lunedì 27 gennaio 2014

IL MANGANELLO II - CAP. 28


Crediti per la manip al legittimo proprietario.

Questo capitolo è dedicato a Cricrila Redlips, la mia "spinta" nel fianco! Più giù si capirà il perchè. <3

Cap. 28

Epov

“Fatti i cazzi tuoi… fatti i cazzi tuoi… fatti i cazzi tuoi…”
Sto mormorio canticchiante di Jasper mi sta dando sui nervi.
“Jasper. Piantala. Si può sapere che hai?” Sbotto esausto.
“Niente, mi sto facendo i cazzi miei. O almeno ci provo. Se ti becca il Capo invece saranno cazzi tuoi. Che cazzo ci fai qui al distretto? Sei in ferie, forzate, ma ferie. Non puoi stare qui, se ti becca la disciplinare sono cazzi. Cazzi tuoi, cazzi miei e cazzi del Capo. E smetti di rovistare dappertutto, che cazzo stai cercando?”
E’ infastidito. Questa è proprio grandiosa. Lui è infastidito. E io come cazzo mi dovrei sentire? Ho mollato Bella senza tante spiegazioni. Per l’ennesima volta! 
Mi ama.
Me l’ha detto.
Chiaramente e più volte.
Sorrido amaramente al pensiero del suo discorso sconclusionato. Quante volte ho voluto sentirglielo dire. E quante volte non ho voluto. Oggi proprio non volevo, non in quel momento, non in questo momento del cazzo.
Quando mi ha chiesto di baciarla…
Volevo morire.
Volevo baciarla, amarla, scoparla, stringerla, mangiarla, inglobarla, proteggerla e portarla via da tutto sto casino del cazzo.
“Cazzo.” 
E' l’unica parola giusta oggi.
“Ecco bravo, hai capito. E si moltiplicheranno se continui a stare qui. E a me i cazzi non piacciono. E nemmeno a te se non ricordo male. E si può sapere perché cazzo non mi chiedi niente?” Alza la voce.
“Cosa cazzo dovrei chiederti?” E ora che cazzo vuole?
Lo vedo fare una smorfia. Che cazzo vuol dire?
“Be’… fanculo a me… non vuoi sapere almeno come cazzo sta?” Sbuffa.
Oh, ho capito… non voleva nemmeno nominarmela ma non ce la fa. Anche il buono e giusto Jasper ogni tanto fa cazzate. Benvenuto al club.
“Chi?” Rispondo invece, continuando a farmi i cazzi miei.
Solleva lievemente le braccia e strabuzza gli occhi. “Tua sorella. Bella, testa di cazzo!”
No.
Lo so già.
Io l’amo, cazzo.
Certo che so come cazzo sta.
Sta come me.
A cazzo.
Lo guardo malissimo, ma Jasper è totalmente immune ai miei sguardi.
Lei no… Lei invece è irrimediabilmente stregata da ogni mossa che faccio…
Sto di nuovo sorridendo come un deficiente…
“Cazzo.”
“Esatto! Cazzo! Cazzissimo, anzi! Non… non potevi trovare un mezzo, una spiegazione, un cazzo di qualcosa, cazzo? Mi sono dovuto inventare che sei partito!  Ho dovuto pensare in fretta, perché conoscendoti avevo capito come cazzo te n’eri andato e che non avresti detto un cazzo di niente! Ho dovuto pensare ai due posti più lontani da qui! Mi è venuta in mente la Groenlandia, ma mi sembrava un posto del cazzo, con tutto quel ghiaccio… e poi ho buttato lì l’Alaska! Altro ghiaccio! Chi cazzo sceglie di andare in Alaska volontariamente?! Dalla California poi! Però poi ho pensato: Cazzo, Edward! E’ da lui fare cose del cazzo!” Blatera a cazzo.
“A-Alaska?” Chiedo confuso. “Perché cazzo le hai detto che sono andato in Alaska?” Ormai siamo faccia a faccia. Due belle facce confuse del cazzo.
“Perché?! Perché così magari te ne stai fuori dal cazzo! E lei non avrebbe tentato di cercarti! E invece ti sta cercando come una pazza. E’ a pezzi. Voleva mandare a monte tutto. E solo perché pensa che tu non la vuoi più!”
“Cosa?! E tu che le hai detto? Perché cazzo non gliel’hai lasciato fare?! Sarebbe stata la cosa migliore! Sarebbe salva adesso e noi avremmo potuto…”
“Cosa? Cosa, eh? Avreste potuto che? Vivere come piccioncini innamorati nella casetta sugli alberi nel bosco magico? E svegliati, cazzo! C’è dentro fino al collo! Ci siete dentro tutti e due! Lei è fidanzata e dopodomani si sposa! Per te! Per darti quello che la sua lega del cazzo ti ha tolto! Per liberarti da questi pensieri di te povero orfanello… be’ povero,  e lei ricca principessa! Per liberarti da Demetri una volta per tutte!”
Demetri.
Voglio uccidere con le mie mani quella merda.
Sento un gorgoglìo.
E’ la mia gola.
“Lo vedi? Non c’è possibilità di tirarsene fuori. Dovete per forza andare avanti. E tu ti devi levare dal cazzo. Sei in Alaska, no? E… be’… vacci! Vai a farti un viaggetto in Alaska, pesca qualche pesce e torna tra un mese, o due o tre.”
“Ma che cazzo dici? Non posso andare da nessuna parte. Ho fatto come dicevate voi, cazzo ho fatto tutto quello che avete deciso tu e Bella, ma mi devi ammazzare se vuoi che mi allontani da lei. Non lo farò mai. E soprattutto non adesso. Lo so che lei mi crede lontano o che l’abbia lasciata o qualsiasi cosa quel suo cazzo di cervello le fa venire in mente, ma io non la lascerò mai. Mai. Capito Jasper? Mai.”
Ci guardiamo a lungo senza fare una sola mossa, poi lui capisce.
“Mai. Capito.” Accenna il suo assenso con la testa e le labbra strette in una linea dura.
La porta dello smistamento si apre di colpo.
