Prefazione:
Ciao! Sono in dirittura d'arrivo con l'intera storia, per questo mi sono decisa a ricominciare a pubblicare i capitoli, cosa che farò a breve distanza tra l'uno e l'altro, mentre nel frattempo cerco di darle un finale, con tanto di futuretake.
Devo ringraziarvi davvero, non mi avete mollata mai dandomi una fiducia cieca che mi ha spinto a continuare e mi ha messa in seria soggezione.
Spero di non deludervi e se lo faccio, non ditemelo :D
Vi lascio a Copward e Viziatella.
Grazia ancora <3
Bpov
“Zitta!
Zitta amore mio, zitta…”
“Mmmfffmm!!!”
“Amore,
oh Dio, amore mio, sei qui con me ora, sono io, sono io, sshhhh, zitta amore,
sono io, oh Dio, Bella…”
“Mmmfffdwd?!”
“Oh
piccola, scusami, scusami, scusami, perdonami ti prego, non avrei mai voluto,
non avrei voluto vederti così…”
“Mfdwd…”
“Oh
amore, che sollievo tenerti così, tra le mie braccia…”
“Mm…ffd…wd….”
“So che
hai pensato che me ne fossi andato, ma non è così, non potrà mai essere così,
non potrei mai lasciarti andare…”
“Mmmlfsmmt?
Mmmfftdfftd! Pft! Mmfftmtffffmm!!!”
“Mia
principessa, mia piccola principessa, non mi sembra vero di stringerti così…”
“Mmfffvvvttm!”
“Quando
ti ho vista all’altare a scambiare i voti con quel coglione...”
“Mmmgggfffttgg!”
“Pensavo
di morire, pensavo che non avrei potuto più averti così…”
“Mft.”
“Dio
Bella… perché ci siamo messi in questo casino…”
“Mmmmfftggnnt!
Mgfffhttfn?
“Amo il
profumo dei tuoi capelli…”
“Mm…”
“Non
riesco a starti lontano, non sopporto l’idea di stare a meno di un cazzo di
centimetro da te…”
“Nnn…”
“E non
sopporto il fatto che tu ora sia di un altro…”
“Mmmmfffnnndtr!
Mffdwd, mfftmm, mh?”
“Dimmi
che non ci andrai a letto, dimmi che se si avvicina-“
“MMMFFFDWD!
MMTTRTGFM! MMMFFFMPP!”
Stringe
forte, mi preme una mano sulla bocca e l’altra si muove in maniera sconnessa, alla
ricerca di tutto quello che può raggiungere, come se non toccasse abbastanza di
me. Il suo viso affonda tra i miei
capelli mentre respira in maniera agitata, sussurrando parole disperate al
limite della litanìa. La mia schiena è premuta sul suo torace ansante in un
continuo abbraccio senza riposo.
E non mi
lascia parlare!
Vorrei
parlare, vorrei rispondergli, vorrei stringerlo e dirgli che lo amo, vorrei
insultarlo per avermi piantata e non essersi fatto più vivo, facendomi morire
d’angoscia e di disperazione.
Io non
respiro se lui non c’è.
Non
respiro.
E non
sto respirando nemmeno adesso che c’è, ma lui non me lo fa fare!
“ARGH!”
Urla.
L’ho
morso. Un morsetto piccolo, piccolo. Piccolissimo. Giusto per farmi togliere la
mano dalla bocca e permettermi di rispondergli a dovere.
Ora che
sono libera dalla presa da boa constrictor, riesco a girarmi, anche se con
difficoltà vista la capienza di questo bugigattolo. La porta non è
completamente chiusa e uno spiraglio di luce mi permette di vedergli il volto.
E lo
vedo.
E
finalmente riesco a respirare. Anche perché, diciamolo, è più facile senza una
mano sulla bocca.
“Edward!
Oh Edward…”
Gli
butto le braccia al collo. Gli butto tutta me, al collo.
