“IL QUADRO ROSSO”
O/S
Di Sparviero Nero

Bpov
“Ciao Bellaaaa!”
“Ungh!”
Solo una persona può essere così felice e soprattutto urlante di lunedì mattina. Alice Brandon.
“E’ una meravigliosa mattinata, il sole splende e gli uccellini cantano!”
Il suo sorriso è raggiante mentre svolazza dalla porta dell’ufficio per appollaiarsi leggiadramente sulla mia scrivania. Giuro che sembra uscita direttamente dal film ‘Come d’Incanto’.
“E’ esattamente quello che pensavo mentre guardavo le utenze condominiali da pagare.”
Io invece sembro la signorina Rottermeier.
“Oh, andiamo! C’è il sole oggi! Ed è il primo giorno di primavera! Tutti sono felici! E’ la stagione dell’amore!”
Sposto gli occhiali più in basso sul mio naso e la guardo.
“Già. Ed è anche la stagione dei lavori alle facciate dei palazzi. Nonché la stagione delle piogge che improvvisamente rovinano o ritardano i lavori. Oh! Senza dimenticare che in primavera le piante fioriscono e i petali vanno a finire nei balconi delle persone che non ne vogliono sapere e che portano umidità e disordine.”
“Che sciocchezza! Chi dice una cosa simile dei fiori?” Ribatte lei stizzita e offesa. A volte penso che sia la regina delle fate, una di quelle che se dici che non ci credi, muore!
“Tutti quelli che decidono di diventare proprietari di appartamenti dove io ne faccio l’amministrazione. Ossia tutti quanti. Nessuno escluso.”
“Che crepino! Non si può vivere senza apprezzare la natura.”
Sbotto in una risata.
“Alice! Non avevi detto che era la stagione dell’amore? Dovè il tuo amore per l’umanità allora?”
“Io amo tutta l’umanità! Tutta tranne quelli che non apprezzano le cose belle della vita!”
“Ha! Allora hai fatto fuori tutti in una mossa sola!”
“Ti sbagli! Non tutti sono così! Per esempio c’è-“
“Jasper Withlock” Diciamo all’unisono. Solo che lei lo fa con aria sognante e io con finta aria annoiata. Jasper è un avvocato pro-bono che lavora dall’altra parte della strada. E’ un bel ragazzo, gentile, generoso, idealista, il tipo giusto per Alice insomma.
“Oh Bella! Avresti bisogno anche tu di un Jasper nella tua vita!” Perché non-“
Oh no. Alzo la mano per bloccare quello che sta per uscire fuori dalla perfetta bocca di Alice.
“Alt! Non voglio tornare sul solito discorso. Non di lunedì mattina. E soprattutto non prima del caffè.”
“Prima di pranzo, allora?” Mi chiede con aria innocente.
“Alice…”
Non ce la posso fare. Non di lunedì mattina… Ho già detto che è lunedì mattina? Di quei lunedì che non ti ci vuole una tazza di caffè ma una damigiana di prosecco per affrontare la settimana lavorativa densa di problemi e condòmini con assurde richieste.
Faccio l’Amministratrice di Condominii.
Come si dice? E’ un lavoro schifoso ma qualcuno deve pur farlo. In realtà a me piace il mio lavoro… è che non piace agli altri. E’ una categoria maledetta, come i becchini, gli operatori dei recupero crediti e gli addetti al pubblico negli uffici delle tasse.
Ti odiano tutti.
Nessuno ti chiama per dirti quanto sei stata brava.
Oh si! C’è n’è stato uno un po’ di tempo fa. Volevo saltargli al collo e baciarlo. E azzerargli il conguaglio del riscaldamento.
Comunque, è vero, tutto questo mi ha indurita un po’. Sono più diffidente con le persone e sono sempre pronta alla difesa.
Alice è la mia segretaria.
Non si ammazza di lavoro, ma è sempre di buon umore e dispone clienti e fornitori a toni più accomodanti.
Ed è una cara amica. Chiacchierona, frivola e frizzante. Vede tutto rosa.
Mentre io vedo tutto grigio. O color mattone. Giusto come le mura del palazzo su cui oggi verrà montato un ponteggio.
“Hey! Guarda, guarda…”
Sposto lo sguardo verso di lei e la vedo intenta a leggere una delle lettere che mi è arrivata oggi con la posta. Legge tutto, lei è più brava di me a ricordarsi di tutto quello che arriva e quando.
“Che c’è?”
Ha lo sguardo sorpreso, ma anche compiaciuto.
“Non indovinerai mai chi ha comprato l’appartamento all’attico di Via della Torre 29.”
Uff. Non ho tempo. E non mi interessa. L’unica cosa che mi interessa è suddividere le quote tra vecchi e nuovi proprietari.
“Chi?” Rispondo con la minima attenzione mentre riguardo lo stato avanzamento lavori proprio di quel condominio.
“Su dai! Gioca con me! Indovina!”
Poso l’incartamento malamente sulla scrivania.
“Alice. Non ho tempo per i giochini stamattina. Tanto lo scoprirò quando dovrò fare i passaggi di proprietà.”
Ma lei non si arrende.
“Ti dico solo questo: Mr. Sesso.”
“Mr.Sesso? Oh… Brad Pitt.” Rispondo felice di aver indovinato subito così finisce sta storiella.
“No! Quello ormai è Mr. Daddy! Questo no! Almeno non ancora, ma secondo me non mancherà molto, non con quell’equipaggiamento.”
Cavolo. So che non si arrenderà.
“Ok. Altro indizio.” Agito la mano verso di lei per indicare che ho frettaaaaaa!
“Alto.”
“Alto, alto, altoooo… oh si! George Clooney.”
“Ma no! E’ più giovane, e molto più bello.”
Mpf! George è bellissimo.
“E’ un attore?” Chiedo incuriosita.
“No”
“E’ un cantante? Non dirmi che è un cantante. Avrò le ire di tutto il condominio.”
“Non è un cantante. E’ meglio.”
“Meglio? Insomma Alice, cos’è?”
“Ti piace tantissimo.”
“Si? Oh, ci sono! Barak Obama.” Non ne posso più, quindi sparo cazzate.
“Bella! Ma che dici! Ti pare che il Presidente, in carica poi, possa venire ad abitare a Via della Torre?”
“E allora? Mica rimarrà presidente per sempre, no? E poi quel condominio è molto signorile.”
“Oh, ma dai! Ti ho detto che ti piace! Tantissimo! Nel senso di tantissimissimisimo!”
“Tantissimo che me lo sposerei o che ci scoperei e basta?”
“Tutt’e due. Insieme. Tipo scoparci mentre te lo stai sposando.”
Oh…
C’è solo uno che mi fa quest’effetto qui.
“Edward… Cullen?...” rispondo inebetita.
“Siiiiiiiii!!!!” Alice saltella in aria felice del compimento dell’indovinello.
Mi alzo di scatto, aggiro la scrivania così in fretta che cadono fogli e memo a pioggia al mio passaggio, la raggiungo e le strappo la lettera di mano.
Edward Cullen. Non ci posso credere. L’uomo che mi fa sognare cose che credevo di non poter neanche immaginare. Lo scrittore del momento. Premi di ogni sorta. Nobel per la letteratura 2011 per il suo capolavoro che ho stampato nel mio cuore “Le porte di Tannhauser” un romanzo sulla solitudine dell’umanità in un mondo fatto di social network e di comunicazioni a distanza. La poesia. La vera poesia. Ogni cosa che scrive ti accarezza l’anima e ti danna in un inferno di verità talmente pura da sembrare assurda. L’uomo che descrive l’amore come il tocco cosmico della sopravvivenza umana. L’uomo che descrive il sesso in maniera così selvaggia e appassionata che… non posso evitare che le mie mani compiano quello che lui descrive con tanta dovizia di particolari. L’uomo che con le sue parole mi ha condannato a cercare qualcosa che non ho mai trovato.
Leggo la lettera.
Una lettera a me. Edward Cullen ha scritto qualcosa indirizzandola a me…
Non respiro.
La presente a comunicare che dalla data del 1° Marzo 2012 ho acquistato la proprietà dell’appartamento in Via della Torre 29, piano attico, interno L1. La prego di fornirmi con la massima urgenza tutti i conti riguardanti il suddetto e di mandarmi copia della pratica dei lavori approvati nell’ultima assemblea condominiale, nonché una copia del regolamento di condominio e della sua elezione ad amministratore con i suoi compiti, i suoi obblighi e i suoi recapiti, compresi quelli privati. Non saranno tollerati ritardi o imprecisioni, sia nei conti che nei lavori in corso d’opera.
Mi faccia sapere nel momento stesso in cui riceve questa lettera, scrivendo alla mia e-maileac@packerpublishing.us
Distinti saluti.
Edward A. Cullen
Prego?
Non saranno tollerati? Lui dice a me?
Ha!
“Non ho parole.”
“Che c’è?” Mi chiede Alice.
“Che c’è?! Non ho mai ricevuto una lettera più… più… spocchiosa di questa in vita mia! Lui non tollera?! Sarei io che gli devo mandare i miei dati, compresi quelli privati quando lui non mi ha scritto altro che un anonimo indirizzo e-mail chiaramente non personale?”
Alice si sistema nella sua scrivania come se niente fosse. Come se a me non fosse cambiato il verso di rotazione del pianeta.
“E che vuol dire, a me pare una lettera normale, ne ricevi a bizzeffe anche di peggiori e non ne hai mai fatto un problema.”
Sono sicura di avere il viso arrossato, ma non come vorrei io o come lo è quando leggo i suoi libri, bè… la parte erotica dei suoi libri.
“Ma lui è Edward Cullen! Lo scrittore più premiato ed apprezzato della storia della letteratura! Quello che con le sue parole è capace di portarti a livelli di piacere talmente elevati da-“
“Da?” Alice mi interrompe, ha un sopracciglio alzato e sa chiaramente a cosa mi riferisco senza scendere in particolari osceni che lei ora vorrebbe che chiarissi una volta per tutte. Ma quella è la mia privacy. Mia, di Edward Cullen, della mia mano destra e del mio Vibrward.
