lui alla fine ha ceduto. Ha persino pensato di esserne innamorato, ma la faccenda è andata troppo oltre quindi ha capito che Irina lo stava usando, comunque era già tardi, era troppo coinvolto da lei, lo è ancora in un certo senso, ma è perfettamente cosciente che tutta questa situazione è marcia fino all’osso. Io non l’ho mai spinto a raccontarmi più di quello che lui abbia fatto spontaneamente, ma tanto mi è bastato per capire.”
“Oh…” Cazzo… è innamorato, allora. E’ proprio innamorato.
“Finché non sei comparsa tu, ieri.”
Lo guardo sorpresa e confusa.
Lui sorride bonariamente. “Bella, io non ho mai visto Finger così. Mai. Fischietta, canticchia, smadonna, si incazza, il tutto in maniera super eccessiva e non è da lui. Non occorre essere geni per capire che la causa sei tu.”
“Emmett. Io per lui sono un dito al culo.” Gli dico senza mezzi termini.
“Oh si. Ma forse gli piace. E poi non è vero, tu sei tutto quello che gli serve. Sei fresca, sincera, spiritosa, battagliera, tutte cose per le quali lui evidentemente ha perso la testa.”
Sbatto le palpebre più volte, non riesco a classificare le sue parole.
“Senti Emmett, tu non hai capito. Cullen mi detesta a morte, mi ha chiamata peste bubbonica e-“
“Ti chiama Sin.”
“Lo so, come Syndrome, cioè una malattia. Romantico, eh?”
“No, sei tu che non capisci. Non Syn, ma Sin, come il Peccato, me l’ha raccontata questa storia del nomignolo e di come tu sembri non rendertene nemmeno conto.”
Perché mi piace…
“Eh! Infatti! Peccato perché sono un dito al culo! Emmett, sei tanto carino e ti ringrazio di essere Team Syn, ma ti assicuro che Cullen mi detesta e non vede l’ora che io sparisca. Prima mi ha cacciata via…”
“Da dove?”
“Ero nel box stampa con Irina, lui ci ha beccate a litigare e mi ha cacciata via, il tutto senza togliere gli occhi di dosso a Irina nemmeno per un secondo!”
“Perché lui sa che è pericolosa. Lo ha fatto per te, potrei scommetterci.”
“Mh. Io non tanto. Ma comunque questo non spiega il fatto che stessero parlando della finale e di un misterioso Senatore e se scopro che è Blandino, lo uccido con le mie mani.”
“Non conosco un Blandino, ma so che di mezzo c’è un pezzo grosso… ed è implicato con il racket delle scommesse.”
“COSA?!” Urlo con voce stridula. “Il crimine organizzato?! Oh mio Dio! Lo uccideranno, lo uccideranno! Che posso fare, che posso fare?!
Emmett mi afferra e mi mette una mano sulla bocca. “Non urlare! E poi non ti ho ancora detto il pezzo forte…”
“E che c’è peggio di questo?! Gli metteranno la testa di un cavallo nel letto e poi uccideranno tutti i parenti di tutto il suo albero genealogico anche all’indietro per secoli!”
“Dobbiamo perdere.” Mormora guardandomi dritto negli occhi.
“Co-cosa?...”
“Il Super Bowl. Se non perdiamo, lo uccideranno. Questi non scherzano. Lo sappiamo solo in pochi, noi uomini di punta, quelli di cui Edward si fida ciecamente, ma non ce l’ha detto lui, lo ha fatto Irina. Lui non ci avrebbe mai coinvolti, non con un rischio così alto. Irina ha spinto tutti i pulsanti giusti con Edward, non è un affare amoroso, Bella. Ed Edward ora lo sa bene. Lei gli ha promesso il re-impiego nei Seahawks a Seattle e gli ha giurato che non accadrà nulla a nessuno mai più. Edward è a pezzi, non vuole, non vuole con tutte le sue forze, ma deve. Abbiamo parlato molto tra i ragazzi e noi abbiamo deciso di seguirlo qualsiasi decisione prenda.”
“Oh merda… oh merda… oh merda… oh Emmett… io lo amo. Io lo amo, non posso… non posso permettere che accada tutto questo…” Lo guardo negli occhi ora pieni di nuove lacrime.
“Oh, piccola, vieni qui.” Mi stringe a se, mi stritola è più accurato come termine, ma sento tutto il suo affetto, so che Emmett gli vuole bene ed è dalla sua parte. Occorre una gran fiducia e una ancor più grande amicizia per decidere quello che hanno deciso loro.
Mi asciugo le lacrime in fretta. “Devo chiamare mio padre, lui è un ispettore di polizia a Seattle, devo metterlo al corrente di questo disastro, anche se sarebbe più che felice di avere Cullen nei Seahawks, ma lui può allertare tutti i dipartimenti giusti e magari potremmo riuscire a sventare questa manovra entro sabato-“
“Bella, sei impazzita? Tu devi subito sparire e non puoi coinvolgere nessun altro, il rischio è troppo grosso, non appena Edward si accorgerà che sai, ti metterà personalmente sul primo volo per Timbuktu!”
“Edward non deve sapere niente, Emmett. Promettimelo. Promettimelo su Rose.” Lo guardo in sfida, tanto so già che sono cotti l’uno dell’altra, altrimenti lui non mi avrebbe chiesto se era successo qualcosa a lei.
“Sei una merda, Syn.”
“Sin come Peccato?” Chiedo con vocina innocente.
“No, Syn come dito al culo.”
***
Arriviamo all’appartamento dopo il viaggio in macchina più silenzioso della storia.
Cullen butta le chiavi sul tavolo e poi, finalmente, si rivolge a me. “Bella,”
“Syn.” Lo correggo. Non mi piace Bella, non da lui. Io sono Syn per lui o Sin, ma io voglio sentire quel suono che ha creato per me, per me soltanto.
