Bpov
Non penso.
Sono guidata da una forza soprannaturale quando salgo sulla mia gattina diretta... diretta dove?!
Freno.
In mezzo alla strada.
Cerco il mio Iphone 4S, nella borsa, di Prada ovviamente.
Si. Sono tornata ad essere la stronza di prima. E faccio bene.
Ho abbassato la guardia un solo istante, un solo fottuto momento ed ecco come mi ritrovo. Io, Isabella fucking Swan a cercare un uomo! Argh!!!
Sento la bile risalire nello stomaco.
E sento anche i clacson della gentaglia in coda dietro alla mia macchina.
Non mi abbasso neanche per un’istante a rispondere agli insulti usurati degli automobilisti ignari di chi sono.
Ma io lo devo tenere bene a mente chi sono, stavolta.
Pensieri di lui mi bussano e premono nella mia mente. Ma io non li faccio entrare.
“Bella... Bella...”
Ho detto che non vi faccio entrare!!! Sciò! Pussa via!
Cerco il suo indirizzo su internet. E’ un poliziotto, no? Sarà regolarmente registrato da qualche parte.
Bingo!
La litoranea? Che strano posto... bè, poi non tanto... può vivere dove cazzo vuole!
Continuo a non pensare e ad agire solo d’impulso, mentre sfreccio verso la destinazione guidata dal mio Tom Tom Tom. Si, 3 Tom! Perchè io sono figa e non mi accontento di 2 banali Tom qualsiasi!
Ha! Pensa se è in servizio e mi ferma di nuovo!
Ma arrivo senza complicazioni.
Mi guardo intorno e quello che vedo è... bellissimo...
No! E’ comune! Comune, normale e medio-basso!
Non guardo nient’altro quando salgo i gradini e mi trovo davanti alla porta.
Ho il fiato grosso. Nah... non per i gradini! Faccio ginnastica regolarmente, io.
Ho il fiato grosso perchè... perchè... sono arrabbiata! Ed emozionata...
No! Solo arrabbiata! Arrabbiata, arrabbiata, arrabbiata! Per tre! Come i Tom!
Rimango per un attimo davanti alla porta incerta.
Oooooh.... che cazzo gli dico?!
Mi passo nervosa una mano tra i capelli. Che non ho neanche trattato con la cheratina!
Ecco! Appunto! Questo stato di cose deve assolutamente finire!
Devo mettere l’agente E-punto-Cullen al suo posto, dove appartiene. E io devo riprendere il mio.
Sul mio bel piedistallo.
Porto la mano al campanello.
Tolgo la mano e mi giro per andarmene.
Mi volto di nuovo e riporto la mano al campanello.
Mi rigiro verso la strada, stavolta decisa ad andarmene.
Suono il campanello.
Mi apre un ragazzo biondo, molto bello.
Ma che è, la casa di quella famiglia di vampiri di quel filmetto, tutti bellissimi?
“Uhm... Mi chiamo Isabella Swan, buonasera, sto cercando Edward Cullen, abita qui?”
Ma quanto sono cortese ed educata.
Il ragazzo mi sorride. Un sorriso pieno ed abbagliante.
Lo so, lo so, sono figa e sono una Swan, adesso rispondimi, per favore.
“Ciao! Io sono Jasper, molto piacere” e mi allunga una mano.
Io la guardo e poi capisco. Oh! Me la vuole stringere!
Gliela do. La mano.
“E dunque?” chiedo con un’espressione che spero indichi che vorrei una risposta.
“Oh, si! Edward abita qui. Vieni, accomodati pure”
Entro nell’appartamento.
Piccolo.
Carino.
Accogliente.
E sento il suo odore...
Isabella Swan! Figlia di Charles Swan! Nipote di Horace Swan! Oddio... meno male che i nomi sono stati scelti meglio utlimamente...
“Bella…”
Mi volto di scatto al suono della sua voce. Quella voce. Quella che cantilenava il mio nome.
OhMioDio.
Non… non ha la divisa.
Certo che non ha la divisa, cretina! E’ a casa sua, non ricordi? Torna giù dalla Città delle Nuvole di Star Wars!
E’ nudo. Cioè… no, non è nudo, ha su i jeans, e posso intravedere l’elastico dei boxer grigi.
A vita bassa. Molto bassa…
Mmmmh! Non guardo lì. Non guardo lì!
