Il Manganello
Ero stanco morto. Stanco e incazzato. Ma finalmente ero riuscito a liberarmi da quella sanguisuga di Tanya. Mi stava facendo letteralmente impazzire! Non mi ricordavo neanche più perché mi ci ero messo insieme. Ma ora non aveva importanza. Chiuso. Finalmente. Non mi sentivo così leggero da una vita ormai.
L’aria della sera era fresca, scostai un po’ il viso verso il finestrino spalancato della mia Audi per respirare un po’. Non che in questo gioiello mancasse l’aria condizionata, ma avevo voglia di aria fresca su di me.
Seattle aveva un clima umido e freddo per la maggior parte dell’anno, ma in piena estate c’era sempre almeno una settimana afosa e pesante come questa. Cazzo, mai un clima giusto.
Ma stasera… stasera… mmmmhhhh… la brezza era meglio. Fresca, nuova, quasi profumata. Profumata come…
Bella Swan.
Mi faceva dannare il profumo di quella ragazza.
Bella Swan era un poliziotto. Un poliziotto il cui distretto era ad un isolato dal mio palazzo.
Ricordo ancora quel giorno...
La prima volta che l’ho vista camminavo sul marciapiede davanti al distretto, diretto al mio portone, lei era scesa da una volante tenendo per il braccio una donna in manette, la donna faceva resistenza e in un brusco movimento per tenerla ferma aveva perso il fermaglio dei capelli, che le erano scivolati morbidi sulle spalle… ricordo ancora quel profumo che mi investì in pieno… sapeva di buono, di pulito, di sensuale. Raccolsi d’impulso il fermaglio e glielo porsi.
“Agente, ha perso questo”
Lei si voltò distrattamente e io mi persi in quegli occhi, grandi, dolci, attenti. Spostò lo sguardo alla mia mano e allungò la sua per riprendersi il piccolo oggetto.
“Oh, grazie…”
La sfiorai.
Sentii una sensazione strana, non riuscivo a capire cosa fosse, sapevo solo che il suo tocco leggero continuava ad accarezzarmi la pelle anche dopo, e dopo, e dopo ancora.
“Di nulla, agente…” volevo sapere il suo nome.
“Sergente. Sergente Swan. Grazie di nuovo. Le auguro una buona serata.”
Uuuuh… era orgogliosa… bellissima e fiera…
Da quella sera ogni volta che entravo o uscivo dal portone guardavo verso il distretto. Volevo vederla ancora, volevo sentirla ancora.
La vedevo spesso nel piccolo bar di fronte alla strada, a sorseggiare caffè insieme al compagno di turno. Adattai in maniera assurda i miei orari ai suoi. Cominciai a frequentare quel buco di bar che offriva una qualità di caffè scadente solo per vederla,e quando incrociavamo lo sguardo le sorridevo e le accennavo un saluto con la testa, ma mai di più. Mi piaceva osservarla quando era distratta. Guardavo come muoveva le mani nervose, come si sistemava le ciocche di capelli ribelli in quella coda che era costretta a portare per dovere verso il corpo…
Cristo, il suo corpo…
Sembrava che la divisa dovesse strapparsi improvvisamente sui fianchi e sui seni…
Mi chiesi con che criterio venivano assegnate le taglie delle divise. Non mi sembrava a suo agio lì dentro.
A me sembrava perfetta.
Ma un giorno mi accorsi che il sentimento era piuttosto comune tra gli agenti che andavano e venivano nel bar.
“Hey Bella!” scandì un ragazzone biondiccio.
Bella?
Bella…
“Bella…” sussurrai per sentire come il nome mi scivolava sulla lingua.
Oh cazzo… ora pensavo a cosa mi piacerebbe fare scivolare a lei sulla lingua…
Non feci in tempo a finire quel pensiero che la mia mente venne subissata da immagini della sua bocca avvolta al mio cazzo turgido e pulsante… io che pompavo sopra di lei… lei che si agitava sopra di me… la sua bocca aperta in respiri affannati e gemiti di godimento… il mio nome urlato mentre la facevo venire…
Oh piccola, non sai cosa potrei farti provare…
Ero duro. Un’altra volta.
Dall’incontro con il Sergente Bella Swan, mi svegliavo la mattina con il cazzo che mi faceva male tanta era la voglia di lei.
Con Tanya non mi succedeva mai.
Ma Bella Swan agitava i miei sogni e le mie mani , che lavoravano senza sosta ogni fottuta mattina per attutire quel desiderio che ormai mi divorava.
Stamattina non ne avevo avuto bisogno. Mi ero svegliato d’improvviso, a pancia sotto, completamente fradicio del mio sperma. E continuavo a pompare senza più fiato sul mio letto vuoto. Ancora non del tutto sveglio cercai con la mano il cuscino, ci affondai il viso come per cercare il suo odore, quell’odore che mi aveva preso e portato via con lei dalla prima sera. Lo gettai via dal letto con un grugnito di frustrazione.
“Hey Mike” la sua voce mi riportò al presente.
Mike… che cazzo di nome.
“Attenta agli zuccheri, non credo che quella divisa sopporterà ancora molto!” voleva fare il buffone con lei.
Testa di cazzo.
Stai lontano da lei.
“Bè Mike, tu invece dovresti farti dare una taglia più piccola di pantaloni, a quanto, fortunatamente posso solo intuire, non credo che sia giusta… per il poco che c’è lì dentro. Andiamo Sam” si alzò insieme al compagno che sghignazzava.