Abbassa lo sguardo e sorride. “Syn…” Poi torna serio. “Devi andartene. Ci sono cose che tu non sai, e-“
“Andarmene? Oh no. No, no. Ho un dossier da comporre e non sono nemmeno a metà dell’opera. Quindi mettiti pure l’anima in pace e ceniamo, ok?” Fingo. Fingo il tono, ma questa rimane comunque una bugia bianca. Inferno scampato, per ora.
“Ce-ceniamo?! Swan, cosa hai scritto nel dossier? Non avrai mica menzionato Irina?..”
“No, sta tranquillo. Non ci penso minimamente a quella troia. E non ci dovresti pensare nemmeno tu. E basta preoccuparti tanto di lei, sono certa che sa cavarsela da sola.” Dico facendo finta di essere annoiata mentre mi tolgo le scarpe, ma dentro sono spaventata a morte.
Lui mi scruta per parecchio.
“Swan, cosa mi stai nascondendo?”
“Io? Niente! Non sono io che nascondo cose, qui.” Merda, devo deviare il discorso, devo farlo sentire tranquillo, meglio giocare un’altra carta. “E non sono io che bacio gente in giro! Ti facevo meglio di così, Cullen. Baciare una vapida, insulsa vikinga solo perché ha un culetto perfetto.”
“Vi-Vikinga? Ma che cazz… Swan. Tu hai baciato Tyler, e senza motivo!” Inizia ad infuriarsi. Bene. Cioè, il piano era che dovevo farlo sentire tranquillo, ma per ora mi basta aver deviato il discorso Irina.
“Oh! Certo! Perché il tuo motivo è valido vero?! Un portafortuna! Non potevi accontentarti di un semplice, normale corno rosso o una zampa di coniglio? Finta, ovviamente.”
Alza gli occhi al cielo. “Ahhh… era un bacetto innocente, un atto scaramantico senza conseguenze.”
“Bacetto innocente il mio culo! Angela, vero? Beh, Angela canta come un canarino e mi ha spiattellato che te le sei ripassate tutte le cheerleaders! Oh, aspetta, aspetta, oggi io sono stata una cheerleader ma non ho avuto l’onore! Mi metto in fila, ok? Quando è il mio turno, fai pure un fischio! Io intanto mi ripasso i giocatori, ok?!”
Ed eccolo. Predator fa la sua comparsa. Si avvicina a me con quel viso d’angelo demoniaco e io indietreggio fino a toccare il muro. Ma che cazzo, ci sono muri ovunque ci sia Cullen nei paraggi? Sì… e che muri…
Cerco di mantenere un contegno. Forse. “Non mi fai paura.”
“Mhh… tu non hai paura di niente vero, Syn? O sei incredibilmente stupida o dannatamente coraggiosa… ma io… non posso rischiare… non posso rischiare…”
Perde completamente tutta la carica predatoria e fa uscire fuori il Cullen leale, tenero, sincero… che io amo allo stesso modo.
“Syn…” Mi accarezza dolcemente il viso e io mi lascio andare sulla sua mano gentile, quella mano che sa prendere e lanciare palloni come se non ci fosse un domani - si ok, è un detto antipatico ma calza - e che riesce ad accarezzare con la delicatezza di una piuma. Il suo viso è sofferente, stanco, pieno di rimorsi.
“Cullen… io non ho paura di niente… ho solo paura per t-mmmmhhh…”
Mi bacia. E stavolta è dolce e intenso come il miele. E’ un bacio disperato, tenero, che vuole assaporare, memorizzare… è un bacio di addio… mi sento stringere cuore, stomaco e budella varie al solo pensiero… ma io non vado da nessuna parte amore mio… da nessuna parte…
***
Non mi ha fatto dormire con lui.
Sì, sì, sto facendo il broncio. Ero quasi convinta che saremmo finiti lì, nel suo letto e invece oggi lui ha deciso di fare il ragazzo perbene e preservare la mia virtù perché lui è immeritevole di me. Ovvio che non ha usato queste parole, ma i suoi silenzi e i suoi rifiuti ai miei tentativi di contatto hanno parlato forte e chiaro. Ormai so che detesta Irina, l’ho capito dai suoi occhi, ok, me l’ha fatto capire anche Emmett, devo ammetterlo, ma non ho ben capito in che posizione mi trovo io per lui.
E c’è un dannatissimo temporale fuori! Io detesto i temporali! Anzi, mi cago sotto è più specifico!
Ad ogni tuono sobbalzo, sono completamente sotto le coperte e ho la luce della camera accesa. Cullen mi ha dato accesso ad una delle camere degli ospiti, mosso a compassione dall’avversione della mia schiena al suo costosissimo, inutile divano.
*BOOOOOMMM!*
Merda! E’ andata via la luce! Merda, merda, merda! Non ho nemmeno una torcia, una candela, niente! Oh! L’accendino!
Vado alla cieca in cerca della mia borsa inciampando su qualsiasi oggetto esistente nell’appartamento e finalmente riesco a trovare l’accendino. Sì!
Mi sposto verso la cucina e cerco una candela, ma non ne trovo, cazzo di Cullen!
Nel soggiorno non ci sono nemmeno quelle candele fatte per bellezza, che poi a che servono se non le accendi, non lo capirò mai.
*BOOOOOMMM!*
Cazzo! Cazzo, cazzo cazzo!
Istintivamente vado verso la camera di Cullen. Magari è sveglio.
Busso piano. Niente.
Busso un po’ più forte. “Cullen?” Sussurro. Niente.
Busso forte. “CULLEN? SEI SVEGLIO?” Appoggio l’orecchio alla porta.
“Crist-malediz-dannaz-cazz-“
Mi sa che sta dicendo qualcosa.