“Oh Alice! Non può scrivere una lettera così fredda e distaccata! Non a me! E non con quel tono di comando!” Alzo le braccia per enfatizzare il mio sconcerto.
“Mmm… a me sembrava che quel suo tono di comando ti piacesse parecchio ne “Il respiro del male”.”
Si sta limando le unghie! E mi sta prendendo per il culo!
“Adesso glielo faccio sentire io Il respiro del male.”
Marcio verso la mia scrivania e avvio sul pc il programma di posta elettronica.
Da: Admin@SwanLtd.us
Oggetto: Lettera del (senza data!)
Ora: 9:10
Egregio Mr. Cullen,
ho appena ricevuto la Sua comunicazione e mi duole profondamente comunicarle che non potrò esaudire la Sua richiesta, così tanto gentilmente esposta, per impegni improrogabili che terranno costantemente la mia attenzione sui lavori in corso d’opera, come da Lei a conoscenza, i quali richiedono il massimo dell’impegno, della professionalità e della comprensione di tutti i condòmini, nonché della Sua. Provvederò a passare le Sue informazioni, che ha omesso e che sono di SUO obbligo, alla mia segretaria, la signorina Brandon, la quale, non appena potrà, provvederà alle Sue richieste.
Le auguro una buona giornata.
Distinti saluti
Isabella M. Swan
p.s. Non ho obbligo alcuno di fornirLe i miei recapiti privati.
“Cos’è quel sorriso soddisfatto? Cosa gli hai scritto?” Mi chiede Alice accigliata.
Mi volto in direzione della sua scrivania con aria innocente.
“Io? Nulla! Ho solo risposto ai suoi comandi. A tono.”
“Bella! Non puoi fare l’arpìa anche con lui! Quello è Edward Cullen, l’uomo dei tuoi sogni! Romantici e spinti! Come speri di agganciarlo se ti comporti da strega?!”
“Come sarebbe anche con lui? Io non faccio l’arpìa con nessuno! Bè… non con chi non lo merita…”
“Ah si? Mike Newton.”
“Quello era un coglione.”
“Tyler Crowley.”
“Quello era un idiota.”
“James Smith.”
“Quello era uno stupratore in erba. E di erba pure. Marijuana per essere precisi. A chili.”
“Quil Ateara.”
“Nome impronunciabile. Ha perso in partenza.”
“Ma lo vedi come sei? Sempre sulla difensiva, sempre a ridurre tutti in un paio di aggettivi e basta.”
“Uno.”
“Come?”
“Uno. Uno solo. Ho usato un solo aggettivo per ognuno di loro. E’ pure troppo. La devi piantare di combinare uscite dove casualmente incontro uno dei tuoi prescelti. Non fa per me. Io ho bisogno di qualcuno che mi stimoli, qualcuno che mi intrighi, qualcuno come-“
“Edward Cullen.” Alice finisce la frase. Come sempre. E lo fa con un bel sorriso finto da orecchio a orecchio.
“Non volevo dire quello.” O si?
“Certo. Come no. Hey, a proposito, fai attenzione quando ti giri, potresti urtare il tuo ormai lunghissimo naso sull’archivio a due metri da te.”
Non posso fare a meno di sbottare a ridere. Con Alice non c’è vittoria.
“Ok, vado a farmi il caffè e poi mi butto al lavoro. Prendi le chiamate per favore.”
“Sissignora! Se chiama Cullen che faccio, vuoi che ci parli io oppure vuoi che ti porti il telefono in bagno?”
Le rispondo alzando il dito medio mentre mi allontano verso la piccola cucina dello studio.
E arrossisco pure… per il dito… per quello che fa quando leggo i suoi libri, più che altro.
Edward. Edward Cullen. Ho visto montagne di fotografie su internet, valanghe di interviste, foto e video gossip sulla sua vita privata. Donne diverse ogni volta. Sciacquette senza arte né parte. Tutte fastidiosamente bellissime. Come lui.
Mentre mi preparo il caffè, ripenso a come mi abbia preso e trascinato nel suo mondo con la sua capacità di trasformare ogni situazione, ogni dettaglio, ogni oggetto, in… una specie di musica ipnotica, che azzera ogni tua volontà e ti lascia nelle sue capaci mani… ehm… mente, volevo dire nella sua mente. Ma poi ripenso a quell’orrenda lettera così fredda, così impersonale, così maleducata. Possibile che sia lo stesso uomo che ho imparato ad amare con anima e corpo? O forse è solo uno stronzo che riesce a scrivere come un dio ma in realtà è una merda di persona? No, non è possibile. Quello che scrive viene dalla sua anima, io lo sento. Non si può mentire nell’arte. E la sua scrittura è arte.
Vengo distratta dalle mie elucubrazioni mentali dalla voce di Alice.
“Bella! E-maiiiiil!”
Ecco. Cominciamo subito la giornata con il primo casino all’ordine del giorno.
Mi sistemo alla scrivania e mentre sorseggio il caffè come piace a me, leggo.
Oggetto: Lettera del 20 Marzo 2012 (mi sembrava implicito)
Ora: 9:25
Mrs. Swan,
come da oggetto, vorrei sottolineare che mi accerto sempre che la mia corrispondenza sia recapitata il giorno successivo al completamento, quindi è ovvio che la data della lettera si riferisce chiaramente a quella di ieri, ma mi sembrava inutile scriverlo, assunto che il mio comportamento dovrebbe essere di pubblica abitudine, dato che la puntualità è essenziale nei rapporti di affari. E visto che di affari stiamo discutendo, le vorrei ricordare che il suo impiego dipende esclusivamente dal gradimento dei suoi clienti, me nella fattispecie, ivi l’esigenza di avere istantaneamente ciò che mi spetta nel minor tempo possibile, quindi direi nell’immediato, notando che ha avuto il tempo di corrispondermi una e-mail, ma senza allegare nulla di quanto da me chiesto. La invito di nuovo a farlo, ricordandole che questa e-mail ha una notifica di lettura automatica, quindi saprò se l’ha letta in tempi brevi.
Edward A. Cullen
Riferimenti:
Indirizzo: Via della Torre, 29 – piano attico – int. L1
Telefono: 212-130586
e-mail: eac@packerpublishing.us (dato inutile e già di sua conoscenza, scritto per sua soddisfazione personale)
Numero previdenza sociale: 692918630CM
Data e luogo di nascita: Chicago (US-IL) 20/06/1982
p.s. Lei che è tanto pignola riguardo ai dati personali, ha omesso di scrivere il suo numero di telefono. E non intendo quello dell’ufficio, che mi può procurare facilmente l’addetto all’ingresso del palazzo.
Sono rimasta tutto il tempo con la tazza attaccata alle labbra. Ma senza muoverla di un millimetro.
Ma.Che.Stronzo!
“Vuoi la pignoleria? E IO TE LA DO! La pignoleria! Un’intera pigna di pignoleria ti mando adesso, Mr. Spocchia!”
E stavolta Alice si limita solo a girare gli occhi al cielo. Meglio per lei.
Scrocchio le dita e le posiziono sulla mia usuratissima tastiera.
Da: Admin@SwanLtd.us
Oggetto: Risposta immediata.
Ora: 9:45
Mr. Cullen,
apprezzo la celerità della Sua risposta nell’inviarmi i Suoi dati personali. Vede? Sono una persona puntuale, condòmini pignoli permettendo, e per rispondere alle sue richieste procederò in maniera professionale.
• La data va scritta su qualsiasi lettera e/o documento. Soprattutto in ambito professionale, come Le piace tanto rimarcare;
• Sono perfettamente consapevole del fatto che sono pagata da Voi condòmini, ed è per questo che sto perdendo del tempo preziosissimo per me e per Lei, a rispondere alla Sua e-mail;
• Conosco a menadito il favoloso mondo della posta elettronica e, dal poco che La conosco, non avevo dubbi che la lettura delle sue e-mail avessero la notifica;
• Tanto per parlare di puntualità, avrebbe dovuto comunicarmi l’acquisto dell’interno L1 non appena avvenuto e non 20 giorni dopo. E’ una procedura legale.
• Mi aspettavo un po’ più di cortesia da un uomo della Sua levatura, ma vedo che non si esprime nemmeno mettendo le lettere in maiuscolo qualora la parola sia pronome o aggettivo riferita all’interlocutore, me nella fattispecie, e dubito sia una dimenticanza da parte dell’uomo che scrive cose come “Amanti Paralleli”, “Deserto Elettrico”e “Il Profumo dell’Acqua”.
Detto questo, rimango a disposizione per ulteriori scambi di idee personali, mentre nel frattempo cerco di lavorare per non farmi licenziare, e-mail pignole permettendo.
Di nuovo una buona giornata.
Distinti saluti
Isabella M. Swan
p.s. Niente recapiti privati.
p.p.s. E’ Miss Swan, non Mrs.
Accidenti. Sono stata fin troppo gentile, ma spero abbia ricevuto il messaggio.
Non faccio neanche in tempo a riprendere in mano le mie dannate carte quando sento un nuovoding.
Oggetto: Lieto.
Ora: 9:55
MS. Swan,
deliziato di fare la Sua conoscenza (ho messo la S maiuscola, contenta?), ma ancora non ho ricevuto nessun documento da Me richiesto (mi sembra giusto mettere la maiuscola anche qui, non Le pare?)
Edward. A. Cullen
p.s. Noto con molto piacere che conosce alcuni dei miei romanzi, ma mi chiedo se li abbia letti…
Da: Admin@SwanLtd.us
Oggetto: Maiuscole.
Ora: 9:58
Mr. Cullen,
Le maiuscole si riferiscono alla persona con cui interloquisce, semplicemente per rispetto, quindi no, non mi pare giusto che le scriva anche quando parla di se stesso (e visto che le piacciono tanto le parentesi, è un tantino pomposo da parte Sua, non pare anche a Lei?)
Isabella M. Swan
p.s. Mi duole ammettere che ho letto TUTTI i Suoi romanzi, ma il giudizio lo tengo per me.
p.p.s. Devo sottolineare anche il fatto che lei non mette mai i saluti nelle Sue e-mail?