“Cullen! Che diavolo ci fai qui! Fila via, altrimenti-“
“Vi faccio perseguire dalla disciplinare.” Io e Jasper concludiamo insieme la frase del Capo, proprio come le vecchie zitelle che dicono il rosario, dove una nomina un santo e le altre in coro dicono ‘Prega per noi’.
Il Capo alza gli occhi al cielo e si passa una mano sulla testa sempre più lucida e spoglia.
“Cullen, ti conosco troppo bene, se sei qui è per avanzare richieste, mi sbaglio? Ti anticipo subito però. No. Siamo tutti sotto inchiesta. Non so che diamine sia successo, ma è partita un’inchiesta per abuso delle attrezzature d’ufficio e uso improprio del personale. Cullen…” Termina abbassando il viso e guardandomi da sotto le ciglia.
“Se ne sono accorti. Loro. Lo sanno. I loro artigli sono arrivati fino alle alte sfere. Fino qui. Cazzo.” Do voce io a quello che tutti pensiamo.
“Capo…” Lo guardo implorante.
“No Cullen. Non posso fare niente. O lasciate perdere oppure continuate a livello stealth. Invisibili. E se le cose non vanno…”
“Abbandoniamo. E’ questo che vuole dire? Abbandonare? Oh cazzo, no. E’ escluso. Io non lascerò Bella tra le grinfie di quei bastardi.”
Mi muovo avanti e indietro. Devo pensare. Devo pensare a come fare.
“Edward, ho già fornito ad Isabella un nostro cellulare e Marcus mi ha dato un bracciale senza microspia. Lei è al sicuro ora. Non hanno niente contro di lei.”
“Io non ho sentito.” Sbuffa il Capo. Ma non si sta perdendo una sola parola.
“Non hanno niente? Hanno lei cazzo! In questo momento lei si sta preparando per consegnarsi a loro con tanto di fiocco nunziale!” Sono isterico ormai. “Mi serve un modo per controllarla, per farle avere un contatto, per capire se c’è qualcosa che non va e poter intervenire.”
“Non puoi intervenire Cullen! Puoi solo sperare che se mai qualcosa andasse storto, lei se la dia a gambe. O li prendete con le mani nel sacco o non vi muovete, chiaro?”
Controllare. Controllare. La devo controllare…
“Capo! Mi serve un ponte mobile!” Dico vittorioso.
“Cosa?! Sei ammattito? Non posso darti un ponte mobile! Hanno tirato su un casino per qualche microfono, figurati per un camion pieno di attrezzature da spionaggio! Non se ne parla.”
“Ehm… Ehm… EHM!” Ci voltiamo tutti alla voce di Eric che sta sbirciando alquanto sfacciatamente da dietro un battente della porta aperta.
Fantastico, ora tutti sanno i cazzi miei. Come al solito.
“Io ce l’avrei un ponte mobile…” Dice avvicinandosi con cautela.
“Cosa?! Ti sei appropriato indebitamente di attrezzature del governo?!”
Al Capo esploderanno le coronarie oggi.
“No, ma che dice, io non le faccio queste cose! Se non per un motivo valido, ovviamente.” E mi guarda. Sbattendo ripetutamente le ciglia.
 Oh no… Eric per un ponte mobile mi chiederà il culo, ne sono certissimo. E per Bella mi toccherà anche darglielo!
“Non fare quella faccia Tony, non ti ho mica chiesto niente in cambio! Per ora.” Sorride civettuolo.
E io sento già dolore al culo.
Ma io questo ponte mobile devo averlo.
“Dov’è?”
“Di chi è allora?”
Diciamo io e Jasper nello stesso momento.
“Conosco un tale che lavora per un network. Li usano spesso, sapete… quando controllano gli spostamenti o le comunicazioni di politici, attori, o che so io. Hanno un’attrezzatura piuttosto avanzata e microfoni direzionali. Funzionano benissimo! Una volta io e lui stavamo dentro al furgone a fare… va be’… e ad un certo punto abbiamo sentito non una ma ben due coppie fare sesso, è stato molto interessante, anche perché una delle due coppie era omo-“
“ERIC!” Urliamo in tre.
“Ok, ok! Volevo solo spiegare! Quanto siete retrogradi!” Mette le mani avanti e si indigna. Lui! E’ lui che si indigna!
“Io voglio quel ponte mobile Eric. Contatta il tuo amico e dimmi quello che devo fare.” Mi rivolgo a lui in modo serio e deciso.
Culo o no, è la mia unica speranza in questo momento.
“Oh Tony…” Per un attimo credo che stia per svenire. Riesco quasi a vedere nelle sue pupille scure tutti gli scenari terrificanti in cui mi vorrebbe.
“Uhm. Scusami, scusami caro. Mi ero lasciato un po’ prendere da… be’  non importa. Non preoccuparti di niente, ti procurerò tutto l’indispensabile. Solo per te.” Finisce guardando in sfida il Capo e Jasper.
“E non dovrai fare niente. Mi accontento della tua amicizia. In attesa che tu rinsavisca, certo.”
Oh certo! Secondo lui uno rinsavisce dalla fica per il cazzo! Signore, lo so che non sono un granchè come praticante o religioso o che ne so, ma ti prego dammi la forza...
“Niente telefoni interni. E non telefonare da qui con il cellulare. Vai direttamente da lui. E appena avrai notizie, comunicacele a voce, è chiaro?” Il Capo si rivolge a Eric ma guarda me.
Ci sta dentro. Ha capito e vuole aiutarci.
“Grazie Capo.” Diciamo all’unisono io e Jasper, guadagnandoci un’altra alzata di occhi al cielo del Capo.
“Ok. Ciao belli. Capo.” Eric corre via già impegnato in missione.