Apre di scatto e mi afferra prima che io cada a faccia avanti.
“Ah!”
“Swan… cosa c’è?...” Sbadiglia.
“E’ andata via la luce… credi che tornerà?”
“Cosa?” Prova subito a premere l’interruttore e si accorge della tragedia.
“Non c’è corrente.” Constata.
“Complimenti, Sherlock. E ora che si fa?”
“Torniamo a dormire. ‘Notte.” Fa per voltarsi.
“Mmmmhhh!” Mi lagno.
Si volta di nuovo, ha le palpebre semi chiuse, ma non nel modo che piace a me.
“Che c’è adesso?...” Bofonchia.
“Eeeee… non ti andrebbe di chiacchierare? O, che so, giocare a carte? Forse?...” O farmi dimenticare sto maledetto temporale annebbiandomi i sensi muovendoti forsennatamente sopra di me?
Mi guarda come se avessi detto che la Terra è piatta. “Syn… no… dormire…” Cerca di richiudere la porta, ma io metto il mio piede nudo tra di lei e il battente.
“Ahia!” Mossa cretina.
“Cazzo… scusa… volevi qualcosa?” Vedo sul suo volto realizzare il concetto a cui io non darò mai e poi mai voce. "Hai… tu hai…"
Oh, è sveglio adesso. Ghigna. “Syn… hai paura del temporale?”
Non posso dire di no. Bugia nera. Stranera.
“Oh… guarda che ti conosco ormai… quando non riesci a mentire non fiati… beh… facciamo così, io ti faccio dormire nel mio letto… se tu mi dici che hai paura dei temporali.”
Bastardo.
“Mopaumeitmporai.”
“Eh? Non ho sentito. Parla a voce alta, per favore. E chiaramente. Anzi, sillaba ogni parola…” Sogghigna sempre più diabolico.
“Mh. Ho paura dei temporali, ok? Adesso fammi passare. E domani andiamo a comprarti un apparecchio acustico.” Gli dico stizzita mentre mi faccio largo tra lui e la porta.
Mi infilo direttamente nel letto. Oh sì. Va molto meglio adesso.
Cullen tentenna un attimo e poi si mette accanto a me. Sopra le coperte.
“Che fai? Prenderai freddo, vieni dentro.” Cerco di alzarle per aiutarlo.
“Mmmmhhh!” Si lamenta. Poverino è stanco.
“Se non mi aiuti non riuscirò mai a sollevarti.” Dico tentando diversi approcci alle coperte.
Lui si gira di scatto verso di me e pianta il suo naso sul mio. “Swan. Non posso dormire con te.”
Che occhi… questi sono gli occhi che mi sogno e sognerò per sempre…
“Pe-perché no? Ieri notte hai dormito con me e non abbiamo avuto problemi.” Tento.
“Tu non hai avuto problemi. Io… è un’altra storia. E poi eri comatosa.”
“Beh, ora sono sveglia, raccontami sta storia.”
“Vuoi sapere la storia che mi ha tenuto sveglio ieri notte? Vuoi saperla davvero?”
“Sì?...” Non mi racconterà di Irina proprio adesso?
“Eccoti la tua storia.” Scaraventa via le coperte e mi si piazza con estrema facilità in mezzo alle gambe.
“Oh…”
“Sì, Oh. Se avessi un cazzo dritto tutta la notte, Swan, sono certissimo che non riusciresti a dormire neanche tu!” Mi dice frustrato come non mai.
“Oh…” Gli avvinghio le gambe dietro la schiena. Ora sei qui, Cullen, e qui rimani. “Se io avessi un cazzo dritto tutta la notte… concordo… con la storia del non riuscire a dormire… mmmhhh…”
“Syn… non fare co-così…” Ma preme. Eccome se preme.
“Smetto se tu smetti. Nah… scherzavo.” Gli avvinghio intorno anche le braccia.
“Oh Cullen… che magnifico… giocatore… che sei…” Cerco di baciarlo, ma lui resiste. Uff.
“Syn… tu sei la morte… e io sto morendo… per deflagrazione interna…” Ansima. Che strano sul campo ha un respiro molto più controllato.
“Prima di morire… baciami… baciami e moriamo insieme…”
Gli si blocca il respiro e mi guarda con… dolore. Poi mi afferra i capelli con forza e cede alla mia richiesta. E sento che lo fa con ogni fibra del suo essere.
Sento il suo respiro forte, i suoi gemiti e la sua imponente erezione che prega di essere alleviata.
“Syn… non posso scoparti… non posso…” Continua a baciarmi senza una meta, dove capita.
“Ohhh… allora fa l’amore con me… amami Cullen… non respingermi… amami come se-mmmmmhhh…”
Mi bacia con voracità. E’ violento e carnale, ma tenero e appassionato nello stesso modo. I suoi gesti diventano veloci, mal coordinati e sexy da morire quando mi tira via le mutandine aiutandosi con le gambe e poi i piedi.
“Syn… promettimi che da domani te ne andrai… promettimi che non mi cercherai…” Dice con voce tremula e ansante.
Lo stringo e lo guardo intensamente. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. Non posso amore mio… non posso, non lo capisci? Non posso più starti lontana, che tu mi voglia o no, che tu mi scopi ora e poi mai più… io non ti starò mai lontana…
“Oh Syn… non sei… tu sei diversa… ti prego… non pensare che… cazzo… le altre non sono state niente… niente… io… io…” Mi guarda così intensamente che credo di squagliarmi sotto quel fuoco. E invece non mi squaglio, ma mi viene da piangere.
Mi bacia con delicatezza, con forza, con reverenza, ma quando mi tocca giù, tra le mie labbra frementi so che non riuscirò più a pensare a nulla. Mai più.