Brava la mia gattina che tirava fuori le unghie!
Non riuscii a nascondere la mia risata sotto i baffi, che non ho, una volta me li ero fatti crescere, ma dopo che un mio collega, gay, mi chiamò Bel Ami, gli diedi un bell’addio per sempre.
Rivolsi, però, l’attenzione su di me facendo voltare anche Bella. Il suo sguardo mi agganciò, la sua bocca si aprì, vidi la divisa tirare ancora di più sul quel seno che domandava solo attenzione… da me. Poi con un ghigno decisamente rivolto a me, uscì dal bar.
I pantaloni erano diventati decisamente scomodi.
Conoscevo l’attendente al pubblico del distretto, spesso veniva a chiacchierare con il portiere del mio stabile, e tra un saluto e un altro ogni tanto attaccava bottone anche con me. Era uno che gli affari suoi non se li faceva mai. E io volevo sapere più cose possibili su Bella.
*
Finalmente a casa. Parcheggiai ed entrai nell’ingresso del palazzo.
Naturalmente trovai l’attendente del distretto al solitò lì, appoggiato mollemente sul bancone della portineria che parlava con il portiere.
“Buonasera Paul, hey Quil” andai verso di loro.
“Mr. Cullen! Buona serata anche a lei, come va?” Quil era una brava persona, invadente e attacca bottone, ma un brav’uomo.
“Bene grazie. Quil… mi chiedevo… ho trovato il fermacapelli del Sergente Swan, volevo restituirglielo…” non era vero, ma volevo che Quil sciogliesse qualche nodo.
“Oh, il Sergente è di riposo stanotte, sa… i nostri turni…. E comunque è da lei perdere le cose, a volte mi domando dove abbia la testa! Oh, ma nel suo lavoro è in gambissima, sa? Al distretto la chiamano “mutande di ferro” per via del fatto che in molti ci hanno provato con lei…. sa com’è… ma lei ha dato l’asso di picche a tutti! Hahahahahahah! Non si fa mettere i piedi in testa quella, e nemmeno altro… bè… altrove! Non ha un marito né un fidanzato, ma al distretto pare che nessuno le interessi! Vuole che glielo restituisca io? Lo faccio volentieri!” si offrì.
“No… grazie Quil, ci penserò domani, grazie ancora e buonanotte” gli sorrisi dirigendomi poi verso l’ascensore.
“Hey Mr. Cullen! Ha chiesto di lei, sa?”
Se prima aveva tutta la mia attenzione, ora ero oltremodo in allerta.
“Prego?” chiesi chiarimenti.
“Il Sergente Swan! Ieri mi ha chiesto se la conoscevo e mi ha chiesto cose su di lei”
Tornai lentamente indietro.
“Esattamente cosa ti ha chiesto?” occhi e orecchie diretti solo a quell’informazione.
“Bè… se la vedo tutte le sere, che lavoro fa, notizie sui suoi orari… cose così, insomma. Oh… e anche se era fidanzato o sposato! Al Sergente piace molto essere informata, sa?” mi guardava per convincermi della serietà del suo Superiore.
“Certo… immagino. E… e tu cosa le hai risposto?”
“Bè… le solite cose, nulla di troppo personale, ma lei è il mio Sergente e… le ho detto quel poco che sapevo… del suo lavoro, di come è puntuale… magari gli avrò detto di qualche ragazza…” mi guardava dalle ciglia ora.
“Va bene, va bene… grazie Quil e buonanotte”
“Buonanotte a lei Mr. Cullen!”
Tornai verso l’ascensore senza poter trattenere il ghigno di soddisfazione che mi si era stampato in faccia.
Il Sergente vuole sapere tutto di me, eh? Oh, se solo sapesse le cose che non sa ancora…
Non avevo più sonno. Avevo voglia di uscire e godere ancora un po’ di quella brezza fresca.
Ma si, un drink, solo un drink per festeggiare la dipartita di Tanya e … la curiosità del mio Sergente preferito. Bè allora credo che i drink avrebbero dovuto essere due dopotutto.
Il bar era gremito. Era venerdì sera, che mi aspettavo? Ordinai il mio solito guardandomi distrattamente intorno, ma quel tanto che basta per indurre una ragazza ad avvicinarsi.
“Ciao, mi chiamo Jessica, sei qui solo?” era carina questa Jessica e mi stava chiaramente valutando da capo a piedi.
“Si, Jessica, mi chiamo Edward, ma stasera non sono di molta compagnia temo” le sorrisi al suo disappunto chiaro sul volto.
“Oh, bè… ciao allora… se ci ripensi, fammelo sapere” si allontanò sempre misurando con cura tutto quello che poteva vedere di me.
Normalmente non mi sarei fatto scappare un bocconcino disponibile, ed ero perfettamente cosciente di come ero “appetibile” al mondo femminile, ma ora ero così preso da Bella Swan che non riuscivo neanche più a concedermi le mie piccole distrazioni. Cazzo…
Un’ossessione. Ecco cos’era diventata. Per un attimo mi era anche sembrato di vederla fuori dalla vetrina del locale.
Scossi la testa, finii in fretta il mio secondo drink e tornai alla macchina più frustrato di prima.
Guidavo in tranquillità verso casa, rapito dai miei pensieri sul corpo di polizia, quando sentii il doppio segnale della sirena della stradale. Cristo…
Accostai e rimasi in attesa, mentre la volante parcheggiava dietro la mia auto.