<<<IMII>>>

Il giorno del matrimonio.
(1° parte – Epov)



“E questa sarebbe l’idea geniale? Seriamente Edward? Un vestito da prete? E che farai? Andrai vicino al Vescovo a passargli le ostie durante la cerimonia?!”
“Io devo vederla Jasper. E devo anche assicurarmi che non faccia cazzate. Conosci Bella-“
“LEI non faccia cazzate?! Oh, questa è proprio d’oro! Il bue che dice cornuto all’asino! Se tu vai lì, chi terrà d’occhio le tue di cazzate?”
Siamo nel furgone super attrezzato dell’amico di Eric, solo che non lui non c’è e al suo posto siede una ragazza che mi sta osservando mentre mi spoglio e che mastica un chewingum a bocca aperta. 
“Tengo d’occhio io il pretino, non vi preoccupate… hey bello, dopo che fai?” Dice arrotolando una ciocca di capelli su un dito e gonfiando il chewingum spropositatamente.
“Occupato, tesoro. Mi spiace. In teoria dovrei esserci io al posto dello sposo.” Dico senza pensare mentre mi sfilo via i jeans.
Ma poi ci penso.
E rimango con una gamba a mezz’aria.
Alzo lo sguardo a Jasper che grazie a Dio sta zitto cinque minuti.
Ma è immobile.
Sembra congelato.
Dovrei preoccuparmi che al mio amico è preso un colpo o che a me è balenata in testa l’idea del matrimonio?
“Mmmmvabè… e tu biondino? Sei occupato?”  Senza battere ciglio, la ragazza si rivolge a Jasper, che lentamente si gira verso di lei, poi verso di me e poi verso la mia gamba semicoperta dal jeans.
“Occupato…” Mormora ancora in stato di shock.
“Uff. Se vi liberate fate un fischio. Hey bello, i jeans li leviamo o no?” Chiede mettendosi comoda sulla sedia.
Che, siamo al cinema?
Roteo gli occhi e continuo a spogliarmi. “Che fine ha fatto l’amico di Eric? Perché non c’è lui qui?” Chiedo sbuffando alla ragazza.
“E che ne so? So solo che Mark ha detto che Eric gli aveva promesso di restituire il favore, ma non ho idea di cosa parlasse.” Dice virgolettando l’aria.
Ugh. Non voglio proprio immaginare Eric che restituisce il favore. No. Non adesso. Né mai.
“Ma non ti preoccupare bello, io non sono male con questa roba.” Dice controllando gli strumenti.
Mi avvicino a lei mettendo le mani sui braccioli della sedia e standole a due centimetri dal viso ipertruccato.
“Senti ‘bella’ ” Mollo un attimo i braccioli per virgolettare l’aria anch’io, ma poi mi fermo a pensare che ‘senti bella’ è identico a ‘senti Bella’ e la cosa mi infastidisce parecchio, perché questa qui non ha niente a che vedere con la mia Bella.
Mi riprendo subito però, ho troppa fretta. “Non devi non essere male, devi essere un cazzo di asso con questa roba, siamo intesi?” Gli alito sul viso.
“S-si. Intesi. Intesi.”
Che strano ha lo stesso sguardo accaldato di Eric quando mi guarda. Quindi mi parte d’istinto farle l’occhiolino.
“La piantate?! Qui va tutto a puttane,” Jasper guarda per un attimo la ragazza che ha anche la faccia tosta di indignarsi. "se non funzioniamo come orologi svizzeri. Dai, finisci di vestirti e mettiamo in scena questa farsa.”
Finisco in fretta e cerco anche di sistemarmi i capelli con la riga di lato, ma mi vengono di merda, lo so già anche senza specchio.
“Ok. Pronto.”
Jasper mi attacca una minuscola microspia dentro al colletto della tunica e mi infila brutalmente l’auricolare nell’orecchio. “Hey! Vacci piano.”
“Ok. Puoi andare. Noi ti seguiamo da qui. Tieniti distante e non fare niente, ok? Osserva e basta.”
Osservo e basta.
E se qualcuno tocca Isabella, lo ammazzo.
“Ok.” Dico ghignando.
“Edward.”
“Ok, ok! Osservo e non faccio niente. Ricevuto.” Dico alzando le mani.
“Ok, ragazzi. Ora non c’è nessuno qui intorno. Puoi andare, bello.” Dice la ragazza ormai presa dalla sua strumentazione. Speriamo bene.

Siamo a due isolati dalla St. Brendan Catholic Church. A piedi mi avvicino alla chiesa. C’è già tantissima gente, limo e macchine extra-lusso sono parcheggiate ovunque, con tanto di valletti.
Nessuno farà caso a un prete con gli occhiali, Bibbia in mano e capelli pettinati. Quasi.
Lei non c’è.
Sono tutti rivolti verso la strada, è chiaro che la stanno aspettando da un momento all’altro.
Però vedo Newton.
E' sulla porta principale con tutta la famiglia.
Demetri sembra scusarsi e lo vedo sparire all’interno della chiesa.
Newton ha una faccia da cazzo.
Raggiante.
Un pinguino gongolante.
“Edward? Edward, sei tu che fai questo rumore?” Sento la voce di Jasper nell'orecchio. Bene almeno sto coso funziona.
“Che rumore?” Sussurro al microfono.
“Non lo so, mi è sembrato di sentire un grugnito. Hai visto Newton?” Ridacchia.
“Fanculo, Jasper. Lasciami lavorare.” Digrigno cercando di non muovere la bocca.
“Lavorare. Fanculo tu Edward e stai calmo, cazzo.”
“Sto calmo. Sto calmo. Stai calmo.”
Mi avvicino all’ingresso laterale, proprio mentre un prete, vero, fa accomodare tutti dentro per l’arrivo della sposa.
La mia sposa.
Solo che noi non ci sposeremo in un mausoleo come questo. Lo faremo con pochi amici, in un posto incantevole, un posto che lei amerà, che lei sceglierà, e io l’aspetterò davanti al prete, vero, me ne accerterò naturalmente, e dopo la cerimonia la prenderò dietro l’altare…
“Padre? Oh, Padre, senta, lo so che è un momento poco opportuno ma io ho una confessione urgentissima da fare, possiamo parlare un momento in privato?”
Mi giro e vedo una donna.
E mi sta chiaramente scopando con gli occhi.
Me l’immagino la confessione, ma ora non ho tempo, bellezza, né mai più per dirla tutta.
“Uhm, cara… ehm… pecorella, purtroppo non ho tempo ora, come può ben vedere abbiamo un coso… un sacramento da somministrare…” Ma che cazzo sto dicendo…
“Oh, Padre, ma vedrà, farò alla svelta, guardi mi inginocchio già, eh?”
Oh, Cristo! Scusa Cristo se scristo su suolo sacro, ma questa si è inginocchiata davvero!
“Oh, su… pecorella… come si chiama, così facciamo subito?”
“Cristina. Si, si, facciamo subito! Io sono per il tutto subito!” Dice la biondina inginocchiata e sorridente. Molto sorridente.
“Ok, Cristina. Sono sicuro che non hai commesso niente di grave, e ora purtroppo le cose stringono. Cioè il tempo, voglio dire il tempo stringe. Quindi Ego te absolvo in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti e tutto il resto, ok? Oh, e amen.”
“Oh, ma Padre, io veramente volevo-“
“Cristina! Vieni qui! La Carol sta correndo come una matta! Dammi una mano!”
Mmmh. Deve essere il marito, ha un pesante accento del nord come lei.
Cristina diventa scarlatta, ma sembra anche piuttosto infastidita.
“Arrivo! Caz- voglio dire cavolo.” Addolcisce il tono tornando a guardare me.
“Mi dispiace, Cristina, compiti più alti ci chiamano.” La sollevo da terra e le sussurro all’orecchio. “Peccato, eh?” E la lascio lì con le guance ancora arrossate. Chissà se è il blush o è per me.
“Oh, ma io torno, sa?” La sento dire in maniera agitata quando sono già dentro la chiesa.
Ma tutte a me, oggi? Dov’erano quando ero triste e solo?