“Syn… Syn… cazzo… sei bagnata da morire… se solo sapessi cosa mi ha fatto il tuo odore tutto questo tempo… sono diventato pazzo, stupido… voglio sentirti… dalla fonte…”
Si lascia scivolare fino ad arrivare lì… dove nessun uomo è mai giunto prima… ok, si, ma roba degna di essere dimenticata facilmente… oh! Oh… cazzo… o figa più che altro…
“Cullen… oh Cullen… ora capisco… la… la… la…”
Sghignazza. Sopra la mia vagina. “Stai cantando Syn?...”
“Oh… oh… ah-ah… spi-spi-spiritoso… parlavo della storia del fingeeeEEEeeeeEEEeeerrrr! Oh, oh… oooooooooooohhhh…”
E’ impegnatissimo con la bocca e le dita ma riesce a premermi la pancia con una delle sue innumerevoli mani con centinaia di dita.
“Che fai… oh… oh… pipì… pipììììììì…”
“No, amore… non farai pipì, lasciati andare…”
“Diciiiii??? Oooohhhhhh…” Io non ne sarei così sicura, e se gli piscio in faccia sarò io a volermene andare di mia spontanea volontà!
E invece vengo urlando, squassata da sussulti incontrollabili che lui cerca di frenare per non finire decapitato tra le mie cosce tese.
“Oh, cazzo…” Ansimo peggio di quel giorno dello jogging.
Cerco di tirare su la testa ma non ci riesco, vorrei chiedergli se domani riuscirò a muovermi, ma lui mi scala con una fretta del demonio e mi impala meravigliosamente senza preavviso…
“Oh! Ooohhh!”
“Sì, sì, continua Syn… continua a venire… strizzami dentro di te… nemmeno le tue labbra inferiori riescono a fermarsi… oh cazzo… pre-preservativo...”
"Ohh... pi-pillola..."
"Oh si... cazzo... si..."
Non riesco a deviare la mia vista da lui, dal suo volto sconvolto dall'intensità del piacere, dal suo corpo che si muove con sinuosità e con forza contemporaneamente. E' completamente rapito nel suo amare il mio corpo, amare me... si porta le dita in bocca e succhia avidamente tutto quello che… ohhhh…
"Ohh... pi-pillola..."
"Oh si... cazzo... si..."
Non riesco a deviare la mia vista da lui, dal suo volto sconvolto dall'intensità del piacere, dal suo corpo che si muove con sinuosità e con forza contemporaneamente. E' completamente rapito nel suo amare il mio corpo, amare me... si porta le dita in bocca e succhia avidamente tutto quello che… ohhhh…
Pompa come un pazzo dentro il mio orgasmo che non riesce a terminare. Vedo stelle, pianeti, dimensioni sconosciute… e mi accorgo che sono i suoi occhi… piantati dentro i miei, incollati, espressivi, appassionati, infuocati… per me. Si muove con una grazia incredibile tra quei colpi perfetti, quei lanci da Super Bowl dei Super Bowl…
Ho la bocca spalancata, devo respirare per forza, non riesco a dire niente anche se vorrei dirgli quanto lo amo… quanto lo voglio… e quanto leggo gli stessi sentimenti nei suoi occhi.
Spalanca la bocca piano, sforzandosi di mantenere il contatto tra i nostri sguardi carichi di tutto quello che vorremmo dirci, e viene… viene… con quell’espressione intensa di dolore che… mi fa venire di nuovo… ancora… e ancora… geme senza freni o forse sono io, ma l’unica cosa su cui poi riesco a concentrarmi sono le nostre mani che stringono fortissimo pezzi di noi.
***
Sono sparita.
L’ho baciato dolcemente, mentre dormiva e me ne sono andata.
Sto muovendo mari e monti per sputtanare quella troia maledetta e quel piano schifoso. Ho contattato Charlie e quando gli ho spiegato dei rischi, ha reagito esattamente come me. Fanculo i rischi. Ma ha anche reagito com’è tipico di Charlie: che nessuno osi toccare il Super Bowl.
Sono riuscita fargli avere il nastro con la conversazione. I tecnici dell’FBI hanno ripulito il nastro dai rumori di sottofondo fino a svelare finalmente il resto della conversazione. Cosa di cui il mio caro paparino non mi ha voluto mettere a parte, blaterando qualcosa classificato come Top Secret. Top secret sto cazzo. C’è in gioco l’amore della mia vita qui! Charlie mi ha fatto il terzo grado, non capiva perché mi fossi impelagata con il Super Bowl e capiva ancora meno la faccenda di Blandino, dopodiché ha iniziato a chiedermi come mai nominavo tanto Cullen, ma alla fine la fangirl che è in lui ha preso il sopravvento e mi ha chiesto dettagli sul gioco. Come se ci avessi capito mai una mazza, o un pallone per essere precisi. Comunque deve aver subodorato la mia leggera simpatia per Cullen e ha lasciato stare. Forse.
Aspettare che si muovano tutti gli ingranaggi è un incubo, è come se avessi sempre davanti agli occhi la clessidra con la polverina della vita di Edward Cullen che scende e scende e sto impazzendo di preoccupazione.
Vivo al telefono. Rompo il cazzo a tutti. Chiedo qualsiasi cosa e pretendo l’impossibile. Chiamo Emmett e Rose, che gli sta appiccicata al culo per me, ok, non proprio per me perché non è che le dispiaccia poi tanto. Qualcosa mi dice che ormai lo conosce piuttosto bene il culo di Mc Carthy.