Oggetto: Curioso.
Ora: 10.02
Ms. Swan,
sarei ben lieto di conoscere il Suo puntuale e puntiglioso giudizio sui miei romanzi.
Ma non prima di aver ricevuto i documenti che mi spettano e che Lei tuttora non mi invia.
Ossequi.
Edward A. Cullen
p.s. Visto? Ho messo i saluti.
p.p.s. Per cosa sta la M maiuscola del Suo secondo nome? Ho qualche ipotesi, ma scriverla mi sembra inappropriato.
Da: Admin@SwanLtd.us
Oggetto: Personale.
Ora: 10:06
Mr. Cullen,
dubito che Le interessi seriamente il mio giudizio sulle Sue opere, se non per alimentare un ego che da quello che sembra dubito entri nella metratura del Suo nuovo appartamento, e per quanto riguarda i documenti non posso inviarLe via e-mail un incartamento alto qualche centimetro. Provvederò a farglielo avere brevi manu dall’addetto all’ingresso William Black, il quale è l’unico ad avere i miei recapiti personali che non è tenuto a divulgare.
Cari saluti.
Isabella M. Swan
p.s. Ossequi è un tipo di saluto un po’ antiquato per un uomo di 29 anni, ma è un inizio.
p.p.s. La M sta per Meravigliosa, esattamente come mi sento in questo momento a resistere a Lei.
MA CHE CAZZO GLI HO SCRITTO??
E’ inutile che menta a me stessa. Mi sto divertendo. Com’è possibile che la boria infinita di quest’uomo mi stuzzichi? Oh già. Probabilmente perché sono follemente innamorata dell’Edward A. Cullen che mi sono creata nella mente. Senza menzionare che ho visto quanto sia superbamente bello e affascinante. Ma perché mi sento affascinata anche dalle sue e-mail?
Mi trovo ora come una stupida ad attendere la sua risposta, che stranamente tarda.
Ecco. Brava Isabella. Ben fatto. Sei stata una zitella acida anche con l’uomo dei tuoi sogni e ora neanche ti scrive più. Complimenti.
Rimango per un po’ delusa a guardare lo schermo che non si illumina con una nuova e-mail, e di malavoglia ricomincio a lavorare.
*ding*
Una nuova è-mail!
E’ lui!
Sono eccitatissima.
Sono una cretina!
Guardo l’elenco già aperto delle e-mail e… oh no… qualcun altro mi ha chiesto l’amicizia su Facebook.
Apro il link che mi porta direttamente sulla mia pagina e apro il profilo del richiedente.
L’avi non mi dice nulla, sembra essere un disegno, o più che altro uno scarabocchio, e il nome è Edmond Dantes.
Edmond Dantes? Il Conte di Montecristo? Questo tipo è piuttosto pretenzioso e ha voluto mettere in evidenza il fatto che quello è un nome fasullo.
Grandioso. Sarà un altro degli amici sfigati di Alice.
Ok, su Facebook ognuno può mettere quello che vuole, e ora non è il mio primo pensiero.
Clicco su “accetta” e mi rimetto al lavoro.
*ding*
Oddio. E ora che c’è?
Sono immersa nei conti e non mi accorgo subito di CHI mi ha mandato una e-mail.
Ma sobbalzo alla vista del nome. E la mia gioia mi dà lievemente fastidio. E’ possibile che io ora penda dalle labbra… bè, labbra, non proprio, anche se mi ci sono appesa più e più volte nei miei sogni o loro si sono appese alle mie parti intime più che altro, sussurrandomi nel contempo parole meravigliose.
Bè? Sono sogni, no? Posso sognare tranquillamente che uno mi faccia un cunnilingus da svenimento e nel frattempo mi reciti i sonetti di Shakespeare.
Si… sogno decisamente troppo in grande.
Noto che l’indirizzo del mittente è diverso, ora ha usato un’altra e-mail, sarà la sua personale? Perché?
Apro l’e-mail estremamente incuriosita dal contenuto.
Oggetto: Meravigliosa.
Ora: 11.48
Ms. Swan,
Lei è una persona altamente sfibrante, ma notevolmente stuzzicante.
Nella sua foga di non rilasciarmi alcuna informazione utile e nel suo intento di mantenere il punto, ha tralasciato il fatto che dal contenuto ho potuto ricavare una serie di informazioni molto interessanti.
Estremamente interessanti.
Innanzitutto il mio ego è cresciuto, solo per il fatto che Lei, non volendo, ha detto che crescerebbe se conoscessi i Suoi giudizi sui miei romanzi, quindi… grazie.
Conosce la mia età, so che è un’informazione pubblica, ma dubito che mentre mi scriveva sia andata a controllare il mio anno di nascita. Quindi questo è un dato ben presente nella Sua memoria.
E sono pronto a scommettere il mio nuovo appartamento che il Suo secondo nome è celato perfettamente in quello che invece mi ha voluto scrivere.
Edward Cullen
p.s. Non solo lei si sa nascondere sotto falso nome.
p.p.s. Mi sta ‘resistendo’? Non resista, Isabella Marie.
p.p.p.s. L’impiegato alla portineria è anch’egli un mio dipendente, e come tale è tenuto a rispondere direttamente anche a me…
p.p.p.p.s. Era adorabile da bambina.
“Cosa?! Ma come diavolo ha fatto a…”
Alice sobbalza sulla sedia alla mia esclamazione.
“Che succede? Di chi parli?”
“Cullen! Come ha fatto a sapere che ero adorabile da bambina? E come conosce il mio secondo nome? Non lo sa nessuno lì al condominio!”
“Se sa com’eri quando eri bambina, probabilmente ha visto qualche foto, magari ti ha cercato su Facebook.”
“Facebook? Oddio… Edmond Dantes! E’ lui!”
Alice alza lo sguardo dal suo monitor e mi guarda di traverso.
“Isabella, ti senti bene? Adesso ti metti a sognare ad occhi aperti sul personaggio di un romanzo?”
“Ma no Alice! E’ lui! Cullen mi ha chiesto l’amicizia su Facebook spacciandosi per Edmond Dantes! Lo sapevo che un nome tanto altisonante non poteva altro che uscire da lui! Non dovevo accettare!”
“Ma certo che si! Adesso puoi vedere anche tu il suo profilo! Hai visto o letto qualcosa di interessante?”
“Oh… ehm.. no. Lì per lì non gli ho dato peso. Non ho guardato nulla.”
“E che diavolo aspetti! Vai, no?”
Ha ragione. Sto qui a balbettare e sputacchiare il mio disappunto quando invece potrei usare il tempo per avere maggiori informazioni esattamente come ha fatto lui.
Torno sul mio profilo di Facebook e vado a vedere il suo.
“Niente. Non c’è assolutamente nulla di interessante. Solo link di case editrici, libri, promozioni, qualche film, ma nulla di personale. Maledizione!”
“Neanche una foto?”
“No. È evidente che è un profilo di lavoro. Non so nemmeno se ne ha uno personale.”
“Vai a vedere nelle amicizie, magari lì c’è il suo vero account.”
“Oh si, buona idea. Ecco…”
Scorro le poche amicizie cha ha. Ha! Chissà perché non mi sorprendo per niente.
Alice intanto mi raggiunge e si mette dietro di me piegata verso lo schermo per guardare meglio.
“Prova questo… John Self.”
“John Self? Mmmm… questo nome non mi è nuovo… Oh si!!! E’ il protagonista del romanzo di Martin Amis ‘Money’! E’ uno dei suoi romanzi preferiti! Hey… ma tu come fai a saperlo?”
“Oh bè… Self vuol dire ‘se stesso’ e da quel poco che mi hai detto tu, mi sembrava che calzasse.”
Senza perdere più tempo clicco sul profilo e chiedo l’amicizia.
La risposta non si fa attendere molto, e subito mi appare un messaggio in bacheca.
• Ciao Isabella Marie. -
Oh cazzo. E’ lui, è davvero lui!
“Oddio! Che gli dico, che gli dico?!”
Mi prende il panico, improvvisamente non mi sento più protetta nella mia area professionale. Questa è Isabella che parla con Edward, non Miss Swan l’amministratrice condominiale che parla con un condomino qualunque.
“E digli ciao anche tu, no?”
“No! Lui si aspetta che io dica qualcosa di furbo, qualcosa di interessante! E io non sono interessante!”
“Oh, che sciocchezza! Scrivigli allora che sei brava anche tu a fare le tue ricerche.”
“Si! Ecco, si! Grazie Alice!”
“A volte non ti riconosco proprio, sai essere dura come un uomo nel tuo lavoro e quando invece c’è qualcosa che veramente ti interessa non capisci più niente.”
“Grazie, eh? Ma qui stiamo parlando di un Premio Nobel! Io al massimo ho vinto la coppa del torneo scolastico di pallavolo alle superiori!”
Ma il nostro battibecco viene interrotto da un altro messaggio sulla mia bacheca.
• Sei stata in gamba. Ma dov’è il tuo puntiglioso sarcasmo? O devo dedurre che in privato non sei poi così pronta a rispondere?
Ah, è così? Ora ti faccio vedere io pomposo Premio Nobel della boria!
• E’ stato un gioco da ragazzi trovarti Edward Anthony. E’ solo che ho da fare ben altro che giocare su Facebook.
• Oh, che peccato. Invece a me è piaciuto molto giocare al gatto con il topo. E sapevo bene che mi avresti trovato facilmente. Una fan come te che ha letto TUTTI i miei romanzi avrà sicuramente gironzolato su Google e trovato tutte le informazioni personali che riusciva ad ottenere. –
• Quindi io sarei un topo?
• Ovvio.
• La curiosità ha ucciso il gatto.
• Questo gatto è molto più furbo di quanto pensi. Ed esigente. Stai preparando i miei documenti?
• Se mi trattieni qui, forse ci riuscirò entro Natale.
• Ma io non ti sto trattenendo. Sei tu che sei venuta sul mio profilo personale. Soddisfatta di quello che hai visto?
In realtà non ho avuto modo di vedere ancora nulla accidenti. E naturalmente mi metto subito in cerca di qualche foto e informazioni più personali.