<<<IMII>>>

Sono tutti sistemati nella navata centrale e il Vescovo è circondato da numerosi sacerdoti che si danno un gran da fare.
Lui invece sembra una mummia in avanzato stato di decomposizione.
Magari è già morto e il matrimonio non sarà valido.
Io sono appostato dietro ad una colonna nella navata laterale di sinistra, da qui ho un’ottima visuale dell’altare e degli invitati. E di quel coglione di Newton.
Scannerizzo gli invitati per distrarmi.
Oh, Cristina è rivolta dalla mia parte. Sorridente più che mai e ancora rossa in viso.
Le sorrido e le indico il punto dove dovrebbe guardare, ma non lo fa.
Se continua così le verrà il torcicollo.
Credo che le sarebbe piaciuto di più farselo venire in un altro modo.
“Stai ridendo, Edward? Con chi sei? Perché ridi?” Chiede Jasper nell’auricolare.
“Niente di cui preoccuparsi, ma questa te la dovrò proprio raccontare.” Sussurro verso il colletto della tunica, ancora sorridendo.
“Oh, quella Cristina, eh? Quella ti voleva fare un ricco pompino, te lo dico io. Dimmi com’è?”
“Jasper. Lavoro. Ricordi?” Taglio corto.
In quell’istante parte la musica.
Pft! La Marcia Nunziale di Mendelssohn. Figuriamoci.
Più pomposi di così non si poteva.
Cerco di guardare disinvoltamente verso l’ingresso.
E la vedo.
E mi manca il fiato.


E’ bellissima.
Sembra rigida e seria sotto al velo che le copre il viso.
Oh, Bella, amore mio, resisti.
Questa non sei tu.
Questa chiesa, questa musica, quell’abito enorme, e soprattutto quello sposo. Niente ti appartiene qui.
Resisti amore mio. Finirà, finirà. Questo incubo finirà.
Cammina a passo deciso verso l’altare accompagnata dal padre che sembra voler rallentare, ma lei è in modalità macchina da guerra, lo percepisco anche da qui.
E io l’amo come mai prima.
Charles Swan porge la mano di Bella a quella del futuro marito.
“Futuro marito morto.”
“Edward. Calma, ricordi? Tranquillo… respira con me. Inspira… espira… ecco, bravo… di nuovo…”
Mi trovo a respirare sotto le istruzioni di Jasper come un cretino. Ma devo pur respirare.

“Fratelli! Siamo oggi qui riuniti per celebrare l’unione di Michael Theodoro Newton e Isabella Marie Swan…”

“Theodoro! Pure il secondo nome è da coglione.” Tossisco lievemente perché dovevo per forza dirlo ad alta voce.
“Edwaaaard…” Ormai Jasper si lagna esausto.
“Che vuoi?! E’ da coglione!” Bisbiglio al microfono con un po’ troppa veemenza.
“Si? Già che sei lì, chiedi al Signore se mi può fare il favore di farti comportare da adulto!” Sussurra-urla anche lui.
Bella si gira ogni tanto.
Oh, cazzo... mi sta cercando.
“Jasper, Bella sa che sono qui?” Chiedo preso dal sospetto.
“No, perché? Cosa succede?”
“Non lo so, ma si gira spesso a guardare in tutte le direzioni. Sta cercando me, ne sono sicuro.”
“Quindi?”
“Jasper…”
“Edward. No. Non ti azzardare a muoverti. Sta andando tutto alla grande. Non.Fare.Cazzate.”
“Cristo…”
“Ecco, bravo, prega che è meglio e tieni la mente occupata.”

“…Se c'è qualcuno che conosce un motivo per cui questi due giovani non dovrebbero unirsi in matrimonio, che parli ora o taccia per sempre.”

“Jaspeeerrr…”
“Edward, Edward, amico, ascolta me, ascolta me, respira, respira e canta, canta mentalmente, capito?”
Canto mentalmente.
Oppure vado e me la prendo.
Butto tutto all’aria oppure aspetto e poi potremo essere liberi di stare insieme.
Canto.



“I... I should have bought you flowers and held your hand…”
“Edward?”
“Should have gave you all my hours when I had the chance…”
“Che cazzo… Edward?”
“Take you to every party cause all you wanted to do was dance…”
“Edward. Bruno Mars? Sul serio?! Ti fa schifo Bruno Mars!”
“Now my baby is dancing, but she's dancing with another man…”

“…Vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.”

“Edward… Edward... mi senti?”
No.
“Cazzo, Edward… stai… stai bene, fratello?”
No.
No Jasper, non sto bene.

<<<IMII>>>

Gli invitati stanno uscendo tutti, mentre gli sposini firmano i documenti.
E’ andato tutto liscio. Tutto perfetto.
Perfetto un cazzo.
In quell’istante aggancio lo sguardo di Rosalie che vedo trasalire in sorpresa.
Le indico di non dire nulla e lei sembra sforzarsi di avere un comportamento normale.
Brava Rosalie. Non tradirmi.
Meglio nascondermi, se mi vede Bella, finisce in tragedia greca.
Trovo un piccolo ripostiglio e mi ci infilo dentro. Non c’è molto spazio, ma mi permette di aspettare che escano anche loro, così dopo possiamo seguirli senza dare nell’occhio.
“Edward, che succede? Sento trambusto.”
“Rosalie mi ha visto.”
“Cazzo.”
“Non preoccuparti, mi sono nascosto.”
“Bene. Ottima idea. Stai lì finchè non sono usciti tutti, ok?”