Emmett mi racconta di Cullen e si perde sempre in dettagli sulle strategie di gioco. Lo fa per me, per tirarmi su o per distrarmi, lui è davvero un tesoro, poi però non può fare a meno di raccontarmi di come i ragazzi, quelli che sanno, abbiano il morale sotto ai tacchi e quelli che non sanno, siano nervosi di riflesso. Se vanno avanti così non dovranno sforzarsi poi tanto per perdere. Ed è un cazzo di delitto, perché i Giants quest’anno sono stati un cazzo di treno inarrestabile. Come il mio amore quando scopa…
“Oh, piccolo dettaglio. Finger non bacia più Angela. Lei non l’ha presa benissimo, a momenti gli spaccava il casco in testa quando Cullen ha cercato di spiegare. E’ stato un vero spettacolo!” Sghignazza Emmett al telefono con me.
La notizia non può far altro che gonfiarmi il cuore di gioia. “Oh, bene. E… ti ha detto perché lo fa? Cioè… perché non lo fa… cioè… più?...”
“Bella, Bella, Bella. Ora non fare la stupida con me. Sai benissimo perché non lo fa più. Non può farlo. Non da quando sei spuntata tu… hey, mi sembri proprio lui! Cazzo, lo sa che ci sentiamo e muore dalla voglia di chiedermi di te ma non lo fa mai, poi quando capita che io e Rose parliamo di te e lui è nei paraggi, ci gironzola sempre intorno facendo finta di cogliere margherite sul campo da gioco per origliare! Siete una coppia favolosa!” Ride di gusto. “Oh, l’altra sera siamo andati a bere una birra, che poi sono diventate due, poi tre e via di seguito e lui guardava le spogliarelliste-“
“QUALI SPOGLIARELLISTE?!”
“Calma, calma Sin. Non è successo niente, a parte il fatto che una si è incazzata come una iena e gli ha tirato una scarpa in testa. Ha! In questi giorni Finger non fa altro che prendere mazzate dalle donne-“
Così impara ad aver seminato… beh… seme, senza parsimonia!
“Un momento, perché si è incazzata la spogliarellista-iena?”
“Perché lui era ubriaco fradicio e continuava a ripetere: Tu non sei come la mia Syn, la mia Syn ha il culo più bello del mondo.”
Oh! <3 <3 <3 !!! Se ama il mio culo allora mi ama davvero! <3 <3 <3 !!!
“Ma che diavolo dici? Certo che ti ama davvero! Non guarda più niente che non sia il pallone. O le sue scarpe quando camminiamo.”
Oh, devo aver parlato ad alta voce.
“Emmett… tu… io vorrei tanto dirgli che lo amo, che penso a lui costantemente e che sto muovendo mari e monti per risolvere questo casino, ma non puoi dirglielo e so benissimo che tu non lo farai, ma… se ti guardasse… puoi guardarlo e fargli capire quanto lo amo? Eh?...”
“Bella… sei ubriaca? Io dovrei guardarlo intensamente e comunicargli il tuo amore con i miei occhi? Vuoi che mi prendano per gay?”
“No… hai ragione. È una richiesta stupida.”
“Non te la prendere dolcezza, facciamo tutti cose stupide quando perdiamo la testa per qualcuno. Senti, devo andare. Fammi sapere se ci sono novità, ok?”
“Ok. Però se puoi, bacialo da parte mia!”
“Ti voglio tanto bene ma puoi scordartelo, dolcezza.”
***
Finale di SuperBowl 2014: N.Y. Giants vs. San Francisco 49ers.
New York è sotto assedio, gran parte del centro e le strade che portano allo stadio sono transennate e gremite di gente in festa. Ci sono elicotteri, fuochi d’artificio, mega schermi, tv e radio di tutto il mondo, polizia in ogni buco e ubriachi portati via da loro chissà dove. Lo spettacolo è garantito. Ad inizio partita ci sarà uno spettacolo sul campo e durante l’intervallo tra il secondo e terzo quarto, cioè a metà partita, sarà allestito un palco dove canteranno Lady Gaga, i Coldplay e Beyoncè. Con il suo culo meraviglioso vicinissimo a Cullen. Mh.
Io sono già seduta sugli spalti, sperduta in mezzo alla folla festante, con un auricolare piantato nell’orecchio e la speranza che tutto vada per il meglio, nelle mani.
Il Dossier è uscito. Stampato, distribuito e venduto per milioni di copie.
Foto di repertorio e foto prese sul campo da fotografi professionisti hanno accompagnato il mio lunghissimo racconto sul ragazzo gioioso, perbene, amato da compagni e colleghi di altre squadre, leale fino alla morte…
Ho inventato un’intervista, un lungo colloquio tra me e Cullen. Ho parlato dei suoi gusti, delle sue passioni. Non mi sono sforzata per niente. Conosco l’anima di quel ragazzo, ora. Conosco il cuore del mio amore, perché ha rubato il mio e ora batte all’unisono con il suo. Non è stato esercitato il diritto di veto in nessuna parte dell’articolo, persino in quella dove ho calcato la mano sulla parte meno sportiva di un campionato a questo livello. Oh, non ho fatto nomi né mi sono riferita in alcun modo a fatti realmente accaduti, ma un piccolo monito sui pericoli legati a questo business, perché di questo si tratta, un ricco, grasso business, ai lettori ignari ho voluto darlo. Il capo avrebbe voluto qualcosa di più succulento, ma le vendite da capogiro lo hanno zittito.
La cerimonia di apertura si conclude e lo stadio si prepara ad accogliere le due squadre.
Sono agitatissima, sono più nervosa di… non ricordo di essere mai stata così nervosa. Immagino i ragazzi qui sotto, nei cunicoli, pronti a giocare il tutto per tutto o il tutto per il loro quarterback. Immagino Cullen concentrato e agitato, ma lo immagino anche non darlo a vedere a nessuno dei suoi compagni, alcuni sono davvero giovanissimi e lo guardano con ammirazione e rispetto. Lo immagino con i suoi rituali da footballer… cazzo! Sarà nervosissimo anche perché non può baciare Angela! O la bacerà?! Swan! Non puoi prendertela per una cazzata come questa quando c’è ben altro in gioco!