Oddio… è scalzo…
Signore perché non mi smaterializzi subito e la facciamo finita?
Giuro che mi vorrei inginocchiare a quello spettacolo. Ma non lo faccio, piuttosto mi faccio piallare le tette!
“Ehm! Agente Cullen, potrei parlarle da solo, per favore?”
Lo vedo scambiarsi uno sguardo d’intesa con l’amico.
“E’ stato un vero piacere Bella, spero di rivederti presto. Ah... Edward... nel caso... ricordati di lasciare la lampada accesa nel portico stanotte”
Stanotte? Nel caso? Nel caso di che?! Non vorrà mica dire…?! Oh no!!! Oh No! Io non mi presto a questi giochetti di bassa lega!
E l’amico fa la sua uscita sghignazzando sonoramente.
“Che-che voleva dire con la storia della luce nel portico?!” mi rivolgo a lui ancora allibita.
“Nulla, non preoccuparti. A Jasper piace scherzare.” Sorride.
Ma non mi guarda.
Ancora quell’esigenza di evitare.
“E’ il tuo compagno? Di vita intendo” butto lì.
L’ho detto, non penso!
“Cosa?! No! Che cavolo ti salta in mente? Proprio tu che dovresti saperlo che sono etero!”
Entra in cucina per prendere qualcosa dal frigo, posso vederlo da qui.
Era indignato.
Hihi! Brava principessa!
Principessa? Adesso uso da sola il suo nickname?!
Isabella Swan! Focalizza!
“E che vuol dire? Non è che i gay non possano fare sesso, del buon sesso, anche fantastico… sesso…”
Deglutisco cercando di mandare giù le stronzate che mi escono dalla bocca stasera!
E lui se ne accorge, è certo!
Mi guarda, ma solo per un attimo, mentre mi porge una… bottiglia di birra? At moi ?
“Cos’è?” gli chiedo un po’ schizzinosa mentre prendo l’oggetto in mano.
Ora mi guarda apertamente - Ha! – e sospira, pesantemente.
“E’ birra, principessa. Non abbiamo Champagne al momento, mi dispiace”
Siii! Mi ha chiamato di nuovo principessa!
No! No. Calma. Non è per questo che sono qui. Focus.
Si siede sul divano.
C’è solo il divano, molto invitante devo dire. Ma io rimango in piedi dato che non c’è nessun’altra poltrona, e non posso sedermi vicino a lui, no.
“Non vuoi sederti?” mi guarda confuso.
“Uhm... no, preferisco restare qui, grazie” mi raddrizzo le spalle.
“Oh...” abbassa lo sguardo di lato al pavimento.
“Jasper è un mio collega, dividiamo l’appartamento. E’ lui che ha fermato il traffico per me oggi”
Il traffico? Oh! E’ con lui che parlava alla radio allora!
Ecco spiegato il sorriso alla mia introduzione qui! E’ complice del misfatto!
Bè… misfatto no…
Ma lui interrompe i miei pensieri. Pericolosi.
“Perché sei venuta qui Bella? Come mi hai trovato?”
“Oh! Per favore. Io sono Isabella Swan, io-“
“Ah... già. Dimenticavo, principessa. Tu sei l’erede al trono dell’impero Swan. Tu puoi tutto”
Posa la sua birra sul tavolinetto e si alza. E ghigna. Con quel mezzo sorriso collaudato che mi fa bagnare. Le mutande stavolta.
E si avvicinava.
Mi prende delicatamente la bottiglia dalla mano e la posa accanto alla sua.
E io mi sentivo nuovamente attratta e scossa dalla carica elettrica che sembrava essere onnipresente alla sua vicinanza.
“Io… uhm… io sono venuta qui per sapere. Per sapere cosa è successo stamattina. Per sapere perché…”
Lo guardavo negli occhi. E avevo paura della risposta. Paura che mi facesse male. Paura della verità.
Che io non ero niente…
Lo vedo incupirsi.
Ho paura. La riconosco. Non l’ho mai provata prima. E’ per questo che so che è vera.
“Isabella…” mormora.
Oh no. Oh no, Isabella no….
“Io… mi dispiace per quello che è successo oggi… non doveva accadere. Ho sbagliato. Non so come spiegarti… e che tu… tu in realtà non c’entri niente…”
Ecco.
Io non c’entro niente.
Non sono stata niente.
Abbasso la testa. Colpita.