“Io non devo andare in bagno! Perché diavolo mi stai trascinando? Voglio che questo orrore finisca il più presto possibile, prima ce ne andiamo e meglio è. Mi viene da vomitare qui dentro.”
E’ la voce di Bella! Si sta avvicinando, sento la sua voce seccata sempre più vicina.
Oh, Bella… anche quella voce voglio solo per me…
Ma che cazzo pensa di fare Rosalie?
“E’ Li dentro.”
Merda!
La porta viene aperta lentamente.
“Rosalie, questo è lo sgabuzzino, non è il ba-MMMMMMHHH!!!”

***

venerdì 17 gennaio 2014

"IL MANGANELLO II" - Cap. 27

Ok... che vi devo dire, sono una merda, già lo so.
Grazie a tutte per aver tenuto duro, per continuare a tenere duro e per dimostrarmi affetto costantemente.
Non dico più niente ormai, spero solo di postare tutti i capitoli rimanenti entro tempi brevi, ma "A MINUTI" come mi ricorda sempre la mia compagna di avventure Cri, non lo posso più dire. O si? hahahahhaahhahhaah! Bene. A minuti (tempo dilatato de Roma) posterò il 28! :D
p.s. Siate buone nei commenti!



Bpov

No.
Nonononononono.
No.
No!
Se ne sta andando.
Se ne sta andando davvero.
Lo stringo a me più che posso. Ci metto tutta la forza che ho, uso braccia e gambe per non permettergli di muoversi, ma nonostante questo la mia forza è pressoché nulla, i miei muscoli non rispondono adeguatamente, i miei nervi sono troppo scossi ed esausti.
E lui è fortissimo.
Risoluto.
Già non è più qui.
Non è più qui con me.
Cerca di non guardarmi e di scivolare via dal mio abbraccio.
Imprimo nella mia mente ogni piccolo dettaglio, ogni piccola ruga, ogni curva di quello che le mie sinapsi, la mia pelle, i miei nervi, il mio cuore conosce già a memoria perfettamente.
"Devo andarmene." Mi dice con un filo di voce.
"No." la mia invece non esce.
"Bella, io-"
"Io ti amo." Lo interrompo ritrovando quel minimo di voce, non so con quale forza.
Vedo i muscoli del suo viso contrarsi mentre inala profondamente.
Ma abbassa gli occhi.
"Hai sentito quello che ti ho detto? Io ti amo, Edward. Ti amo. Mi capisci? Ti... amo?..."
Lui stacca a fatica le mie braccia avvinghiate a lui.
Continua a non guardarmi.
Si alza e io sento freddo. Troppo freddo.
No.
No.
"Devo andare." Ripete.
"Dove?" Chiedo. Perchè questo 'andare' mi suona peggio della parola più cacofonica esistente sul dizionario.
Mi guarda, ora. E quello che vedo sono due occhi duri e vuoti.
"Hai... hai detto che-che mi ami! Ti ho sentito! Io ti ho sentito! Hai detto che mi ami, e-e io ti ho detto che ti amo! Tu mi ami e io ti amo. Noi ci amiamo. Tu l'hai detto e io l'ho detto! Io l'ho detto! L'ho detto! Io-"
"Bella. Calmati."
"Io ti amo. Io ti amo. Ti amo. Te l'ho detto. L'ho detto. Tu me l'hai detto. Tu-"
"Bella! Fermati!"
E' vestito.
Quando si è vestito? Quando?!
Mi afferra le braccia e capisco di essere diventata isterica.
"Non puoi andartene. Non puoi. " Cerco di riprendere un minimo di razionalità, ma io e la razionalità non siamo nemmeno conoscenti di vista e non so bene come approcciarla.
Si passa le mani sul viso.
"Io devo andarmene. Non ha senso che io rimanga qui. Ha ragione Jasper. Ha ragione il Capo. Sono troppo coinvolto, e ormai ci siamo tutti dentro capo e piedi in questa storia assurda. Tu devi andare avanti con il... matrimonio, e io..."
"E tu?" Incalzo. Stizzita. Molto stizzita. Non mi piace come si stanno dipanando le cose. Per niente.
"E io devo stare alla larga."
"Alla larga? Alla larga. Edward, me lo hai appena messo nel culo. E ora vuoi stare alla larga?" Ironizzo, ma mica tanto dato che me lo ha messo nel culo non in senso figurato, e ora me lo sta mettendo pure in quello! 
Mi guarda malissimo.
"Ok, pessima uscita. Non volevo. Non era questo che intendevo. Sul serio." Cerco di razionalizzare. Pft! Sta razionalità non mi serve a un cazzo.
"E dove vai? Quando ti vedrò?" Cerco di capire. Ma la risposta la so già.
"Ti cerco io. Tu non puoi." Si alza e va verso la porta.
"Ti cerco io! Cos'è? Una di quelle storielle dove lui se la scopa e poi non la chiama più?"
Spinge dei bottoncini in sequenza sul pannello per aprire la porta. Quando li ha imparati? E come cazzo è che mi perdo tutti questi passaggi ultimamente?
Ha la mano sul maniglione anti panico e mi da le spalle. E' abbattuto, lo vedo dalla sua postura, anche se rimane bello ed eretto come la statua di un dio mitologico.
"Non puoi cercarmi. Non farlo mai. Ti metteresti in pericolo e lo sai. Se tu fossi in pericolo, io-"
"Cosa?" Chiedo speranzosa.
"Contatta subito Jasper."
Jasper... Cosa? Ma che dice?
"Jasper? Perchè non te?" Non sto capendo. Non capisco più niente. Tutti i miei sensi sono rivolti solamente a lui che sta cercando di andare via. 
"Contatta Jasper. Hai capito bene, Isabella?" Mi ripete determinato. Il suo volto è lievemente voltato verso di me ma non abbastanza da guardarmi.
Isabella? Oh no...
No.
No.
Non lo rivedrò.
Non vuole più vedermi e non vuole dirmelo.
Devo fare qualcosa e in fretta.
"Baciami." 
Baciami Edward, e rimani qui con me...
Si irrigidisce per un momento.
"Un bacio... solo un bacio... un bacio d'addio... baciami amore mio..."
Riesco solo a vedere il suo pugno chiuso talmente forte da rendere le nocche bianche.
"No."
E non lo vedo più.
E' sparito.
Volatilizzato.
E' come se non fosse mai stato qui.
E io rimango impietrita a fissare la porta mentre il suo No mi rimbomba nelle mente a velocità vorticosa. Sempre più forte.
Sempre più forte.