Un secondo dopo sto correndo come un’indemoniata per gli scalini degli spalti, pieni di gente anche quelli. Nella mia mente solo la cantilena: baciobaciobaciobaciobaciobaciobacioportafortuna!
Corro e corro scansando tutto e tutti.
“Baciobaciobaciobaciobaciobaciobacio….”
“Baciobaciobaciobaciobaciobaciobacio….”
“Hey bellezza! Se sei così ansiosa di baciare, io ci sto!” Sento qualcuno urlare tra i festanti.
“Baciatuasorellabaciobaciobaciobaciobaciobaciobacio…. Hey! … ah… ah…” Cazzo, quel lunedì di jogging duro non mi è servito a niente! “Hey… ah… ah… devo vedere Cul-… Mc Carthy… ah… ah…” Cullen mi negherebbe l'accesso, meglio usare Emmett.
“Mi dispiace, qui non si passa. Torni indietro, prego.” Mi risponde il tizio gigantesco della sicurezza all’imbocco dei corridoi riservati ai giocatori.
“La… ah… ah.. prego… dica che… ah… ah… Bella Sw-… Dolcezza! Dica che Dolcezza deve vederlo subito… ah… ah… questione di vita o di morte… lui mi conosce… ah.. ah…”
Lo vedo prendere un radiomicrofono. “Hey Bo, c’è una tizia che si chiama Dolcezza… si… hai capito… vuole vedere Mc Carthy, dice che lui la conosce e che è urgente… ok. Puoi passare… Dolcezza.” Mi squadra con una smorfia.
“Grazie!” Riprendo la mia corsa non so con quale fiato e riesco a intravedere tutta la squadra dei Giants quasi all’uscita del finger.
“CULLEN! CULLEN!!!”
Ne vedo solo la silhouette ed è bella da morire pure quella. E mi è mancato da pazzi.
Lui si volta di scatto e rimane impietrito. Io continuo a correre lungo quel cazzo di corridoio che sembra come nei sogni, più corri e più l’uscita si allontana, con tanto di pavimento molle. O forse sono le mie disallenatissime gambe.
“Syn…” Realizza che sono io, probabilmente per l’andatura deficiente della mia corsa, e inizia a correre anche lui, sempre più forte.
“Oh, Cullen… ah… ah…” Gli dico abbracciandolo con tutti gli arti a disposizione. Lo stringo da morire. Esattamente come lui sta facendo con me.
“Syn, perché sei qui? Avevi promesso di sparire.” Mi ammonisce la sua voce, mentre il suo corpo mi racconta tutta un’altra faccenda e mi dà il benvenuto che speravo.
“Ah… ah… sono sparita!... ah… ah… ma volevo… non volevo che tu… ah… ah… iniziassi il gioco… senza bacio… ah… ah…”
Mi guarda come se fossi un marziano e poi realizza.
E sorride. Quel sorriso che mi piace tantissimo.
“Syn… se ti bacio ora morirai… sei senza fiato…” Ghigna.
“Ah… ah… e sti cazzi.” Lo tiro violentemente a me e lo bacio come Dio comanda. Ok, non credo che Dio comandi esattamente un bacio come questo, ma se anche lui osserva bene capirà che ne vale la pena.
Cullen non si fa pregare, risponde al bacio in maniera totale, annientante, cosmica. Questo qui è capace di succhiare via la mente quando bacia. E non te la restituisce nemmeno, la tiene in ostaggio o la mette sottovetro per poi ammirare il fantastico lavoro svolto.
Si distacca da me con piccoli baci, anche quelli da far rincretinire, chiude gli occhi e appoggia la sua fronte alla mia.
“Syn… Gesù Cristo…”
“Ah… ah…”
Mi guarda divertito. “Ancora hai il fiatone?” Sghignazza sottovoce.
“Non è per la corsa… ah… ah… questo è tutto marchio di fabbrica Cullen Inch. … ah… ah…”
“Ti amo, Cullen… non so se avrò la possibilità di dirtelo ancora… mi sono innamorata del tuo culo… sodo… ah… ah… e questo fiatone è per il pensiero del tuo cul-mmmmhhhh…”
Mi bacia di nuovo e questa volta è come se mi volesse inglobare dentro di se. E in realtà l’ha già fatto da tempo.
“Sparisci Syn, va il più lontano possibile via da qui.” Sussurra baciandomi teneramente la fronte e poi corre verso i compagni.
***
I Giants spaccano.
Continuano a conquistare yarde e a decidere schemi di gioco vincenti. Cullen è al top, Mc Carthy è inespugnabile, sento i commenti degli spettatori e delle radio attive per seguire meglio le azioni di gioco. I cori non smettono mai. Oh, i 49ers sono un osso duro e approfittano di tutte le possibilità che hanno per mantenere un punteggio quasi pari.
Io ho mangiato tutte le unghie che avevo tra il guardare azioni di gioco, infortuni e cercare di ascoltare dall’auricolare notizie di mio padre. E invece tutto tace.
Guardo il box di vetro di fronte a me. E’ pieno di giornalisti e personalità ai massimi livelli. Senza dubbio ci sarà Irina. Dentro di me prego che qualche terrorista chiuda ben bene tutte le uscite e immetta del gas nervino all’interno del box. Sti cazzi delle personalità.
L’intervallo tra il secondo e terzo quarto di gioco arriva. Giants: 17 – 49ers: 14.
Le squadre vengono fatte uscire mentre i folletti dei miracoli del Super Bowl montano un palco in 4 minuti netti. E’ tempo dello spettacolo.
Saltello sul sedile rosa dai nervi. Il punteggio è troppo pari. Non capisco cosa abbiano deciso di fare, se decidersi a perdere oppure mandarli a fanculo e aprire il culo ai 49ers.