Scorro le foto e quello che vedo è… strano.
Le foto sono moltissime, non raccolte in un album e non di vario genere. Sono quasi tutte in bianco e nero, molte sono foto di parchi, panchine, lampioni, ponti. Sono tutte bellissime e hanno tutte una luce particolare, autunnale direi. Poi però vedo altre foto. Sono persone, sembra una famiglia, e c’è un bambino. Sono foto vecchie, scannerizzate probabilmente da fotografie su carta. Guardo meglio il bambino. E’ biondissimo e ha l’aria solenne, imbronciata, ma due occhi grandi e curiosi. E’ lui…
Rimango incantata a fissare quel bimbo bellissimo, quando improvvisamente vengo buttata fuori dalla pagina. Non vedo più nulla. Cerco di rientrare nel suo profilo, ma non ci riesco.
“Mi ha tolto l’amicizia…”
Mi volto a guardare Alice che si limita ad alzare le spalle con aria interrogativa, prima di tornare al suo posto.
Mi butto sullo schienale della sedia incapace ormai di lavorare e non riesco a smettere di pensare.
Perché ha voluto che trovassi il suo profilo e poi mi ha buttata fuori?
Che senso ha?
Voleva solo giocare?
O voleva che lo conoscessi meglio, ma poi ci ha ripensato?
Chi è davvero Edward Cullen?
< < < IQR >>>
Sono passate tre settimane.
Tre settimane senza neanche un cenno di contatto da parte sua, se non un solitario grazie dalla sua e-mail pubblica dopo aver ricevuto da Billy, il portiere, la documentazione che mi aveva chiesto.
Tre settimane per preparare la riunione condominiale sullo svolgimento dei lavori che si terrà stasera in una saletta del palazzo.
Oh gioia.
Ovviamente sono in ritardo.
Entro di corsa nella saletta, dove ci sono quasi tutti i proprietari già seduti e già annoiati. Perfetto.
Saluto tutti e svolgo le formalità di rito per l’inizio dell’assemblea, prima mi sbrigo e prima posso tornare a casa, buttarmi sul divano con un bicchiere di rosso e con un libro in mano. Di Edward Cullen, ovviamente. Ormai sono prevedibile persino a me stessa. Quell’Edward Cullen che stasera non c’è. E la cosa non mi sorprende affatto.
La riunione inizia con i soliti battibecchi tra vicini noiosi e me che cerco di trovare soluzioni più o meno adeguate.
“Miss Swan, non credo sia il caso di ampliare la grondaia…”
“Miss Swan, la regola sugli animali deve essere applicata alla lettera…”
“Miss Swan, ieri c’è stato un abbassamento di temperatura, forse la caldaia…”
E io che scrivo e scrivo e scrivo sul libro dei verbali.
“Buonasera, scusate il ritardo.”
Alzo la testa di scatto a quel suono così carezzevole, e il mio movimento brusco mi fa cadere gli occhiali sul tavolo.
Merda.
Le mie mani però non li trovano più, perché i miei occhi ora sono troppo occupati a guardare un … fotomodello sulla soglia della saletta riunioni.
Detto fotomodello, aka Edward Cullen, sogghigna lievemente mentre avanza verso il tavolo con fare morbido ma sicuro.
Merda. Sono nella merda. E tutto quello che posso fare è schiarirmi la voce.
E schiarirmi le idee.
“Bu-buonasera, Mr Cullen, si accomodi pure, ora registro il suo arrivo… in ritardo”
E non posso farne a meno! Questo bellissimo essere assolutamente non umano, oh no, mi ha tartassato al primo contatto con la storia della puntualità e se crede che me ne sia dimenticata si sbaglia!
Lo vedo sedersi in fondo al lungo tavolo ovale, in diretta opposizione a me, con movimenti talmente aggraziati da ricordare un felino aggirarsi nel suo ambiente naturale.
Quando torno a casa cancello tutte le foto di lui che ho salvato su internet. Sono spazzatura al confronto con la realtà.
Si, le ho salvate. Denunciatemi.
E’ vestito con un completo di firma, sono pronta a scommetterci, scuro, camicia bianchissima, e cravatta di una tonalità più chiara del vestito. I suoi capelli sono… sono… di uno che sembra uscito adesso dal letto. Da scopata epica, insomma.
Non avrà mica scopato adesso?! Il pensiero si setta male dentro di me.
Mentre si siede si slaccia il bottone della giacca, e quel movimento mi fa notare le sue mani, lunghe, curate, affusolate e … lo vedo passare il dito medio con piccoli movimenti circolari tra il collo e il colletto della camicia… ohmiodio…
Mi sistemo sulla sedia accavallando le gambe. Molto, molto strette.
Torno ad incrociare il suo sguardo e noto che… ha un sopracciglio alzato mentre mi guarda e un sorrisetto che mi verrebbe voglia ti togliergli a suon di … oh cazzo, glielo succhierei via, non ci sono altri termini per spiegare questa cosa.
Divento bordeaux ovviamente.
Brava Bella, colta in flagrante a fantasticare su ‘succhiamenti’ ad un premio Nobel!
Sento riaffiorare la discussione intorno a me, ma ormai non riesco più a seguire le fila del discorso, scrivo meccanicamente tutto quello che viene detto, tra un occhiata e l’altra all’atro capo del tavolo, notando che il suo sguardo è costantemente fisso nel mio, anche quando la proprietaria dell’11B cerca disperatamente di attirare la sua attenzione. Il che mi fa scappare un sorrisetto involontario.
Lo vedo aguzzare gli occhi verso di me e poi, con perfetta nonchalance, lo stronzo inizia a flirtare con lei!
Giù le zampe, troia! Lui è mio!
Eh?
“Miss Swan, i conti sono da rifare totalmente, ci sono cifre che non tornano, sembrano gonfiate, so che voi amministratori prendete delle percentuali sui lavori, ma mi chiedo se-“
La mia reverie viene interrotta dal proprietario del 6F, un rompiballe che nella mia testa ho ribattezzato ‘6F=sei frocio’.
“Mi scusi? Mi sta forse accusando di appropriazione indebita?”
Non è la prima volta che accade, ma mi fa incazzare ogni volta che succede.
“I conti sono perfettamente in regola.” Interrompe la voce che ormai farà parte dei miei sogni erotici per i prossimi cento anni.
“Li ho fatti controllare, e gli aumenti sono tutti in linea con la diversificazione dei lavori in corso d’opera. Se fossi in lei ci andrei piano con le accuse, signor…”
Il 6F(rocio) risponde a denti stretti “Smith, mi chiamo Smith.”
“Smith, nome facile da dimenticare. Prosegua pure Miss Swan.”
E io che faccio?
Rimango imbambolata a guardare il mio cavaliere dall’armatura scintillante ridurre in niente quel borioso di James Smith, gayssimo stronzo, che ora lo guarda come se lo volesse uccidere. O come se lo volesse fottere e poi uccidere.
Toh… il mio stesso pensiero!
Inutile dire che le mie mutandine sono ora una vera schifezza e vorrei tanto togliermele e gettarle ai piedi dell’ardente eroe a mo’ di fiore al vincitore del torneo!
Oddio… speriamo di non essere macchiata… sarà meglio che faccia uscire tutti prima di andare via.
Mi risistemo sulla sedia il più discretamente possibile.
Discretamente per tutti ma non per lui, dato che mi sta squadrando con un sorrisetto che… ok, ho già parlato della storia del succhio. Quella.
Accidenti! Non voglio che sappia che ha un qualche tipo di effetto su di me! Che figura ci farei?
Per darmi un contegno riprendo la discussione il più professionalmente possibile, quando noto che Cullen si alza e se ne va. Così. Senza neanche un cenno di saluto.
Bel Cavaliere!
La 11B lo segue a ruota.
Che si siano messi d’accordo?
E dove vanno?
Non andranno mica a …
No! No! Lui è mio! Stronza!
Mi affretto a concludere la penosa riunione, con verbalizzazione di aggiornamento e mi precipito verso gli ascensori.
Pigio il tasto L.
L’attico.
Ma dove sto andando?! Sono pazza! E che gli dico?! ‘Mi scusi Mr Cullen volevo sapere se quella zoccola della Stanley è nella sua camera da letto?!’
*ding*
Troppo tardi…
Esco dall’ascensore con passo incerto. So che dovrei tornare indietro. Lo so! Ma non riesco a fare a meno di andare verso la sua porta. E’ come un gigantesco magnete. Tutto mi dice di tornare indietro eppure non posso fare a meno di avvicinarmi. Ho istinti suicidi. Dopo questo Cullen penserà davvero che sono un’idiota.
E come tale, busso.
Più volte.
E forte.
Sono un’idiota, si. Anche perché c’è il campanello.
La porta viene spalancata con un rapido movimento e io vengo improvvisamente ingolfata dall’odore più buono che c’è… bagnoschiuma… bucato… spezie… pelle… Edward… “Sesso…”
Guardo tutto. Sono una femmina. Ho un potere che neanche gli scanner più rapidi potranno mai raggiungere.
Scalzo.
Niente più cravatta.
Camicia completamente aperta.
Polsini slacciati.
Pelo.
Pelo chiaro.
Pelo sul petto.
Pelo che scende…
Scende… verso quell’accenno di V che scompare nei pantaloni… peccato…
“Sesso? Mm… ‘Sesso’ anche a lei Miss Swan…” dice la visione davanti a me. Ghignando.
“Sesso? Oh.. no! Vole-volevo dire ‘posso’! Nel senso di ‘posso?’ come per ‘posso entrare?’ “
Mi sono ripresa bene! Si! O forse no. Cazzo…
“Prego. A cosa devo l’onore?”
Si scansa dalla porta per farmi entrare.
“Uhm… ah… “
Volevo sapere se stavi scopando con la zoccola del palazzo. No… non credo che vada bene. Oddio… che gli dico?!
“Ecco… io… non ha firmato il verbale d’assemblea, e sono venuta qui per… per farglielo firmare, ecco. Si.”
Brava! Bravissima! Mi congratulo con me stessa.