Guardai lo specchietto laterale aspettando che l’ufficiale si avvicinasse.
Fianchi.
Tette.
“Buonasera. Patente e libretto di circolazione prego”
Mi voltai di scatto al suono della Sua voce. Bella! Ma portai subito una mano agli occhi a causa della torcia puntata in faccia.
Ma che cazzo?...
“Mi scusi, agente, c’è qualcosa che non va?”
Era ovvio che mi aveva riconosciuto, ma stava giocando al gatto col topo, e io ero in gioco ora.
“Sergente! Sono un Sergente. Patente e libretto, per favore Mr. Cullen” ripetè stizzita.
Mr Cullen? Ah ah ah… Sergente Swan… qui c’è qualcosa che non torna…
Cercai di mantenere un ‘espressione del tutto neutrale… anche se morivo dalla voglia di sorridere di quel giochetto.
Mentre prendevo i documenti, notai che puntò velocemente per un attimo la torcia verso il sedile del passeggero.
“E’ solo, Mr Cullen?”
“Si, è contro la legge Sergente?” le dissi allungandole le carte fuori dal finestrino. Ora ghignavo apertamente.
“No! Certo che no, solo che pensavo…” oh, una falla nella tua corazza Sergente Swan… non sei così dura allora…
“Pensava cosa, Sergente?” incalzai.
“Nulla. Niente d’importante” riprese la sua attitudine lavorativa mentre analizzava attentamente la licenza di guida. Molto attentamente…
“Lei è inglese” affermò sorpresa.
“Eh già…”
E quello che udii sono sicuro che fosse un gemito! Oddio…
Mi restituì i documenti ripuntandomi la torcia la volto.
“Ahh!” quella luce mi stava veramente dando sui nervi.
“Ha bevuto Mr Cullen?”
“Si, no… non molto veramente” dove voleva arrivare?
“Scenda dalla macchina” si spostò dallo sportello per darmi spazio.
Si, scendo Sergente Swan, vediamo chi è più duro…
“Oh andiamo AGENTE Swan, sono perfettamente sobrio ed andavo ad una velocità tale che avrei anche potuto infastidire le vecchiette tanta era la lentezza!”
Finii la frase che ero in piedi davanti a lei, mi ero avvicinato e la mia statura torreggiava sulla sua più minuta. Mi piaceva… era perfetta per me.
Da qui potevo osservare la scollatura della sua camicetta, stranamente slacciata fino al seno. Non ne ero sicuro ovviamente, ma dubito che quello fosse il modo di vestire una divisa da ufficiale.
Potevo intravedere il delicato pizzo del reggiseno bianco… Cazzo… ho un debole per la biancheria intima bianca… e sulla sua pelle così chiara diventava un richiamo irresistibile. Strinsi i pugni per fermare quella voglia così intensa di accarezzarla. Non potevo però fare nulla per la situazione chiaramente imbarazzante che si stava svolgendo senza freni un po’ più in basso.
Sentii chiaramente l’alterazione del suo respiro al mio atteggiamento.
Con le mani nervose si sistemò una ciocca inesistente dietro l’orecchio. Poi si voltò verso la strada. Si raddrizzo sulle spalle e alzò le sopracciglia.
“Salga in macchina e svolti in quel vicolo a destra. Qui siamo di intralcio al traffico”
“A me non sembra, la strada è molto larga e non c’è traffico… vuole forse perquisirmi senza occhi indiscreti?”
Si, si. Cercavo di abbagliarla col mio sorriso. So benissimo cosa è capace di fare il mio sorriso. E la mia bocca...
Notai per un attimo un’alterazione nei suoi occhi.
E conoscevo anche quel tipo di reazione. Si stava eccitando. Cosa ti passa per la testa sexy Sergente...
“Salga in macchina Cullen” comandò dirigendosi verso la volante.
Notavo solo ora che era sola, dovrebbero sempre essere in due, no? Ho visto abbastanza film per saperlo, è per la loro sicurezza e controllo reciproco. Il pensiero che fosse sola mi fece provare una sensazione strana, un fastidio. Non che fossi dispiaciuto che ora fosse sola ovviamente, ma...
E’ di riposo! Quil mi ha detto che stanotte era di riposo. E allora cosa faceva in giro a quest’ora, sola, con la divisa slacciata... in questa zona... era lei! Fuori dal bar! Non l’ho immaginata... era lì!
Mentre risalivo in macchina e riavviavo il motore, ero travolto da tutta questa serie di pensieri. Perchè, perchè ora lei è qui con me? Mi stava seguendo?
“Il Sergente Swan! Ieri mi ha chiesto se la conoscevo e mi ha chiesto cose su di lei”
Mi tornarono in mente le parole di Quil, il Sergente Swan ha chiesto informazioni su di me... non sulla fedina penale, ma cose personali, e adesso nel suo turno di riposo... sta facendo la poliziotta con me!
Oh Cristo! Sembra una delle mie fantasie erotiche preferite... dopo quella dell’infermiera.
Svoltai nel vicolo e accostai. Rimasi in macchina.
“Scenda Mr Cullen” di nuovo in comando. C’era qualcosa in quel tono che mi stava letteralemte facendo scorrere tutto il sangue lì!!!
Non potevo assolutamente scendere dalla macchina ora.
“Senta Sergente-“
“Ho detto scenda. Adesso.”
Sospirai in maniera esasperata.
Va bene, va bene, vuoi che scenda? E io scendo!