<<<IMII>>>

"Bella. Bella, svegliati."
Jasper...
"No. Va' via."
Mi scuote delicatamente. Non voglio svegliarmi. Voglio rimanere qui per sempre.
"Bella, devi alzarti. Dobbiamo andare."
"Andare... che parola odiosa..." Rantolo.
Apro gli occhi e vedo il suo volto preoccupato.
"Come ti senti?" Mi chiede cautamente.
"Di merda." 
"Vuoi... vuoi che ti aiuti a vestirti?" 
Mmmh?
"Dov'è Edward?" Ormai ho imparato a conoscere anche Jasper. Lui sa. Lo vedo dal suo atteggiamento insicuro. Non è da lui.
Infatti abbassa lo sguardo.
"Non lo so. Dai, vieni che ti aiuto."
"Jasper, guardami. Dimmi dov'è Edward."
"Non lo so. E gradirei che ti vestissi. Tu e Edward avete l'insana abitudine di stare nudi come se niente fosse."
Guardo per un attimo il mio stato di... nudità assoluta. Ho solo il lenzuolo che a malapena mi copre il seno.
"Accidenti, scusami, è che volevo solo sapere-"
"Ti ho portato il braccialetto senza microspia e un cellulare simile al tuo, ma è nostro e non è tracciabile. Spero." Si affretta a dire mentre rovista in una borsa. "Qui ci sono dei vestiti, me li ha dati tua sorella. Dobbiamo affrettarci, Mike ti cercherà sicuramente stamattina."
"Che ore sono?"
"Le sei."
"Jasper, Edward ... "
"Non devi pensare a Edward, ora. Non puoi. Sta bene. Starà bene. Non preoccuparti." Mi ammonisce seriamente.
Capisco che non mi dirà nient'altro.
Prendo le mie cose e mi preparo per affrontare questa splendida giornata piena di Mike e completamente vuota di Edward.

<<<IMII>>>

- 2 giorni al matrimonio.

"Siamo spiacenti. Il numero selezionato non è più attivo."
Ho il cellulare in mano da tutto il giorno. E da tutto il giorno tento di chiamarlo avendo sempre questa medesima risposta. Non so perché continuo a farlo. E' chiaro che questo non è più il suo numero. Non vuole che io lo contatti.

"Contatta Jasper. Hai capito bene, Isabella?"


E lo sapeva. Ecco perchè mi ha chiesto di contattare Jasper. Sapeva che avrei cercato di contattare lui. E lui non vuole parlarmi.

"Contatta Jasper. Hai capito bene, Isabella?"


Jasper.

*tuuu-tuuu*


"Whitlock."
"Jasper, sono Bella."
"Bella, dove sei? Stai bene? C'è qualcosa che non va?"
"Stai scherzando? C'è tutto che non va! Non riesco a contattare Edward! Ha staccato quel cazzo di cellulare! E io devo parlare con lui! Dov'è? Tu lo sai, vero? Perchè non vuole più parlarmi? Io sto impazzendo, devo parlare con lui, non so dov'è, come sta, cosa sta facendo, io sto morendo qui Jasper!"

Ormai singhiozzo apertamente. Sono disperata. Mi manca da morire e non ce la farò mai senza di lui. Lui è la mia aria, il mio respiro, la mia ragione di vita ormai.
“Non ce la faccio, Jasper. Non ce la posso fare. Io mi chiamo fuori.” Sussurro.
“Cosa?! Non puoi chiamarti fuori Bella! Sei tu che ti devi sposare, non hai la controfigura! Come facciamo per il piano se tu molli?”
“Adesso è diventato un piano supremo, non è vero? Non importa che Edward sia sparito e che io non riesca nemmeno a… ad alzarmi dal letto senza di lui! Il piano! Il grande piano di Isabella Swan! Perché cazzo non mi avete fermata prima, eh?! Perché cazzo avete acconsentito a questa buffonata?! Aveva ragione lui, non funzionerà mai. Ho messo in pericolo tutti! Tutti! Lui, me, te, mio padre, mia sorella, chiunque! E perché? Perché non sopportavo l’idea di dover aiutare la mia famiglia in silenzio! E ho rovinato la vita a Edward!” Urlo forsennatamente al telefono e intanto prego il dio del teletrasporto di farmi tornare indietro nel tempo a prima di quel dannatissimo, meraviglioso giorno che ha segnato tutti questi destini.
Non respiro più, sono in piena crisi isterica e non so più che fare.
Voglio Edward.
Voglio solo lui.
“Bella, Bella! Respira! Cazzo! Alice! Alice! Corri, presto va da lei. Ti prego cerca di calmarla, poi penseremo al da farsi. Bella, Bella, mi senti?”
“No…” Rispondo senza fiato. Non voglio sentire nessuno, mi serve solo la sua voce. La Sua.
“Dov’è Edward, Jasper?...” Imploro piagnucolando senza vergogna.
“E’ andato via.” Il suo tono ha una finalità che non mi piace.
“Lo so che è andato via. Ma dov’è? E’ al distretto? Ti prego Jasper… fammi parlare con lui… un’ultima volta… ti prego…” Sussurro.
Sento silenzio a lungo. Troppo a lungo.
Ma poi viene rotto da un suono orribile.
“E’ in Alaska. Si è fatto trasferire lì.”
Alaska.
Alaska.
Boccheggio. Credo di stare per morire sul serio. Non ci sarà più problema perché tra pochi secondi sarò morta.
Il cuore mi sta implodendo.
Non è una diceria. Non sono fandonie. E’ vero che si sente il cuore implodere.
“A-Alaska?... P-Perché?...” Devo cercare di capire. Forse non è vero. Forse è più vicino. Forse è lì con lui.
Forse non mi vuole più.

Non mi vuole più…

“Fa freddo in Alaska…” Sussurro al telefono . “Avrà freddo… questo è il suo posto… è caldo qui… lui qui sta bene… lì non ci sono autostrade grandi come le nostre, vero?... e in Alaska avrà tanto freddo…”

Non mi vuole più.

E nella mia mente congiurano una serie di immagini di lui, di una famiglia, la sua famiglia, con una bella e dolce e docile donna…
“Co-come si chiamano gli abitanti dell’Alaska?...” Già… non ci avevo mai pensato… non ho mai pensato all’Alaska e ai suoi abitanti… non aveva importanza… non finora…

Non mi vuole più.