E da mio padre, silenzio radio.
Lo spettacolo è concluso, gli artisti hanno fatto impazzire le folle e le vendite degli spot pubblicitari avranno raggiunto dei livelli inimmaginabili.
Le squadre sono pronte a tornare in campo.
I 49ers escono nella loro metà campo e i Giants non si vedono.
Cazzo… cazzo, cazzo, cazzo… qualcosa non va! Che succede? Che succede?!
Ma poi li vedo uscire e tiro un sospiro di sollievo. Vedo Mc Carthy avviarsi verso i loro coach, non riesco a vedere molto tra tutta quella gente, ma trascina Cullen con se… gli sfila il casco brutalmente e mostra il suo viso ai direttori di gara. Oh… merda… alzo gli occhi ad uno dei mega schermi che gli sta inquadrando la faccia… pesta! Ha un occhio gonfio che si sta visibilmente annerendo e un taglio al labbro inferiore. Mc Carthy sbraita qualcosa ma non riesco a capire cosa dica, vedo solo il suo viso incazzato come una furia mentre cerca di alzare la maglia di Cullen, il quale lo strattona per non permetterglielo. Cullen si rivolge direttamente agli arbitri gesticolando in maniera chiara e precisa, non è alterato come Emmett, e riprende il comando della situazione. Poi si infila di nuovo il casco e corre verso il centro del campo.
I cronisti e la gente parlano di litigio da nervosismo di spogliatoio, ma non può proprio essere andata così.
E’ stato un classico avvertimento in stile mob.
Mi chiedo se ha risposto a quei pugni. Mi chiedo se qualcuno lo abbia tenuto fermo a ricevere quei colpi. Mi chiedo il perché chi ha perpetrato tutto questo non muoia subito di infarto e dopo soffra in agonia!
Riprendono il gioco. Cullen si regge il fianco e Emmett impiega più tempo a guardare lui che il pallone.
I 49ers riescono subito a sfruttare l’occasione e si riportano in pareggio.
La situazione si altalena di punto in punto fino allo scadere del terzo quarto di gioco.
I giocatori si riuniscono nelle rispettive metà campo, parlano, confabulano e si dissetano. Qualcuno scherza, qualcun altro si incazza.
Io non riesco a togliere gli occhi di dosso a Cullen. Parla concitatamente con un gruppetto dei suoi compagni. Devono essere quelli coinvolti. Lo vedo fare cenno di no con la testa più volte. Non capisco cosa stiano decidendo. E sto morendo in ansia.
E’ piuttosto ovvio che chi gli ha consegnato l’avvertimento gli abbia detto come e quando perdere e ragionando, capisco che la faccenda deve avvenire durante l’ultimo quarto, il quando di preciso non ne ho la più vaga idea. Forse è un’azione particolare. Forse, Bella Swan, se avessi mai ascoltato quando tuo padre o Rose ti spiegavano le tecniche di gioco ora ne sapresti di più, potresti capire e… per poi fare che? Invasione di campo nuda per distrarli? Sei alla frutta, Swan.
L’ultimo quarto inizia e la tensione è palpabile. I punti continuano a crescere per entrambe le squadre, poi accade l’inaspettato, almeno per me.
Cullen è a terra.
No!!!
Mi alzo in piedi, come tutti i tifosi dei Giants, ma loro non hanno la minima idea del mio livello di preoccupazione.
Non risponde ai primi soccorsi e la barella arriva in fretta. No! Se lo portano via… sparirà! Nel senso mafioso del termine!
Urlo. Urlo il suo nome con tutto il fiato che ho nei polmoni. Lo incito a rialzarsi, lo prego, gli dico che lo amo tra i singhiozzi e sento altra gente intorno a me fargli lo stesso tipo di dichiarazione. Una signora attempata vicino a me, mi abbraccia. “Non temere, ragazza, Cullen è un osso duro! Si rialzerà presto!” Dice con voce resa roca dall’età.
“Deve rialzarsi… io lo amo… deve rialzarsi…” Mugugno disperata.
E succede il miracolo. Cullen si rialza. A tentativi, ma ce la fa. I suoi occhi sono incollati al mega schermo... dove ci sono io in lacrime.
Mi porto le mani davanti alla bocca. Accidenti! Accidenti a loro! Non doveva vedermi! Non doveva sapere che io sono qui!
Lo vedo girarsi verso la tribuna e guardare la folla, mi sta cercando…
Oh, amore mio, sono qui, sono qui con te, sarò sempre qui con te…
Si riunisce con i compagni di squadra e decide qualcosa, ma non so cosa, dopodiché tutti esultano come se avessero vinto… non capisco…
Mi rivolgo alla signora che evidentemente ne sa molto più di me. “Che succede? Perché esultano?” Le urlo vicino all’orecchio per farmi sentire oltre tutto il baccano.
“Hanno deciso la strategia vincente, mia cara! Tutto quell’esultare è la fedeltà al loro quarterback e la dimostrazione che lo seguiranno. Dritti verso la vittoria ovviamente! Forza Giants!” Urla come può.
Dritti verso la vittoria? Ma che fa? E’impazzito?!
“Oh no…” Mi lamento. La signora mi guarda malissimo.
Cullen urla i numeri dello schema di gioco, posso sentirlo anche da qui. Continua a tenersi il fianco ma sembra come percorso da una rinnovata energia.
La partita prosegue senza ulteriori incidenti. E siamo ad una manciata di minuti dalla fine.
Giants: 31 – 49ers: 34
Merda, non so se essere felice che stiano perdendo o disperarmi e sostenere la squadra come tutti i tifosi.
Cullen urla un nuovo schema di gioco e inizia la solita zuffa per il possesso di palla. La tensione è alle stelle perché entrambe le squadre hanno la possibilità di vincere. Il pallone ovale viene preso, calciato, lanciato in alto, perso.