Eseguii, chiusi lo sportello e mi voltai dalla sua parte alzando le mani. E mettendo in mostra TUTTO quello a cui avevo pensato fino ad allora.
“Oh!”
Ovviamente i suoi occhi andarono subito là.
“Mi dispiace Sergente Swan. Come può vedere non rientro nella categoria appartenente a quella del suo collega Mike”
Ora stavo facendo spudoratamente il gradasso.
La sentii perdere uno o due respiri e notai un le guance colorarsi lievemente. Chissà dove può estendersi il suo rossore...
Bah... tanto ormai non potevo avere un’erezione più potente e dolorosa di quella!
“Si-si volti. Mani sopra il tetto. Allarghi le gambe.” Cercava disperatamente il suo tono di comando ma aveva deglutito sonoramente.
Obbedii. Volevo vedere fin dove si sarebbe spinta.
Mentre appoggiavo le mani sul tettino lei con una rapida mossa del ginocchio mi allargò le gambe.
“Ahh! Hey AGENTE vacci piano!” ridevo apertamente ora. Mi divertiva il giochino e sentire la sua gamba sottile tra le mie, accese ancora di più il mio desiderio.
“SERGENTE! Sono un SERGENTE! Non lo dimentichi!”
E cominciò la perquisizione.
Si avvicinò dietro di me a due millimetri. Potevo sentire il calore emanato dal suo corpo.
Due millimetri ovunque, ma zero sui suoi seni contro la mia schiena. Con tutta la giacca e la camicia sentivo i suoi capezzoli solleticarmi al di sotto delle scapole. I suoi capezzoli inturgiditi.
Le sue mani mi stavano controllando i pettorali, le ascelle, i fianchi. No... mi stava accarezzando.
“Ooh....” chiusi gli occhi perso nel godimento del suo tocco.
Le sue mani che viaggiavano sempre più in basso. Le mie chiuse a pugno sopra il tettino della macchina.
I miei fianchi. Le mie natiche. Ancora le mie natiche. Le mie cosce. All’esterno. All’interno...
Sfiorando, tastando.
E giù, giù fino alle caviglie… ero diventato il suo palo personale da lap dance. Cristo…
Ero sull’orlo di una crisi respiratoria.
E anche lei.
Tornò sui miei fianchi, sopra le tasche e poi più al centro.
“Ahh!”
…Benvenuta… Sergente Swan.
“Oh!” ritirò per un attimo la mano, incerta nel proseguire.
“Trovato niente Sergente?” sogghignavo, ma volevo solo mascherare la voglia pazzesca che mi toccasse ancora.
“Hai un’arma... uhm... di qualche tipo?” era dannatamente carina quando voleva darsi un tono cercando disperatamente di riprendere fiato.
Mi girai stufo di quel giochino e volevo delle risposte.
Lei indietreggiò sulla difensiva.
“Cos’è, SERGENTE, mi vuoi arrestare per possesso illegale di arma da orgasmo?” ghignai.
“Ha! Spiritoso! Questo è tutto da dimostrare! Ora torna con le mani sul tettino”
Non potei fare a meno di ridere stavolta.
“Da dimostrare? E vuoi che lo faccia qui? Ora?”
Spalancò gli occhi. Che ora erano profondamente neri.
“Ho detto mani sul tettino Cullen”
Bellissima, era bellissima quando faceva la dura. Ma qui di duro c’era solo una cosa e lo sapevamo tutt’e due, adesso.
“No Swan. Il gioco è finito. Dimmi perché mi ha fermato” feci un passo verso di lei.
“Hai bevuto. Devo farti il test”
“Come lo sai che ho bevuto? Ancora non hai fatto nessun test”
“Lo so perché ti ho v- … l’ho sentito… dall’alito” si affrettò ad aggiungere
Feci un altro passo.
“No. Lo sai perché mi hai visto. Tu eri lì. Tu mi hai seguito. Ti ho vista”
“Non so di cosa parli. Io sono in servizio. Sto solo facendo il mio dovere” indietreggiò leggermente.
“Bugiarda. Non sei in servizio. Stasera sei di riposo. Me l’ha detto Quil” ora ero vicinissimo a lei, che cercava di alzare la sua statura per fronteggiarmi. Carina da morire.
“Quil?! Hai chiesto di me a Quil?” le si alzò la voce di un’ottava.
“Si, dopo che lui mi ha detto che TU hai chiesto di me” la mia voce si abbassò invece.
“Io… io sono un poliziotto, sono sempre in servizio. Voglio farti il test del palloncino” si mosse di scatto per raggiungere la volante.
Ma io fui più veloce di lei e le afferrai il polso.
Con l’altra mano aprii lo sportello del sedile posteriore.
“Che… che vuoi fare? Lasciami! Stai aggredendo un pubblico ufficiale!”
La spinsi sul sedile e lei indietreggiò fino all’altro sportello.
“Vuoi fare il test del palloncino, no? Io ne ho quanti ne vuoi, lì, nel cruscotto” indicai con un cenno della testa.
Entrai anche io e chiusi lo sportello. Fui investito dal suo profumo, quel profumo che mi aveva fritto il cervello.
“Fammi scendere Cullen!”
Attivai la chiusura centralizzata, ma lei si scaraventò sopra di me per raggiungere la maniglia.
Me la ritrovai a cavalcioni. Calda, ansimante, tremante. Li, sul mio cazzo.
Le afferrai le mani.
“No Swan. Voglio delle risposte. Adesso.”
Continuava a dimenarsi. Sempre lì, sul mio cazzo.