Non riesco a pensare a niente.
Sento solo dolore. Rabbia. Rabbia per aver lasciato che accadesse. Rabbia per essermi fatta travolgere da… da qualcosa più grande di me. Qualcosa che non riesco a gestire. Qualcosa che mi rende incapace.
Ma io non posso. Non posso…
Sollevo la testa di nuovo.
Lo guardo.
“Bene. Sono contenta perché anche per me non è stato niente. Anche tu per me non c’entri niente. Niente con me, niente con la mia famiglia e con il nome a cui appartengo. Sei stato un capriccio. Nient’altro. Sono venuta qui perché temevo che avessi frainteso. Non posso permettermi di immischiarmi con uno come te.”
Gli ho sputato le mie parole in faccia, con tutto il distacco di cui ero capace.
E avevo anni e anni di pratica in questo.
Spero di avergli fatto male. Spero di fargli sentire anche solo una minima parte di quello che provo io adesso.
“Con uno come me? Bella, tu non sai quello che stai dicendo. Tu non sai niente, niente!”
Il suo sguardo è carico e fiero, ma io riesco a intravedere del dolore.
Continuo a calpestarlo.
“Oh si che lo so. So perfettamente cosa dico. Non sei stato poi un granchè sai? Ho avuto di meglio. E volevo togliermi questo dente prima di andare dal mio fidanzato, stasera. Il mio fidanzato bello, ricco e che mi fa urlare quando mi fa venire. Più volte di seguito. Senza uscire.”
Si, via la Bella malinconica, bentornata alla Bella stronza!
Lo vedo. Oh… se lo vedo. Vedo imprimersi nel cervello ogni parola di quello che gli ho detto. Lo vedo sussultare quando pronuncio la parola fidanzato, e lo vedo tremare quando gli parlo di come mi fa venire. Ha!
Cancello istantaneamente l’idea malsana che mi ero fatta del presunto fidanzato assumendo nel mio cervello senza controllo che fosse quel mellifluo buono a niente di Mike Newton.
“Unghf!”
Sento solo quel verso e sento lui che mi spinge con forza verso la parete nuda.
La sua mandibola che pulsava per la forza del suo morso. La bocca chiusa in una linea dura e le narici del naso leggermente allargate.
E’ furioso.
E mi piace da morire...
Preme il suo corpo al mio.
E lo sento.
“Davvero, principessa? Fammi capire bene. Tu hai un fidanzato bello e ricco, che ti fa venire ripetutamente, e sei stata con me?”
Stringi le cosce, stringi le cosce!
“Io non sono stata con te! Mi... mi hai costretto! Contro la mia volontà! Mi hai messo in ginocchio… mi hai fatto… leccare… aah-h…“
Accidenti! Non riesco a pensare! Non quando mi guarda così! Sono perduta!
Mi perdo in quegli occhi così ipnotici.
Mi perdo sognando la sua bocca.
Mi perdo avvolta dal calore del suo corpo.
Mi lascio accarezzare dal suo respiro profondo,
Mi lascio portare via dalla passione che sprigiona in questo momento.
Le mie mani… non ho le manette stavolta e le mie mani si muovono per cercare, per toccare, per sentire.
Ma lui è svelto, lo so già, mi prende le braccia alzandomele sopra la testa. Le tiene solo con una mano.
“Ahh!” Cerco di resistere, ma la sua stretta è troppo salda.
“Mi hai implorato di scoparti, ricordi? E quando sei venuta mi hai spruzzato sul cazzo. Come una cagnetta in calore. Col pedigree.”
Le sue parole.
E’ violento... carnale.
Non c’è più traccia del ragazzo che mi ha invitato a sedere accanto a lui.
Devo rimanere in controllo. Bè... per quello che posso data la mia posizione in questo momento!
“Hai detto bene agente Cullen. Io ho il pedigree. E non mi abbasso con uno qualunque, perchè tu sei uno qualunque!”
Avvicina la bocca alla mia, senza spostare di un millimetro il suo sguardo ai miei occhi.
Respiriamo affannosamente. Io di sicuro.
Lo voglio. Voglio quel bacio…
Vedo un attimo di esitazione, vedo i suoi occhi spostarsi velocemente tra i miei. Vedo per un secondo il conflitto.
Ma lui si sposta al mio orecchio. E sussurra. Lentamente.