“Amore,
amore mio…” Mi stringe di nuovo, mi preme completamente a se. Respira su di me,
respira me e mormora parole d’amore…
“Amore
mio un cazzo. Adesso me lo dici?” Piagnucolo, ma non lo lascio, lo stringo
anch’io con la stessa forza, perché ho paura. Paura che se ne vada, paura che
non potrò rifarlo, paura che tutta questa faccenda sia troppo incasinata per
poterla riuscire a gestire in qualche modo.
“Non
potevo più starti lontano. Dovevo sapere, dovevo vedere.”
“Cosa?
Il matrimonio?” Non so nemmeno quello che dico, non capisco più nulla e stare
così vicino a lui mi rende stupida, mi ha sempre resa stupida. Lo spiraglio di
luce illumina i suoi occhi, tormentati come non avevo mai visto. E i suoi occhi
sono la mia condanna eterna.
“Te.
Dovevo vedere te. Dovevo sapere se stavi bene e non ce la facevo a stare in
disparte. Non ce la faccio. E tu sei stata così… brava, così coraggiosa…” La
sua bocca si piega in un trattenuto sorriso d’orgoglio.
“Coraggiosa?
Ma se non so nemmeno quello che sto facendo…” Mi lascio andare completamente
tra le sue braccia appoggiando la fronte sulla sua spalla forte ed accogliente.
Sto così bene qui… come diavolo faccio ora…
“Sì che
sei coraggiosa, sei fantastica… e io sto impazzendo di rabbia a saperti sposata
con quella merda. Non dovresti essere sposata a lui, dovresti esserlo con…”
Farfuglia in maniera piccata.
Oh… Oh!
“Con chi?
Che stai cercando di dirmi Edward?” Riesco a staccarmi dal boa constrictor
imperator e a guardarlo negli occhi. Nessuno, nessuno mai al mondo ha avuto, ha,
o avrà gli occhi di Edward Cullen. Potrebbe essere sordomuto e avere il potere
di comunicare tutto con un solo sguardo. Un unico sguardo carico di tutta la
gamma delle emozioni umane e… tanto, tantissimo sesso.
E lo fa.
Lo
sguardo, non il sesso. O forse fa anche quello, anzi, lo fa di sicuro, ma ora
sono troppo confusa.
Mi sta
dicendo quanto soffre, quanto mi ama e quanto mi vuole. E anche quanto vorrebbe
uccidere Mike Newton.
“Dimmi
che non ci andrai a letto.”
“Cosa?”
Oh no…
“Hai
capito bene.” Mi afferra le braccia. “Dimmi che non scoperai con quel
bastardo.”
“Edward.
Preferirei bruciare in eterno all’inferno che scoparmi Mike Newton. Ma è mio
marito, ora.” Sospira pesantemente digrignando i denti. “Temo che sia
lievemente difficoltoso evitare la faccenda e non credere che la cosa mi faccia
lontanamente piacere. Ma non so che diavolo inventarmi.”
Mi fissa
a lungo senza mollare la presa sulle braccia, poi alza il mento e le sue mani
si spostano… sul mio vestito?
Non
smette mai di guardarmi negli occhi e quello che vedo ha una vaga somiglianza a
quello che ho visto… in autostrada… oh mio Dio…
Afferra
la mia gonna e la tira su con movimenti svelti e bruschi senza mai interrompere
il contatto tra i nostri occhi. Non so come sono i miei, ma i suoi sono letali.
“Edward,
Edward, cosa stai facendo?!” Cerco di riprendermi tentando di fermargli le
mani.
“Non ti
darai a lui.”
“Edward,
ti prego…”
“Non me
ne frega un cazzo, principessa. Tu non scoperai con lui.”
Le sue
mani non smettono di muoversi mentre cerca di tirare su quest’inferno di gonne
e sottogonne… ma…
“Edward?
Sei vestito da… prete?”