“Non ti devo nessuna risposta! Lasciami!”
“Oh si che me la devi. Mi hai seguito, mi hai pedinato e mi hai fermato senza causa.”
Mi ero avvicinato al suo viso. Non riuscivo a staccare gli occhi di dosso a quelle labbra aperte in cerca di respiro, e di... oddio... la sua lingua...
Mi accorsi che anche lei guardava la mia bocca, che stava mimando la sua.
Si morse il labbro inferiore.
E io stavo per venire.
“Io... io... io non posso” si era calmata, aveva abbassato il viso e io di riflesso le lasciai le mani.
“Bella... perchè mi hai seguito?” le sussurrai alzandole leggermente il mento. Soffrivo a non avere più la sensazione meravigliosa data dal suo sguardo.
Al suono del suo nome lo alzò subito. I suoi occhi che danzavano in cerca dei miei. Cercando.
Spostò di nuovo lo sguardo e abbassò il viso.
“Mvevoparlcntemnsapvcomfae..”
?
“Come? Non ho capito una parola, puoi ripetere?” la guardai confuso.
Alzò il viso al mio e si raddrizzò in atteggiamento più fiero ora. Sempre lì. Sul mio cazzo.
“Ohh! E va bene! Volevo parlare con te ma non sapevo come fare! Ecco! Contento adesso?! Ora posso andare?”
Non la stavo trattenendo e lei non si era spostata di un millimetro. Da lì. Dal mio cazzo.
“Perchè? Non potevi semplicemente parlarmi?” Ero più confuso di prima.
Sospirò esageratamente e mi guardò a lungo negli occhi.
“ Sono un bravo poliziotto. Davvero. Ma... ma per quanto riguarda i ... uhm... rapporti... i rapporti a due, sono un vero schifo. Mi piacevi. Fin dalla prima sera. Non so se ti ricordi, mi hai raccolto la molletta dei capelli, mi hai toccato la mano, ed eri così... così... intenso. Sentivo il tuo profumo. Cavolo, non riuscivo a togliermelo dalla testa. Mi deconcentrava. Cercavo di vederti ogni volta possibile. Come sai ho chiesto anche di te a Quil, patetico, vero? Ma... ma non sapevo come fare. Ho avuto solo due rapporti fin’ora e la mattina dopo, spariti. Il primo felice di avermi tolto la verginità e soddisfatto il suo piacere senza occuparsi affatto di nulla che mi riguardasse, e il secondo che continuava a dirmi di stare zitta e non fare rumore. Mmmpf... Non fraintendermi, mi piace il sesso, davvero! Oddio... per quel poco che ho potuto capire, ma ecco... io mi sono accorta di essere un pochino... un po’... ecco mi lascio andare un po’ troppo. Non sono brava in queste cose, ho visto anche dei porno per capire come fare, per imparare, ma io proprio non riesco a comportarmi diversamente da quello che sono. Allora, bè... ho lasciato stare. Ma quando sei apparso tu, non ci ho capito più niente. E... ho pensato di dover far qualcosa... ma non sapevo bene cosa e l’unica cosa che mi è venuta in mente è ... fare il mio lavoro, forzare le cose verso il mio unico punto di forza, ecco. Stasera non ero in servizio, ma stavo seduta dentro la volante a far niente, non volevo ancora tornare a casa e trovarmi sola, io, il pensiero di te e il mio vib- ... Insomma, sono capace solo di lavorare io, e stavo lì seduta al parcheggio quando ti ho visto uscire. Ti ho seguito, ho visto che entravi in quel bar, mi sono avvicinata e ti ho visto con una ragazza. Giuro che in quel momento avrei voluto arrestarla per manifeste molestie sessuali compiute in modo così banalmente evidente! Ero fuoriosa. Volevo punirti. Punirti per essere così assurdamente sexy, così inconsapevolmente attraente. Mi sentivo impotente. Come potevo io attrarti non avendo assolutamente niente di speciale... Così... ho pensato all’unica cosa che sapevo fare, il poliziotto. Ma con te... è evidente che non riesca a fare nemmeno quello”
Tirò un sospiro per riprendere fiato.
Io ero allibito. Immobile. Completamente travolto da Bella Swan e dal suo contortissimo cervello.
Alt. Ha detto che nel sesso si lascia andare un po’ troppo?
E pensa che... che sia un male??
Ripensai a tutto quello che aveva detto tuttodiseguitosenzafermarsimai, e tutti i tasselli del puzzle andavano al loro posto.
Sono un maschio. Anche volendo non potrei mettere insieme tutte la valanga di informazioni che lei mi aveva dato in un solo respiro.
Ha fatto quello che ho fatto io.
Mi ha seguito.
Si è informata.
Pensava a me.
E non si sente attraente?
“io, il pensiero di te e il mio vib- “ Vib? Vib... RATORE??? Oh cazzo...
E lì tutto il resto dei miei pensieri se n’era allegramente andato a fare in culo.
“Ecco. Suppongo che ora aprirai volontariamente la chiusura degli sportelli”
La osservai.
Era indifesa. Completamente scoperta. Ma sempre fiera e bellissima.
E io ora avevo un solo ed unico desidero.
Baciarla. Male.
L’avevo afferrata con una mano dietro la schiena e l’altra tra i capelli. Incollai le mie labbra sulle sue.
E fui catapultato nell’unico posto dove potevo esistere da ora in poi.