“Si, principessa. Io sono il qualunque che ti fa bagnare, ti fa stringere le cosce dal desiderio, ti fa indurire i capezzoli fino al dolore, li sento anche adesso... Sono il qualunque che ti fa tremare dalla voglia di avermi dentro di te, di fotterti fino a farti urlare senza voce... e sono il qualunque che fa crollare il tuo bel castello di carte ogni volta che ti avvicini a me...”
Chiudo gli occhi ascoltando quei suoni caldi mi accarezzano l’orecchio, il collo, scendendo fino al seno, la pancia, e giù fino al quel punto vergognosamente suo, ormai.
Non resisto.
Devo toccarlo, e lo faccio con quello che posso.
Gli accarezzo la guancia con la mia, gli afferro il lobo dell’orecchio con la lingua leccando e succhiando, avvolgo una gamba alla sua coscia tornita e tesa.
Strofino la mia voglia sulla sua, senza vergogna.
“No... non è vero... non sento niente... ahh... non mi fai sentire niente... io non ti voglio Cullen...”
Ma ci spingiamo senza ritegno l’uno contro l’altra.
“Mmhmm... ohhh...” la sua risposta. Ai miei baci, non alle mie parole. Ma sembra riprendersi subito.
La sua mano libera, alza svelta il mio minivestito di... di... cazzo! Non mi ricordo la firma di questo straccio!
Cerco di muovermi per fermarlo. Non voglio che arrivi lì. Non voglio che sappia cosa mi sta facendo. Ma la mia volontà non può nulla contro la sua mano decisa.
Oddio, eccola.
“Ahh... Principessa...” e strofina. E io, forse per la prima volta in vita mia arrosisco, lo sento.
“Tu forse non mi vuoi... ma la tua fichetta la pensa diversamente... come mai hai le mutandine stasera?... mmhm?... non sei vogliosa di farti sbattere dal tuo fidanzato ricco?... forse oggi ne hai avuto abbastanza?... forse oggi hai avuto quello che mai ti saresti nemmeno sognata?...”
Umiliata. Mi sento umiliata e senza difese.
“E tu che cazzo ne sai? Eh? Tu non sai niente di me! Non sai niente! Non puoi neanche immaginare i livelli a cui sono abituata io! E... e Mike soddisfa tutte le mie fantasie!”
Ma che cazzo dico? Avevo cominciato così bene! Potevo inventarmi qualcosa di meglio, no?!
“Ah si? Ora vediamo Principessa”
Mi guarda duramente e mi strattona tenendomi per un polso verso un’altra stanza.
“Dove- dove mi porti?” mi guardo intorno confusa.
Perchè quando decide di fare qualcosa con me mi fa cambiare sempre posto? E che vuole fare stavolta?
Mi si accavallano velocissime nella mente immagini dell’ultima volta... cioè... di stamattina. Oddio...
Non mi risponde mentre entriamo... in una camera da letto!
Oh si!
Oh no!
Chiude la porta e mi ci sbatte contro.
Senza guardarmi mi tira un braccio verso l’alto e... ma che cazzo sono? Manette? Ancora?!
Stringe la chiusura e mi accorgo che non è metallo... è cuoio.
Senza perdere un colpo fa la stessa cosa con l’altro polso.
Le manette sono attaccate a catene agganciate ad una pesante lastra di ferro imbullonata alla porta.
Provo a divincolarmi, ho abbastanza movimento con le braccia, non sono completamente tese.
“Che cazzo fai? Perchè mi hai legata così?!” urlo tirando inutilmente le braccia.
“Perchè voglio far entrare in quella tua bellissima testolina di lusso la cognizione che il tuo fidanzato ricco e potente non potrà mai farti sentire quello che provi con me” ghigna.
Bellissima... ha detto che sono bellissima...
STRRAP!
Il mio vestito! Mi ha strappato Il mio vestito di Blue Marine!
E mi sono ricordata la marca solo ora che è distrutto!
“Bastardo! Mi hai rovinato il vestito! Non hai idea di quanto sia costato!”
“E non me ne frega neanche un cazzo, principessa. E non mi dire che non ti puoi permettere di ricomprartene cento, uno diverso per ogni fottuto colore esistente sul pianeta!”
“Certo che si! Ma questo non vuol dire che...”
Mi sta guardando. Tutta.
Lui non mi aveva visto così, solo con le mutandine, fin’ora...