“Sì. Ho
dovuto inventarmi qualcosa per entrare qui indisturbato… ma quante cazzo di
gonne hai? Cristo…”
Sono
pazza. Sono pazza perché io amo quest’uomo. Quest’uomo geloso oltre
l’impossibile che è vestito da prete e scrista su suolo consacrato. E’ agitato,
è incazzato, è dominante, è frustrante, e io mi sto eccitando a morte. Come al
solito. Oh, merda. Mi sono appena sposata. Sposata con un viscido invertebrato
colluso con qualche tipo di mafia orientale, sono innamorata persa di un
poliziotto che detesta Newton per quello che ha fatto a suo padre e che ora sta
facendo a me, detesta Demetri per quello che potrebbe fare a me e che sospetto
abbia già fatto a lui, e ora sono qui, a cinque minuti dall’aver pronunciato il
fatidico sì e sto per farmi scopare brutalmente
– lo so che sarà così, lo so bene - da colui che amo e che amerò sempre, invece
di scopare con il mio legittimo marito. Oh Dio… al solo pensiero mi viene da
vomitare. Che cazzo di casino.
“Edward,
non fare così, ti prego, siamo in una Chiesa e io mi sono appena sposata.”
Cerco di farlo ragionare.
Si ferma
istantaneamente, mi prende il viso con una mano, saldamente, senza farmi male,
chiaramente intenzionato a catturare la mia attenzione, guardandomi
intensamente, respirando piano, muovendo la bocca senza pronunciare alcunché in
cerca delle parole adeguate, e io non riesco a far altro che ammirarlo e amarlo
ogni secondo di più, per com’è, per com’è fatto, per come si comporta, perché
fa male solo a guardarlo. E perché quello che sento dentro non ha
classificazione tanto è intenso ed enorme.
“Bella…”
E’ come
una magia, è come se questo momento fosse un punto di congiunzione cosmica,
sento chiaramente l’intensità e l’importanza di ciò che sta per dirmi, è il
nostro momento questo, un momento che rimarrà nei nostri cuori per l’eternità,
come quelle frasi nei libri, quelle che ti fanno sciogliere il cuore, quelle
parol-
“Non me
ne frega un cazzo. Appena fuori da questo casino, ci convertiamo ad un’altra
religione così questa farsa di matrimonio non avrà mai avuto alcun valore,
chiaro?”
Ah. Ok.
Beh, l’intensità cosmica c’era tutta. Il suo viso è davvero solenne.
Non
riesco nemmeno a far apparire il mio disappunto sul viso quando lui mi fa
girare su me stessa in una sola mossa, tanto che devo appoggiarmi al muro con
entrambe le mani per non perdere l’equilibrio.
Mi
solleva tutti gli strati del vestito fino a trovare il mio sedere coperto dal
finissimo pizzo di Burano, importato appositamente per l’occasio-
“Cos’è
sta roba? Ti sei messa in chicchere e piattini per quell’idiota?” Dice
concitatamente, con il respiro spezzato, arrabbiato ed eccitato. Lo sento
perfettamente. Riesco a percepire e capire ogni singolo alito di Edward ormai.
E mi fa impazzire. Sono pazza, pazza, pazza. Non gli rispondo, è inutile
rispondergli, ormai è preso dal suo compito, parla da solo, parla a se stesso,
mugugna, brontola, ordina e io continuo a tenermi saldamente al muro, godendomi
ogni gesto, ogni tocco, ogni dolcissimo maltrattamento compiuto dalle sue mani
su questo corpo che ormai è suo, fin dal primo giorno, fin dal primo momento.
Però
l’occasione è troppo ghiotta…
“Edward,
non ti azzardare a strapp-“
*STRAAAAPPP*
Sorrido
tra me e me. Quant’è focosamente prevedibile il mio uomo.
Il mio
uomo.