Le sue labbra erano calde, piene, esitanti. Rispondeva al mio bacio tremando e ansimando. Aprì leggermente la bocca in un invito che io accolsi con fervore. La sua piccola lingua accarezzava la mia chiedendo. La mia adorava ogni parte di quello che riusciva a raggiungere.
Un groviglio di mani che cercavano, stringevano, premevano, accarezzavano.
I suoi gemiti trascinavano istantaneamente i miei.
I nostri movimenti in un dondolio continuo, morbido, febbrile.
Mi staccai da quel bacio che aveva ormai avvolto interamente i nostri corpi.
“Bella...” ansimavo.
“Bella... dimmi cosa vuoi” le presi il viso tra le mani, non c’era bisogno di difese o filtri ormai tra di noi.
“Te... voglio te. P-... prendimi Edward” solo un filo di voce.
E quella fu la mia resa incondizionata.
“Dillo ancora...” la mia voce roca in adorazione.
“Prendimi Edward... ti prego...” era un sottile canto ormai quello che giungeva alle mie orecchie.
“Oh Bella...”
Tornai a baciarla con più passione di prima, passione che cresceva costantemente allo scambio di ogni bacio, al passare di ogni carezza. Mi lasciai travolgere dai brividi che sentivo ad ogni suo contatto.
Spostai le mie labbra al suo mento, al suo collo, a quell’orecchio così delicato e piccolo.
Le mie mani sul suo seno.
Accarezzandolo, premendolo, sfiorando con i pollici quelle deliziose sporgenze indurite...
“Oh Edward...”
Inarcò la schiena dandomi accesso a tutto il collo e premendo i seni contro le mie mani reclamando attenzione.
Stavo esplodendo. Il cazzo che mi faceva male. Il respiro corto. E lei non smetteva di dimenarsi.
“Oh Edwarrrrd... se non smetti di muoverti così ... ahh... i pantaloni della mia divisa saranno da buttare...”
Di muovermi così? IO??
“Togliti la camicetta” grugnii a denti stretti.
Se l’avessi presa io, gliel’avrei strappata. Dovetti tenere le mani chiuse a pugno lungo i fianchi per resistere.
Si mosse rapidamente con le mani agitate che facevano fatica a svolgere il compito. Non staccò neanche un attimo gli occhi dai miei. Potevo vedere le sue pupille dilatarsi, mentre respirava velocemente.
Il mio respiro non era dissimile.
Quello che mi si parò davanti era un vero spettacolo.
Due coppe piene, abbondanti, rigogliose, che si muovevano a ritmo del suo respiro. Potevo intravedere nel pizzo quei piccoli capezzoli rosati, che al solo passare del mio sguardo si costrinsero in fuori ancora di più.
“Mmmmhhff!” le afferrai con le mani quei piccoli triangolini di tessuto per tirarli giù malamente e la mia bocca aperta fu subito li, baciando, leccando, assaporando, in una frenesia indomabile.
Su un seno la mia bocca, sull’altro la mia mano.
“Ooh!” Bella stringeva i miei capelli in un modo così... così... erotico...
Velocemente le slacciai il reggiseno, accarezzandole tutta la schiena, tutto ciò che potevo raggiungere con le mani e le dita, mentre la mia bocca non lasciava mai il suo seno.
“Edward... Edward, ti prego...” la sua supplica mentre volavano via cravatta e camicia.
I nostri gesti concitati nel liberarci di tutti i vestiti che erano ormai solo d’intralcio. Sembrava fossimo in fiamme.
E lo eravamo, in fiamme.
Ci ritrovammo fermi, nudi, ansimanti, l’uno di fronte all’altra. Io seduto su un lato del sedile e lei accanto, in ginocchio rivolta a me.
Bè... non proprio a me.
Aveva occhi e bocca spalancati verso... la mia ovvia e dolorosa eccitazione. E non stava respirando.
“Bella... respira” era inutile nasconderle il sorriso soddisfatto che ora campeggiava sul mio viso.
“Uuuooof!” e avvampò in quel delizioso colore che in pochi minuti avevo imparato ad amare.
“aamm... uh... preservativo...?” azzardò timidamente.
“Oh! Oh, si certo” E mi allungai verso il cruscotto superando con il busto i sedili anteriori.
Mentre ritiravo l’ambito ‘palloncino’, sentii improvvisamente un’acuta fitta sul sedere.
“Ouch!”
Mi aveva morso! Sul culo!
Mi voltai di scatto, trovandola che se la rideva tra le mani che le coprivano la bocca.
“Scusami! Non... non ho resistito! Hai un culo così carino!” e continuava a ridere!
“Carino? Io ho un culo carino? Oh, Sergente... questo non avresti dovuto farlo...” ghignai afferrandola e rigirandola in una mossa sola. Ora si trovava sotto di me a pancia sotto con la schiena e .... quel... oooh.... quel capolavoro che Dio mi ha concesso di vedere, di toccare e di mordere!
Per ora...
La mia lingua seguiva tutti i suoi lineamenti, il suo sapore mi faceva desiderare di non voler assaggiare mai più nient’altro, i miei baci a mordicchiare tutto quello che potevo, tutto...
SMACK!
Non ne ho potuto fare a meno. No.
“Aahh...”
Le vidi la pelle d’oca attraversare tutto il corpo.
Rimasi di sasso. Le piaceva... le piaceva essere sculacciata!
Grazie Dio!
SMACK!
“Aaaahhh... Edwarrrdddd...”
Dovevo sapere. Dovevo sincerarmene.