E il suo sguardo non è duro, o compiaciuto o lussurioso, è... sorpreso… tormentato…
“Bè? Che c’è? Non hai mai visto una donna in slip agente Cullen?”
Si riprende.
“Oh, a decine, invece. Solo mai una troietta d’alto rango come te, sua altezza reale”
“E ora vediamo quant’è la resistenza di una principessa…”
Resistenza? A che? Mi vuole fare del male?
No. Non ci credo.
Io so che non è così.
Si allontana.
Ma dove va? Mi lascia qui? Legata e nuda?!
La stanza si riempie di musica, non riesco a vedere da dove arrivi.
E’ un ritmo strano e la voce del cantante è roca.
E’ sensuale.
Stranded in this spooky town
Stoplights are swaying and the phone lines are down
This floor is cracking cold, she took my heart, I think she took my soul
With the moon I run far from the carnage of the fiery sun
Torna da me, lento, misurato. Lo guardo mentre mi accarezza delicatamente il collo, lo sterno, lo stomaco, i fianchi. Si prende il suo tempo. Guarda le sue mani e poi guarda me.
Il suo viso è la cosa più erotica che abbia mai visto…
Chiude gli occhi e si avvicina al mio viso, mi sfiora con il suo, mi mette le mani tra i capelli, mi massaggia con le dita.
Sento le sue labbra sul collo, bacia e lecca ogni punto che gli piace, senza incontrare resistenza.
Mi accarezza e mi bacia, continuamente.
Scende... scende... e sento il suo respiro e le sue labbra e le sue mani che mi conducono in un abisso di tormento e di godimento, che galoppano rincorrendosi senza mai traguardo.
Inarca la mia schiena con un braccio per avvicinarmi a se.
Lo guardo mentre si avvicina al mio seno. Chiude gli occhi e sfrega delicatamente in circolo la punta del naso all’apice del mio capezzolo, poi sento un veloce movimento della sua lingua, e quella tortura si concentra nel mio urlo di piacere.
“Aaahhh!”
Lo sento sorridere il bastardo!
E continua il suo supplizio sull’altro seno, leccando e mordendo, accarezzandomi nel contempo con i pollici sotto al seno.
“Edward...”
Lui alza gli occhi all’improvviso e io incontro quelle piscine quasi del tutto nere ormai.
“Dimmi cosa vuoi Bella...” il velluto della sua voce non fa meno danno di quello che mi stanno facendo la sua bocca e le sue mani.
Cosa voglio? Cosa voglio?! Che mi impali maledizione! Ma non posso dirglielo così, reagisce mooolto male ogni qual volta sembro dargli un comando, devo agire con calma, altrimenti divento pazza sotto questa... oooohhhh... deliziosa tortura...
“Ti prego Edward... toccami... fottimi... fai quello che vuoi, ma smettila di torturarmi così...”
Con la testa mi dice no. Lentamente. Seriamente.
Omiodioomiodio... vuole uccidermi di frustrazione sessuale... e di questo passo non ci vorrà ancora molto... lo sapevo, lo sapevo.... è un serial killer... il serial killer delle passere...
Lo vedo riprendere il percorso. Si inginocchia.
Oh si! Sta andando lì!
Con la lingua percorre cerchi concentrici verso il mio ombelico. E’ una sensazione stranissima, molto potente.
Non ho mai provato queste cose. Non ho mai permesso a nessuno di fare quello che non dicevo io.
E le sensazioni che provo ora mi stanno travolgendo in una catarsi.
Lecca la mia pelle al di sopra del bordo delle mutandine, e improvvisamente detesto averle indossate. Non lo farò mai più.
Scende e spinge il naso tra le mie labbra ancora coperte di tessuto e inala profondamente.
“Mmmhmm... sei ancora meglio di stamattina, principessa...”
E’ perchè sono ancora più bagnata di stamattina! E morirò se non fai qualcosa!
Afferra le mutandine da entrambi i lati e le fa scendere ad una lentezza tortuosa, baciandone la pelle nel tragitto.
Le accompagna fino ai piedi, togliendomele delicatamente mentre mi guarda il viso.
Sono uno schifo. Mi sento male. Respiro a fatica. Il mio sguardo una preghiera di pietà.
Si alza con le mie mutandine strette nel suo pugno.
Lo vedo dirigersi verso un angolo della stanza dove c’è un piccolo frigo.