“Ah… Aleuti. Aleuti, credo. Bella, ti prego… torna in te. Non pensare a Edward adesso. Ti prego non pensare a lui…” Mormora con fiato agitato.
“Intendi dire non pensarci più… vero?...” Le lacrime mi rigano il volto. Non singhiozzo più. Ma loro non smettono di scendere. Non le asciugo. Voglio che scorrano. Lente. Ovunque.

Perché lui non mi vuole più.

*drin-driiiiin*
Alzo gli occhi verso la porta. E’ Alice. Ne sono certa perché sento Jasper tirare un sospiro di sollievo.
E se fosse lui?
Se fosse lui che è tornato da me?
Mi torna alla mente il vivissimo ricordo di quando è stato qui, pazzo di gelosia, a scoparmi con passione, furia, determinazione, amore.
Sento ancora l’odore.
Ho il suo odore addosso.
Ce l’avrò per sempre.
Corro alla porta e la apro velocemente.
Alice.
“Bella, passami Alice, per favore.” La voce sicura di Jasper al telefono.
Porgo silenziosamente il telefono ad Alice che non smette di fissarmi.
Le faccio pena.
Anch’io mi faccio pena.
Non so cosa Jasper le stia dicendo ma lei annuisce come se lui la stesse guardando, o come se avesse paura a parlare di fronte a me.
Non ho voglia di Jasper o Alice ora.
Voglio Edward.
Vado in bagno a sciacquarmi il viso.
Sullo specchio vedo il riflesso di una donna.
Non sono io.
Ha gli occhi cerchiati e le labbra secche.
E i capelli sono un vero orrore.
Istintivamente mi porto una mano alla testa come per cercare di sistemarli, ma poi mi fermo.
Non voglio.
Non mi frega un cazzo dei capelli.
Voglio morire.
Voglio morire così.
E voglio che Edward veda il mio cadavere così. Una schifezza!
Vado in camera a passo di carica.
Ma non so il perché!
Cerco tra la biancheria intima e la vedo.
La sua maglietta.
La porto al viso e la stringo forte tra i pugni chiusi e il naso.
Il suo odore non c’è più.
Mi spoglio velocemente. Mi tolgo tutto e la indosso.
Alice appare alla soglia della mia camera.
Guarda la maglietta della CHP e realizza, è evidente.
“Oh Bella, non fare così…” Corre da me e mi abbraccia.
E quello è il mio spunto per un nuovo interminabile pianto dirotto.
“Alice… io lo amo… perché se n’è andato?... Cosa… cosa… cosa fa in Alaska?... E’ troppo lontano… Io non ce la faccio…”
Per un momento Alice mi guarda come se parlassi turco, ma è solo un attimo.
“Uhm… sono sicura che Edward ha agito per il bene di entrambi…” Mormora guardando di lato.
Mmmm…
“Alice? Cosa mi nascondi? Cosa c’è?” Dico guardandola dritta negli occhi.
“Niente!” Cerca di sorridere.
“No… non mi freghi, qui c’è qualcosa che non quadra. Riguarda Edward? Che succede? Non è in Alaska? Oddio… non sta bene? E’ accaduto qualcosa? Ha avuto un incidente?! ODDIO! E’ GRAVE?! E’… E’….”
“Hey, hey! Calma! No, Edward sta benissimo! Non ha avuto nessun incidente! E’... in Alaska. Si.”
“ahaaaaaaaaaaaaaaaaaaahahaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Odio l’Alaska!!! Che cazzo di paese è l’Alaska?! Che decisione cretina annettere l’Alaska agli Stati Uniti! L’abbiamo comprata! Ci abbiamo pure speso dei soldi! Per quel pezzo di ghiaccio inutile! Fanculo!”
“Ci serviva per il petrolio-“ Ribatte lei persa nel mio delirio.
“Fanculo pure al petrolio!” Piango nella sua camicetta immacolata, strapazzandola senza riguardo.
Poi alzo lo sguardo. “Alice, dimmi di Edward…”
Mi guarda storto. “Cosa vuoi sapere?...”
VOGLIO CHE TU MI DICA CHE SENZA DI ME MORIRA’, ESATTAMENTE COME ME!
La guardo a lungo.
Non è vero che non si somigliano. Entrambi hanno dei lineamenti aggraziati e condividono la dolcezza dello sguardo. Forse non avranno gli stessi colori e lo stesso sesso, ma le loro espressioni sono molto simili, di quelle che rivelano un passato fatto di un legame fortissimo.
“Parlami di lui… com’era da bambino?” Le chiedo sdraiandomi ma continuando a guardarla. E’ come se avessi paura di perdere il contatto con lui se solo sbatto le palpebre. Lei ora è il mio unico legame a lui. Vivo e presente. Qui con me.
Le prendo una mano e la invito a sdraiarsi accanto a me.
“Edward era un bambino allegro…” Inizia.
E io sorrido.
“… e combinava un sacco di guai. Non stava mai fermo. Faceva scherzi a tutti e si divertiva a spaventarmi a morte! Si accucciava per terra dietro a qualsiasi porta e mi aspettava! E poi UAAAAAH!  Mi faceva incazzare, ops, scusa.. arrabbiare da morire!”
Sorride però a raccontarmi della loro infanzia, e io l’ascolto creandomi in mente le immagini del mio piccolo Edward già predisposto a sconvolgere le vite altrui.
“… Era un demonio… Pensa che una volta mise in una mentina nella bocca spalancata del nonno che dormiva sulla sua poltrona reclinabile preferita. Diceva che il suo alito aveva un cattivo odore e voleva aiutarlo. A momenti il nonno si strozzò! Ricordo che nostra madre ci mise in punizione, ma più tardi la sentimmo raccontare l’episodio a papà ridendo come una matta… Oh, ma ne ha combinate anche di più grosse, sai?  Quando aveva 14 anni lui e un suo amico comprarono di nascosto un rottame di scooter, ma era senza benzina, così lo portarono nel garage di papà e Edward infilò un tubo di plastica nel serbatoio della sua auto e succhiò la benzina per poterla mettere nel serbatoio dello scooter, e invece ne bevve una bella quantità e si sporcò tutto per sputarla! Papà accorse e lo fece vomitare, ma poi lo portò all’ospedale per la lavanda gastrica. Ricordo che puzzava di benzina che sembrava una pompa petrolifera! Il giorno dopo sono stata tutto il tempo a minacciare di accendergli un fiammifero vicino se avesse detto a mamma che stavo giocando con le sue scarpe…”
Rido di gusto ora. Edward che fa pasticci… ce lo vedo. E’ da Edward.
Alice ha le lacrime agli occhi.
“… Quando mamma morì, eravamo a pezzi. Edward era a pezzi. Sembrava aver perso il suo sole… beh, lui era il cocco di mamma, così come io ero, sono, quella di papà. Io sgattaiolavo di notte in camera sua e mi infilavo nel suo letto. Non mi ha mai cacciata via. Mi stringeva e mi ripeteva “Andrà tutto bene, andrà tutto bene” e io gli dicevo “Tornerà, il sole tornerà”…  Sapevo che sarebbe tornato il suo sole…”
Mi accarezza la guancia.
“Bella, tu… sei tu il suo sole.”
Non riesco a risponderle, mi viene da piangere, ma la mia testa non può smettere di muoversi mimando un eterno ‘no’.
“Oh Bella… devi avere fiducia… Dimmi invece cosa ami tu di lui…”