Feci scivolare la mano lentamente tra le natiche, e giù, più giù, fino ad arrivare al suo centro morbido e caldo.
E bagnato fradicio.
Santo Cielo... questa donna era la risposta a tutti i miei desideri...
Dovevo prenderla. Tipo… adesso!
Non volevo però farlo in quella posizione. Il suo viso era troppo spettacolare per non goderne fino in fondo.
La voltai delicatamente. Forse.
Presi la confezione del preservativo e la strappai. Lei mi guardava.
“Posso?” chiese di nuovo timidamente.
Glielo porsi senza rispondere e mi sdraiai di schiena appoggiando la parte superiore del busto allo sportello.
“Mi... mi dispiace Edward, io.. io non prendo contraccettivi... non pensavo che mi servissero... così presto... detesto questi cosi, ho sempre paura che non siano abbastanza sensibili”
Feci fatica ad ascoltarla mentre srotolava il lattice lungo l’asta. Dovetti rimanere concentrato a non venirle in mano subito.
Ma siccome il Sergente Swan era una riserva infinita di sorprese, mi ritrovai la sua bocca avvolta sul cazzo che leccava e succhiava. Oh Cristo...
“Senti niente? Riesci a sentire la mia bocca o... la mia lingua?...”
Ero in un mare di guai e stavo pensando a tutte le cose brutte che mi venivano in mente.
“Bella... se... se non smetti subito... dubito che... che tu sentirai niente dopo... aah...”
“Oh... OH! Scusa, scusa!”
Riprese posizione sopra di me, esitando.
“Vieni qui” le porsi la mano.
Lei la prese con tocco lieve e io la accolsi sopra di me in un abbraccio e in un bacio che volevo non le lasciassero più dubbi.
Come prima la dolcezza lasciò presto il posto alla frenesia e al desiderio.
Lei cominciò a strusciarsi sopra di me. Lì, sul mio cazzo.
I miei muscoli ormai si contraevano ritmicamente sotto la sua danza sinuosa.
Si alzò spostandosi per posizionarsi sopra di me. La posizione non era certo delle più comode ma avevamo trovato il modo di incastrarci al meglio.
Prese delicatamente la mia base e la guidò verso la sua vulva gonfia e bagnata, scendendo lentamente.
I nostri gemiti di compiacimento all’unisono.
Comiciò a muoversi sopra di me, piano, per adattarsi a me che la stavo riempiendo.
E lì mi si resettò il cervello.
Mia.
Casa.
Goal.
Base.
Paradiso.
Walallah.
Azzurre praterie.
L’ho detto, bye-bye pensiero razionale.
Si spinse fino in fondo e le mie mani raggiunsero i suoi fianchi. Per tenerla lì. Per sempre.
Il suo viso rivolto in alto, la bocca semiaperta, i respiri profondi.
Oh Bella dimmi che non ci capisci più un cazzo come me...
Cominciò ad ondeggiare, rapita completamente dal piacere.
Su... giù... a sinistra... a destra... i miei movimenti che incontravano i suoi...
Cominciava ad aumentare il ritmo e il suo sguardo si agganciò al mio, i movimenti diventarono frantici, il respiro completamente irregolare, corto.
Le lasciai scegliere il passo, preso dalla vista di questa dea che mi stava scopando all’ultimo respiro.
Mi guardava gli occhi, la bocca. Le sue mani dapprima sul mio petto si spostarono poi sugli schienali dei sedili per aiutarsi con le spinte.
Inarcò la schiena indietro e tutti e due ora guardavamo estasiati nel punto dove quell’unione ci stava conducendo alla follia.
“Oh Edward! Edwarrdd... così... così... non smettere di muoverti cosìììì.... lo giuro... lo giuro... domani butto il vibratoreeee... non mi serve più a niente quel cosino... no.... non più.... e neanche... neanche il... il... ooohhh.... il manganello... “
L’Arsenal perde 6 a 0... la nonna morta... la casa in fiamme... il lavoro perd-
Il manganello? Come... IL MANGANELLO??!
Oh.
Mio.
Dio.
“Bellaaaah... Bellah.... co-cosa fai esattamente... oohh... col man-ganello??...”
“Niente... oohh... più nienteeee... lo-lo giuro... aahhh...”
“Dammelo”
Non ero più in me.
Ed ero convinto che i miei occhi ora fossero più neri dei suoi.
“Oooh... cosa?”
“Il manganello... da-dammi il manganello”
In qualche modo, senza smettere di muoversi, lo raggiunse e me lo porse incuriosita.
Lo afferrai e senza staccare lo sguardo dal suo, lo avvicinai al naso. E inalai. Come un animale.
E grugnii.
Lei avvampò.
Gettai via l’attrezzo e l’afferrai tirandola a me.
“Oh tu! Cattiva... cattiva ragazza...”
E la baciai succhiandole tutto quello che potevo e gemendo senza vergogna.
Ma non potevamo rimanere così a lungo, il bisogno di respirare era più forte.
Bella tornò in posizione eretta e sembrava impazzita. Sembrava cavalcasse uno stallone in corsa. Eh...
I suoi capelli sciolti le ricadevano ovunque, gli occhi chiusi e la voce che faceva eco al suo respiro sconnesso.
E io stavo impazzendo per cercare di trattenermi il più a lungo possibile.
Ma non ce la facevo più. Ormai sentivo il tanto familiare irrigidimento dei muscoli che raccoglievano tutte le energie e tutto il godimento in un unico punto.