Strizzo
le palpebre per un istante. Il mio cervello sta facendo a pugni tra l’idea di
essere sposata ad un uomo che ora è tecnicamente mio, ma a cui non solo non
tengo minimamente, ma che detesto con tutte le mie forze, e l’idea vera di chi
è davvero il mio uomo. E’ difficilissimo mantenere un equilibrio mentale sano,
o anche solo un cazzo di equilibrio mentale decente in questa situazione
incasinata.
“Oh,
scusa, principessa. Ci tenevi? Beh, ci tengo di più io. Queste sono mie. A simbolo
della tua prima notte di nozze. Con me.”
La sua
voce mi solletica ancor più delle sue mani, mi eccita fino ad ogni cellula, mi
scalda fino a farmi vibrare.
Edward è
un microonde.
“Stai
sorridendo? Non sorriderai più tra un minuto.” Digrigna.
Lo sento
armeggiare con… l’abito talare, il che mi fa scappare una flebile risatina, che
però risucchio letteralmente all’istante quando sento la sua mano farsi spazio
non troppo delicatamente tra le labbra della mia passera.
Dovrei
incazzarmi, dovrei reagire a questa brutalità, ma tutto ciò che penso è che ora
voglio questo, ho bisogno di questo. Ho bisogno che lui mi reclami, ho bisogno
di sentirmi legata indissolubilmente a lui, sua, solo sua. Ho bisogno di
sentire che lui non ce la fa a starmi lontano, che impazzisce per me e che non
resiste ai suoi istinti. Lo voglio così, cavernicolo, e se ci fosse più spazio
in questo dannato stanzino, vorrei anche che mi trascinasse per i capelli con
tanto di clava in mano. Ho bisogno di tutto questo per resistere quando sarò
lontana, quando mi assaliranno i dubbi, quando non saprò cosa succede e come
reagire.
I miei
oscuri pensieri vengono annullati quando lo sento strattonarmi per i fianchi,
posizionandomi più vicino a lui. Le mie mani scivolano più in basso sul muro.
“Reggiti.”
Gorgoglia.
Non
fiato quando mi appoggio saldamente al muro tendendo le braccia. Stuzzica la
mia entrata con il suo cazzo che sento caldo e turgido, i suoi movimenti non
sono amorevoli, sono rapidi mentre spande i miei umori lungo tutte le labbra
fino ad arrivare al clitoride. Ho le gambe divaricate e sono in punta di piedi,
pronta a quello che so già che succederà. Perché lui lo vuole così. Io lo
voglio così. Abbiamo bisogno di questo e non c’è spazio per nient’altro adesso.
Lo sento
respirare pesantemente, velocemente, in maniera discontinua, quasi come a voler
controllare il rumore emesso dei suoi gemiti. Le sue dita stringono la mia
carne fino al dolore. Un dolore che accetto e accolgo come un marchio.
Mi
eccita a lungo, o forse no, ma sono troppo oltre per questo.
“Edward…”
Ansimo in richiesta di pietà.
Non
smette quei movimenti repentini che non fanno altro che aumentare la mia
eccitazione, ma non sono abbastanza. Sono vergognosamente bagnata, lo sono
sempre con lui, lo sono sempre stata solo con lui. Mi cola tutto, le mie cosce
si bagnano e lui lo sente.
Porta
una mano davanti a me, si bagna le dita con i miei umori solo per un attimo, e
il successivo ho le sue dita in bocca.
“Leccalo
via. Questo è quello che io ti faccio, principessa. Leccalo e ricordatelo.” Il
suo tono freddo è tradito solo dal suo respiro incontrollato.
Faccio
come dice, baciando le sue dita come se non potessi farlo mai più. Sento il mio
sapore. Non mi piace, non senza il suo. In un attimo la mia mente viene pervasa
dai ricordi… lui a casa mia… il muro… il tavolo… i miei cristalli Baccarat in
frantumi… e quel primo bacio… intriso di noi…
Geme.
Non l’ho
mai sentito così. I suoi gemiti sembrano quasi di dolore.