“Firmare? Non ero il Presidente, né il Segretario. Non deve esserci la mia firma sul verbale. Ma questa è una cosa che lei sa già, no? Isabella…”
Cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo! Certo che lo so! Le mie auto-congratulazioni sono appena andate nel cesso!
“Uhm…”
“Bordeaux?”
“Cosa?! No! E’ che ho caldo… e tendo a… ecco… ad avvampare un po’ quando-“
Ridacchia. Ed è bellissimo…
“Intendo solo se vuole un po’ di vino, ho dell’ottimo Bordeaux in cella”
“Oh… il vino… oh si, ti prego! Vo-voglio dire LA prego.”
Si avvicina a me. E il suo profumo mi sta letteralmente invadendo i sensi, non riesco più a pensare…
“Per me va bene… Isabella. Puoi chiamarmi Edward… vuoi?”
Voglio! Voglio, voglio, voglio! Lo voglio! In salute e in malattia, in ricchezza e povertà, io ti voglio Edward Cullen!
Sono impazzita… E’ meglio che mi riprenda prima di dire qualche altra sciocchezza.
Mi guarda incuriosito. Ha gli occhi lievemente serrati come per capire cosa mi sta passando per la testa… tanti auguri Mr Cullen, quando lo scopri fammelo sapere così ci capirò qualcosa anche io!
“Non so se sarebbe appropriato… tra noi c’è un rapporto di affari e…”
“Il punto è… ti va? Siamo a casa mia… non c’è nessun altro qui… ti va se ti chiamo Isabella?...”
“Ooh… si… Voglio dire, si! Si, naturalmente, Edward…”
Mi viene da piangere! Ogni volta che apro bocca è come se dichiarassi la mia resa incondizionata a quest’uomo!!! Perché?!
E la notizia che a casa sua non c’è nessun altro mi fa immensamente felice.
Mi azzardo a guardare la sua reazione e quello che vedo è…
Mi si sono addrizzati i capezzoli. Ciao piccoli, benvenuti al festino della capitolazione di Isabella Swan!
La sua bocca è semiaperta e riesco ad intravedere la lingua muoversi lievemente all’interno… oh, cosa darei perché si muovesse su di me…
Le sue palpebre ora sono leggermente abbassate e i suoi vivissimi e attentissimi occhi sono ora lievemente più scuri di prima… sono bellissimi… non ho mai visto occhi così… occhi a cui non è sfuggito il saluto militare e pronto dei miei capezzolini.
E quelle ciglia… chiare… lunghissime… che da sole in mezzo alle mie cosce potrebbero farmi venire al primo battito delle palpebre…
“Accomodati pure, torno subito con il vino”
Inspiro più volte per trovare un minimo di controllo e mi dirigo nel salone. Conosco la pianta di questo appartamento, e so che è enorme, quello che non sapevo è come lo aveva sistemato lui. Mi aspettavo di vedere un mobilio più freddo, più moderno, invece è molto accogliente, e alcuni pezzi sono antichi, di gran pregio direi. Il camino è acceso e ci sono tre grandi divani intorno ad un piccolo tavolo e un tappeto persiano perfettamente pulito. Non ci sono molti soprammobili e non ci sono fotografie in giro. I quadri alle pareti sono quasi tutti d’arte moderna, riconosco alcuni artisti, mi chiedo se siano copie od originali… sono tutti astratti, in colori non molto accesi, ma ce n’è uno nella parete in fondo alla sala che cattura la mia attenzione. E’ grande ed è l’unico quadro sulla parete. E’ rosso. In tutte le tonalità possibili immaginabili del rosso. E’ uno di quei quadri che…
“Se lo fissi, dopo un po’ vedrai quello che cerchi.”
Mi volto di scatto e lo vedo di fianco a me con due calici in mano che fissa attentamente il quadro.
“E tu hai trovato quello che cerchi?” Gli dico con un soffio di voce.
“No.” In un sospiro la sua risposta.
In quel momento vedo qualcosa di diverso nei suoi occhi persi. Ma si riprende subito.
“Vieni. Siediti e dimmi il motivo della tua visita.”
Tono di comando. Cazzo… non so se mi piace di più il boss o quel ragazzo perso che ho visto prima.
Ma una cosa è certa.
Edward Cullen è un uomo dall’anima inquieta.
E io sono fregata.
Sono fregata soprattutto perché non ho la minima idea di cosa dirgli.
Ci sediamo sul divano centrale, di fronte al fuoco. Vicini.
E io sento caldo. Ma dubito sia il fuoco.
“Ecco… io… ho visto che te ne sei andato improvvisamente… e volevo sapere perché… volevo anche ringraziarti per avermi difesa con quel Smith… ma tu… e poi la Stanley… e io…”
Oh Cristo! Anni di studio buttati al vento! Ora sono tutta un balbettamento incoerente!
Si accascia allo schienale del divano e con la mano libera si tocca i capelli… capelli che, per la cronaca, io sogno di strapazzare ogni fottuta notte che mi auto-fotto.
“Mmmmh… sei gelosa.”
“Come?! No! Affatto! E’ solo che volevo accertarmi che tu… che lei… oh! Insomma! E’ che conosco Miss Stanley e so quanto possa essere persistente nei suoi scopi e-“
“Si, è molto persistente in effetti” Sorseggia il suo vino e non so come faccia a non sbrodolarsi con il suo ghigno sempre presente!
“Ah! E di preciso cosa ti ha chiesto?” Sorseggio anche io cercando di darmi un tono. Un tono che mi esce un po’ acuto, al momento.
“Mah… Suppongo che voglia venire a letto con me. Come tutte.”
“Tutte?! Tutte chi?!” Tono acuto. Si.
Sto iniziando a respirare male. E non so davvero che diavolo mi prende, ma so che è incontrollabile.
Mi guarda fisso negli occhi.
“Tutte. Anche tu Isabella.”
“Cosa?! Oh no! Io no davvero!” Sbuffo irrigidendomi ancora di più.
Proprio no, certo…
Sorseggia di nuovo e passa la lingua sulle labbra per raccogliere tutta l’essenza che le ha bagnate… e ora anche io ho un’essenza che sta bagnando le mie labbra… sul suo divano.
“Mm-hm… certo… Dimmi Isabella Marie… sei fidanzata, sposata, divorziata? No… nessuna delle tre, vero?”
Dove vuole andare a parare? Non mi piace…
“No…”
Ma lui continua a parlare, e la sua voce è calda… profonda… vellutata… sussurrata…
“Come mai? Mai trovato il principe azzurro? Oppure sei una di quelle che preferisce averne uno ogni sera? No… nemmeno questo, vero? Cosa stai aspettando… Miss Swan? Cosa vuoi? Ti stai tenendo casta e pura per l’unico uomo della tua vita? Per quel Lui che viene e ti salva dai cattivi per poi portarti nel suo castello e sposarti e amarti finchè morte non vi separi?”
Si…
Ma sono ferita dalle sue parole. Mi ha ridotto e circoscritto in una donnetta da niente. Una senza desideri, senza ambizioni, senza… futuro. Ma non posso negare che… ha ragione.
Ma la mia voce lo nega.
“No.”
“No?”
“No. Non ho bisogno di questo. Non ho bisogno di niente…”
“Ma tutti hanno bisogno di qualcosa e tu hai bisogno di qualcuno da amare e che ti ami, con tutto se stesso, mettendoti al centro del suo mondo e venerandoti… ma nel frattempo stai sprecando tutta la tua vita nella vana attesa di qualcuno che potrebbe non esistere.”
No…
Deglutisco rumorosamente. Non riesco a rispondergli. Non capisco cosa sa quest’uomo di me. Non comprendo come faccia a sapere…
“Sono uno scrittore, so leggere l’animo umano, è il mio pane, e tu sei così facile da leggere Isabella…”
Il cuore mi batte forte, mi infastidisce quello che sento e mi viene da piangere, e non so nemmeno il perché. So solo che scatto sulla difensiva. Vado in automatico.
“Tu non sai niente di me. Io sono padrona della mia vita e non mi aspetto proprio niente. Soprattutto non da un uomo. Io non so quello che accadrà, ne come, né quando, ma qualsiasi cosa accadrà io sarò pronta. Mi dispiace, ma ti sei sbagliato, non mi aspetto né castelli né favole.”
Lo vedo muoversi sul divano, portando le gambe sotto al sedere con un gesto tanto agile quanto silenzioso. E’ in posizione d’attacco. E io mi sento indifesa.
Mi guarda fisso negli occhi. Quegli occhi che ora mi sembrano grandissimi e caldissimi.
Sono ipnotizzata completamente.
“Oh si, invece. Io ti vedo, Bella. Ti vedo per quello che sei. Senza corazze, ne mura di cinta. Vedo quella ragazzina dalle ginocchia ossute e dai capelli intrecciati alla meglio che gioca con i maschi a pallone, ma che sogna fiori e cuori. Vedo il tuo diario gonfio e rovinato, pieno di poesie e pieno di speranze. Vedo i tuoi occhi… grandi… scuri… profondi… e vedo una ragazza, che fa un lavoro di controllo, fatto di numeri, fatto di cose che si possono risolvere, tutte in maniera ordinata. Vedo il bisogno di circoscrivere la vita in cose meccaniche e precise… ma… Bella… la vita è fatta di emozioni… di passioni… di momenti… di episodi in cui ti lasci andare e godi del momento… la vita è fatta di cose di cui poi ti penti… non dei rimpianti per non averle fatte… lasciati andare piccola ragazza dell’anima fragile… non resistere ai momenti che dipingono i colori dell’esistenza… il rosso…”
E poi sento solo il mio cuore impazzito e le sue labbra calde… morbide… che si adattano perfettamente alle mie… sento il suo respiro invadermi la pelle… sento un calore avvolgere tutto il mio corpo in un istante… sento la sua lingua accarezzare il mio labbro inferiore, chiedendo di entrare… e non trovando alcuna resistenza.
Le mie mani percorrono le sue braccia forti e muscolose, fino ad arrivare al collo… al viso… a quei capelli che ho sognato di tiranneggiare fino all’orgasmo.