Pochi secondi. Pochi secondi e il fato si compirà.
Guardo alternatamente il tabellone con l’enorme conto alla rovescia e Cullen.
E’ vicino alla linea di meta, tutti loro lo sono e improvvisamente Cullen salta. Ma di parecchio. Che magnifiche leve… Riesce ad afferrare il pallone e percorre in velocità i pochi metri che lo separano dall’agognata linea. Emmett spintona tutti quelli che cercano di afferrarlo e Cullen vola, vola, vola ed è…
TOUCHDOWN!!!
L’intero stadio si alza in piedi urlando all’unisono per la vittoria, mi alzo anch’io urlando non so se per la gioia o la disperazione, ma urlo lo stesso. Cerco di guardarlo e riesco a vedere che è disteso a terra con le mani in faccia mentre tutti i giocatori gli saltano addosso abbracciandolo, buttando all’aria i caschi e urlando come ossessi.
Piango disperatamente, non dovrei, ma sono felice che i Giants abbiano vinto, sono felice come mai in vita mia che Cullen, Edward, il mio Edward Cullen abbia segnato i 6 punti che hanno determinato la vittoria dei Giants a 37 contro i 49ers a 34.
“Bella, Bella mi senti?” L’auricolare!
“Papà! Papà! Che succede?!”
“Stanno entrando. In questo momento stanno arrestando metà consiglio d’amministrazione della All Stars, Milton e la moglie. Un’altra squadra sta arrestando in contemporanea il Senatore Blandino-“
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!! LO SAPEVO!!! LO SAPEVO CHE BLANDINO ERA UN BASTARDO FIGLIO DI PUTTANA! E LO SAPEVO CHE ERA COINVOLTO!!!”
La signora accanto a me mi abbraccia saltellando, scambiando la mia esultanza per la vittoria dei Giants.
“Abbiamo vinto ragazza! Che ti dicevo?! Yeahhh!!!”
“SI!!! SI!! ABBIAMO VINTO!!! ABBIAMO VINTO DAVVERO!!!”
Mi precipito per la scalinata scendendo il più possibile verso il campo, ma non posso raggiungerlo da qui. Corro di nuovo verso l’interno dello stadio, rifacendo il percorso di prima. Di corsa anche stavolta. La guardia mi riconosce e mi fa entrare. Mi precipito verso il finger dove vedo i giocatori già seminudi rientrare dal campo.
E poi vedo lui.
Bello e vincente come il dio greco della guerra, del sole e dell’amore. Non esiste? Oh, quanto si sbagliano.
Corro a più non posso verso di lui e lui fa lo stesso.
“Cullen! Cullen!!! Ah… ah… Abbiamo vinto… abbiamo vinto… hanno arrestato… ah… ah… tutti… ah… ah…”
Mi abbraccia fortissimo e mi fa girare più volte con i piedi sospesi per aria. Io sono senza fiato. Per la vittoria, ovviamente.
“Ah… ah… Cullen-mmmmmhh…”
Mi bacia. Tanto, tantissimo. Morirò soffocata, ma non me ne frega un cazzo.
“Pe-perché… ah… ah… cos’è successo in campo… ah… ah… dovevi perdere… ah… ah…” Cerco di redarguirlo per capire cosa cazzo gli è saltato in testa di fare quell’ultimo punto.
“Syn… so che sai come sono andate le cose, me l’ha detto Emmett. E’ peggio di una portinaia, quello.” Fa una smorfia. “Quando mi hanno pestato, ero furioso. Furioso con tutti. Con il football, con Irina… Non volevo perdere, non ce la facevo, ma non potevo. I ragazzi continuavano a dire di no, a dire di lottare, ma io avevo troppa responsabilità sulle loro vite, non potevo… Poi sono stato atterrato, mi hai visto… e io ho visto te, ho visto il tuo viso disperato, ho visto un futuro fatto di niente, fatto di una vita, sempre se fossi rimasto in vita, senza di te…”
Oh mio Dio…
“… ti amo Bella swan. Ti amo da morire.” Sorride. “Mi sono innamorato del tuo culo… com’era? Ah sì… ti amo perché hai un bel culo e ci voglio giocare tutta la vita…”
Mi si blocca il fiato, anche se già non ne avevo un gran che. Oh cazzo! Oh cazzo! Oh cazzo, cazzo cazzo! Ha detto che mi ama? Mi ama!
“Oh Cullen, io e il mio culo ti amiamo da morire… ah… ah… adesso portami da qualche parte e scopami fino a farmi rimanere senza fiato.”
“Syn, non ci metterei moltissimo… sei già senza fiato…” Sorride.
“Ah… ah… la vittoria del Superball ti ha dato in testa… ah… ah… adesso sei più insopportabile di prima… ah… ah… e io ti amo…”
Mi prende in braccio stile sposa e corre da qualche parte.
“Ah… ah…”
“Syn… sono io che sto correndo e a te viene il fiatone? Ti amo… ti ho amato fin dal tuo primo fiatone.” Mi pianta un bacio sonoro a labbra aperte sulle mie.
“Ah… ah… non è perché ho corso… ah… ah… mi sto solo allenando per quello che mi farai dopo… ah… ah… oh, e voglio che mi dici ti amo Syn… oh, e voglio che mi fai capire meglio perché ti chiamano Finger… oh, e naturalmente d’ora in poi lo farai solo con me… ah… ah…”
“Ti amo Syn e d’ora in poi farò tutto solo con te. Solo con te e il tuo fantastico culo. Iniziando da adesso.”
***
E non ha la minima intenzione di terminare.
Ovviamente io ho un fiatone perenne.
Oh, e l’EX Senatore Blandino marcirà in galera.
Quant’è dolce la vittoria…
Fine. Forse.
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