Portai la mia mano alla sua fica e cominciai a massaggiarle velocemente il clitoride.
“Bella... aahh...oahhh... Bella... guardami... guardami”
E nel momento in cui riaprì quelle piscine di oro nero la sentii.
I suoi muscoli che si stavano contraendo ritmicamente. Il suo orgasmo che arrivava con forza.
Il mio bacino che spingeva impazzito.
“Oh Edward... oh.. mmmmhh.. . siiii…..oh... oh…oh… OHHHHHHHHHHHHHH!!!!!
“Bella …. Oh Belllllllllllllllaaaaaaaaahhhh…. Aaahhhhhhh!!!!
Cadde su di me, ancora agitandosi, e io la strinsi più forte che potevo. Baciandola sulle guance, sul collo, sulla spalla.
I nostri movimenti e i nostri baci si fecero più dolci, ma non meno intensi.
Non volevo uscire. Mai più.
Ma lei non mi guardava.
Accarezzandomi teneramente si staccò con un sospiro e io scivolai malvolentieri fuori da lei.
Ero ancora in estasi, e volevo stare lì con lei per sempre.
Ma qualcosa si settava male dentro di me.
Dovevo dirglielo. Dovevo dirle di quanto l’avessi desiderata e che i suoi timori e i suoi desideri erano lo specchio dei miei.
Mi tolsi il preservativo, lo annodai e avevo preso dei fazzolettini per pulirci.
Gliene avevo passato qualcuno che lei prese senza dire nulla e senza alzare lo sguardo.
“Bella... Bella, io devo dirti una cosa-“
“No. No Edward. Lascia stare. Lo so già cosa vuoi dirmi.”
Continuava a cercare i suoi abiti per rivestirsi.
“La canzone la conosco già. E’ stato bellissimo, ma bla bla bla. Va bene Edward, credimi. Va bene così”
Le presi un polso, per fermarla da quei gesti e dai suoi pensieri.
“Bella, no.... fermati. Guardami...”
“Non... non posso...”
“Ti prego... guardami Bella”
Con riluttanza alzò lo sguardo. E quello che vidi mi fece male.
Aveva gli occhi lucidi e stava trattenendo il pianto.
“Oh Bella... vieni qui”
L’abbracciai, avvolgendo quel corpo minuto con tutto quello che potevo. Volevo consolarla, volevo proteggerla, volevo... amarla.
Lei mi restituì l’abbraccio, e la sua incertezza poco a poco l’abbandonò, lasciandomi avvolgere dal suo tocco dolce. Ma sentivo le sue lacrime silenziose sul mio petto.
“Bella, devi ascoltarmi”
Non disse nulla, continuai.
“Quello che voglio dirti è che non sono stato onesto con te”
La sentii irrigidirsi cercando di sciogliere l’abbraccio.
La scostai delicatamente da me prendendole il viso tra le mani.
“Ti prego Bella, lasciami finire. Quello che voglio dirti è che tutto quello che mi hai detto prima non è altro che… bè… quello che ho fatto e pensato anch’io… voglio dire… nei tuoi confronti”
“Che vuoi dire” la voce le uscì spezzata e roca.
“Quello che voglio dire è che… Bella, ricordo benissimo la prima sera che ci siamo incontrati… non ho fatto che pensarci da allora. Venivo in quel cesso di bar solo per vederti. Impazzivo all’idea di quegli stupidi dei tuoi colleghi che ti sbavavano addosso! E volevo sapere di te da Quil prima che lui mi dicesse che tu avevi chiesto di me. E non è patetico. E non è imbarazzante. Bella, quello che è successo stasera è la cosa più bella che mi sia capitata. E non voglio che finisca qui. E mi fa impazzire il tuo modo di fare l’amore…”
Lessi la ricognizione sul suo viso, mentre cercava di riagganciare i pezzi anche lei, come avevo fatto io prima.
“Davvero?” il suo sorriso mi abbagliò.
Le asciugai le lacrime coi pollici.
“Davvero. E ora sei la mia fantasia sessuale preferita!” sogghignai.
“Fantasia sessuale?”
Mi guardava con sospetto.
“E qual’era prima la n. 1?” mise le mani sui fianchi. Ancora nudi.
“L’infermiera. Ovvio!”
Ed ecco arrivare il primo ceffone sulla testa di quelli che temo seguiranno a lungo.
Il più a lungo possibile.
“Cullen, dovrei arrestarti per resistenza a pubblico ufficiale, ma…”
“Ma cosa?” l’accarezzai.
“Ma sono troppo felice adesso. E non sono in servizio.”
Mi baciò abbracciandomi forte.
E quello fu per assurdo il momento più intimo che ci eravamo scambiati in tutta la sera.
“Quand’è che rientri in servizio?”
Ricominciammo a vestirci.
“Domani pomeriggio” guardò l’orologio “Bè… no, oggi pomeriggio a quanto pare”
“Allora abbiamo un po’ di tempo?” la guardai dalle ciglia.
“Tempo per cosa?” sorrise.
“Voglio portarti a casa mia, metterti finalmente su un letto e… sculacciarti per aver usato impropriamente il manganello, proprietà della Polizia di Stato e pagata con le tasse di onesti cittadini!”
“Oh Edward…”
Ridevamo. Io ridevo perché lei era felice. Io ero felice.
Non so bene a che ora riuscimmo a staccarci da quel bacio per quel tanto che bastava ad arrivare tra le mie lenzuola.
Che poi avrebbero profumato finalmente di lei.
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