Mi
strattona la testa all’indietro e la sua lingua prende il posto delle sue dita
in un istante. Il suo bacio è violento e possessivo. Apre la bocca più che può
per infilare tutta la lingua dentro di me. Mi invade facendomi sentire il suo
possesso, mi lecca divorando tutto ciò che mi ha appena fatto assaggiare. Sono
in una posizione impossibile per abbandonarmi o per godere appieno di questo
momento, ma non lo vorrei diverso da così. E ne godo inverosimilmente.
Sento la
sua mano dietro di me. E’ solo un momento. I suoi gesti sono veloci e sicuri
quando guida se stesso verso la mia apertura. Mi impala in un colpo secco. Non
è violento, non è brutale. E’ sicuro e determinato. Sa quello che fa. Sa come
farlo. Sa esattamente cosa mi piace e come misurarsi.
Anche se
qui le misure sono del tutto fuori scala.
“Edw-mmmh!”
Mi
sbatte una mano sulla bocca mentre inizia a pomparmi con la cadenza che ha
stabilito.
“Non
fiatare, principessa.” Dice rimuovendo lentamente la mano che torna a prendere
possesso del mio fianco.
Non
fiatare! Come se fosse facile! Ho mezzo metro di cazzoward vestito da sacerdote
che se spinge ancora un po’ mi arriva alla laringe, sono in uno stanzino ora
decisamente afoso, in una chiesa… oddio… ci scomunicano tutti… io sto godendo
come una maiala dentro un mausoleo sacro, e… con mia sorella qui fuori! Se Dio non mi
fulmina adesso, non ci sarà mai più un’occasione adatta come questa!
“OhDioperdonamitipregoaaahhh…”
Prego tra le poderose spinte.
“Qui…
Dio… non… c’è… princi… pessa… ha… troppo… da… fare… a… tenere… in… vita…
quella… testa… di… cazzo… oh… cazzooo…”
Sento cadere
qualcosa, forse ci sono degli oggetti qui dentro, non riesco a vedere, riesco
solo a percepire che lo stanzino è minuscolo e c’è a malapena spazio per noi, o
forse no dato che Edward grugnisce qualcosa mentre mi solleva una gamba
afferrandomi sotto al ginocchio. Mi stringe forte quando me la tira su
costringendomi a sollevarmi in posizione quasi eretta, spingendomi contro al
muro.
Vuole
un’angolazione migliore, vuole aprirmi a lui più che può, aumenta il ritmo
delle sue sferzate godendo nel sentire il suo bacino sbattere rumorosamente
contro le mie natiche che iniziano a fremere per la promessa di quello che so
arriverà.
Si muove
forsennatamente dietro di me, geme in maniera scomposta, quasi acuta nei suoi
grugniti… non è da lui…
“Edward…”
Non
voglio… non voglio… sta male… sta male…
Continua
a colpirmi con furia, velocemente, perso nel suo delirio. Non bada nemmeno più
a me, è come se volesse provare qualcosa, come se cercasse disperatamente di
punirmi o di punire se stesso. Sono troppo concentrata su di lui, sulle sue
mani che mi stringono fino al dolore, sul suo cazzo che colpisce ripetutamente
quel punto che trova sempre come se avesse un bastone da rabdomante, ma odo
troppo bene quei lamenti, quei gemiti e ringhi così sofferti da farmi capire
che… sta piangendo.
“Vieni…
vieni… vieni…” Cantilena a singhiozzo.
Ma io
non ci riesco. Non voglio sentirlo così. Non riesco a concentrarmi sul mio
piacere, sono troppo sintonizzata sul suo dolore. Devo solo accoglierlo… devo
accoglierlo…
Esplode
dentro di me. Si irrigidisce con un ultimo gemito forzato. Le mie mani lasciano
il muro e corrono a coprire le sue braccia che mi hanno avvolta in un abbraccio
ancor più disperato mentre cerca di riprendere fiato sulla mia schiena.
“Ti ho
fatto male…” Mormora.
No, no,
no. Sono io che ti ho fatto male.