Mi ritrovo in ginocchio sul divano, completamente avvinghiata a quel corpo forte e avvolgente, inebriata dal suo profumo, così unico, maschile, potente, familiare perfino.
Le nostre lingue si intrecciano mimando una danza tribale, antica, febbrile.
Le sue mani spalancate ad avvolgere la mia schiena, la mia nuca, a tirare i miei capelli… a tirarmi a se… sempre di più… sempre più forte… fino a non esserci neanche più un millimetro di spazio tra i nostri corpi.
I miei seni schiacciati al suo petto, i miei capezzoli impossibilmente turgidi e contratti… la sua erezione forte e dura sul mio ventre.
I suoi gemiti profondi dalla gola perfettamente rispondenti ai miei…
E in quell’istante sento improvviso il desiderio di appartenenza totale a quest’uomo così forte, meraviglioso, tenero, intelligente, sexy da morire…
Voglio stare con lui.
Adesso.
Completamente.
Voglio il suo corpo e la sua anima.
Devo.
Ora.
Ma lui interrompe quel bacio che mai nella storia dell’umanità è stato scambiato da alcuno.
Abbiamo il fiato corto e la mente annebbiata. Le sue mani ancora mi accarezzano.
Posso vedere passare nei suoi occhi mille emozioni… ma l’ultima li induriscono. E non sento più le sue mani.
“Visto, Miss Swan? Sei fatta di carne e sangue. E io non avevo dubbi.”
Ed è stato come uno schiaffo. Duro e cattivo.
Ho tirato giù il mio ponte levatoio e l’ho fatto entrare. A nulla sono valse le mie mura e le mie difese.
Edward Cullen è riuscito a spazzare via anni di pratica nello schivare i colpi bassi, quelli che ti riducono in ginocchio, quelli per cui rialzarsi diventa il compito più duro da affrontare. E io l’ho lasciato fare. In cinque minuti.
Ho gli occhi pieni di lacrime trattenute.
Quest’uomo mi ha ridotto in niente per gioco. Per provare un punto. Nulla di più.
“Si. Hai ragione. Sono fatta di carne e sangue. Sono una comunissima mortale. Non ho talenti. Non sono bella. Non voglio nulla di più dalla vita che quella felicità che tutti inseguono ma che sembra così tanto difficile da ottenere. Lavoro per vivere e ho poco tempo per le relazioni. Non voglio sprecare niente con nessuno che non valga la pena. Si, sono una comunissima donna con un comunissimo sogno. Ma tu chi sei, eh? Chi è Edward Cullen, che si compra l’ultimo piano di un palazzo, per non avere vicini che gli possano chiedere una semplice tazza di zucchero, che scrive della dannazione della solitudine umana in un modo così struggente e poetico da rivelare l’assoluto bisogno di contatto, di una qualsiasi forma di contatto, che però sembra sfuggirgli. L’Edward Cullen a cui sono sicura tutte le donne gli si gettano ai piedi e che lui usa per trovare quel contatto che comunque non arriva, perché è lui che non vuole, è lui che si erge a ‘lettore dell’animo umano’ e non capisce il suo, non capisce che l’unica cosa di cui ha bisogno un essere umano è questo”
Gli poso una mano sulla guancia. E lo guardo. Guardo il ragazzo perso che ho visto prima davanti al quadro.
E lui sembra assaporare quella carezza.
“Perché hai quel quadro? Lo guardi spesso, vero? Cosa cerchi Edward? Sei tu che non ti lasci andare… sei tu che hai paura di quello che troverai… hai paura di essere felice e di trovare qualcuno che ti possa amare per quello che sei, che ti possa vedere, che possa vedere che sei solo un uomo con un estremo bisogno d’amore… come tutti… esattamente come tutto quello che ti affanni a scrivere in ogni tua storia… dietro ci sei sempre tu, vero? Dietro quei titoli contrastanti, dietro quelle storie estreme, dietro quel bisogno dei tuoi personaggi di trovare qualcosa che… li appaghi, li completi, li rassicuri. E’ solo questo… Tu non sei meglio di me. Tu non cerchi nulla di differente dagli altri, o da me. Solo che non lo hai capito.”
“Vattene.”
I suoi occhi sono vuoti mentre mi toglie delicatamente la mano dal suo viso.
E quel contatto perso mi fa sentire freddo.
“Edward…”
“Va’ via. Vattene.”
Mi lascia lì sul divano, in ginocchio, a guardarlo mentre sparisce nel corridoio e sento solo una porta chiudersi piano.
<<< IQR>>>
E’ passato un mese.
E io sto di merda.
Un mese e in testa non ho altro che lui e lui solo.
Un mese dove le cronache mondane non fanno altro che parlare della ‘Caduta di Edward Cullen’, e foto su foto di lui ogni volta con una donna diversa, in locali diversi, ubriaco e in pose non proprio decenti.
“Ma che ti succede Edward…” dico cliccando sull’ennesimo articolo in internet.
“Bella… forse dovresti andare a parlargli...”
“E cosa gli dico, eh, Alice? Mi presento lì a che titolo? Mi ha cacciata via e non mi ha mai cercata. Non ha bisogno che io gli infesti la vita.”
Alice sa tutta la storia.
“Infesti? Bella, sei cotta di lui. Magari avete solo bisogno di chiarirvi un po’…”
“Non c’è niente da chiarire. Si, sono cotta di lui. E non sono nessuno. Ha reso chiaro il concetto. Non sono altro che una donnetta qualsiasi fatta di carne e sangue. Non ha senso che vada da lui.”
*driin driin*
“Swan Inch., parla Isabella Swan” rispondo al telefono in modo annoiato.
“Miss Swan, sono Mrs. Cope del 5G di via della Torre 29, la chiamo perché è da stanotte che sentiamo un baccano infernale provenire dal piano attico, c’è persino roba che vola giù dalla finestra. Sono le 19 ed è da ieri che sembra ci sia un festino che non promette nulla di buono e se tanto mi da tanto, con il venire della notte le cose non possono altro che peggiorare. Lei deve fare qualcosa. Devo chiamare la polizia?”
Oddio Edward… che stai combinando?
“No, no. Niente polizia. Arrivo subito. Cercherò di parlarci io. Grazie Mrs Cope.”
Riattacco e mi sbrigo a prendere le mie cose.
“Alice, vado da Edward, poi ti spiegherò.”
<<<IQR>>>
Arrivata alla sua porta sento davvero tanto rumore e musica altissima.
Suono ripetutamente e quello che vedo all’apertura della porta non mi piace per niente.
Una biondona chilometrica perfettamente vestita. Da zoccola.
“Ciao… Io sono Tanya… benvenuta alla festa. Tu sei?”
“Sono quella che arriva subito prima della polizia. Permetti cara? E se fossi in te evaporerei all’istante, prima di finire in qualche cella fredda e puzzolente.”
E puff! Tanya ha imboccato la porta dell’ascensore senza colpo ferire.
Potere del solo nominare le forze dell’ordine.
Entro e trovo… un vero macello.
Bottiglie vuote ovunque… resti di cibo… puzze di vario genere di fumo… mobili e roba in posizione curiosa…
“Bellaaaa!”
Ed Edward completamente nudo, con le braccia alzate, in mano una bottiglia ormai vuota e nell’altra del… pollo fritto.
“Edward! Co-cosa fai tutto nudo?!”
“MmmmhhhmmBellaaaaaa… cooooosa fai tuuuutta vuestitaaa?”
Oh Signore…
Oddio che pisello…
Scuoto la testa per… essere forte.
C’è un sacco di gente e devo liberarmene subito.
“POLIZIA!!! USCITE TUTTI IN MANIERA ORDINATA E SILENZIOSA E NESSUNO SI FARA’ MALE!”
Come se potessi fare del male a qualcuno, io.
Ma l’intervento è efficace perché c’è un fugone generale, e quello che rimane sono solo cartacce sul pavimento.
Ed Edward è sparito.
Mi dirigo verso il mostruoso impianto stereo che sta suonando “I’ve got you, babe” e lo spengo brutalmente.
Oh… un po’ di silenzio.
Ma di Edward nessuna traccia.
“Bellaaaaaa… vieni quiiiiiiiiiiiiiii… spogliati…”
Spogliati?? Ma che cazzo…
Vado in direzione della voce, che sembra provenire dal terrazzo…
Esco e trovo una jacuzzi in piena attività con un Edward perfettamente felice e una … tizia… a cavalcioni su di lui!
Oh no! No no no!
“E questa chi è?!” Chiedo ad Edward in modo secondo me tranquillo. Ma anche no.
“Awww… ti piace? Lei è Drwina…”
“Irina.” Corregge la troia.
“Oh si… Irwina… l’ho trowata sciulla Brodway… carina, wero? E’ mmmmmolto brava a-“
“Non mi interessa in cosa è brava! Irina, cara … puoi, per favore uscire e dileguarti?” Chiedo gentilmente.
“Non ci penso nemmeno.”
“Ok.”
Tiro fuori il cellulare e faccio finta di comporre il 911.
“911? Salve! Vorrei segnalare una prostituta nell’appartamento al-“
“Hey! Ok, ok! Ho capito! Me ne vado!”
Ed esce dalla vasca, completamente nuda anche lei, come se niente fosse. Si riveste in fretta, oddio…. Si rimette quella ridicola cintura che per lei sicuramente è un vestito e degli stivali che sono alti come la bottiglia di vino a terra vicino a lei.
“Ciao Eddino bello… alla prossima, eh?” La stronzetta si rivolge ad Edward tutta occhietti dolci.
“No, non credo. Addio Drusilla.” Le rispondo io mentre l’accompagno tenendola per un braccio alla porta di ingresso accertandomi che invece non prenda la porta della camera da letto.
Oh, finalmente.
Do’ una rapida occhiata in giro per vedere se ci sono altre ‘sorprese’ da qualche parte e poi mi dirigo da Edward.
“Oooh… Bella Bella Bellaaaaa… non sc’è piùùùù nessciuno quiiii… e io ho freredddoooo… spogliati e vieni dentro.”
“Mpf! Vedo che ‘spogliati e vieni dentro’ riesci a dirlo alla perfezione. Mi dici che diavolo stai combinando?!”