Non capisco. Ormai rinuncio a capire.
Torna con una bottiglietta d’acqua in mano.
“Bevi principessa”
Oh si! Tanta sete. Sete sete sete…
Stappa la bottiglietta e me la avvicina alle labbra.
Ciuccio e lecco quell’apertura come se non potessi farlo mai più.
Sento l’acqua scorrermi lungo il mento, i seni, lo stomaco, e sento i rigagnoli arrivare verso la mia vulva infuocata. Sento il suo respiro a quella vista.
Butta via la bottiglietta dietro le sue spalle, incurante di dove possa finire e torna in ginocchio di fronte a me.
“Non ho mai visto niente di più bello in tutta la mia vita… sei sconvolgente principessa”
Ma non guarda la mia passera, mi guarda negli occhi.
E io non vorrei far altro che baciarlo e baciarlo e stringerlo e perdermi in lui.
Mi apre le gambe avvolgendoci le braccia intorno.
E sento la sua bocca che si fa strada tra le mie labbra.
Omadonnaomadonnaomadonna…
E lecca.
Lecca.
Lecca.
Lecca.
Lecca!
Ormai urlo. Non mi frega più un cazzo di niente. Non esiste più niente. Sento solo lui, le sue braccia che trattengono le mie gambe che tremano, la sua lingua che lascia scie di fuoco che mi arrivano fino ai capelli, e i suoi gemiti che innescano sensazioni impossibili da comprendere.
Mi porta una gamba sulla sua spalla e con la mano ormai libera, comincia ad accarezzarmi la dov’è anche la sua lingua.
Le mie sensazioni si moltiplicano esponenzialmente.
Mi infila un dito all’interno. E sfrega. Non so bene cosa stia facendo con quel dito, ma sento subito il mio corpo reagire istantaneamente.
Oddioooo… continua per sempre…
Le unghie delle mie mani feriscono i miei stessi palmi, sento sangue sulle labbra, e i piedi estendersi e contrarsi. Mi sento come un elastico teso. E sto per esplodere… adesso!
In quel preciso momento non lo sento più.
Non c’è!
“AAAARRRGGHHH!”
E’ tutto quello che riesco a formulare in questo momento.
E sento dolore.
E il suo viso è diabolico. Gli occhi semiaperti dalla lussuria, la bocca affannata e bagnata di me, e il suo ghigno di vendetta che mi sfotte.
“Oh no, principessa. Non adesso. Tu verrai solo quando deciderò io. Il tuo orgasmo è mio.”
Lo odio. Lo odio e carico nel mio sguardo muto questo sentimento così potente in questo momento.
Non so perché non do voce ai miei pensieri. So solo che devo fare così. E’ come un terribile gioco con regole precise. So solo che lo so.
Riprende la sua tortura.
Driven by the strangle of vein showing no mercy I do it again,
Open up your eye, you keep on crying baby, I’ll bleed you dry
Skies they blink at me, I see a storm bubbling up from the sea
Alterna baci e morsi e leccate. Lente poi veloci. Poi lente poi veloci.
Due dita dentro di me ad accarezzare e massaggiare.
Sono sull’orlo del collasso di nuovo.
And it’s coming closer
And it’s coming closer
E di nuovo lui si allontana.
“NO!.... noooo…”
Aspetta, e intanto mi accarezza i fianchi e le cosce, mentre io torno giù dalla mia ascesa.
Non riesco a dire più niente. Lui non mi dice più niente.
C’è solo quella maledetta musica che va a ripetizione e i nostri respiri squilibrati.
You shimmy shook my bone leaving me stranded all in love on my own
Do you think of me? Where I am now? Baby where do I sleep?
Fell so good but I’m old, two thousends years of chasing’s taking its toll
Sono ormai totalmente appesa a quelle manette, capace di più nulla.
Ricomincia di nuovo. Di nuovo mi rimonta verso quel paradiso che non riesco ad afferrare.
Ho gli occhi chiusi e la testa appoggiata al legno della porta.
Probabilmente la sto battendo ritmicamente, ma non ne sono sicura. Non sono sicura più di niente.
Tra i gemiti di entrambi sento un tintinnìo metallico e sento la sua testa muoversi diversamente perdendo a tratti il ritmo delle sue ministrazioni.
Non sposto lo sguardo, non voglio guardare, aspetto un altro colpo aggiunto a quella tortura.