“Oh… tutto Alice, tutto.”
Ma è comunque riduttivo.

<<<IMII>>>

Siamo uscite.
Abbiamo deciso che un po’ d’aria fresca non può far altro che schiarirci le idee.
Be’, l’ha deciso lei. Io volevo dormire. O bere. Entrambi per dimenticare tutto.
Credo che bere e dormire sarebbe stato l’ottimo, in fin dei conti.
Passeggiamo tra le vie tranquille di Beverly Hills. Qui nessuno viene a passeggiare. Io stessa non “passeggio”. E ho sbagliato. Dalla strada è tutto diverso. Si ha una percezione differente da quella all’interno delle megaville.
Non mi sento nemmeno più di appartenere a questo posto.
Oh, non sono poi così snob, certo che ci sono nata e cresciuta, apprezzo le comodità, pft, le ho sempre pretese, ma ora… ora non voglio niente di tutto questo… vorrei abitare invece in una casetta sul mare…
“Quello che amo di Edward?” Rompo il lungo ma in qualche modo confortevole silenzio.
Alice non mi risponde ma si volta attendendo che io prosegua.
Guardo avanti a me e creo la sua immagine sul marciapiede davanti a noi.
“E’ un eroe. E’ generoso, buono, di sani principi. Ama con tutto se stesso. Apertamente, completamente, senza paura. Quando ha avuto paura è stato per me, non per se stesso. Amo il suo amore, amo la sua passione, amo che tutti lo adorino e lo rispettino al distretto. Lo sapevi che Eric è pazzo di lui?” Ghigno.
“Oh si! Ogni tanto io e Jasper lo prediamo in giro senza sosta!” Ride.
“Amo da morire come fa l’amore…” Guardo Alice per capire se l’argomento la imbarazza, ma io devo dirlo, è davvero una delle cose che adoro di lui.
“Dimmi delle sue ragazze.” Le chiedo.
“Oh, ne ha avute un po’… ma Edward non andava con una ragazza tanto per andarci. Si innamorava sempre. Oh! Niente a che vedere con te, Bella. Erano solo cotte da liceo… a 18 anni era impazzito per una ragazza giunonica, si chiamava Solange, io ho sempre pensato che fosse un transessuale, ma Edward  le svolazzava intorno tutto amori e cuori. E tutto occhi per quelle tette enormi. Brrr!”
Ride e fa finta di rabbrividire.
Tette enormi. Pft!
“Oh, e c’è stata Dolores! Dolores era un fenomeno. Tutta salsa, merengue e chili. Credo che Edward in quel caso si sia innamorato del posteriore, del perfetto, enorme posteriore e del chili. Aveva Chili ovunque. Ma Dolores era l’allegria in persona e Edward impazziva quando lei gli parlava in spagnolo, con tutte quelle erre arrotolate…”
Si, immagino Edward impazzire per le erre, sul culo perfetto di Dolores.
Anche il mio culo non è male, magari non sarà enorme, ma credo che a Edward piacesse. Forse.
“… Poi c’è stata Sylvia… alta, con lunghissimi capelli biondi, te la ricordi Claudia Schiffer? Un tipo così. Edward era impazzito…”
“E poi cosa è successo?” Chiedo sperando che la tizia Schiffer sia morta soffocata dai suoi lunghissimi capelli biondo piscio.
“Lei ha sposato un altro. Un dirigente di un’azienda di Silicon Valley. E a lui si è spezzato il cuore. Mirava in alto Sylvia, non che non fosse coinvolta da Edward, tutt’altro, erano pane e burro, ma lei voleva essere ricca. Edward si struggeva per darle tutto ciò che voleva, ma è solo un poliziotto, non avrebbe mai potuto regalarle un diamante da 5 carati…”
“Io non voglio diamanti, Alice.” Mi fermo afferrandole le mani. Mi deve credere. Deve.
“E’ per questo che se ne è andato? E’ per questo che mi lascia sposare Mike? Per permettermi la vita che lui crede sia giusta per me? Perché lui non può comprarmi degli stupidi, inutili, freddi diamanti?”
Alice ha il viso addolorato. In questo somiglia tanto a lui. 
“Odio quella Sylvia. Odio quello che gli ha fatto. Speriamo che sia crepata in un fosso da qualche parte e sia stata divorata dai topi.”
“Bella!” Inorridisce Alice.
“Oh! No mi dare della Bella! Quella è gente che distrugge le persone, è quel tipo di gente che…”
Mi muoiono le parole in gola.
Noi abbiamo fatto lo stesso a loro. Abbiamo distrutto la sua famiglia per denaro. Edward si è auto esiliato in Alaska per una storia di denaro.
Agito le braccia verso il cielo. “Aaaargh!!! Finirà mai questo disastro?! Dobbiamo pagarle noi tutte le colpe del mondo?!”
Alice mi prende le spalle e mi scuote.
“Bella. Edward ti ama da morire. Non esistono Solange, Dolores e Sylvie varie. Lui si butterebbe nel fuoco per te. Sei disposta a fare altrettanto per lui? Perché se solo lo ami un millesimo di quanto ti ama lui, devi sposarti. Devi sposarti con un bel sorriso sulle labbra e devi fregare Newton e tutta la sua cricca.”
I suoi occhi sono puro fuoco mentre mi parla con determinazione.
“E ora andiamo a provare il vestito.”