“Sto ffacendooo il bwagno… ed ero pre-perfettamente felisceeeee prima che arriwassi tu…”
Ouch… questo fa male.
“Si? Bè ormai è troppo tardi e sono qui. Ti toccherà sopportarmi. Forza. Esci.”
“Nnno.”
“Si.”
“Edward.”
“Bewwa…”
Non so come fare. Non è che possa tirarlo fuori da li con le mie braccia, non ce la farei mai.
“Edward… ti prego…”
“Mmh… dimmelo ancora…”
Si sistema meglio nella vasca e porta una mano… lì!!! Oddiomio…
Eh si… quei movimenti del braccio che spariscono nell’acqua lasciano poco spazio a dubbi.
“Ehm… Edward? Ti prego… esci dalla vasca…” Perché se non smetti di toccarti… inizio a farlo anch'io!
“Ooohh… “
Oh no… e adesso che faccio?
Mi avvicino un po’… non so bene se è per salvarlo o per guardare meglio…
E ad un tratto mi ritrovo nella vasca, fradicia e avvolta dalle sue braccia.
E seduta cavalcioni davanti ad un obelisco egiziano. Perfettamente eretto. Gli egiziani erano bravi ad erigere obelischi, erano drittissimi, conoscevano tutti i segreti della matematica...
Mi accorgo dello sguardo incuriosito di Edward, ha un'espressione leggermente divertita. E io mi rendo conto in quell'istante delle mie condizioni.
“Edward! Ma che fai?! Ora sono fradicia!”
Gli dico mentre cerco di sistemarmi i capelli che ora saranno una vera schifezza.
“Mmmmhh… fradicia e bellisssssimaa…”
Bellissima? Io?
“Edward… sei ubriaco.”
“Probabilmente si… ti vedo sopra di me… con la maglietta appiccicata addosso… hai il reggiseno a fiorellini…”
E con un dito inzia a tracciare i contorni del reggiseno, guardando i suoi stessi gesti.
Mi pare assolutamente sobrio ora.
Io sono rigida come un baccalà. Non riesco a muovere un muscolo, polmoni e cuore che stanno scoppiando per l'improvvisa mancanza di ossigenazione.
E ho gli occhi piantati su quella bocca rossa, lievemente aperta, e sento il suo respiro alterato.
“Perché sei andata via?...”
Sussurra e poi mi guarda negli occhi.
“Io… tu volevi che me ne andassi…”
Toglie la mano che gli ricade nell’acqua con un lieve splash.
“Volevi andartene?...”
“No…”
Sento le sue mani sott’acqua che percorrono il tessuto dei miei jeans sulle cosce.
“Odio i jeans… non avrebbero mai dovuto inventarli… non per le donne almeno…”
Alzo un sopracciglio. Non mi piace questo discorso, o nessun discorso che implichi differenze tra donne e uomini.
E lui ghigna.
E io muoio.
Con un movimento repentino mi spinge a se, accorciando le distanze e facendo in modo che ora io si a seduta sul suo… uhm... colossale pene.
Ha le mani sui miei fianchi e mi muove... avanti e indietro.
E io rimuoio.
“Toccami…”
La sua voce è roca e sussurrata, mentre le mie mani azzardano un leggero percorso sulle sue braccia.
Il suo respiro mi suggerisce che sembra apprezzare il mio tocco. Ma io non so bene cosa fare.
E mi fermo.
Lui anche.
Ci guardiamo a lungo negli occhi.
Poi lui allunga una mano a lato della vasca e prende sigarette e accendino.
Con movimenti lenti e studiati ne porta una alla bocca.
Il mio mondo, tutto il mio mondo, il mio ieri, il mio domani, il mio centro ora è avvolto intorno a quelle morbide labbra rosse, che cingono il filtro dell'oggetto più fortunato del mondo.
Accende e inspira. Poi apre lievemente la bocca che è circondata da quel fumo che dapprima sparisce nella sua bocca, poi sporge le labbra un po' all'infuori vedo il fumo esalare all'esterno.
Seguo quei movimenti come un serpente incantato dal flauto.
Vedo comparire quel ghigno che ormai è il suo marchio di fabbrica.
Beccata.
“Vuoi fumare?”
“Si...”
La coerenza e la dignità ormai solo un lontano ricordo.
Riporta la sigaretta alla bocca e inala. Poi con una mano mi afferra delicatamente la nuca e mi porta a se, piegando la testa di lato mi apre la bocca con le sue labbra, senza sforzo.
Ed esala il fumo caldo dentro di me.
E quel contatto mi sembra ancora più intimo di un bacio.
“Ora abbiamo lo stesso sapore...”
Ma io tra il fumo e il respiro alterato non capisco più niente e la mia attenzione è completamente focalizzata sulle sue labbra, sulle sue mani, sui suoi occhi così caldi alla luce del lampioncino giallo del terrazzo, sulla mia lingua che lecca quello che è rimasto di suo sulle mie labbra.
Lo vedo buttare di colpo la cicca nell'acqua, poi mi afferra e mi spinge a se prendendosi con forza un bacio che non aspettava altro che nascere e morire sulle sue labbra.
Le sue labbra si muovono sulle mie con frenesia, con fame.
Mi lecca, mi succhia, mi divora.
Spinge con forza la sua lingua ovunque può raggiungere.
Me la sta scopando.
La mia lingua non può nulla al suo dominio.
Le nostre mani afferrano tutto quello che possono in una ricerca disperata.
Mi muovo impazzita sul suo membro che sembra voglia distruggere le cuciture dei miei jeans.
Lo sento afferrare con una mano l'allacciatura della mia camicetta e con uno strappo secco la apre dall'alto in basso.
Mmmm... io non ho nulla da strappare...
Quindi lo aiuto.
Cerco di tirar via il tessuto inzuppato dalla mia pelle.
Ed è un'impresa titanica.
Rimaniamo incollati alla bocca mentre io cerco disperatamente di liberarmi dei resti della mia camicetta. Lui raggiunge la mia schiena e in un unico movimento il mio reggiseno è sparito da qualche parte.
Mi afferra rudemente tutti e due i seni. Allarga completamente le mani su di loro, li stringe, li pizzica, li tortura e quando i suoi pollici raggiungono i miei capezzoli, sussulto in un gemito rumoroso.
“Togliti i jeans... togliti questi cazzo di jeans...” mi sussurra con voce roca sulle labbra.
E quel comando così sporco mi arriva dritto alle porte della diga della mia vagina che si contrae in apprezzamento.
Vacillo, ma riesco ad alzarmi per cercare di togliere i miei skinny-jeans.
E ce la faccio. E solo per questo merito un premio. Skinny-jeans in acqua. Mission Impossible.
Sono così frustrata che mi strappo via alla meno peggio gli slip.
Oh! Ora mi sento meglio!
Edward ovviamente si è gustato tutta la scena e appena ha potuto mi ha riportato a se bruscamente.
Edward e la brutalità sembrano essere una combinazione che mi fa gemere ancor prima di provare anche il più piccolo piacere.
“Dimmi cosa vuoi Isabella...”
E la domanda arriva quando le sue mani accarezzano l'interno delle mie cosce, vicinissimo al punto dove le voglio di più, accarezzando la mia pelle con lievi ma efficaci movimenti circolari. Ha! Illuso... se continua così, vengo comunque.
Ma invece non mi basta.
Ho solo questa sensazione da quando abbiamo iniziato a baciarci.
Non mi basta... non mi basta... non mi basta...
Cerco di baciarlo, ma ogni volta che mi avvicino si ritrae.
Poi si avvicina quel tanto che basta perchè le mie labbra si tendano ma non riescano a raggiungerlo.
“Dimmelo... voglio sapere cosa vuoi... in maniera dettagliata...”
Muove la bocca come per dire “prendila... è qui... è per te... ti vuole...”
Ma non me la da!
“Uhm...”
Si ritrae un po'.
“La rivoglio...”
“Cosa?” chiedo io.
“Voglio Miss Swan... quella che rispondeva sempre piccata alle mie e-mail... voglio la gattina infuriata che lotta per tenermi testa... quella che sembra conoscere tutto di me... e invece-”
Lo interrompo.
Alle sue parole mi viene in testa un'immagine e una soltanto. Chiara. Precisa. Secca.
“Voglio quello che ho visto nel quadro rosso.”
Sento un impercettibile sussulto nel suo respiro. Impercettibile... ma io l'ho sentito.
Mi guarda dritto negli occhi. E c'è tutto. Passione, desiderio, voglia, lussuria, panico...
“... E cosa hai visto nel quadro rosso?...”
Sembra trattenere il fiato.
“Te.”
Non respira.
Gli prendo il viso tra le mani, accarezzo la sua mandibola che ho leccato ogni volta che l'ho sognato.
“Hai detto che se lo fissavo avrei visto quello che cercavo...”
E' immobile a parte per quegli occhi che ora ballano nei miei.
“... Io ho visto te... ho visto te...” sussurro.
Non mi importa se ora è una statua di marmo.
So solo che voglio quello che ho visto.
Ho bisogno di quello che ho visto.
E voglio prenderlo.
Mi avvicino a lui in fretta, come se avessi paura che svanisca tra le mie dita.
Ma le mie labbra sulle sue ora sono tremanti e insicure.
E ora non mi importa dell'umiliazione che proverò nel momento in cui lui mi staccherà da questo contatto che sembra essere vitale per me, ormai.
Ma poi sento le sue mani muoversi e riprendere il loro posto sui miei fianchi, e poi sulla mia schiena, che si inarca sotto quell'abbraccio che diventa via via sempre più stretto.
“Bella...” dice con un filo di voce, un secondo prima di incontrare finalmente il mio bacio con una passione che fa impallidire tutti i baci che ho avuto finora. Perfino i suoi.
Ci muoviamo all'unisono, come un unico gigantesco meccanismo di precisione, fatto di carne e sangue, quel sangue che ora sento scorrere impazzito in tutte le singole parti del mio corpo.
Lo sento gemere ad ogni contatto, ad ogni movimento. E quel suono non fa altro che alimentare quell'incendio che ora dilaga senza più controllo.