E il colpo arriva.
Mi prende le gambe sulle braccia alzandole e mi spinge verso di lui.
Mi sento riempire. E’ lui. Si… è duro e bollente….
I suoi movimenti non sono lenti o gentili.
Sposto lo sguardo verso di lui e lo vedo.
Perso. E’ in un’altra dimensione. Mi pompa con furia, con la bocca spalancata, che urla ad ogni colpo.
Il mio corpo è sospeso a mezz’aria, tirato tra la sua morsa e quelle manette. Io non posso fare molto se non seguire le sue spinte.
E’ un equilibrio assurdo creato dai nostri corpi che hanno fulcro dove si uniscono e si intersecano.
Furiosamente. Rabbiosamente.
E sento crearsi quell’energia che solo la fissione nucleare potrebbe riprodurre.
Urliamo impazziti ormai.
And it’s coming closer
And it’s coming closer
And it’s coming closer
And it’s coming closer
Sento il dolore più pungente e il piacere più estremo mentre spalanco gli occhi.
E il mio orgasmo irrompe violento, facendomi gridare in un respiro strozzato.
Sento le sue urla quasi in un lamento mentre mi riempie del suo seme caldo, mentre con le mani mi stringe forte.
Sfinito cade, respirando affannosamente, io mi lascio completamente appesa a quegli assurdi polsini spossata oltremodo, ma lui si rialza subito e con mani tremanti raggiunge le mie per slacciarmi le manette.
Mi lascio cadere rumorosamente lì, sfinita.
Sento i miei singhiozzi. Non mi ero accorta che stavo piangendo. Io… io non piango mai.
Non so come sono messa, so solo che sono a terra, scossa da quei singhiozzi.
Sento le sue braccia avvolgermi e tirarmi su.
Non vedo niente, sento solo la forza delle sua stretta che mi avvolge e il mio viso sul suo petto nudo. E il suo odore.
Sono a casa… è qui che voglio stare…
Mi adagia su morbido cotone. Sono nel suo letto?
Profuma di lui.
Mi raggomitolo su quelle lenzuola stringendole nei miei pugni.
Non voglio andare via…
Ho freddo.
Sento un panno tiepido e umido passare sulla mia pelle. I polsi, il busto, le gambe.
Me le apre delicatamente e continua a pulirmi ovunque possa raggiungere.
Sento poi un lenzuolo coprirmi tutto il corpo.
Sento il letto muoversi vicino a me.
Sento le sue braccia avvolgermi.
“Io… io ti odio…” sussurro.
Io ti amo.
E lo stringo a me.
ciaooooo...bello il tuo racconto,cè tutto,erotismo,rabbia,desiderio,la voglia di lasciarsi andare,sai cosa mi piace,pur scrivendo in ratig piu che rosso,lo scrivi in modo che si legge come una storia d'amore.da parte di edward cè un forte rancore per il padre di bella,bella è molto superficiale,ma sotto,sotto è una ragazza come tante.mi piace,spero di leggere altri tuoi scritti.Maria50.
RispondiEliminasono affannata!!!! mi piace xò questo irruenza e dolcezza che si alternano....brava!!
RispondiEliminawowwwwwwww ...... è l'unica parola che il mio cervellino elabora dopo una lettura del genere... complimenti sei molto brava! :-)
RispondiEliminail serial killer delle passere!!!muahahahahah sei troppo forte!!!la principessa è scesa dal piedistallo....ora sta sul pisello!!mizzica che SESSO!brava sparvy!
RispondiEliminason tornata sul luogo del delitto..una sola lettura non basta...quanto mi piacciono sti due..quanto mi piace la sua mania di avere lei sotto controllo..appassionato di manette...evvai!
RispondiEliminaCazzo!!! DEVO SMETTERE di leggere o mi licenziano!!!! E' meraviglioso...
RispondiEliminaGo Go Go Sparviiiiiiiiii unica!! che sesso! che soggettoni sti due, sono curiosa...continuo a leggere e fidati sono veramente ON FIREEEEEEEEEEE
RispondiEliminaNO COMMENT!!
RispondiElimina...ora passo un attimo in bagno.......
ma poi TORNO......
vengo...
vado ...
e torno.....CAZZO SE TORNO!!!!!!!!!!!!!
.......ahahahahahahahahahahaha!!!!!!!!!