Mi muovo
per girarmi, causando la sua fuoriuscita del suo membro che sento ancora
gonfio. Avevo ragione, quel bagliore di luce si piazza proprio sui suoi occhi
lucidi e disperati.
Mi
bacia.
Mi bacia
dolcemente, lentamente, come non aveva mai fatto prima.
Mi ama.
“Ehm… Bella?...” La voce di Rose ci
riporta alla realtà e scuote Edward molto più di me.
“Isabella,”
Oh merda…
Porta
entrambe le mani sul mio viso e il suo sguardo si fa deciso.
“No.
Ascoltami. Devi giurarmi che non tenterai mai niente, capito? Giurami che non
cercherai di fare niente, che non appena ti accorgerai che sei… che c’è
qualcosa che non va, te ne andrai. Giuramelo adesso.”
Lo
guardo cercando di capire cosa vuole, cosa succederà, come riusciremo a tirarci
fuori da questo pasticcio, ma non posso fare a meno di acconsentire a tutto ciò
che vuole.
“Ok…”
Dico con voce rotta perché ora da piangere sta venendo a me.
“Bella, Mike ti sta aspettando.”
Il
ringhio di Edward è la giusta risposta a Rose, ma devo andare.
“Tu cosa
farai?” Sussurro per sapere se lo avrò vicino, se non mi abbandonerà o se farà
qualcosa che lo potrà mettere in pericolo.
Per un
momento il suo sguardo volge a destra… mmmh… ricordo di aver letto una volta
che chi guarda a destra prima di rispondere sta… mentendo.
“Niente.
Tu pensa a stare fuori da guai e vedrai che andrà tutto bene, ok?”
Sta
mentendo! Farà qualcosa ma io non so cosa!
“Edward,
giurami che non farai niente di avventato. Giuramelo adesso.” Uso le sue stesse
parole e gli pianto lo stesso sguardo determinato.
“Ok…” Mi
guarda dolcemente ora, mentre i suoi pollici mi accarezzano le guance. “Sai,
non è questo il tipo di giuramento che ci dovremmo scambiare in una chiesa.”
Sorride un po’.
“Ah sì?
E cosa vorresti giurarmi in una chiesa, sentiamo?” Cerco di essere leggera, ma
non posso negare al mio cuore di battere più forte.
Non
sorride più. “Amore eterno.”
Io… io…
credo… di non aver capito bene…
“Ancora…”
E’ l’unica parola che mi viene in mente. E’ quella parola che si sussurra nel
sesso quando non se ne ha mai abbastanza.
Sorride
sornione. “Ti amo.”
Sento il
mio viso contrarsi nello stesso modo di quando ero piccola quando volevo
trattenere il pianto. Non credo di essere un bello spettacolo ora, ma vorrei
solo piangere perché sono felice e perché sono disperata che me ne sto andando
e non so se e quando lo rivedrò.
Non
riesco a dirgli che lo amo perché se apro la bocca mi metto a piangere, proprio
come quando ero piccola anche in questo caso, con la bocca spalancata, il naso
gocciolante e le lacrime che zampillano come fontanelle.
Ma lui
mi abbraccia. E’ un abbraccio caldo e tenero. E non fa nulla per farmi passare
questo desiderio di pianto dirotto.
“Vai. E
ricordati. Ricordati che hai giurato. E ricordati…” Mi mostra le dita che gli
ho leccato, mentre mi spinge fuori finchè non lo vedo più.
“Finalmente.
Dai, sbrigati che altrimenti salta tutto.” Rose dice concitatamente mentre
cerca di sistemarmi abito e capelli a velocità warp.
Invece
le sfuggo di mano, riapro lo stanzino e mentre Edward sta cercando di
riallacciarsi i pantaloni lo bacio sulle labbra. Un bacio a labbra chiuse e
bagnate con giusto un accenno di lingua per ricordarmi del suo sapore.