“Ti voglio... ti voglio... ti voglio adesso...” Cantilena tra i baci mentre mi muove impazzito sopra di se.
“Prendimi Miss Swan... scopami...”
Giro gli occhi all'indietro per quel suo modo di parlarmi mentre afferro il suo cazzo che sento muoversi nel mio pugno, e lo porto alla mia apertura.
Con un movimento secco si spinge dentro di me.
Il suo gemito strozzato identico al mio, mentre rimaniamo un attimo fermi per permettermi di adattarmi all'.... ingombro... grande, grande ingombro.
Grande... meraviglioso... ingombro.
Poi sento le sue mani stringermi dolorosamente i fianchi. Il suo viso affannato è percorso da un'espressione quasi dolorosa.
Oh no...
“.... Che c'è... che c'è?...” sussurro.
“Bella... dimmi che posso muovermi... altrimenti... aaahhh... sento che questa cosa durerà un solo... nghh... singolo... se-secondo...”
“Oh...” sospiro in sollievo.
Ma io non sto meglio di lui e il mio corpo risponde da solo alla sua preghiera, cominciando a dondolare in perfetto sincrono col suo.
Lentamente.... dolcemente...
“Oh... Edwarrrd...”
Sto letteralmente godendo, rapita da un'estasi che non sapevo potesse esistere.
Mani... bocche... pelle... lingue... unghie... respiri... respiri... respiri...
“Bella.... Bella... è questo quello che... vuoi... mhm?...”
Oh si... oh no...
Non so bene cosa mi prenda in quel turbinio di sensazioni apocalittiche e post-atomiche... ma tra l'esplosione di colori che vedo e il caos paradisiaco che ogni singola parte del mio corpo sente, mi si focalizza di fronte una cosa sola e una soltanto.
“Oh no, Mr. Cullen... voglio questo...”
Gli afferro con una mano i capelli sulla nuca e lo tiro a me.
E lo mordo sul collo.
Forte.
“Aaaahhh! ...aahhhhh...”
Mordo e succhio.
E sento i contorni del suo viso estendersi in un sorriso.
Con l'altra mano gli afferro la spalla e comincio a cavalcarlo velocemente in piena estasi frenetica.
Il sorriso di Edward svanisce lasciando il posto ad un espressione di estasi assoluta.
Ha la bocca spalancata e respira affannosamente ad ogni colpo che gli infliggo.
Grugnisce e geme forte.
E io godo, godo, godo, di quella vista e quelle sensazioni.
Ma il mio controllo ha breve durata.
“Edward... Edward... Edwarrrrdd... ooohh... sto per... sto per...”
“Oh no, Miss Swan... sono io... e io soltanto... ahhhh... ahhhh... che controllo il tuo corpo...”
Sento le sue mani stringermi forte sulla schiena mentre mi ritrovo appoggiata sul bordo della vasca con i reni. Male, molto male... domani avrò dei lividi delle dimensioni...del suo pene...
Mi afferra per le cosce e prende a pomparmi con furia e io sto per... oh, cazzo che vista... Edward nudo in piedi che mi sbatte con violenza per prendersi il suo piacere da me...
Mi sbatte e sbatte non sapendo se guardare i miei seni che ballano ad ogni colpo che ora lui sembra dare per quello scopo, oppure guardare il suo cazzo che entra ed esce con movimenti lunghi ma veloci dalle labbra della mia passera che ora sta iniziando a chiedere pietà.
“Ecco... ecco... aahhh... così... è cosi... che... ahhh... dovresti essere... oohhh... scopata... così... unnghh... con me... sopra di te...”
“Oooohh... siiii... siii.... oh... no....”
No.
Io.
Io sopra.
Non so come, ma lo trascino con me giù dalla vasca, sul pavimento.
“Ahhh...?...”
Non smettendo mai di baciarlo, perchè non credo che ora smetterò mai più, inizio a pomparlo con le mani, e lui... è come il burro nella padella... e io ne approfitto per metterlo di schiena e tornare al mio posto.
A cavallo.
Come la regina delle amazzoni.
Dove.io.devo.stare.
Domani vado alla city hall a fare il cambio di residenza.
Edward continua a guardarmi sorpreso, ma non smette neanche per un secondo di muovere il bacino.
Siamo di nuovo una furia l'uno verso l'altra. Lui sdraiato che cerca di afferrarmi e io che invece mi tendo all'indietro afferrandogli le cosce per aiutarmi nel fare leva.
Questa è in genere la posizione che fa uscire il pisello... quando non è abbastanza lungo...
E lui invece...
“Non esce... non esceeee...”
Ormai sono impazzita sopra quel tronco della felicità... dovrebbero erigerlo a monumento nazionale... dovrebbero piantarlo sulla luna al posto della bandiera americana... dovrebbero riprodurlo e distribuirlo gratis a tutte le donne del pianeta... no... no... mio...
“... mio... mio... solo... mio...ooohhhh....”
“Ahhh...”
Sento afferrarmi i capelli e tirarmi violentemente giù.
“... Tuo?... uh?... aahhh... dimmelo... dimmelo di nuovo... unghh... unghhh...”
Non rallentiamo i movimenti, ma ora siamo occhi negli occhi... occhi neri in occhi ugualmente neri...
“Si...?...”
Oh mio dio... ohmiodio... ma che cazzo mi salta in mente...
“Edward... io-”
Non riesco né a parlare né a pensare quando sento di nuovo la sua lingua prendere possesso diritto nella mia bocca. Forte, cattiva, potente, dominate.
Il mio momento di debolezza gli ha permesso di cambiare posizione brutalmente,
Ora sono di schiena e lui è completamente sopra di me.
Mi ha invaso... tutta.
“Bella... Bella... Bella... dimmi che... dimmi che... ti prego... non voglio... non voglio uscire... unghhh... voglio venirti dentro... voglio morirci qui dentro...”
“Pillolapillolaprendolapillolaaaahhhhh...”
“Oohhh... grazieaDioooooohhhh...”
Vuole morire dentro di me... vuole stare dentro di me... me... me... me... lui... lui... lui...
E sento pervadermi da un brivido sconquassante dai capelli alla punta dei piedi che si arcuano stretti sopra quel culo contratto che si muove forsennatamente come un pazzo angolandosi dentro di me per colpire... per colpire...
“OOOODDDIOOOOOOOOOHHHHHHH!!! AAAAAAAAAHHHH!!! AHHHH!!! AHHHH!!! AHHH!!!”
“Oh Bellaaaaa.... aaaahhh! Aaahhhhh!!! NGGHHHHHH!!!”
Sento strapparmi tutto dentro mentre percepisco il suo corpo in convulsione sopra di me, spillando il suo sperma caldo nel mio ventre che accoglie e succhia e ruba tutto quello che può da quell'essere perfetto.
Apro disperatamente gli occhi per guardare quello spettacolo che Madre Natura ora sta riservando a me.
E' rigido e rapito in estasi... ha la bocca spalancata e gli occhi strizzati sotto le folte sopracciglia. Tutti i muscoli del suo corpo contratti spasmodicamente nella potenza del suo orgasmo.
Il nostro respiro forte e veloce mentre lui si butta sopra di me affondando il viso sulla mia spalla.
Si tiene con un braccio tremante, ma io lo porto completamente a me. Sopra di me.
E lo avvolgo con le mie piccole braccia.
Voglio tenerlo qui.
Per sempre.
Cristo...
Lo sento baciare delicatamente il mio collo.
Poi sento che armeggia con qualcosa,
Cerca di alzarsi.
“No!”
Ma subito mi pento di quello che mi è appena uscito dalla bocca.
Questo è il classico momento della verità.
Il momento più stronzo che esiste al mondo tra un uomo e una donna.
E mi viene da vomitare.
Lo sento sorridere sulla mia spalla, ma non so se è un sorriso di gioia o un sorriso di scherno.
E ho paura.
“No?...” Lo sento sussurrare.
Oh Cristo...
Poi alza il viso sul mio.
E io chiudo gli occhi.
Non voglio vedere,
Non lo voglio sapere.
Voglio solo sparire.
Dio... fammi sparire.
“Bella... Bella, apri gli occhi.”
No.
Lo sento sorridere. Lo sento, non sono una stupida.
“Sei una stupida.”
“Come?!”
Ce li ho ben aperti gli occhi ora!
E lui ha il suo bel ghigno di fabbrica piantato in faccia.
“Sei una stupida...”
E lentamente si avvicina alle mie labbra. Le sfiora, ci gioca con il respiro e la lingua.
Io sono completamente di legno.
“Bentornata Miss Swan...” E mi bacia. Dolcemente, appassionatamente, delicatamente.
“Uscire da qui è l'ultima cosa che voglio... te l'ho detto... ci morirei dentro di te..”
E riprende il possesso della mia bocca incredula.
“Si?...” Riesco a dirgli quando si stacca per un attimo.
“Si... piccola, si.” E il suo bacio diventa più intenso e passionale.
<<<IQR>>>
Mi stringe da dietro nel suo enorme letto. Ha il viso affondato tra i miei capelli e respira pesantemente. Ha una mano ben piantata sul mio seno e l'altra... sul culo.
Ripenso a come mi ha asciugato con tenerezza e mi ha guidato direttamente nel suo letto,
E non mi ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
Non ha tirato su le coperte.
“Voglio guardarti.” Ha detto.
Ora sono qui... che mi godo il suo abbraccio forte e protettivo e non posso fare a meno di pensare a cosa sarà domani.
“Di cosa hai paura, Isabella?”
Fermo un attimo i miei pensieri.
“Mmmm... non so se mi piace di più quando mi chiami Isabella, Bella o Miss Swan...”
“Sei sempre tu. Sono tre persone diverse. Ma sei sempre tu. E io voglio tutt'e tre.”
Mi salta un battito cardiaco.
“Edward...”
“Cosa?...”
“Prima... cosa... cosa vedevi nel quadro rosso?..”
Sento il suo respiro bloccarsi per un istante, ma poi sento le sue braccia stringere. Tanto.
E la sua risposta è già in quel semplice, meraviglioso gesto.
“Noi.”
The End...
Nessun commento:
Posta un commento