“Ti amo
anch’io Edward Cullen. E voglio l’amore eterno. Quindi vedi di tenerti in
salvo, ok?” Dico mentre Rose mi ritrascina via malamente, lasciando un Edward
sorpreso ma che ha decisamente lo sguardo da amore eterno che volevo.
***
Il
ricevimento è pomposo e formale. Nessuno si è accorto del mio caldo, caldissimo
incontro decisamente poco religioso. Sorrido del fatto che ho messo le corna a
mio marito a nemmeno cinque minuti dal sì.
Sorrido anche ripensando a come mi ha presa Edward… e a quello che mi ha detto…
“Qualcosa
mi suggerisce che tu non stia sorridendo per aver coronato il tuo sogno d’amore
con Mike. Oh, tanto per la cronaca, ho sentito tutto. Posso capire perché ti
sia innamorata di lui... sbam-sbam-sbam! E olèèè!!!”
Rose è
decisamente ubriaca, ma non posso darle torto.
“Cara,
sei impaziente per la nostra prima notte? Oh, tesoro, ti farò vedere il
paradiso, vedrai.”
Ugh.
Ecco il vomito. Lo sento. Mike deve aver sentito l’ultima parte di ciò che ha
detto Rose, e io ne devo approfittare.
“Oh sì,
micetto. Anche se non mi sento troppo bene… devono essere stati i frutti di
mare, sai, a volte reagisco molto male agli scampi, gamberetti e tutta quella
roba là.
“Oh sì,
lei reagisce malissimo a tutto ciò che è piccolo e sa di pesce puzzolente.” Farfuglia
ebbra la mia sorellina, ma per fortuna Mike di piccolo ha anche il cervello e
non si accorge di niente.
Io non
sono ubriaca, ho bevuto solo un po’ per darmi coraggio, ma non posso perdere la
lucidità, non se devo pensare a come rifiutare Mike stanotte. E domani notte. E
tutte le altre notti della mia vita.
Ballo
con tutti o quasi, converso amabilmente con chicchessia, ma quando mi siedo un
momento finalmente sola in un angolo del salone, vengo avvicinata da… Kate? Oh,
a quanto pare la mia giornata non aveva ancora avuto la ciliegina sulla torta.
“Ciao
Bella.” Si siede vicino a me mentre si guarda intorno. “Congratulazioni?”
Azzarda.
“Kate. Sei
simpatica. Chi ti ha invitata?” Chiedo senza preamboli.
“Tua
sorella. Jasper mi ha chiesto di consegnarti una cosa. Nessuno di loro poteva
venire qui, avrebbero destato troppi sospetti.”
Abbandono
il mio sdegno, che Edward mi ha detto troppe volte essere mal riposto e anche
per questo ce l’ho tuttora, e la guardo incuriosita.
“Tieni.”
Mi allunga velocemente una fialetta. “Jasper mi ha detto di prenderla circa un’ora
prima del… della prima notte di nozze… insomma, dell’accoppiamento.”
Prendo
la fialetta e la stringo nel pugno per nasconderla alla vista di chiunque. “Grazie,
ma non ci sarà nessun accoppiamento.” E non voglio certo raccontare i cazzi
miei a quella che sbava per Edward.
“Oh.
Senti Bella, credo che ti sia fatta l’idea sbagliata…”
“No, no,
io non credo. Ho visto abbastanza per sapere che lo vuoi, e non mi piaci.
Edward ama me.” Ribatto come una bambina viziata.
“Lo so.
Lo ha detto anche a me. E… ho sentito abbastanza
per saperlo. Sì, è vero, sono innamorata di lui, e lo proteggerò sempre. Soffro
quando lui soffre-“
“Oh, per
piacere. Non me la menare con questi discorsi d’amore. Ho capito. Lo ami. E
lui?”
“Ama te.”
Sorrido
sardonicamente. Poi, però, vedo una reale ombra di tristezza nei suoi occhi e
dentro di me sento nascere un sentimento di simpatia per questa ragazza, perché
innamorarsi di Edward e non essere corrisposta dev’essere da suicidio. Ma
questo sentimento dura solo un secondo. Sono troppo gelosa.
“Senti
Kate, sono stanca e sto per affrontare una delle notti più difficoltose della
mia vita. Non voglio discutere di Edward con te, sinceramente credo che sia
fuori luogo perché, perdonami, non sono affari tuoi. Dimmi una cosa, Edward era
diverso con te prima di incontrarmi?” Le chiedo genuinamente, voglio saperlo,
non voglio farle del male gratuitamente. Forse.
“No.”
Sussurra abbassando gli occhi.
Sospiro
pesantemente perché ho davvero dell’empatia per lei ora. “Mi dispiace Kate.
Davvero. Se è amicizia quella che offri
a Edward sono sicura che l’accetterà, e anch’io soffro se lui soffre e… tiro
fuori le unghie se qualcuno si avvicina a lui. Non ce l’ho con te, ti capisco,
ma non posso fare l’amica con te adesso, non quando mi sento minacciata.”
“Ma io
non ti sto minacciando.” Dice, credo, con sincerità.
“No, no,
non sei tu, sono io che reagisco così.” Le dico altrettanto sinceramente. “Il
mio rapporto con Edward è stato alquanto burrascoso, lo è ancora e credo lo
sarà per moltissimo tempo,” Mentre parlo mi vengono in mente immagini del
nostro passato, del nostro futuro, di noi a litigare e a scopare
selvaggiamente, a baciarci mentre portiamo i bambini a scuola… oh, cazzo… Tiro
giù una sorsata di champagne per scuotermi da quei pensieri che ora non mi
posso permettere di avere. “Che stavo dicendo? Ah sì, dicevo, che tutto per me
è una minaccia e non sono mai sicura di quello che abbiamo, di quello che sta
succedendo, non sono sicura di niente, è per questo che sono sempre sulla
difensiva.” Fantastico, sto raccontando ad un’estranea, e potenziale minaccia,
tutto quello che sento.
Mi
prende la mano chiusa a pugno, avvicinandosi un po’. “Sii sicura. Edward è l’uomo
più pulito del pianeta e mi ha detto che morirebbe per te. Capisci? Lo sai quante donne vorrebbero sentirsi dire questo? Da un uomo come quello?”
La
guardo a lungo. Quello che leggo nei suoi occhi è pura in adulterata invidia.
Così tanta che inizio ad invidiarmi un po’ anch’io.
“Tu
moriresti per lui?” Mi chiede decisa.
“Sì.” Le
rispondo immediatamente.
Sorride
appena. “Siete fatti l’una per l’altro. Stesse risposte. Stesso sguardo. E io
ci sono in mezzo senza speranza. Non ti preoccupare Bella, voglio troppo bene
ad Edward per tentare di rovinare qualcosa che comunque a me non frutterebbe
nulla.” Si alza. “Prendi la soluzione nella fiala. Un’ora prima, ricordatelo.”
“Cos’è?”
“Qualcosa
che ti permetterà di tenere lontano Mike per almeno una settimana.” Mi strizza
l’occhio e sparisce tra la folla di invitati.
***
“AAAARGGHH!”
“Micetta,
tutto bene? Che posso fare?”
“Chiama
la dottoressa Cole! Subito!”
Sono
chiusa nel bagno della nostra suite alle Hawaii. Mike è voluto partire
immediatamente dopo il ricevimento, dandomi l’opportunità di procrastinare
ancora un po’ il dovuto intercorso
sessuale, bleah, e siccome sull’aereo privato c’era altra gente, tipo Demetri
che inizio a sospettare sarà presente per la deflorazione visto che non lascia mai il fianco del mio adorato
maritino, Mike non ha tentato nulla, fino all’arrivo a Honolulu, sicchè ho
ingollato la mia fida fialetta da brava bambina.
Ma ora
ho la vagina letteralmente in fiamme!
Fanculo
a Jasper e a Kate!
***